l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

b l'ordine civile dividere soltanto ciò che è stato comune prima. Ma questo non era mai ..1ccaduto in Europa e per la prima volta ora ci avanziamo passo per passo verso la Comunità. _Nessun9 potrebbe dup_que fare una accusa .l!i sei Stati se essi si sono uniti, sopràttutto coloro che non hanno voluto partecipare a questa unione. Questo· vale anche e principalmente p~r i,,_-~– rapporti di que_sta Comunità con la Gran Bretagna. Ognuno di- noi - e;i"" questo è anche l'unanime concezione del Parlamento tedesco - ognuno: di noi desidera amplia.re il Merca.to Comune con la Gran Breta-g11a così. come con gli altri •Stati ·europei. Non importa· in che forma, o ·se si , chiami zona di libero .sc11mbio o altrimenti. Noi. siamo preparati. a· ciò. Noi abbiamo negoziato su questo e alcuni giorni fa sono state fatte ·riuove proposte. Basandomi su anni di lunga esperienza io posso ben dire in tutta tranquillità c senza pregiudizi:· questa unione con i terzi si ampli c·on terzi se questi_ terzi sono pronti ad accettare accanto ai nuovi diritti anche i doveri. Una comunità consiste in ciò che ogni membro .non usufruisce soltanto di diritti che gli spettano, ma sopporta anche· i doveri che gli -altri partecipanti si sono assunti. Notoriamente codesta Comunità dei Sei talvolta viene avversata poichè comprenderebbe soltanto una ~ piccola Europa » ma si può chimare « piccola » una Comunità in cui :vivono 165 milioni di uomini? Una comunità con una capacità di pro• duzione tale, con una così grande tradizione storica e culturale, una co– munità cui stanno a disposizione la diligenza -e l'esperienza e la conoscen- za di 165 milioni di europei. ,Ma tale comunità può farsi ben sentire. Essa ,può reggere anche_ il confronto cc,in comunità come gli Stati Uniti d'America con. i suoi 180 milioni di uomini e l'Unione Sovietica con ·i suoi 190 milioni. Senza con ciò entrare in qualsivoglia maniera in una falsa concorrenza, con alcuno, io dico: non siamo per niente così piccoli. Ma va da sè che noi vogliamo condurre avanti i negoziati ron i Sette pag. 23 della Zona di Libero Scambio che come noto. hanno luogo in Svezia. Noi siamo contenti di questi negoziati poichè vogliamo una più grande unio• ne e crediamo che sia pi_ù facile condurla a termine fra una comunità dei sei e· una comunità dei sette. Anche ·per questa più grande unione vale la proposta che il Presidente della Commissione Economica Europea, l'ex Sègretario di Stato Hallstein ha fatto a Strasburgo •alcuni giorni fa e che anche nei Paesi della Zona di Libero Scambio ha trovato una buona risonanza. Noi siamo convinti che su questo Continente europeo tutti i ,Paesi si dovrebbero unire non in uno Stato unitario ma in una Comunità in cui le singolarità dei popoli europei, la loro propria storia • e tradizione, il loro proprio volto, la loro propria lingua e cultura siano conservate. Noi vogliamo, come un mio amico in Strasburgo mi disse una volta, l'unità nel-la pluralità e a questa unità appartengono tutti i popoli europei. • .. i I o j \ i\_~,n « SOSTEGNO - P.ER _L'UNIONE ». A questo scopo essi non h·ann~ bi– sogno di scegliere la mede~im-a forma, poichè confidiamo nella libertà umana come an'che quei 17 milioni di ·uomini che vivono nella zona sovietica de\la Germania •con-fidano nella , libertà e nella dignità della persona. Se voi chiederete per caso a questi uomini se essi credono che la prosecuzione del 'lavoro dell'unità •europea avvicina la riunificazione del popolo tedesco essi risponderebbero con un sì. _Più forte è la volontà comune che sta Jietro al desiderio del popolo· tedesco di costituire la propria unità tanto più potremmo portarla a termine. Da· soli non lo potremmo mai. « Sounir ou perir»· è il titolo di un li-bro che il grande politico francese appassionato europ'eo Pani Reynaud ha scritto e che mi ha mandato qualche .tempo fa. In libera traduzione significa ,; i ,popoli europei e -le nazioni debbono unirsi o tramonteranno>>: a ciò io ,vorrei aggiungere: noi ci uniremo per condurre I°'Europa a un .futuro migliore. Un altro passo verso l~·unificàzione europea Ai popoli europei si pone pm urgente che mai il compito che l'Europa è ehiamata a svolgere nel nostro tempo. E se sul piano della pubblica discussione l'idea di un'Europa unita è stata, in questi ultimi tempi, relegata in second'ordine, i ministri deg,li Esteri dei .sei Paesi della Comunità Europea· fanno però di. tutto ,per accelerare la realiz– zazione degli obbiettivi fissati dai• trattati. La Turchia e la .Grecia si associano alla comunità dei sei, mentre in Gran Bretagna, dopo le· elezioni, si è ripreso a discutere sulla possi– bilità di fondere in un'area economica comune la Comunità .dei sei e il gruppo dei sette. -L'idea di una stretta comunità degli Stati e;ropei nacque al Consiglio dell'Europa, dove diede impulso alla creazione della Comunità del carbone e dell'acciaio. • L'integrazione economica .di sei Stati eutopei sul piano delle in– dustrie base - carbone ed acciaio - doveva essere la base di par– tenza per una vera comunità politica degli Stati partecipa.nti. Dapprin– cipio parve che i progetti dei fondatori della CE-CA potessero realizzar– si ab-bastanza rapidamente, ma fu -una nera illusione, che non tardò a risolversi in -una grossa delusione. • Il fallimento, infatti, della Comunità europea- di· Difesa {CED) fece fare un passo indietro all'idea unificatrice che ispiro uomm1 come Churchill, Schumann, De Gasper_i, Spaak, Adenauer ed altri, e solo len– tamente i progetti relativi -ripresero a mettersi in marcia. -Ma la bat– tuta d'arresto intervenuta non poteva non avere conseguenze psicologi– che. L'opinione pubblica europea, che aveva creduto prossima l'unità politica dell'Europa, si era scoraggiata e tale scoraggiamento si mani– festò nella critica ai progetti della « piccola Europa " dei Sei, nei qual i si volle vedere l'inizio di una « divisione » .dell',Europa. Per altro, i Governi dei sei Paesi hanno saputo trar partito dalle delusioni subite e perciò hanno posto mano ai loro progeHi d'unifica– zione sempre con .lo stesso slancio, ma con un maggiore senso di rea– lismo. Ora, è proprio per questo maggior senso di realismo che non si deve sottovalutare ciò che è già stato fatto. Per esempio, si sono costituite delle organizzazioni europee il cui efficace lavoro può essere statistica-mente documentato. Inoltre; la libertà di comunicazioni e di scambi ha raggiunto, sul -piano economico e su quello -umano, un grado tale che non si sarebbe osato sperare appena dieci anni fa. da un articolo.. della "Deutsché Korrespondenz,, l.nfine, un progresso veramente miracoloso si può scorgere nel fat– to che i popoli europei hanno sviluppato una coscienza effettivamente europea ed un effettivo senso di responsabilità comune. Questo nuovo sentimento, che rende pressocchè incomprensibili alla gioventù euro– pea le beghe nazionali del ,passato, costituisce una base durevole per continuare l'opera di unificazione. _ Un altro fattore che contribuisce alla unione europea è dato dalla minaccia che pesa sul continente del desiderio comunista di domina– zione. Può darsi che questa minaccia, nel corso degli anni, si sia trasfor– mata e dal terreno -dell'aggressione militare si sia trasferita su quello del sovvertimento· politico. Ma il pericolo che grava tuttav~a suUè forme di vita liberali resta pur sempre un elemento di cui i popoli europei dovranno tener conto. SoÌamente -una -unione del loro potenziale spirituale, politico, eco• nomico, e militare può porli in grado di· .preservare la 'loro libertà in una epoca di sovvertimento di portata mondiale. Il che .non signi.fica, beninteso, che si debba .attribuire un valore reale alle fantasie poli– tiche -di .una Europa come « terza forza » fra i due grandi blocchi di Potenze, giacchè non ·può essere dubbio -che anche -una Europa unita non potrebbe che essere a fianco del mondo occidentale, col quale ha in comune ogni -suo valore. L'-uni,ficazione -politica ed economica di tutti i popoli europei è e resta il fine supremo degli Stati della Comunità Economica Europea, i quali, prima come dopo, ritengono che sia una cattiva ·politica esclu– dere dal lavoro per -l'unione dell'Europa altri Stati. Essi sono pronti ad accogliere chiunque sia disposto ad accettare diritti e doveri della loro Comunità. Naturalmente, i sei Stati non possono perm~ttersi d'at– tendere che anche l'ultimo Paese dubbioso si sia fatto convinto della necessità e della giustezza delle loro a·zioni. In questi ultimi mesi sembra che sia venuto il momento favore– vole ,per fare -un altro deciso passo verso l'unificazione europea. Per esempio, l'elezione diretta di deputati per un Parlamento europeo po• trà contare sull'illimitato appoggio della opinione pubblica. Pertanto, i governi degli Stati europei non solo ·hanno il diritto, ma il dovere di sfruttare questo momento favorevole. Dire:i:ione, reda:i:ione e amministra:.ione: Roma • Via di Porta Castello, 13. • Tel. 561.279 Direttore: GIOVANNI BAG-ET-BOZZO - Redattore responsabil.e: DOMENICO DE SOSSI Autoriuazione del Tribunale di Roma n. 6923 del 30 maggio 19S9 AHONAMENTI: Annuo: L. 2.000 Sem.: L, 1.100 Trim. : L. 600 inobianc Tiip. Aas-Gt!AF . Roma • Vie Banchi Veechi 12° • Telef. 652.S76

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