l’ordine civile - anno I - n. 8 - 15 ottobre 1959

LETTERATURA E COSTUl\l Scuola e civiltà L'apertura della scuola avviene in un momento in cui il ·problema scolastico, già tanto dibattuto in questo dopoguer• ra, trova ancora una volta impegnali or• ganismi responsabili e una certa parte della pubblica opinione. Il Senato ha iniziato il dibattito dal progetto plu– riennale avanzato dal governo Fanfani e fatto proprio dal governo Segni, il Consiglio superiore della pubblica istru– zione sta discutendo le propos~e del mi– nistro Medici relative ·all'obbligatorietà della cuola fino a 14 anni. Certo la questione scolastica sembra talmente aggrovigliata, che le soluzioni alla sn-a crisi non sono facili : una vecchia pian– ta da potare senza falsi rammarichi per i fiori e i frutti che p1{ò a 'er rlato, Una questione ci sembra tuttavia rimasta al margine delle discussioni e dei dibatti– ti: quella degli ideali a cui la scuola deve ispirarsi. Si potrà sorridere del– l'ingenuità apparente del problema a– vanzando tutto il materiale rlelle defi– cienze pratiche e strutturali della scuo– la italiana. Ma non crediamo Ji andare errati. La scuola è •sempre stata ed è il punto di trapasso tra una generazione e l'ahra, di consegna di un patrimonio e di una tradizione dai vecchi ai giovani, dove anzi il valore di una tradizione si mette alla prova di un vaglio pedago– gico. La scuola, di fatto, non trasmette _solo nozioni di storia e di matematica, trasmette inevitabilmente il senso di una civiltà e il significato che l'azione di ognuno può avere nel quad~o gene– rale di essa; il· ragazzo ha nella scuola il primo contatto, a un livello via via più maturo, con le idee che reggono il mondo r il viver civile. • Le scuole negli Stati totalitari sono, solitamente, rivolte in modo drastico in questa direzione e negli altri in qual– che modo a idealità omogenee; ciò av– viene, diremmo, naturalmente ( e qual– cosa di simile è certo avvenuto nell 'Ita– lia liberale e positivist-ica, anche se l'o– mogeneità era più di vertice che genera– le). Ora certo non si può parlare di omo– geneità nel-lo Stato e nella vita civile ita– liana di oggi. E la scuola soffre diretta– mente di qm,sta situazione. Un'ideale democratico si prospetta in modo tal– mente generico da non si:iscitare consen– si ed entusiasmi ( non a caso sono alte tra ·gli studenti le aliquote di neofasci– sti), nè ogni ideale minore sembra avere spazio di riuscita ( neppure quello scien– tifico, della conquista scientifica, che dovrebbe ricevere impulsi straordinari dalle imprese spaziali). Perchè, ri– teniamo, la scuola italiana è oggi, sal– ve le eccezioni, isolate e forse rare, sen– za fede in qualche ·cosa, come lo sono 1 cittadini. o ne Il professore, in una situazione come questa, ha un compito assai difficile. Su– perate le non poche difficoltà pratiche, si trova sempre di fronte delle persone, cui non sa dare o a cui gli è difficile da– re giudizi e-risposte. E deve compiere in sè una soluzione tra vivo e morto, tra. vivo e morituro, nella tradizione, che spesso può essere superiore alle sue for– ze. Ma· -il suo è certo uno de mali più importanti e delicati della vita nazio– mde. Educare, nella libertà degli spi– riti, alla responsabilità civile, istruire nel sen5o « classico >> delle virtù, tra– smettere i1 senso de11 'unità della vita e degli scopi degli uomini, additare un ideale di cui i vedono così poche forme concrete. Stupisce pertanto, da questo punto di vi,,ta, c·he la figura del professore sia oggi co.,,ì scaduta nella valutazione ge– nerale. E assume così un significato mollo netto, non solo ai fini di una con– siderazione di giusti compensi, il fatto che il professore ,sia oggi sottopagato. Per questo motivo la scuola italiana è oggi sulla strada di diventare, quando già non lo sia, una delle tipiche carriere femminili. Tra poco la bambinaia, l'in– fermiera, la maestra elementare e la professoressa saranno strade egualmen– te aperte alle « maggiori disposizioni e alle partico.lari capacità >> della donna. Non ci sarebbe nulla da obiettare, se la scuola fosse solo pura trasmissione di nozioni, ma questo .non è. Mentre per assolvere alla sua funzione di tramite tra il presen1e e .il futuro, tra la vita ,ci– vile di oggi e di domani, la scuola ha sì bisogno e non solo in maniera com– plementare di insegnanti femminili - specie nelle prime classi -, ma parti– colarmente ha bisogno di insegnanti ma– schili, in quanto a questi '( generalmei;i– te, e anche qui con tutte le eccezioni che si vogliono) ·è affidato per natura il sen– so della vita civile, la capacità di uni– versalizzare le posizioni particolari, di viverle in se stessi e di proporle agli altri; di essfre tramite tra le idealità che sorgono nella nazione e la fanno vivere e la giovane generazione. CLAUDIO LEONARDI Venezia 1959 Accanto a quello di Rossellini altri due film ci sono sembrati veramente de– gni di essere menzionati in una mostra internazionale d'arte cinematografica : il giapponese « Enjo >> e lo svedese « Ansiktet >>. Regista di « Enjo >> ( La fiamma del tormento) è quel Kon lchi 1 kawa che proprio a Venezia seppe conquistarsi qualche· anno fa, con << L'arpa birma– na )), consensi quasi unanimi di critica. Come il precedente, anche il suo ulti- mo film è· la storia di una vocazione. La più grande aspirazione di Goichi è quella di essere ammesso come bon– zo, un giorno, al tempio di Shukaku che sua padre gli ha dès"critto come « la cosa più bella che esista al mon– do >>. Figlio di un bonzo invalido che h,i saputo perdonare i tradimenti della moglie, ferito dalle tristi viéende della sua famiglia, umiliato da una balbuzie che lo rende ridicolo, il giovane, alla morte del padre, viene accettato come discepolo dal primo sace1·dote di Shu– kaku che egli apprende ad amare e ad ammirare profondamente. Il padiglio– ne d'oro rappresenta per Goj • llll 'oasi di purezza incontaminabile, salvo dalle brutture del mondo ; , •·v1z10 divino egli intende dedicare 1 pen- siero ed ogni atto della sua ta. Ma anche tra le mura sacre vede insinuarsi le meschinità degli uomini. ,po la fine del conflitto mondiale tempio sta diventando comoda meta di curiosi e avvinazzati soldati americani in facili compagnie. Gli avidi sacerdoti, anzichè porvi rimedio, si dedicano allegramente a incrementare le gite e il commercio. L'amicizia con uno studente sciancato ha poi deleteri influssi su Goichi: co– stui, che è un -cinico depravato, gli rac– conta le sue tristi esperienze amorose infQndendogli un senso di amara ripu– gnanza per la vita e infine giunge a svelargli come anche il primo sacerdo– dote sia soltanto un ipocrita immora– le che da anni coltiva una illecita re– lazione. Costretto in un mondo che non sa più riconoscere Goichi può ancora fare qualcosa : sottrane la casa· della divinità a questa ,serie incessante di ·pro– fanazioni appiccandovi fuoco. Viene ar– restato e condotto a vedere le rovine fumanti: sparito anche quell'ultimo simbolo di purezza, la testimonianza della presenza 'del divino fra gli uomi– ni, non vale più la pena di vivere. Sul– la via della prigione Goichi si getta dal treno in corsa uccidendosi. - C'è in questo film il senso di una grande tragedia, quella di una offerta che va perduta, di tutto un mondo di affetti, dedizione, sacrificio, che si ri– trae in sè come un fiore toccalo dal fuo– co, quella di una consacrazione gettata via. La protesta ,di Goic-hi viene tra– scritta dal regista evitando qualsiasi to– no astiosamente o satiricamente facile, con profonda tristezza, come un monito lanciato verso un'epoca che sembra chiudersi ad ogni richiamo spirituale o che sa degradarli a richiami comodi, a formulari noii inquietanti. La costruzione del personaggio prin– cipale è attentissima: Goichi si sente ai margini della vita, il suo trauma fami– liare, il suo difetto fisico lo portano

RkJQdWJsaXNoZXIy