l’ordine civile - anno II - n. 15-16 - agosto 1960

l'ordine civile luppi ulteriori e, ove o corra, li rimanda perchè si maturino in modo migliore. Il biso,gno di "ap1ture" aUigna negli animi di coloro, che norn hanno idee c iare e sicure da realizzare; quando si è i.ncerti, quando, p ire mossi ddlle più serie intenzioni, non si ha neUa mente 'idea nuova di uno Stato da attuare, allora si rimane a ferm rsi "con gli altri" e lo si vide, subito, ( e io fui con coloro che I subito lo rilevarono) quando l' on. De Gasperi, pure avendo la maggioranza assoluta e pur chiamato, il 18 aprile 1948, dal !f polo italia~o a ~a~e il_ nuovo·. Sta tu, si fermò a branco.lare i~mezzo agli uO'mini dei vecchi e su– perati mondi del liber ·lismo e del socialismo. Quest•e ideo– logie hanno certamente eriti p 1 re·gevoli per quanto hanno di buono apportato e susc~· ,ato; ma, come tutte le forze storiche umane, si sono esaurit dOJpo il loro cido e no·i dobbiamo considerare c:he il liber lismo e il socialismo sono impotenti di f rO'nte alla problema ica politica ed economica. Non pos– sono più illuminare le , attedre universitarie, elévare il pen– siero scientifico, agitarJ gli spiriti, formare le leggi, rinno– vare le istituzioni. • ~ che_ i cattolici h~r,'."o il gusto di_custo~ire la salma del pensiero liberale e soci! ista dalla Chiesa gia, per la sua as– senza condannato? Il e ,mpito per il tempo presente ci è of• ferto: sta a noi ricavare proprio da noi stessi, le forze razio– nali, ideali, morali per rizzare la storia verso le sue sempre rinnovantesi e inesauri6ili mete. Lo so: vi possono ssere tra le Autorità della Chiesa e cristiani serissimi motivi di dissidio, di divergenza nella valu- tazione dei p,roblemi jelle soluzioni co·ntingenti. • N(J'Tl, capisco pere . non vi ,dovrebbero, talvolta, essere avanti la varietà degli lementi di fatto nei pTO'blemi, la dif– ferenza degli ingegni, a complessità delle preoccupaz'ioni, ma dopo tutto noi catt lici dobbiamo pensare che la storia possiamo farla solo co~ la Chiesa e nella Chiesa. Senza la .Chiesa non pos~iam_o,_+el profitto ·stesso ~elle idee ?mate: procedere avanti. Ci in egnano come dobbiamo fare, i santi più decisi e più attivi: flludo ~i Santi, che, sc_or:gend~lacu_n~ _e bisogni, fondarono, prr realizzare le loro idee, gli ordini e le congregazioni ponidosi a capo degli stessi e formando " l " • " h' " nuove _ rego e e nuove gerwrc ie . _ La storia ci raccO' ta quali furoino le • loro difficoltà, i loro scontri, ma la stori~ ci mostra di quanta umiltà e tencccia e pazienza ed indefettioilità ed eroismo si corredarono per– chè le loro idee potesse! 1 o, nel cro,giuolo del tempo, fo,r.marsi meglio e maturare fino a che quegli ordini e quelle congre– gazioni potessero spun are e fiorire inserendosi nell'unità della Chiesa. 8. - Mi rendo ben CO'nto de.ll 'importanza, che si deve dare al proble,ma delle relazioni fra religione e politica, al quale succede, molto co lega-to, il ,prob,lema dei rapporti fra la Chiesa ( le Chiese: nei pae•si e confessioni varie) e lo Stato. Nel passato vi è stata una lunga elaborazione su tali rapporti: dalla quale si potrà partire neUe nostre r-iflessioni. Oçcorre, però, che il roblema ,può .avere ricevuto sostan– ziali modificazioni pere è se la Chiesa· è rimasta e rimarrà, ne.lla sua essenza, immodificata, bisogna dire che lo Stato . riceve dal corso dei tenjpi profonde modificazioni quanto ai suoi fini e quanto ai s~oi principi, con i quali attuare quei fini e quanto - di coni eguenza - alle strutture del potere e dell'organizzazione. Si può racco,manda e ai pensato,ri cattolici di non volere più prospettarsi i rapporti fra Chiesa e Stato unicamente alla stessa manie.ra, ,nella qu le ,potevano prospettarseli gli autori dei vari u-attati sul "De pote·state Ecclesiae" e "De Potestate Civili" ( da F. De Vito1ia e R. Bellarmino); ciò perchè - se non fosse altro - u7110 dei termini ,del disco,rso si è modi– ficato, secondo me, o dovrà modificarsi nella sua stessa essenza ( e:d è lo Stato). Non hadno ,più rilievo o grande . rilievo molte. cose di quelle antiche tfiattazioni, alle quali presso i cattolroi purtroppo non sono ai te,mpi ,nostri conseguite trattazioni di buon superamento. Alcrni veronesi hanno, già da giovani potuto conside-rare queil gravi e poderosi testi, ma per capire pag. 27 qua'le differenza ci separi da loro stva ohiar-a e decvsìva l'osser– vazione che - in allo,ra - l'e,ssenza dello Sta·to era nella "po• testas", che -tale c-on-cetto rimase nelle idee ·libera-li trnsferendo– si la "potestas" ~al Prvnàpe al Popofo, Sov,,ano, mentre a noi . sembra che l'essenza dello Stato di 'do·mani sia nei suo•i fini da precisare e nei ,suoi mezzi ( e fra questi la potesitas) per rag– giungerli. Ma tutto quindi, irrvm·utando·s,ie portando la: politica a divenire scienza. 1-l che mer,ita moilta at-tenzione pe•rchè non possano capvre coloro che sono ancora coin la me•nte ne.gli schemi del -feudalesimo e della sua forma df reaz.ione, che è il liberalismo. I Ma a premessa di ogni _studio ,su rapp'?rti fra religione e politica e sui coniseguenti rappor-ti fra Chiesa e Stato deve s.ubit.o affermarsi che non •sipuò ac-cettare .non solo il co 1 ncetto di ·•separazione", ma neppure il concetto ·di "autono,mia". _La "se 1 parazione" neppure è ammissibile nei rapporti fra scienza e scienza, per quanto l'una div,ersa daU'altra. Ho da tempo, fra gli amici ( ed Elia forse ne sa) richia– mato, con tutto wrdore, l'attenzione che le diverse scienze e attività mutuano fra loro principi e -mezzi. E, non si s,aprebbe perchè non dovesse essere -così. Certamente così ciffermanido si batte in breccia una opinione fondamentafe del mondo an- l I h ,, • I ,, f Ch • g osasso,ne. o non nego c e una separazione ra ie-sa e Stato possa spiegarsi sul piano storico: percb,è su q.uesto pia– no storico l'esigenza di garantirsi la libertà e so,tto,trarsi aUa soccombenza può determinare alla formulazione dell,a "sepa– r:azione". Si riconosca però ohe questo principio non ha va– lore sul piano deUa razionalità e della normalità dei rapporti umani, nei •quali la "coordinaziorne" ,dei fini, dei mezzi, degli sforzi riesce solo a convinc_ere di avere con sè legittimità, ve– rità, op•po-rtunità. Pensammo ai tempf della nostra preparazione di uno . Stato, come lo Stato Italiano, consapevo·le dei suoi fini natu– rali e razionali morali ( e non agnostico come quello di vecchio, schema) avrebbe -dovuto nella sua diplo.mazia all'estero· por– tare una letteratura consapevole ,della nostra civiltà, sè,condo la nostra trad•izione oggettivistic·a e -crvstian-a, -comb{J)ttenido il concetto di "separazione" come semplice e s,piegabile frutto di grossolane lotte, di concezioni unilaterali e di residuati storici. All'incontro 'non si può negare valore al .concetto di "au– no 1 mia" nelle nostre scienze, ma neanohe questo può accettarsi co·me di piena validità fra religione e politica. Invero non vedo che le scienze possano distinguersi fra loro per l'o,ggettò come ·molti wf fe.rmano ( anche il Toniolo); e credo che le scienze si distinguano per il par,ticolare "fine", al quale cia– scuno tende. Si ha così che o·gnuno si regge per p_rincipi di– stinti; e il Concilio Vaticano già insegnava che .la religione vive "iuxta prin-cipia propria". Ma non facciamo oscure le idee, perchè i criteri per distinguere fra loro, le varie scienze, non possono applicarsi alla distinzione fra re(igione .e politica. La religione non è una scienza; è da più e non la stessa cosa di una scienza. La religione _:_ soprattutto -l'unica religione "sopranna-– turale" - importan·do l'incarnazio-ne del divino in cia>sclfna umana persona, non può porsi ai singoli fini proposti dalla natura umà:na. Per il Cristianesimo l'uomo può vivdre una "vita divina" e in lui agisce Dio stesso e in lui Dio fa dimora. L'azione dei Sacramenti, co,me è vista dalla Chiesa Cat– tolica, importa una realtà nuova nell'uomo, la quale tutto lo investe, e lo e-leva, e lo trasforma. Non vi può essere nel cristiano aut~nomia fra la religione e alcuna scienza e attiv-ità : nella vita sopranna-turale del cri– stiano tutto è unificato per via dell' an-ima e per via deUa "grazia"; il soprannaturale ( religione) inverte ogni attività anzichè rimanenne separato o auto·nomo, e si poggia sulfo na– tura e la penetra, e la lievita e rinnova tutto l'uomo ,e inse– risce l'uomo, ,co·munque e ,do,vunque operi, nelle me-m,bra del Co,rpo di Dio. Credo che vi sia molto da fare perchè il pensiero catto• lico penetri ef ficll!Ceme,nte ,nella ,politica. Credo però che non sia ·più ,da rinviarsi una tale fatica. Autorizzazione del T • Direzione, redazione e amministrazione: Roma • Via di Porta Castello, 13 • Tel. 561.279 Direttore: GIOVANNI BAGET-BOZZO - R~itore re4pomabile: DOMENICO DE. 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