l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960

VANGELO SECONDO GIOVANNI (X, 11-16). Seconda domenica· dopo Pasqua. « Sono io il pastore buono. 1 II buon pastore dà la sua vita _per le sue pecore. Chi lo fa per denaro, invece, chi non è pa– store, chi non ha pecore proprie, vede ve.nire il lupo e a'bban– dona le pecore, e scappa; e il lupo assale e disperde le ,pecore. Chi lo fa per denaro scappa, perché lo fa per denaro e non gli importa niente delle pecore. Sono io il pastore buono: rico: nosco le mie pecore e le mie pecore mi riconoscono. Come mI ha conosciut~ il Padre, e come io conosco il iPàdre. E do la mia vita per le mie pecore. Ho altre pecore, che non sono ·di questo ovile: bisogna che cond,uca anc,he quelle, e che ascoltino la mia ·voce, e che si faccia un ovile solo, e un solo -pastore». Dopo la resurrezione del Signore, per chi veramente sia stato capace •di gioire della sua vittoria e ,di riempirsi di speranza, è doloroso ritornare a meditare un vangelo che pa• ragona l'umaµità a un gregge aggred,ito dai lupi e alibando• nato d,a•pastori mercenari. Gesù Cristo è il pastore buono, e le pecore sono solt-anto sue .. Tutti gli altri non sono veri pastori; non si curano m_i– nimamente delle pecore, che pascolano soltanto per denaro. Questo è un giudizio, un -terribile giudizio sulla storia. Ma noi si.amo abituati a portare ,la nostra fiacca attenzione sulla vecohia e stereotipa figura del « buon pastore ll { con l'agnello intorno al collo come una tiepida peHiccia e un dolce cielo rosa per fond-ale), anziché una attenzione viv~ e dolente sulla moltitudine chiassosa dei pastori mestieranti che guidano gli uomini, di secolo in secolo, verso luoghi sem– pre più aridi e sempre più desolati. Il pastore buono deve morire, << dà la sua vita per le sue -pecore ll. La morte dd buon pastore non è un caso for– tuito non è un triste incid·ente nella sostanziale positività della' storia. E' la regola, è il punto verso il quale va, I per forza propria, la storìa : la morte del pa,s~ore e la ~~spers~~ne del gregge. Non potreihbe essere pronunciato un ·prn dra~tico giudizio sulla storia, il supremo orgoglio dell'uomo che v~e~e ad-ditato da ,Cristo come l'esca per i lupi. La morte del figlio di Dio· non è compatibi,le con la visione corrente della storia come itinerario gradualmente ascedente, come inarrestabile e garantito. progresso. Ma noi siamo tranquillamente capaci di collocare e di •accettare l'assassinio di Cristo acc,anto alla tronfia ,dottrina di una storia umana come or,dinato luo,go di ogni perfettibile perfemone. VANGELO SECONDO GIOVANNI (XVI, 16-22). Terza domenica dopo Pasqua. « Un po' di tempo, e non mi vedrete più, ancora un po' di tempo, e mi vedrete di nuovo; perché vado al Padre». Allora alcuni dei su9i discepoli dissero tra di loro: « Cos~ si– gnifica quel che ci .dice: un po' di tempo, e non mi vedrete più, ancora un po' -di tempo, e mi vedrete di nuovo, perché vado al Padre?». Dicevano dunque: « cosa significa quel che dice: un''pò' di témpo? Non comprendiamo ciò che dice». LL1V A.NGELO Gesù capì che lo volevano interrogare, e disse loro: « Vi state interrogando fra voi perché ho detto: ancora un ,po' di tempo, e non mi vedrete più, ancora un po' di tempo, e mi vedr.ete di nuovo. Vi dico dunq,ue che voi piangerete e vi la– ·menterete, mentre il mondo godrà; sarete pieni di tristezza, ma la vostr.a trisfezza si trasformerà in gioia. Quando partorisce, la donna soffre, perché è giunto il suo momento; ma quando ha partorito il bambino, non si ricorda più del suo dolore, perché è nato un uomo al mondo. Così, voi adesso siete tristi, ma io vi vedrò di nuovo e gioirà il vostro cuore, e nessuno vi toglierà la vostra gioia ». « Piangerete e vi lamenterete, mentre ·il mondo godrà; . sarete pieni di tristezza, ma la vostra tristezza si trasformerà in gioia ... ,E- nessun-o vi toglierà la vostra gioi,a l). Noi abhiamo sperimentato il pia·nto, il lamento, ,la tristezza; ma nessuno di noi ha sperimentato una gioia che nessuno può togliergli, paragonabile a quella ·di una donna che, 1 avendo partorito, « non si ricorda più del suo dolore ll. Del nostro dolore ci ricordiamo in ogni giorno ,della nostra vita. Questa è la cruda verità. In cosa consiste, dunque, la promessa di Cristo, che gli apostoli non riuscivano -a capire? 1L'interpretazione consueta lascia intendere che i,l tempo ,in cui gli •apostoli non vedranno il Signore è il tempo fra la sua morte e la sua resurrezione, e che il tempo di defi.nitiva gioia è quello che si attua con la resurrezione. Di solito, infatti, le trnduzioni italiane -dicono, dopo il paragone della donna partoriente, « così voi pure sarete trist·i ma io 'V'i rivedrò e il vostro cuore esulterà )J; ~entre il te,sto latino dice ,« et vos igitur nunc quidem tristi– tiam hwbetis )J, ponendo a 1 l presente, e non •al futuro, il tempo del dolore. Se il tempo del dolore non è limitato ai tre giorni trascor!!i da Gesù nella tomba, neppure la perfetta gioia che ~ nessuno può toglierci si ,attua con la sua 'resurrezione. La partoriente nella quale Gesù rappresenta l'umanità non ha ancora partorito. La ritroviamo nell'Apocalisse: « es– sendo incinta gridava tra le dog,He e si travagliava per par– torire )) ( XH, 2). ,Così, gli altri segni che Gesù indica nel seguito ,del suo discorso, per il tempo della gioia sono lon– tani ,dall'essere realizzati: « in -que1 giorno non mi interro– gherete più di nulla ll ( v. 23), e noi oggi -continuiamo dispe– ratamente a interrogarlo; « in quel giorno... non dipo che pregherò per voi il Padre ll ,( v. 26), e noi oggi viviamo per là sua preghiera; '<< vogilio che ,quelli che mi ,hai dati, dove sono io siano •anch'essi, e vedano la mia gloria ll ( XVU, 24), e noi oggi vediamo la nostra miseria, ma certamente non vediamo la sua glori,a. Il nostro cuore non ha ancora conosciuto la gioia che ci è stata promessa, ma conosce soltanto quella vigilia della– gioia che è la speranza. dove dolore e gioi:a sono mischiati come nel caos che inizia la creazione. Guardare soltanto al passato, come se tutto fosse compiuto, signifioa degradare la •reli(l'io'ne •a suggestione commemorativa, fingere nel passato la ,;.eta che deve attrarre il nostro cuore, paralizzarci. \ GIORGIO ZUNE 1 SI Direzione redazione e amministrazione: Roma • Via di Porta Castello, 13 • Tel. 561.279 ·Direttore:' GIOVANNI BAGET-BOZZQ - Redattore responsabile: DOMENICO DE SOSSI Autorizzazione _del Tribunale di Roma n. 6923 del 30 ma11gio1959 ABBONAMENTI: Annuo: L. 2.000 • Sem.: L. 1.100 Trim.: L, 600 ·· ··.:· - ·-·--···••• .. -- ··-' ' : • 'Tip. AR!~IU-F : Roma ; 'Via Banchi -V ,.,-rhi l2 • TeJ,.t, 652.516 bibliotecaginobianco ..

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