l’ordine civile - anno II - n. 7 - 1 aprile 1960

La casta Le critiche e le accuse al cosiddetto regime dei partiti si fanno sempre più frequenti. Tra le masse hanno dilagato tan– to che persino qualche esponente di quel regime crede di doverle ora far sue. Molti scrittori affermano però che quelle critiche hanno poca consistenza e sono quasi una moda passeggera. cc Quali al'gomenti seri avete contro il regime? », essi chiedono. <e Per– ché le masse hanno una tale propensione per la caccia alle streghe e ai fantasmi, che certo le loro emozioni non provano nulla, e le analisi di studiosi, per ora, scarseggiano o mancano del tutto ». Come è ovvio, uno studio serio richiederebbe diverso impegno. Nello spazio di un articolo, ci limiteremo ad indi– care uno schema plausibile di analisi. Altri ( o noi stessi, in avvenire) potranno andare oltre, pròcedendo in modo più si– stematico e documentato. Ora ci limiteremo a toccare questi punti : società e partiti politici; origine del regime dei par– titi; caratteristiche sociologiche del regime dei partiti; ca– ratteri salienti dei ,partiti; '1a democrazia cristiana ; democra– zia cristiana e comunismo ; ,democrazia cristiana e socialismo ; prospettive del regime dei ipartiti e nuova democrazia. 1) Società e partiti politici • Neilla nostra concezione (-probabiilmente condiwsa da molti senza :difficoltà) la società raggi1.lllige Ila sua massima integrazione quando tutti i suoi membri credono in un medesimo complesso di valori. Se grup– pi diversi adottano complessi di valori in contrasto tra di loro, il conflitto e, alfa lunga, la disiDJtegrazione della società ne seguono. In pratica sono inevitaibiili- dissensi di vedute e ·di inte– ressi che, in una democrazia parlamenta.re , t·rovano la loro espressione nei partiti :politici. Ma tutti i partiti {cioè, tutti i cittadini) devono accettare gli stessi valori fondamentali : per esempio, la lealtà alle decisioni della maggioranza, il rispetto delle opinioni ·della minoranza, la li'bera espressione e organizzazione della volontà popolare { di frazioni della popolazione). E i partiti devono essere, per l'appunto, solo mezzo di espressione e di organizzazione della volontà popolare, non fine a se stessi. 1E i « politici )> devono considerarsi i servi, e non i padroni, del popolo che li elegge : devono fare l'inte– resse del popolo e al popolo ·devono rispondere di quello che fanno. I partiti italiani hanno sistematicamente violato ;questi presupposti ( e ,vedremo subito come). ,E sono quindi tutti responsabili di quello stato di disintegrazione avanzato c'he vorrehbero im.,putare a una politica. 2) Origine del regime dei partiti • Come ognuno''8a, i par.titi iitalliani sono fì.gli del matrimonio tra l~antifasdsmo e la disfatta miiiitare : sono dunque un impasto di sfiducia nei così detti •cc vafori nazionali », cioè runi,tari, di estraneità più che ventennale dai problemi di governo, •di abitudine all'ac– centramento sospettoso ed alla cospirazione, persino di -dipen– denza spirituale e materiale dalle potenze straniere dell'esilio antifascista. I :fatti di questi tre lustri ben lo dimostrano. Tutti i partiti hanno fatto appeHo (parlo ,della sostanza della loro politica e anche degli atteggiamenti più genuini e con– vincenti ,dei loro leaders), non a dei valori unitari che 'tro– vassero rispondenza in tu;tti gli iitwliani, ma solo a dei valori • superiore di Lucio Valli di parte. Nella ,polirl!ica e nel 1 pensiero po'lirico degli uom1m del regime, ·vi è un .grande assente : i 1 l Paese. Democristiani, comunisti, socidisti hanno sem•p·re pensato e pa:11latoin termini di partito. Ossia, non hanno mai servito gl,i interessi del Paese. Eppoi, hanno fatto di ogni cosa italiana materia di com– promesso e baraitto : dove occorrev,a tenere fer.missimo, perché l'avvenire nazionale era in gioco, ha·nno ceduto agili interessi delle pa·rt>i e hanno voluto contentare tutti i gru•ppi di pres– sione ( un punto, questo, su cui si potrebbero raccogliere do– cumenti d'accusa di ,gran peso). Infine, i partiti ,dell'antifascismo non si sono ,mai consi– derati strumento della volontà ,popolare, 1bensì fine ·a se stessi. Non servi del popofo. Padroni, sì pensano. Ma di quesito di– remo più estesam('ute tra poco. 3) Caratteristiche sociologiche del regime cosiddetto de– mocratico in Italia • Il regime cosiddetto democratico è ca-. ratterizzato -da un rachitismo strutturale - comune tanto ai partiti quanto alle istituzioni ,più formalizzate - che isola nettamente il Paese dalla .cc classe politica » e, per giunta, non consente neanche un governo tecnicamente efficiente. 'Le istituzioni democratiche e i ·,partiti soppressi dal fa– scismo, risorsero nel 1945 con tutti i difetti che avevano venti anni prima; e, in più, erano, per l'appunto, passati vent'anni. Limitiamoci a considerare alcuni aspetti ,della cosa. I partiti, innanzi tutto. Sin dal primo momento si posero come sette ideologic'he e di mutuo aiuto, con i loro gran: sacerdoti a vita, le inquisizioni nel passato pe11sonale dei neo– adepti, la censura delle idee, le lunghe iniziazioni, i riti di obbedienza, e l'omaggio all'anzianità di setita. Da dieci anni e più non è entrato nei 1 partiti un uomo di valore. Chi si a,ssoggetterebbe a quelle 1pra1tiche? Soilo dei poveri gonzi, qualofre avventuriero di pa•ssaggio, e i mollti disocoupati in– te1lettuaili, ,dotati solo di fame e di ,ambizione senza scrupoli, che sono da ,sempre la peste d'Ita'lia. Dei ·partiti così fatti ( con una ideologia e una struttura settarie, prive di o·gni elemento di appello generale agli ita• liani, con la composizione sociaile che ablbiamo sopra Hlu– strata) dO'V'evanorestare per fo.rza degli strumenti di program– mazione politica del tutto inefficaci. Milioni e miliardi di lire sono sta,ti getta•ti dai partiti ne1:la propaganda e neUa clientela : ,ma niente o quasi niente per fol'IDare valiide reiti di informazione e .uffi-cistudio. Cosicché i partiti non sono mai sta,ti in grado di esprimere un 'Programma di governo organico e approfondito nei suoi vacri ·punti : che pena il cc contributo di ,pensiero » politico, amministrativo che i partiti hanno •por– tato nel dopoguerra ! Altro esempio : iil Comune democratico, o cosiddetto. Se la partecipazione alle decis!oni ( o ailmeno .a,lile in.formazioni) fosse stata larga abbastanza, fa di.ttatura ,dei partiti sa 1 rebbe stata meno odio.ia e meno dannosa. Pensa·te ai paesi occiden– taili ·dove 1 1'amministrazione c01IDunale è assistita dai consigli di quartiere, dove i •comitati di tecnici e personal 1 ità ra,ppre• sentative hanno tanto più po,tere, dove gli ·cc amministratori » , rendono conto agli amministrati, in 1mbbliohe adunanze e in altre ·forme, del loro operato. Ma qui, in I•talia, i1l Comune prefascista ,è risorto nella sua antiquatezza, anzi con nuove ilimitazioni : e se era p-oco adatto per i più limitati impegni munioi·pali di aHora, e per , ·la società ,certo meno -evo'1uta deil primo dopoguerra figuratevi

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