l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

Del I I • 1· CO on1a- lSIDO Nel '60 si è imposto_ all'attenzj_one anche del grosso p 1 b-, blico il problema africano ed è probabile che nel prossi_mo decennio il continente nero, fino a ieri ancora solo sogg~tto, passiyo della politica internazionale, si imporrà sempre ~iù all'attenzione del mondo e all'attività degli uomini polit~çi. • Mentre finora la politica africana era stata legata ad un r~p– porto d'equilibrio fra le varie poten,ze europee, con la conse– guita indipendenza di numerosi stati e con la prossima_ a~to– nomià di molti altri, il rapporto .Europa-Afriça, si aUarglìfrà. certamente mediante la partecipazione di quelle al_ti:e po– tenze che avranno interesse a-d inserirsi nel gioco politico afri– cano. I popoli africani .e il mondo intero frattanH>' salut*no con gioia la fine del colonialismo e sembra dovunque affer– marsi la certezza che con la ·fine del rapporto coloniale i po– poli africani potranno marciare con più dignità e speditezza sulla via di un ordinato sviluppo civile. I Può ben dirsi che il continente africano è stato l'ultimo. ad entrare nella storia perc4è gli europei si interes~arono! ad esso in epoca relativamente recente, eccezion fatta p'er l'Afri– ca -mediterran·ea, e l'Africa del Sud, antico approdo• sulla /via delle Indie. Gli -Stati d'Europa decisero di dividersi il 1on– tinente africano in un perio.do storico in cui estes\ possedi– menti coloniali erano ,divenuti elemento di potenz,i','. dato bhe ormai il progresso tecnico avrebbe permesso una: effet~iva presa di possesso degli sterminati territori. E' fuor ri du~bio che le nazioni europee pensavano ,allora di assicurarsi nuovi ter~itori da cui ricavare materie prime,in cui poter: esporla re le proprie merci ed infine, ma non ultima in ordine di !im– portanza, per ragioni di prestigio internazionale. Così persino nazioni povere come l'Italia ed il Portogallo credetterd di non potersi ,disinteressare delle sorti di alcuni territori [del continente nero. Fin dall'inizio però a molti parve chiaro 1 che l'espansione africana era un pessimo affare dal punto di ✓ista economico e che, se un giorno tali imprese. avrebbero !ato un frutto, -questo investimento a lunga scadenza potevano ber– µietterselo solo quelle nazioni abbastanza ricche per f4rlo. Coloro che avevano sostenuto queste tesi, ed in Italia fu~ono segnatamente i socialisti, avevano perfettamente ragione, per– chè infatti le imprese africane si rivelarono sotto un prbfilo economico un pessimo affare. Ma anche nel caso di qJelle nazioni europee che riuscironò ad assicurarsi i migliori t~rri; tori ,dell'Africa nera, se per ipotesi potesse farsi un bilat 1 cio delle perdite di vite umane, dei sacrifici e -del danaro p ,odi– gato ìn questi territori, noi dubitiamo che risulterebbe oro un effettivo vantaggio economico. E' certo che gli eurhpei. non iniziarono la loro espansione -coloniale a scopi purà,nbnte filantropici, ma quasi sempre solo dopo aver calcolato i ~an– taggi strategici ed econoJ'.l].ici dei singoli territori. TutJavia ogni qua,lvolta una regione incivile del globo passò sotto ~on– trollo di una nazione europea, li avvennero profondi riv~lgi• menti e in nessun caso gli indigeni si trovarono in condi#oni peggiori -di prima. Le popolazioni indigene, decimate 4alle malattie infettive, impararono i primi elementi di igiene 1 che permisero un rapido aumenio nella popolazione e un lalle– viamento d'indicibili sofferenze. Le lotte -intestine tribali e feudali, ebbero finalmente una tregua. Le violenze e gli ibau– diti sorprusi di capi selvaggi furono ovunque combattuti/ con successo. Il cannibalismo e i riti criminali di ripugnanti su- 1 perstizioni furono repressi con la dovuta durezza. Furono aperte scuole e ospedali, si cercò di dare i primi rudimenti di conoscenze tecniche e amministrative, si bonificarono t>er– ritori, si aprirono strade, si fondarono -città e si scavarono mi– niere, si tentò di insegnare agli indigeni i ·primi rudimenti di - r Il di Paolo Possenti civiltà,. Anche quan\J.o gli europei si trovarono di fronte ai– popoli di_ antica cultura, non risparmiarono gli sforzi per spingerli sulle vie -di un rapido incivilimento. La Chiesa cattolica e la chiesa protestante fu;ono all'avan– guardia nella lotta per la civiltà. Che lo sviluppo culturale e civile abbia spezzato un equi– librio sociale è indubbio, ma ogni con_quista storica non av– viene sempre a questo prezzo. E' indiscutibile ad ogni -modo che molti popoli sarebbero ancora nell'età primitiva in Africa e altrove oppure sotto l'op– pressione di ras o sceicchi, se gli europei non avessero portato i primi rudimenti -di un mo,derno vivere civile. Eppure que– sta secolare opera di colonialismo, è respinta -da molti come una -delle peggiori pagine della storia del nostro continente. Ora certamente la colonializzazione europea non andò immune da gravi errori; il peso che vi ebbero le motivazioni economiche e politiche .lo proverebbe da solo. Ma da un lato non si può negare la spinta civile che fu alla base -della conquista coloniale : fu forse questo il mo– mento più vivo e creativo dell'Europa, dei cc lumi ii e del « progresso ii. Ed è curioso che siano proprio quelli che più rivendicano la continuità ideale con la cultura europea dei secoli XVIII e XIX a rinnegare il suo sforzo di incivilimento mondiale. E d'altro lato, se si esclude la civilizzazione mo-ìi.ast1ca dell'Europa del nord, o il rinnovamento cristiano della ci– viltà classica, cioè ciò che attiene alla Fede cristiana come tale, la tra-smissione di civiltà non si lega abitualment-e a mo– tivi di potenza e di ricchezza? L'Europa della civiltà dei lumi e del progresso, non era più l'Europa della sola fede: i suoi mezzi di azione ritornano prevalentemente umani e perciò, anche se non malvagi, ap– pesantiti dalla ricerca -della pienezza mondana. E' noto che l'espansione europea Bi svolse essenzialmente in. tre forme diverse : colonizzazione vera e propria, su ter– ritori -ancora scarsamente po.polati con l'invio dalla madre patria ,di coloni, che si sostituirono aHe vecchie· popolazioni o si mescolai-on.o con esse specie ,dove il precedente popola– mento era assai consistente; occupazione militue e organiz– zazione civile dei territori; infine penetrazione commerciale, con costituzioni ·di piccole colonie a carattere strategico. Que– st'ultima forma ebbe· successo nella diffusione della civiltà sol~ dove trovò uomini pronti ad apprendere ( caso quasi unico del Giappone) -e fallì dove invece si incontrò con gruppi umani restii ad ogni penetrazione ( penisola arabica, Ci– na ·ecc.). Nei -confronti dell'Africa gli europei procedettero principalmente a,d una colonizzazione attraverso occupazione militare ed organizzazione civile dei territori conquistati. Soltanto nell'Africa del Nord e nell'estremo Sud del conti– nente si ,ebbe un notevole .insediamento di popolazioni euro– pee. Nei paesi del Maghreb ed in particolare in Algeria, ter– ritori che nel secolo \Scorso erano ancora scarsamente popo– lati, pur presentando e-on.dizioni climatiche e geografiche buo– ne per lo sviluppo dell'agricoltura, si venne stabilendo una sempre più numerosa colonia europea composta non solo_ da francesi, ma da tutte le razze mediterranee, in particolare ita– liani, spagnoli, ebrei 1 e greci. La decadenza del mondo arabo aveva in particolare modo colpito l'occidente isl,amico; perchè nè la Turchia, per cui qu-esti territori rimasero semprè peri– ferici, nè i contatti con l'Europa occi,dentale furono sufficienti a sviluppare una ordinata vita -civile. Se le -città della costa in qualche modo ancora conser~a– vano pur nel loro aspetto orientale almeno una patina di

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