l’ordine civile - anno II - n. 4 - 15 gennaio 1960

bi l'ordine civile re per ora almeno, nessun 'biso2:no di credere alla potenza creatrice eh~· susci– ta dal nulla, all'eternità, alla vittoria sulla morte. * * * Si è felicemente .concluso, ~n questi ultimi anni, il processo di riduzione del– la cultura a cronaca. Per esempio, si può henissimo essere illustri uomini di lette,re senza aver mai letto Esiodo, la– copone, Firdusi, Campanella, Iqbal, ma è assolutamente indispensabile essere al corrente delle ultime antologie sulla poesia del novecento, e saper- ,discutere di lirismo, ermetismo, rea-lismo. Un in– signe critico d'arte ,può avere rarissime notizie della pittura fiamminga o bizan– tina, ma non ip,uò ignora•re nessun ,det– taglio delle interminabili dispute fra simbolisti, .astrattisti, cubisti, espres:sio– nisti ecc. Uomo colto è chi ha letto gli ultimi dieci '1i'bri di successo, ha visto gli ultimi dieci quadri di successo, ha sentito le ultime 1dieci composizioni mu– sicali di successo, ha seguito gli ultimi dieci convegni di cui si sqno ampiamen– te occupati i cronisti. * * * Visto che la guerra è finita da quin– dici anni, che c'è la « distensione », che Kruscev è andato in USA e chè Gron– chi è andato in URSS, è ormai assolu– tamente di cattivo ·gusto parlare, a qua– lunque titolo., di « ,crisi ». La paro·la d'o-rdine è che tutto va bene, o,. ·per lo meno, che tutto arndrà bene tra poco. Questa meschinità ,è mascherata da fiducia, o da speranza, ma, ,guar•data nei suoi moventi, si rivela al punto estre– mo qnandd diventa inconscia. A J\>Iilano è stata fischiata « La dolce vita » di Fellini, che un -critico cinema• tografico di un grosso quotidiano ha de– finito « il ritratto funebre di una so– cietà in ap,parenza ancora giovane e sa– na ,che, come nei di,pinti medievali, bal– la con la morte e non la ve,de ». Gli uomini sono stanchi ,di a•ver ,pau– ra, e vogliono soltanto gridare cc pace e sicurezza >>. Una lettera di San Paolo dice: cc Quando diranno ",pace e sicu– rezza", allo•ra giungerà improvvisa la rovina >i. Pcrchè ·la smania di tranquil– lità e di benessere, il non voler pensa– re, il fingere che tutto v:ada -bene, non hanno nessuna parentela con la -capaci– tà di avere fiducia. Meno che meno hanno .qualco-sa in comune con la spe– ranza della quale è• detto : cc s•pe enim salvi facti sumus »,. G. Z. LETTURE FILIP.PO MEDA: Scritti scelti - a cura di Giampietro Dore - Edizioni 5 Lune, Ro– ma, 1959. L'evoluzione del pensiero politico di Filippo Meda parte dalla posizione del– l'Opera dei congressi che considera il "partito cattolico" come un esercito di cui il Papa è il generale; e arriva pre– sto a fissarsi, in conformità al caratte– re dell'uomo, in un atteggianiento in– termedio, conci.ZiativQ., ed anche piutto– sto incerto, su una linea che non s'in– contra mai con altre posizioni meglio definite, una .linea facilmente accettabi- . le da tutti gli altri politici cattolici del • tempo. Questa linea ne fece il più au· torevole rappresent~nte (e. il capo del gruppo parlamentare), ed è capace an– cora oggi di far convergere sul suo no– me, da ogni parte cattolica, riconosci– menti ed elogi. Portato a sminuire il valore delle idee, a smussare le questioni pole:,.µ,iche. illudendosi spesso di poterle ridurre a questioni di parole, ( e su una presunta "paura delle parole" insiste ripetuta– mente) ; dotato di° zin certo buon senso m.a non di sufficiente acutezza per pe– netrare le cause dei fatti ; capace di una certa comprensione per le necessità del bene comune, ma non di autentica e sof– ferta partecipazione; disposto alla cal– ma serenità di giudizio, ma incapace della intuizione delle· situazioni e del coraggio dell'iniziativa: tale fu Filip– po Meda. Buon osservatore della real– tà in superficie, co·nstata continuamen- C, te e denuncia con esattezza i vizi e le degenerazioni degli istituti politici del suo tempo, ma rinuncia con leggerezzu ad esaminare le origini, la effettiva ri– spondenza alle loro finalità, la .loro con– èiliabilità con i principi che ,egli pro– fessa. Tutte le sue prospettive per l'azione politica dei cattolici si riducono in so– stanza ( e se ne accorge egli stesso) al– l'intento di moralizzare le istituzioni liberali esistenti, e, specificamente., al programma di "educare" gli uomini '"onesti" che possano farle "funzionare". Egli è nettamente legato ai suoi tem– pi, dunque, e incapace di sùperarli con una concezione politica propria ispira· ta dai suoi principi cattolici. Chiusosi all'interno del sistema esi– stente, .finisce per non àvvertire più il . bisogno dei propri principi politici, dei quali aveva precedentemente dichiarato di non avere "un ordinamento e'satto' e sicuro" (pag. 43); e finisce per illudersi che la politica debba ridursi a meccani– smo dell'interesse economico (pag. 85); e anche che la tecnica e lettorale si a ca– pace di determinare una evoluzio.ne del– la politica (pag. 86). A chi conservi del Meda l'immagine di un uomo politico, il- suo comporta– mento sostanziabnente conciliabile e neppure del tutto coerente ( si veda ad esempio il ragionamento inconsistente e. in fondo, insincero col quale tenta di spiegare la tesi della "aconfessionalità" del P.P.l., tesi nettamente in contrasto con la sua posizione iniziale), potrebbe pag. 21 anche sembrare determinato da man– canza di fermezza. Ma a ben guardare la chia;;e dell'in– terpreiazwne della sua personalità sta nella considerazione che non era, la sua, vera vocazione politica; e che . alla po– litica. rimase sempre intimamente estra– neo, pur attraverso la sua carriera par– lamentare e "governativa". I suoi inte– ressi predominanti non erano neppure propriamente culturali, ma più partico– laremnte letterari, rivolti cioè neppure propriamente alla vicenda dello spirito umano in se stessa, ma soltanto alla for– ma, al modo del suo divenire. E, per una analogia che ha radici ·profonde, è proprio dalla forma dei suoi scritti e discorsi, assai più che dal– la loro sostanza, che appaiono i carat– teri della sua personalità. Il suo stile è contraddistinto da un periodare lette– rariamente ambizioso, che appare tanto maggiormente fuori posto nella tratta– zione di gravi problemi politici ( si ve– da ad esempio il suo discorso al parla– mento, riportato nel volume col titolo "Indirizzi di politica interna), e riflette spesso il suo gusto per la citazione dot– ta, di origine letteraria. Nel suo svolge– re un argomento qualsiasi ha sempre presente uno schema preordinato, preci– so, e monotono anche: dalla preposizio– ne dell'assunto, alle premesse, allo svolgimento, alla conclusione; e conti– nuamente inserisce nello svolgimento la enunriazione programmat.ica della sua fatica di oratore o di scrittore. Cosicchè si avverte spesso che lo schem·a sovrasta l'argomento; e che il vero interesse del– l'autore è rivolto, più alla questione dì cui parla, alla trattazione ch'egli ne de– ve fare e al modo come farla; e ci si acrorge che la sua capacità più vera non è speculativa e nemmeno critica, ma • soltanto dialettica e quasi didascalica. Tutto ciò che i caf.bolici di oggi pos– sono ancora imparare dalla vita pubbli– ca di Filippo Meda è soltanto l'e,sempio di una costante volontà di sottomissione alle direttive della Chiesa ( oltre, s'in– tende, l'esempio della sua integrità mo– rale di cittadino e di cattolico). _Maciò che è impossibile, malgrado gli sforzi di coloro che vogliono considerarlo come un "pioniere", è trarre dalla sua opera, operata e scritta, nonchè una propria originale concezione politica, anche un qualunque concreto indirizzo per l'azio- ne politica dei cattolici. A. D. S. Cultura e libertà - Ed. 5 Lune, Roma, 1959. Nei giorni 9-10-11 ottobre dello scorso anno le riviste Humanitas, Studium, Vi– ta e Pensiero, Civitas, · Rivista del Ci– nematografo, Letture, Leggere, Crona– che del Cinema e della Televisione, Il Taccuino delle Arti, hanno tenuto· un Convegno sul tema "Cultura e Liber– tà", i cui atti sono stati pubblica-ti a cu– ra dell'Ufficio Centrale per le attività culturali della Democrazia Cristiana. I.l tema, così impegnativo, affrontato dai relatori ·con piena coscienza di dominar• lo e con altisonanti parole che devono riflettere le sofferte .:profondità spiri– tuali, non è affrontato- con rigore ade– guato, in modo che, a parte le ampie esortazioni alla cultura, alla consapevo-

RkJQdWJsaXNoZXIy