l’ordine civile - anno II - n. 4 - 15 gennaio 1960

b E DIBATTITI Solo • Cl ' puo liberare dal conf ormisnio Caro Baget, da qualche tempo, i problemi, i temi e il ricordo della esperienza fatta nel Partito della Sinistra Cristiana, finita prematuramente ·con il noto congresso di Ro~a _del dicembr~ 1945, mi tornano •nella ,mente con crescente msistenza. Avrei desiderato riordinarli e poi ripro-porli in discussione, quando l'invito rivoltomi da un gruppo di ex apparteneti al partito mi ha ,deciso ad esporti 'così, molto disorganicamente,, i miei pensieri. E anzitutto voglio osservare che probabilmente non- è per un caso che oggi, all'inizio del 1960, si ritorni a parlare di questi problemi. . Oc,casion.i varie, io penso, spingono direttamente o indi– rettamente a riaprire su questo punto : può essere magari, da un l'ato, la fine di « Dibattico Politico », può essere il pro• blema che ··pone l'esistenza stessa -di ·« Ordine Civile », può essere la cresc~nte r~sponsabilità che assumono in Italia le posizioni cattoliche e la parallela crescente crisi che _si apre in queste posizioni, ·può essere la -crescente stanchezza di. fronte a fatti •politici che mettono. a dura prova ogni resistenza e sopportazione anche d'ordine morale, può essere la -conse– guente urgente necessità di ancorarsi a qualche cosa che non sia sempre e so-lo un -compromesso secondò lo stile corrente, può essere infine queUo stato d'animo per cui alcuni giorni fa 'llel ,corso di una discussione politica mi veniva posto il quesito, solo ,apparentemente anacronistico, « lei crede an– cora nel ,comunismo ·cattolico? >>. • Ora a questo •punto, a me sembra che il earico -di pro– blemi u;genti ( urgenti in termini di indispensabile chiarifi– cazione interiore) sia così forte ,da dover attirare tutta la no– stra attenzione più che il ricollegamento storico con fatti del– l'ormai lontano 1945, -collegamento che, ·del resto, per noi che li ,abbiamo vissuti, rischia sovente -di rilevare un carattere leggermente sentimentale. Ricorderò soltanto, di sfuggita il giorno in cui, amma• lato non so più di che cosa, salutai a Torino gli amici che -si recavano a Roma •per andare a disfare, per un esasperato senso di responsabilità e di coerenza, quell~ -che, ci.ascuno •se- . condo le proprie forze, avevamo cercato _di costru~re =. certo,, anche se con idee confus~, io ero contrario allo sc10ghmento del partito-. . . . . . Ac·colsi la decisione, così come 'J)resi 11 successivo onen– tamento •personale, più per fiducia in chi pensavo v;edesse più chiaro ,di me nei problemi ·politici, che per altro. Ma anche se indistintamente, sentivo-un disagio e un rimpianto per uno strumento che finiva e di cui, se non altro, conoscevo fin·o in fondo alle radici l'indiscutibile coerenza ideologica eosì come la forza e la coerenza morale : forse. allora. non si era ancora neppure in grado di valutare in pieno l'importanza di questi fattori. Ma ritorn~amo a noi. Eccoci dopo 15 anni con ~li stessi· irrisolti problemj. Eccoci ron di fronte <Tuegli stessi st_imoli e mot•ivi -di azione ,che agitavano allora Je nostre cosc1enze. Sì, •certo, non parliamo più di « -partito nuovo >> : il PçI ·~~ subito l'involuzione che conosciamo. Non riusciamo forse pm a interpretare la realtà politica con quello schematismo che allora ci sembrava evidente e realistico. Abbiamo assistito ,ad uno sviluppo formidabile deJla « situazione tecni-ca >> della nostra civiltà subiamo la tentazione di attribuire a questa cc situazione t~cnica >> un ·peso determinante anche •al di là dei suoi confini, rischiamo di alienare ad essa le nostre scelte, alternati.ve di fondo, proprio perchè non s1,1ppiamo più ritro- Ca o vare questo cc fondo >;, mentre la tecnica procede sicura, di gradino ,in gradino. Incontriamo sempre più difficoltà ad in– terpretare la nostra cc situazione di crisi », non perchè sia peduliare della nostra epoca, giacchè in ogni epoca esiste, ma per~hè sempre più disancorata è la nostra capacità di pr.en – derf' e radicale coscienza. , In questa profonda e .stupefacente crisi . di valori, una foria si fa ·vigorosa e prospera : quella del ·conformismo, che sotto l'ala -della tecnica, si ·presenta come la voce ·del buon senso e ,della gradualità. II grave è che, per ragioni diverse ài convivenza, •esso viene accettato per buono dalle opposte for– ze e da tutti i livelli responsabili. Questa straord,inaria con– vivenza di iutte le gerarchie, politiche ed ecclesiastiche, so·cia– listé e capitalistiche, dà il grado esatto del sovvertimento cui assistiamo e ·partecipiamo. Per tornare ali nostro tema·, tutto ciò mi spinge a riflet– tere m questi termini : cc è proprio così anacronistica la do– manda se sia possibile, oggi, ·ancora, cre<lere al -comunismo cattolico? ». Molti tecnici, politici e non, molti autorevoli scrittori e attori .di ·cose politiche, sorriderebbero di questa ingenuità, pe.rchè avendo fatto, nelle barche da loro pilotate nella nebbia più fitta, un lungo giro circolare, •non si_accorgono che stanno per. sbattere nuovamente contro gli stessi scogli e per chiudere il circolo. Secondo me, e di questo semplicismo mi ,accollo tutte le responsabilità, quella do_manda, anche se largamente impre– ' cisa non ha minor diritto d1 cittadinanza di qualsiasi altra ,, chei oggi la ·po,Iitica corrente ripropone. Ha, se non altro, un val~re cc indicativo » immensamente più univoco delle dispu– te ricorrenti sulla cc libertà » che ciascune dice di difender-e, sulla cc democrazia » di cui ciascuno .dispone, sulla cc dignità degli uomini » di cui troppi si sentono formalisticamente re– sponsabili. Forse si giudicherebbe ancora maggiore il mio sempli– cismo se io aggiungessi che a quella domai:ida non mi sento di rispondere negativamente. E perchè Io dovrei? Forse perchè i sistemi socialisti hanno mostrato -di pro– cedere sovente sulla via della repressione di tutte le libertà? Forse perchè nell'attuale momento di cosidetta cc distensione >> ,internazionale più grosso è il rischio di abbandonare la nostra civi'Ità fra le braccia di forz-e che malgrado tutto rimangono fermamente ancorate all'ideologia materialistica e non hanno perduto il loro vigore ideolo-gico ma l'hanno reso, anzi, più pericoloso?- F~rse per non farmi annoverare nella lista degli cc utili,.,,idioti »? Ma questa st.oria degli « utili idioti » ha, secondo me, dei limiti ben netti di indole morale che non si possono con– tinuare ad ignorare. Non si può ·per e,ssere furbi, scegliere continuamente il compromesso e :restringere l'onestà morale al campo ·-delle intenzioni inespresse o dello cc stretto privato >>. II discorso si fa qui duro e moralistico insie_me, ma si impone la scelta: ·possiamo accettare, accogliere, insegnare, lasciare come eredità, il ,compromesso e l'equivoco per la paura di , I . ? perdere qualche cosa che non è certamente a nostra coscienza. Deve essere ancora dimostrato che l'equivoco sta nel pen– sare alla possihi-lità di un socialismo cristiano impos~at? su una' rivoluzionaria tr'asformazione delle struttur~ sociali ed economiche. Deve essere ancora ,dimostrato che lo spirito cri– stiano e la civiltà càttolica non possano neppure pensare di pottr affermare le •proprie esigenze e attuare una 'Propr,ia vittoriosa -difesa nell'ambito di una soluzione ocialista, men-

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