l’ordine civile - anno II - n. 15-16 - agosto 1960

Politica nuova e .La « Marangona », un periodico veronese di grande viva– cità, pubblica nel numero del 15 luglio scorso, una interessante lettera, a firma dell'avv. Selmo, in risposta ad alcuni quesiti sui più scottanti problemi che si presentano oggi ai cattolici. Noi siamo lieti di riprenderlo, sottolineando la serietà e l'impegno dello scritto. 1. - Io e altri amici mai abbiamo rinunciato a pensare che oZ.tre il tipo di Stato, il quale è presente a noi uomini del XX secolo, oltre il -tipo dello cc Stato moderno », come noi lo abbiamo, possa nell'avvenire l'organizzazione u'mana avere un'altra forma. Proprio pensiamo che si potrà avere un altro tipo di Stato. Francamente .crediamo che si possa dall'ingegno umano scoprire una nuova vita associata, più degna e più elevata delle precedenti e delle presenti, atta ·meglio ad at– ~uare le nostre naturali potenze e possibilità, e a soddisfare le esigenze spirituali· degli uomini. 1 Riesce strano, ed a nie inspiegabile ,co,me le generazioni moderne che si sentono impegnate in mutam.enti forti e spes– so radica.li 11:eimolti campi della vita ( costumi, sci~nze fisi– che e ohimiche, applicazioni d·elle scienze, letteratura, ricrea– zione sportiva, camunicazioni intercontinentali e interplane– tarte, forme artistiche, architettura, ecc.), non sentano altret– tanto il gusto e la volontà di pensare, e prevedere i' mutamenti e i progressi ·della organizzazione della vita fra gli uomini. Si deve concludere, da tutti, che proprio la politica ri– mane a muoversi ad agire ancorata a formule acritiche, sen– timentali, stantie, vecchie di qualche secolo e comunque· così lontane dall'essere al passo con i tempi nuovi e con i genùali progressi da far pensare che, questa sia la materia più ardua. E quando poi_ si vede la politica muoversi nelle involuzioni; negli arbitrii, negli intrighi, in esperienze grevi e ottuse - al che assistiamo in milioni di persone - viene da chiederci se proprio qua siano le nostre insuperabili colonne, le nuove colonne di Ercole, oltre le quali non sia possibile più mai navigare nel grande cc mare dell'essere JJ. Sì può concludere che il genere umano. conosce, nel no– ftro tempo, una sua crisi vera, profonda, generale, che potrà (J!ncoranei tempi dell'avvenire dirsi essere stata una immane crisi politica ( come un diluvio ne,Uo spirito)? · Comunque qui, nella presente convivenza fra gli UQmini, si concluderà, dagli storici, esservi stata una ·« crisi ii molto ampia. 2. - Sf può e si deve guardare ai nostri popoli, siti nel– l'Occidente. A q11:esti popoli .dovrebbe essere derivato, dal corso storico, il migliore e più arricchito deposito di valori. Di conseguenza ci si chiede se i nostri cc Stati ii siano in grado di organizzare la vita associata delle persone umane; e si pu~ leggere le nostre letterature con l'intento -di scoprire se si trovano indicati i principi e i mezzi per associare, a fini felici e co,muni, gli sforzi delle ·persone umane. Ma, alla fine, un senso di delusioni ci può prendere. Perché dopo tanto vuoto, lziccicare di parole, all'indoma– ni di cicli ( quanto carichi di illusioni, e di speranze) - illu– ministici, romantici, liberali, filantropici, critici - gli uomini colti possono risalire, per riferimento di analogie, ai cicli oscuri seguiti alla decadenza romana, e alle più brutt~ forme della feudalità e alle espressioni, ahimé trionfanti, delle cor– rutele e delle dissolutezze e dei privilegi e delle carestie e dei soprusi. Come nulla o ben poco di determinante si fosse fatto nel corso storico! L'ultima conseguenza, che si trova intima negli animi, è ·peggiore; perché l'incapacità in alto a risolvere i problemi può lasciar oredere che i problemi siano, per natura .loro, ìnin- DOCUME~Tl forinule vecchie solvibili, e cio non è vero. Giovani, uomini di buona fede, creature di Dio, sono privati, per una sventura storica, di poter partecipare a una vita sociale, naturale e razionale. Sono i.ndotti, ogni giorno, a piegarsi nella mediocrità, nelle bas– sezze, nei più volgari intrecci della vita. umana al fine di farsi posto nella vita. Ci si domanda: .['ingegno umano non conosce successi nella politica? , E dobbiamo concludere che l'organizzazione umana nei nostri cc Stati J> non è riuscita, non mostra di poter riuscire in maniere nuove e risolutive. Eppure ·vi sono progressi smisu– rati, enormi in molti altri campi della vita umana. Compa– rando il campo della politica o dello Stato agli altri campi dell'attività umana emerge una contraddiziqne smiszirata. Do. po tutto nasce la conclusione che la scienza del ,< sociale i>, la scienza politica tarda a comparire nella storia umana;_ né si Dede quanto ritarderà. 3. - Che tocca fare ai cristiani nella politica? Noi cri– stiani ci troviamo avanti a parecchie concezioni politiche. Chiamarle dottrine si fa fatica tanto sono formulazioni più sentimentali clìe scientifiche, più fatte di astrattismo meta– fisico che di validità teorica e pratica. Democratismo, liberalismo, socialismo, comunismo, na– zionalismo, sono concezioni lirnitate e che ormai al tem,po nostro non possono ispirare né condurre avanti la fornwzio,ie dello Stato come lo richiedono le esigenze del nostro tempo. Viene la domanda: Come noi cattolici possiamo e dobbiamo comportarci avanti tutte queste concezioni? 111ipare che ci si possa risporodere iri maniera sicura: che noi cattolici non possiamo accettare, ( come fossero insu– perabili e· valide) le concezioni politiche ed economiche, le quali sono nate in antitesi storica con il cristianesimo, e non hanno ricevuto dalla çhiesa Cattolica una ispirazione .pro– fonda ed essenziale. A questa conclusione noi cattolici dob-' biamo arrivare, nel nostro intimo,. viverla in convinzione e in coerenza, e trarne le conseguenze per il superamento. Anzitutto: rimanga chiaro che noi dobbianio credere alla ragione umana e alle sue possibilità. Ogni dottrina .merita ri– spetto e attenzione da patte degli uomini. Per ciò che rinasce dalla razionalità umana, creata e rivolta - -- a immagine e somiglianza di Dio •- a dettare cc principi ii e a fare ordine nelle cose, l'opera della natura umana va veneTata ( come a Dio nepote). • Una grande storia degli uomini non può formarsi senza la forza del pensiero : << in principio erat Verbum ii; e sarà pure sempre così perché dove· si sovverta, nel governo degli avvenimenti umani, le gerarchie dei valori intellettuali, ivi sarà- il caos. Peccati contro il disegno di Dio sono : sovvertire la gerarchia dei valori intellettuali, opprimere la loro inten– sità e la loro varietà, impedire il lor.o completo impiego. Q.uando così facendo noµ ci si portasse al caos, sempre • se non agisce la forza del pensiero nella sua pienezza, si do– _vrebbe lamentare uno cc sfruttamento JJ (passi l'espressione) parziario o omissivo . dei valori, che sono stati predisposti dalla volontà di Dio, perché vengano tutti impiegati a ope– rare nella soc·ie_tà. No,;, devesi perdere, in una società bene ordinata, nessuna potenza naturale né isterirla, né diminuirla sia agli effetti del comune bene degli uomini, sia agli effetti della glorificazione di Dio. • Ciò premesso l.e concezioni e le dottrine nate da uomini razionali e sotto influenza di bisognosi storici, hanno con sé certamente un loro pregio e una loro ragione di essere. Però noi cattolici siamo convinti che tutte le concezioni

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