l’ordine civile - anno II - n. 15-16 - agosto 1960

I l'ordine civilè perfette e giuste e uomini che si ,deportan'o in massa, che si odiano, che si rivoltano. E gli altri - quelli ohe s_tanno eternamente a guardare non imparano nulla. Quando mai capiremo ehe un uomo che· predica la giu– stizia e ·si comporta ingiustamente ·peTChé non vuole essere il primo a sacrificarsi; che ·predica l'amore e o.dia, perché se anche incominciasse ad amare, da solo n.o n risolverebbe nul– la; che predica -il benessere e non fa nµlla per rea-lizzarlo, è una ·mostruosa ·contraddizione, è un uomo che ha ucciso se stesso. Ed è assurdo che una società di morti creda in un avve– nire migliore ! Ed è ancora ,più assu,rdo -che i capi di quella società pro– mettino di realizzare questo futuro. E' ridicolo che accusino chi, come me, tenta, modesta– mente, di metterli in guardia, di essere dei_ soinatQri e di - storpiare la realtà. Perché nessuno è più sognatore di loro; nessuno è più accecato dalle vuote ap,parenze. Sono quelli che ,dicono che il mondo è sempre andato così e vi da·nno dell'illuso solo perché ne volete rilevare le contraddizioni. Ma in realtà gli illusi sono loro, ,perché avanti così, quel mondo, non ci andrà ancora per molto. • Quì non si tratta di giudi·care il pessimismo di chi scrive. Si tratta solo di rilevare -se nel suo ragionamento vi è qualcosa di valido ; qualcosa ,che possa servire il •qualcuno. Chi ha buttato giù queste note, in.fatti, può essere ·il peg– giore dei delinquenti e, in realtà, non è certo un santo. Ma ,di una cosa è convinto : che non v'è nessun avvenire per chi O:on àb'bia il coraggio di superare queste contraddi– zioni, che è molto più morrale un omicida che non nasconde il suo -delitto, di un ladro che voglia apparire onesto. E il discorso ci ,porterebbe lontano, proprio sul piano po-litico. ' 'pag. 19 . Dovremmo· rilevare - e la_qualcosa non. ci fa -ilerto onore - che il ·comunismo ha l'onestà ,di ,professare i suoi fini, che non nasconde a nessuno e m·eno _che mai a se stesso che biso– gna· o.diare, che bisogna uccidere. Si può avere un fine morale e agire immoralmente; così come si ·pµò agire moralmente e avere un fine immorale. E le ,due stra;de si ritrovano nell'oasi dell'odio. Il fatto è che chi a-gisce immoralmente non arriverà mai al fine morale. E' il caso di uomo ,che voglia andare in montagna se– guendo le strade che po1·tano al. mare. Dall'altro canto, invece, è possibile conosce•re alla perfe– zione le vie -che portano ai monti. Ma un uomo èhe non sa cosa siano i monti e che non crede nella loro aria· salutare, non sente cerÌ:o il :desiderio di andarci. . Il fatto è che la sfera politica è c~m.presa dalla sfera morale. Non è v~ro che ,politica e mor~le non abbiano niente in comune. E' vero il. contrario: che un- uomo moralmente insano non può .dar vita a una politica sana, che « la libertà politica » e un sottoprodotto della « libertà moral_e ». Questo dovremo insegnare ai nostri figli. Studiano, sui banchi della scuola, gli insegnamenti del Macchiavelli e ci sono professori che dicono loro che nulla è mutato, che nulla muterà mai. Distribuiscono co-pie della Costituzione italiana, dove in ogni pagina risuonano i diritti e le libertà di ciascuno, quei diritti e quelle libertà conquistate coi sacrifici, coi lutti e col sangue. Ma chi insegnerà loro ohe non esistono diritti senza cor– "rispettivi obblighi?' Lasciamo pu_re che lo imparino da soli, ma allora· sarà troppo tal'di. Ci saranno altri -dolori. LUCIANO BRUNELLI I "Les innocentsn La caratteristica del tipo di intellet– tuale cattolico ammodernato che va og– gi per la .,;,,aggiore è la rinuncia al con– cetto. Questo è un dato comune di tutta quella singolare categoria, fiorita con -la diffusione della cultura, che è l'intel– le.ttuale generico, uomo di sensazioni e di impressioni, più che di pensiero. POLEMICHE trina e co·nie metodo, è opposta ·ad un~ visione criJstiana della vita associata "·così come oggi siamo giunti a conce- Per la verità, il concetto di inteUet– tuale è un concetto che ha la sua base nell'uomo civile e illuminato della filo– sofia dei lumi. In quella sede appare chiaramente ,la sua natura, propria del resto a o•groi ·concetto della filo-so 1 fia mo– derna, di idea cristiana roves-ciata. L'il– luminismo legge •« inoolle-ttuale >> là do– ve il Cristìla,nesri-mo • diceva .cc spfr•i 1 tua– le >>. Og,gi però vera,mente la parorla ha assunto tale lwtitu:dine da essere sol– tanto il ricordo di un'idea. Per -l'i.ntelLettuafo cattolico vi è una ragione in più per tenersi alle sen– sazioni : cioè il fatto che il Cattoli– cesimo ha espO'sto La sua dogma!tica con r.igore di concetto. Se l'intellet– tuale cattolico avesse il coraggio del– l'idea, dovrebbe /are i COTlit•i con la dottrina rivelata e can la teologia cat– tolica : sia in bene che in male, questo assicurerebbe un momento di proble– matica e di fecondità, anche nel caso di difficoltà, anche neUo stesso ca:so dell'errore. Noi non abbiamo nessun persona-le motivo di ramma ico co-n le distinte , persone che hanno firmato un recente "appello alla chiare:zza", detto dalla stampa "degli intellettuali cattolici". Troviamo invece un. po' imbarazzante dal punto d_i vista del buon gusto, che esse abbiano pensàto di accompagnare le firme co·n il titolo accademico e pro– fessionale. Poichè la politica è legata alla prudenza pmtica, che non è di per se maggiore "in un docente universitario che in un lavoratore manuale, visto che si trattava di un intervento politico, la commerodatizia professionale non pa.re– va richiesta. Ma nulla è così soggettivo. come le buone maniere. Visto però che è alle loro indiscuti– bili qualifiche accademiche e beneme– renz:e professionali che essi hanno fa:t– to appello, ebbene al_loraavremmo ama– to il co•ntributo di qualche idea chiara e distinta. Lasciamo perdere la loro an– . tipatia a·l gove,rno Tambroni che è un giudizio, politico legittimo e che non contestiamo : era però qualco__sadi più alto e diverso che i 61 volevano affer– mare scegliendo_ la forma dell'appello. Possiamo considerare questo qualco– sa di più a•lto la condanna del paterna– lismo e dell'autoritarismo cattolico. Essi ci comunicano la .loro convinzio– ne "che ogni politica autoritaria, in qualunque forma essa si attui, come· dot- pirla'~ , Si noti intanto che essi chiamano in gioco il Cristianesimo : non è tra i loro desideri e la "politica autoritaria" che essi enunciano l'inco•mpatibilità, ma ·tra tale politica ed il Cristiane~imo. Ma appunto cosa significa au'.torita– ria?. Se per autoritaria essi intendono f onxlata s,ull'abuso dell'autorità, siamo perfettamerote d'accordo. Ogni ingiu– stizia è inconciliabile con il Cristiane– simo_. Ma appunto cosa intendono essi per abuso di autorità? Vo,g-liono dire per esempio che è un diritto naturale dell'uomo di eleggere i propri gover– nanti e che qualunque governo che non sia democratico è co•ntro la legge na– turale? Se è questo che essi sostengono, debbono prepararsi a rispondere a mol– .te o.b.ieZ'lioni,tratte dall'insegnamento cristiano, che afferma la compatibilità tra il Cristianesi:mo e lè varie forme di regime politico. fooltre la Chiesa non condanna re.gimi come quello spagnolo che non preve 1 de -il suffragio elettorale e non condanna, per questa ragione, nemmeno quello russo ( bensì per altre). Ma. abbiamo so•ltanto avanzato una ipotesi che ci sembra derivare dal con– testo, sul signi,ficato che i "61" attri– buiscono a po,litica autoritaria. Da que– sta di·chiaraz-ione ,così unive,rsa·le sulla incompatibilità di Cristianesimo e di poli~ica autoritaria, i "61" scendono

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