l’ordine civile - anno I - n. 10 - 15 novembre 1959

• pag. 2' l'ordine civile ----------------------------- non si capiscono molte cose nè di una vicenda personale così rilevante nè -della· storia politica attuale dei cattolici italiani. Politica e Chiesa erano due mondi regolati da leggi di asso– luta alterità: è ·ogni combinazione era e una maggiore o mi– nore contaminazione dell'ordine ecclesiastico e un giogo im– posto a quelio politico, destinato a essere prima o poi spez– zato e scoss·o. Nel dilemma così creato, l'on. Dossetti scelse un corno: i giovani d.c. l'altro. Ma non si capirebbe il politicismo della cc terza generazione » senza il dualismo dossettiano, che po– ·neva :necessariamente sotto una radice pessimistica ogni con– giunzione tra Cristianesimo e realtà naturali. Era chiaro che chi non si poneva sul piano ,deWon. Dos– setti e rimaneva sul piano della ragione politica non poteva che agire sul piano del più assoluto e disincantato realismo. La dottrina dei due piani, uno, per dir così, religioso e inno– vatore, •e, l'altro, politico-conservatore, con cui l'on. Dossetti si congedò dalla sua cc corrente », era la piena -espressione di questo dualismo. La politica veniva con ciò posta, come dice– vamo., nel segno del compromesso mondano : ancora una volta spiritualismo e politicismo rivelava~o la loro sostanziale com– ponibilità. L'operazione dei due piani, eredità formale dell'on. Dos-. setti, svolgeva così un ruolo cc storico » nel futuro della DC : liquidava •definitivamente il mondo deg;li ideaili politici. Il rapporto con la Chiesa nella po1li 1 tica venne necessariamente, po•sto tale concezione della politica, ·a essere inteso ·so:lo co– me ra·pporto di convenienza di ·potere. Com'·era . ovvio, per l'integrità dell'ordine, la negazione ,degli ideaH civili tras,ci– nava con sè fa decadenz·a ·di quel,li re1igiosi. Potremmo seguire questa vicenda con riferimento all'on. FanJìani in cui però l'autonomia politica non fiorì che con il supp·orto singo.Jare -deU'on. La Pira. Ma di questo ci siamo gi~ occupati altra volta: e d'altro lato il caso dell'on. Fanfani, è, per quanto rilevante, un caso singolare, ·laddove il caso della terza generazione d.c. è un fatto collettivo e di portata rilev·ante nel:la storia presente -del nostro paese. Curiosamente, ,l'ultimo tentativo ·effettivo per riportare i giovani democristiani a superare il duali.smo dossettiano fu svolto appunto dal gruppo dirigente della sinistra cristiana che ispirava ,, Lo Spettatore italiano » prima ed cc Il Dibat- • tito politico » poi. La posizione di q·uesto gruppo italiano aveva una sua radicale -differenza da tutte le posizioni paracomuniste di deri– vazione francese: era cioè pienamente sensibile al valore delle idee. Ed intendeva svolgere, nel mondo comunista, tma radicale critica delle idee e delle politiche prevalenti. Si 'può dire che la sua accettazione del comunismo non era nemmeno viista sotto il profilo della necessità ,storica, ma solo ;otto quella dell'esigenza ideale del superamento pieno ed organico del sistema capitalistico. Identificare dunque la pos1z10ne di questo gruppo con le posizioni irrazionalistiche di un Mounier e di un ~1ont– lucard, è dunque un errore. Il limite di un intellettualismo consequenziario che traduceva ;;:emplicisticamente una dot– trina in un comportamento erano fin macroscopicamente vi– sibile in questo caso. Ma le obiezioni che si possono fare a questa posizione trovano la loro forza e la loro sicurezza mag– giore direttamente sùl terreno della Fede che è al di sopra della ragione e della sapienza e che, appunto per questo, vi è conforme in un modo che trascende la pressione del sensibile sulla corta vista umana. Sia pure dunque con errori, intellettualismi, unilatera" lità, e con il grave peso di un'errata posizione verso la Chiesa, tale gruppo era evidentemente al di fuori del dualismo dosset– tiano. Fondato su una certa interpretazione marcatamente ari– stotelica del tomismo, manteneva però sempre il principio di una legge naturale, di un ideale civile e· quindi di una armonia tra ragione ·e fede, sino a sostenere che il capire ·il problema d-el,l'« istituto ecclesiast•ico » comportava per il mon– do sovietico la possibilità di itra'scendere i suoi maggiori errori sul piano globale deUa ,società ci,viile. Questa :posizione, ,di– remmo quasi per i suoi stessi limiti -ed errori, era però ormai l'ultima che potesse eeercitara qualch• influenza .sulla terza g•enerazione d.c. \.,et obìanco Espressione diretta di questa· influenza fu una rivista lombard~ del movimehto giovanile d.c. « Il ribelle ed il con– formista », che ebbe pe_rò poca vita. Il gruppo della sinistra cristiana offriva ai giovani d.c. una cosa di cui allora essi sentivano enormemente il bisogno: una dottrina, una cc ideologia ». Offriva a loro la possibilità di una critica poli-tica, alla società vigente, fondata su tesi politiche generali e quindi offriva loro la poss_ibilità di cri– ticare come riformismo, assistenzialismo, settorialismo, come « socialismo del cuore » le posizioni di Fanfani e di La Pira, cioè in sostanza quelle della « seconda generazione » -d.c.: il che era un non sprezzabile strumento di autonomia e di in- .– fluenza politica. Ci furono due posizioni di fronte alla prospettiva offerta dalla .sinistra cristiana. Una, quella offerta dal gruppo dos– settiano originario e che possiamo considerare puntualmente espressa dal delegato nazionale del movimento gioV'anile di allora, Malfatti. Coerentemente al dualismo dossettiano, tale posizione respinge formalmente ogni ideologia politica ed . afferma che la polit•ica è l'·arte dell'esercizio del potere: tale posizione cioè si ritrova all'immancabile appuntamento di ogni posiz:ione dualista •in pohica : il machiavellismo puro ed esplicito. Necessariamente, essa ha bisogno di una media– zio'lle popolare, di una cc-demagogia >>, che nel .c,aso -concreto può essere il populismo fanfaniano. Abbiamo dunque una sinistr·a laica machi•avellica, che nasce direttamente sul terreno· del dualismo dossettiano e a cui la critica dello e< Spettatore » e del cc Dibattito » serve soltanto come critica definitiva di ogni pensi-ero po-litico •e di ogni valutazione dottrinale della realtà politica. Abbiamo invece una sinistra laica ideologica che sosti– tuisce, in certo modo, Marx a Machiavelli e ·dà un'interpre– tazione populistica del concetto di classe. In realtà, tutte le elaborazioni comuniste, dal VII congresso dell'Internazionale, sino al XX congresso del PCUS influenzano ed autorizzano tale versione. Non a caso i cattolici appaiono come interpréti " delle masse contadine » o in genere delle classi popolari. E' a partire da que5ta interpretazione che nasce la cor– rente di « base ». Mentre il gruppo dirigente della ·« sinistra cris·tiana » vo– leva compiere una radicale revisione di tutta l'ideologia rivo– luzionaria,,( e per questo motivo intendeva rimanere nel mon- • do comunista), la cc base » giungeva ad accettare le tesi del marxismo moderno sulla sinistra cattolica e a trasmetterle a tuUi i fermenti populistici operanti nel quadro delle orga– nizzazioni di obbedienza o di controllo ecclesiastico. Per que– sto essa rimaneva nel mondo cattolico e nella D.C. L'équipe del cc Dibattito » conosceva così una grave scon– fitta. La rivista era nata per parlare sopratutto ai comunisti a partire dal problema c,attolico. L'unica influenza certa era invece stata quella di aumentare la zona del paramar:xismo, cioè di quelle forz-e che rimangono più o meno inconsciamen– te egemonizzate dall'ideologia marxista. AveV'a sì sottratte delle forze. al puro machiavellismo im– plicito nel dualismo dossettiano: ma solo per suggerire ad altre una « cattiva unità », la più loutana, sostanzialmente, dalle sue effettive intenzioni. La fine -del cc Dibattito.» è dunque un atto di coerenza. Esso era nato come una rivista ,di idee: gli •incontri, ile conver– genze e le divergenze delle forze politiche erano sempre cer– cati -non sul piano delle tattiche o peggio degli interes!!i di potere dei singoli e dei f?ruppi, ma sulla base di effettive intese sulla base di una dottrina o almeno di un comune giu– dizio storico. La volontà di seguire 1o svolgimento politico e di legare lo sviluppo de1le forze a delle idee aveva spinto il cc Dibat– tito » :S uno sforzo insostenibile. Perchè da un lato, effettiv,a– mente, le convergenze si verificavano, ma non per un acéordo sulle idee, ma per un altro ed opposto tipo di accordo, anche se tacito: quello di prescindere interamente da esse. Comunisti, socialisti, laicisti e cattolici di sinistra non parlavano più di· Stato ma di provvedimenti legisla-tivi, a'l ~ui vertice dottrinale .stava il « Piano Vanoni ». . I:l .ccDibattito » era così eoetretto a po-sizioni -ad un tem-p•

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