l’ordine civile - anno II - n. 18 - 15 settembre 1960

Dei • rapporti tra n1assa I La crisi di questo perio·do storico è una crisi ,di smarri– mento. Non tanto iperché siano -decaduti ,alcuni valori morali, quanto perché a partiTe da Kant ci siamo -disancorati dalla tradizione ( cioè dalla metafisica tradizionale), abbiamo riget– tato la classidi·tà, abbiamo sceverato filosofie la cui funzione non è più conoscenza ·della verità, ma •cambiamento del mondo ('Marx). Fino a Kant l'uomo si avvicendava nella ricerca della idea, del concetto immuta,bile -di vero, bello, buono. Do·po Kant è iniziato il proc~sso di smarrimento ,dell'i•dea, e proprio per o-pera ·dell'idealismo aissoluto: gnoseologia esasperata che staccò nettamente l'intelletto dal suo Pr,incipio e, immanca– bilmente, p•reparò tutte le forme di smarrimento dei valori ( relativi,smo, esistenziallj_smo) e tutte le sostituzioni di pseudo valori asso·luti 'all';Assoluto {pseudo a<ssolutezza d-ella econo– mia: marxismo, liberalismo ; pseudo assolu!:ezza della ipoli– tica : machiavellismo); itutte le follie ni-etzscheane (e logisca– mente lo loro concreta •attuazione : nazismo e sue parodie). Ne -deriva una so:1-itudine grottesca e tragica che •spiillge l'uomo convulsamente contro il muro del paradosso : ci siamo costrui– ti sistemi razionali cementati nell'irrazionale. P.ratiicamente -dopo. Kant restiamo bloccati da questo muro e vi co'zzraino coutinuamente, freneticamente ( perché, alla fine, il •bisogno di ricerca dell'idea è deposto ne'll'intimo ·dell'uomo, quindi l'ane– lito verso di essa non può mai spegnersi). Però questo ane– lito si è fermato. E' il mito di don Ghisciotte e dei mulini . a vento. Concludiamo queste primé pro-posizioni con I~ con– statazione : .là presente è una crisi di smarrimento, di abiura dell'idea, do,vuta al rigetto della tradizione metafisica, e ha le sue origini nel secolo XVIII. Secolo 'XVIJil ,che per altro si avvalse indubbiamente ·di due fermenl'i che serpeg,giavano nel– l'umanità fin daUa ,decadenza del Comune, e che furono il risultato della fine di •quell'equilibrio: involuzione .del mù- • nicipio per intromissione di egoismi e parti:gianerie; invo– luzione delle corporazioni, che si apprestavano a formare •quel– la che sarà la classe operaia, destinata a germinare il mar– xismo. Ahhiamo individuato il punto di ces~ra neHa ricerca_ dell'idea e le crepe ·che annunciano tale cesura. Stabiliamo ora in co-sa consista l'idea. Conosciamo -già, per averlo deidotto dalla sto.ria dell'umanità, un requisito dell'idea, discendenza attraverso la trailizione della c:lassidtà. Il che significa solo che la rad.ice di essa affonda nelle medesime i,spirazioni, e -non ohe l'idea sia unica, monoiitica. Coincidono solamente i due po'li: substrato· ispira-l'ivo o polo di partenza, substrato umano o polo di arrivo. La para-bola descritta -dall'uomo civile (civile e politico, direbbe San Tommaso), la pai-a 1 bola descritt-a dal– l'uomo riuovo { dall'uomo rinnovato d,al substrato ispirativo, ./ come diceva San .Paolo) è differenziata ,da una varietà di g·ra– d·azioni, tutte pro·prie della città della terra e dovute alla -dif– ferente azione (praxis). L'azione deWuomo usufruisce·di gradi differenti di spiritualità dovuta all'idea, ma per quel tanto di cui fruisce, le ragioni eterne di estendono -dalla vita indivi– duale a quella sociale. Esse ragioni esterne •quasi mai - né con fa medesima in,tensità - compenetran:o la vita :sociale : e so'lo per questo l'idea non è ancora unica per tutti gli uomini ( almeno in questo stadio medio); e solo per questo esiste quel processo di ricerca deH'idea che, come •abbiamo constatato, si è interrotto. Poiché l'idea non riesce a .compenetràre la vita .!lociale,•si •hanno le civiltà secondo pl'Ud·enza ; e cioè vere, ma non perfetite. Nell'ultimo stadio .del cammino umano, quando I . i I· I idea e individ90, e Stato I di G~aùco Licata si arriverà all'o'P'posto polo, cio,è al substratd umano, ·si ·avrà la civiltà ,secondo sapienza, la ciiviltà vera e perfetta -che co• stituirà il vero e ,integrale umanesimo. E solo \allora ( come•fo in partenza per il substrato i'Spirativo), solo al~ora l'idea .potrà· •essere unic'a per tuHi. Concludiamo : l'idea è ~na co·ntinua ri- • cerca e avvicendamento, che a volte può inrerrompersi, ma · che non può nan ·riprendere il suo cammino. L'unica vera leva che p,uò e-ambiare una società, che può addìrittura dare un senso alla storia dell'umanità, è un'idea c.he pbrmei di sé ogni mem'bro e formi un atteggvamento inte:llettu'ale cos.ciente. E d ."' • d • • d 1 1 d '' "' natt1 quan o essa s1 •sm,arnsc·e • e t 1 utto, quan •O non e 1 e p,1u nep.pur-e un minimo sforzo idi ricerca di ·essa! non esiste nep~ pure la civiltà secondo prudenza-: ma il vuoto, l'orrido di Kafka, di Ni·etzsche. • II L'idea •è indipendente; non ha giustifìca~ioni di tempo e spazio; non può essere forgiata dall'uomo, m1t solo raggiunta con la 'Sofferenza ,della ricerca nel èompimento ,dei tempi. Essa ,è - potremmo dire - la giustificaziÒfl;e ·teol,;>;gioo del– l',uomo. Ora - auohe in tempi di smarrimento e di arresto. di questa ricerca - bisogna pure. -che essa riìn:anga deposi•ta- . ta affinché l'uomo ·possa in qualun'què mom~nto riaHerrarne un lembo di conoscenza e ripr,endere il •cammino. Ma chi è depositario dell'idea? L'individuo, la massa_, ~o Stàto? . La po1iti-ca del mondo greco - Aritotele e Platone - · identifica il fine dell'uomo col fine dello Statò, e ,quindi asse– gna 'la preminenza a quest'ultimo nella conduzi.one dell'idea .. Ed infatti lo Stat•o greco è un organismo moraile -complemento e risultato dell'attività .morale degli ,individui 1e, ~l coute,mpo, suprema realtà morale esso me,desimo. Ora in 1un sistema filo, . so.fico in cui l'anima ·è immortale, però Dio ne>µ è provvi,dente, il valore trascendente, l'idea ul1ima, non pu~ che consistere .. · nello Stato : somma aritmetica de.i valori moralì 'di..tutti •gli • .uomini, la quantità fa -la qualità. Oltre ~_o·n. clèpi.iiia. 'X.,'Ù1di– viduo deve ricercare e raggiungere •il finè. ultirb.o', c'4è -~ quello della collettività, che è •quello. dello §t!lio: L'~dè~ ;;· !fuindi nello Stato, si -sviluppa con· lo sviluppo di es~ò; ,si tde:t;i.tifica. con esso. E infatti Aristotele vede· fo :St!lto' sodo ;pe;r)~}to di:_ natura, non :per contratto sociale : è un ,conc~ttg pr~èsistenie,. o ,almeno •coevo, all 'uomÒ. A,d esso ,si sàicriffoà lutto : •vuoi pro– prietà e famiglia, come suggeri,sce Platone; robi tutte fo dassi a •favo·re della classe media, conie suggerisc~ Aristot·èle. La ' non coiincidenza tra idea e Stato - e quindi !che depossitario ,d.ell',idea non •possa essere lo Stato - ,è· però p:rovata dalla evoluzione storica dello Stato in ,svarià 1 tissimi 1 s'chemi. Se lo I , Stat•o ·coincid·esse con l'idea, e se ne fosse quindi depositario assoluto, esso medesimo sarebbe un concetto ~ssoluto, non su– scettibile, di ,variaziioni ,ne1 termine ultimo. O~a -il termine ul.' timo dello Stato greco rientrava nella spazialftà e neilla ,tem-. poralità, se ne poteva _ravvisare la èompiutezza che per ,ana– logia si posn-eva1quale ,compiutezza dell'idea. Eppur-è ha supe– rato 1queUa ;presunta compiutezza. Non può blora essere né . idea (ché l'idea è assoluta), né depositario tli essit ( essendo inadeguato a contenerla). Tale ,dimòstrazionk di vizio vale ovviamente per le forme successive di Stato ( ks:soluto, lihera- . le, demo,cratico). Senza contare poi ohe - riggiunto col cri– stianesimo il ,concetto di Dio provvidente - ~'ampiiezza •dello Stato quale ipotetico depositario di idea o aqdirittura la sua· coincisdenza con l'idea,· risul-tavano ormai inj:va~idati irrime_-, di 1 ahilmen,te. •

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