l'ordine civile - anno I - n. 12 - 15 dicembre 1959

OPINIONI E DIBATTITI ."Il M z • o u in ,,: "Tra Gedda e Machiavelli: -l'Ordine civile,, La rivista bolognese Il Mulino ci ha dedica"to un com– mento di Gianni Sofri e Francesco Trainello del titolo: cc Tra Gedda e lvlachiavelli: .l'ordine civile ». Daremmo ben volentieri ai nostri lettori il succo del– l'articolo, se noi· stessi ·lo sapessimo in qualche nwd~ espri– mere. Esso si risolve infatti in una serie di apprezzamenti non soltanto immotivati, ·ma nemmeno semplicemente colle– gati da un discorso unitario. Si dice ad esempio che la rivista nasce "da una recente involuzione politica di Gianni Baget" e non si dice nè che cosa sia questa "involuzione" nè perchè la si debba definire tale. Si asserisce che essa ha come note distintive la "super– ficialità", la "faciloneria culturale", "la denuncia pretenzio– sa, totale, altisonante quantp imprecisata ed inconduxlen– te". Gli insulti rimbalzano sonori come endecasillabi. Si ri– porta una • nostra frase per quali/ icarla di "idillica" e di "oleografica". (Non sappiamo che dire: de gustibus non est disputandum). Ma gli insulti non sono finiti: anzi siamo ap– pena a metà ed il meglio vien dopo. Ci attende la definizione, che ci aspettavamo giunti a questo punto, di "giobertiano ,in ritardo" e di "neoguelfo". Poi i due articolisti si rivolgono con accorato sdegno contro il nostro collaboratore De Jacobis accusandolo di essere do– tato del "costume di parlare da oracoli". Vorremmo ripor– tare le castigate e precise espressioni del De Jacobù. ma andremmo troppo in là. Veramente è il caso di ripetere, ai polemisti del Mulino, ché ci hanno dato un così efficace esempio del metodo assertorio, il vecchio apologo delle due bisacce: J'-uppiter imposuit peras nobis duas ... Infine, ecco il punto forte della tesi del Mulino, il loro "aritimachiavellico" _ La riscoperta del Machiavelli è una tesi che Del Noce comunica all'Ordine civile: tuttavia essa può essere bene intesa solo da una "serena consapevolezza", cioè da una dote che a noi manca in modo, secondo il Mulino, quasi paradigmatico. Che cosa nascesse dalle nostre mani di una simile tesi, era per Gianni Sofri e Francesco Traniello, "facilmente immaginabile": noi non possiamo r~scoprire che "il tradizionale Machiavelli della Controriforma, del· Taci– tismo nero". Finalmente s.i è detta: i polemisti del Mulino sen– tono sul loro - volto la fresca· aria della filosofia dei lumi. L'antica battaglia riprende: ma stavolta, per fortuna della Chiesa, ci sono anc-he dei cattolici "illuminati" a combatter• la. Siamo ormai precipitati nei meandri della ragion di Sta– to; E .a questo punto i nostri autori si possano permettere di farci an'che la psicanalisi, scoprendo nella nostra polemica contro Fanfani ['-invettiva contro un transfuga, convertito dal- - le astratte palingenesi alla sana concretezza ed al casto culto della realtà. La girandola finale di apprezzamenti e di insulti ci sem– bra non aggiungere nulla alla gamma sinora riportata: dopò il "tacitismo nero" l' "ennesima scuola di qualunquismo" è una degradazione sia dell'apprezzamento che dell'insulto: e in– fine il pio invito al pessimismo come il miglior incentivo ad un impegno attivo e serio anche se ci dice qualcosa sulle matrici dottrinali degli autori, non aggiunge nulla di diverso al loro giudizio sulla rivista. - L'unica cosa che è oggettivamente interessante ed impor– tante di questo s_critto è appunto la durezza della polemica. L'ira e lo sdegno muovono i nostri due giovani scrittori: quello che importa è capirne il perchè. Gianni Sofri e Francesco Traniello appartengono ad una lbl . posizione clerico-mode~ata, quindi ad una di quelle posizioni che hanno per fine e scopo la conciliazione della Chiesa con la - civiltà moderna. Romanus Pontifex potest 1 ac debet curo progressu, cum liberalismo et cum recenti civilitate sese re– conciliare potest et componere. Et com po nere! Ma di questo, gli uomini, che i giovani articolisti del Mulino interpretano nella polemica culturale, hanno il genio! Quali fertili "composizioni" non abbiamo conosciuto nei nostri giorni! Non ci è mancata certo occasione di sperimentare la poli– tica clerico·moderata, incapace d( quella intransigenza morale sullo stesso terreno civile, di cui i fondatori, i pensatori, gli eroi della cultura e della civiltà moderna non sono stati certo privi! Per i clerico-moderati, la composizione con il m·oderno si traduce nella evirazione di esso. Ed è ben chiaro: ciò che dà grandezza al moderno, separato dal religioso e dal cri.' stiano, è la sua religione immanente, la sua religione atea. E' di qui che nasce ogni grandezza umana, dal senso de-ll'Assoluto. Ma i clerico moderati cacciano l'Assoluto con il medesimo vigore con cui i loro antenati facevano la caccia alle streghe. Essi cercano di aUontanarlo daì cattolici, insegnando che la religione non ha nulla a che fare con la politica, che ogni congiunzione della religione con la politica è contaminazio– ne della religione e mistificazione della politica (è la chiave, questa, dell'interpretazione clerico-moderna del marxismo). cercono di combatterlo tra i non credenti, cercano di dimo– strare che ogni dottr,ina universale è pseudo assoluto, pseudo religione !L che finisce per rinnegare la totale immanenza da essi professata. La forza dei clerico-moderni è che essi sono abilissimi, per principio, nella mimetizzazione: non avendo alcuna proposizione universale da sostenere, ma solo dei giudizi empirici e pratic-i, essi hanno indefinite possibi– lità di transazione e di .çompromesso. La loro debolezza è che se,nza alcun rapporto con le verità universali ed assolute, nessuna co·struzione è possibile. Non sorge una· casa senza le fondamenta. Per questa, abili transattori e mediatori, sono del tutto infecondi costruttori : per questo quando toccano il potere civile lo conducono a, miserevoli e radicali umiliazioni. Ora Ordine civile intende combattere a fondo questa posiz,ione. NÒstra tesi centrale è la ferma ed intransigente adesio– ne alla dottrina cristiana nell'ordine stesso sociale e politico. Alla dottrina cristiana insegnata dal Pontefice Romano, ora– colo infallibile e guida sicura per il mo;,,do intiero. Chi si stacca, anche nell'ordine civile e politico da-lla Chiesa di Roma, .~i stacca dalla verità e dalla vita. Nulla è perduto con essa, tutto è salvato e moltiplicato dall'adesione alla cattedra di verità. Noi affermiamo che l'ordine civile è distinto dall'ordine ecclesiastico, come la Chiesa .ed il Romano Pontefice hanno costantemente insegnato : e che i diritti e i doveri che lega– no reciprocamente le due supreme podestà non conducono alla reciproca soggezione ma alla reciproca libertà. Affer." miamo che dalla vera obbedienza all'insegnamento dei Ro– mani Pontefici la verità e la libertà di cui la persona umana è portatrice non vengono mai umiliate: l'obbedienza cristia– na è libertà. Per questo il più grande assertore della Regalità dì Cristo nella st'oria del nostro paese è anche un esempio della libertà cristiana.

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