l’ordine civile - anno I - n. 5-6 - 15 settembre 1959

Il Sahara e la Si va prospettando la possibilità che un'intesa fra il mon– do slavo e quello anglo-sassone, pur assicurando all'Europa un auspicabile pe1·iodo di pace, si concreti rapidamente in una leadership anglo-russa-americana, della politica mondiale .. Una prima realizzazione, per quanto non ancora appa– riscente, di questa intesa potrebbe essere la sostituzione della Polonia alla Germania, quale ponte fra Oriente e Occidente. Nixon avrebbe rivelato il recondito pem,iero anglo-sas– sone con una sola frase pronunciata a \'."arsavia, che il mondo cioè aveva troppo presto dimenticato le atrocità tedesche, ed a sua volta Mosca lo avrebbe rivelato autorizzando le grandi manifesta11ioni polacche per Nixon e per l'America, manife– sta~ioni che eisa ha tollerato solo ·in Polonia ben sapendo che la Polonia, senza l'aiuto della Russia, perderebbe l'Oder– Neisse e i territori ,tedeschi annessi. Abbiamo enunciata questa ipotesi poichè ne riteniamo la realizzazione non improbabile in un avvenire più o meno prossimo, quando cioè il pericolo cinese minaccerà seriamen– te !'•imperialismo moscovita in Asia. Altre ipotesi potrebbero formularsi come quella, a·d esem– pio, accarezzata dal Genera'le ne Gaulle, di un blocco franco– russo o meglio franco-panslavo che paralizzerebbe quello anglo-sassone e nel quale la Francia avrebbe la leadership del– l'Europa, del Maghreb, dell'Africa Nera e perchè no, del Li– bano e della Siria di dove fu malamente cacciata dall'Inghil– terra. Più che di un'ipotesi si tratta probabilmente di un'illu– sione alimentata abilmente, di tempo in tempo, ,da oppo1·– tuni contatti con l'Ambasciatore russo a Parigi Sergej Vino– gradov, e dall'ordine di Mosc~ ai comunisti francesi di evitare nell'organo ufficiale del P.C.F. ccl'Humanité », prese di po– sizione troppo impegnative circa l'indipendenza. dell'Algeria, e di passare ai comunisti italiani i contatti più compromet– tenti ,con i nazionalisti algerini e con i sindacalisti nord-afri– cani in genere, contatti che -dall'on. Togliatti furono affidati ad una Commissione per l'Oriente, formata dall'on. Velio Spa– no, dal sen. Sereni e dal sen. Valenzi .. Ancora un'ipotesi è stata elaborata da alcuni settori fran– cesi, quella cioè di un direttorio franco-italo-tedesco al quale la Francia in cambio della sua .leardership assicurerebbe ai due partecipanti larghi privilegi sulle ricchezze del Sahara che sono tali da condizionare la politica dell'Europa intera e indi1·ettamente quella degli anglo-sassoni i quali non avreb– bero più, in tutta l'Europa e in tutto il Nord-Africa il mono– polio di molte materie prime e soprattutto il monopolio degli idrocarburi. I tedeschi si mostrarono favorevoli, ma non trop– po, ed il caustico Der Spiegel definì gli ent_usiasmi francesi pel Sahara : sogni sulla sabbia. Tuttavia con le nuove scoperte d-i carbone, di ferro e ,di manganese e soprattutto d'importan– tissimi giacimenti sia di petrolio che di gas metano, la Fran– cia _si è sempre più convinta di potere con le ricchezze del de~erto condizionare la politica europea. Si legge infatti sulla copertina di un libro di Pierre Cornet: cc Sahara terra di domani », del quale l'editore Bom– piani ci ha. data la traduzione nel luglio scorso - libro che– non è-aggiornato circa_ i nuovi ritrovamenti e sulle modifiche alle disposizioni legislative che regolano l'amministrazione dei territori. sahariani dopo il 195_7, data presumibile della sua pubblicazione in Francia - si le:i;ge, come dicevamo. ques.ta frase nella quale trasp_are tutto l'orgoglio della Fran– cia: cc Non solo il destino dell'Africa, ma anche quello del– l'Europa è in agguato sulle sabbie del deserto >>. In realtà da qualche anno, verso la fine della IV Repub– blica e irli albori della V Repubblica degolliana, tutto il mon– do sembra. pervaso o da una profonda preoccupazione o da una incontrollata euforia, a seconda degli orientamenti poli- politica europea di Enrico Insabaw tici e finanziari degli stati, degli enti, delle comunità che vi sono inte1·essati. La Francia è convinta e vorrebbe convincere il mondo intero che essa col ccsuo ii Sahara è in condizione di emanci– pare non solo la Francia e l'Unione Francese, ma tutta l'Eu– ropa dalla dipendenza economica, e quindi politica, dei deten– tori delle principali fonti dell'energia: il carbone e soprat– tutto il petrolio che, per molti decenni ,ancora, domineranno il mondo. ,cc Il problem_a dell'energia, scrive Cornet, è il problema chiave del progresso umano. L'Europa è particolarmente in– teressata a'l miglioramento delle sue -condizioni energetiche. In questo campo il regresso europeo è grave. Iel 1929 l'Eu– ropa produceva il 40% dell'energia mondiale. Oggi ne pro– duce appena il 25% ... il Kw costa 5 fr. in Europa e 2 fr. negli Stati Uniti e in Russia ... questo stato di cose contribuisce ad appesantire la bilaneia dei costi e ad allargare il margine di insicurezza degli approvigionamenti, ripercuotend~i natu– r-almente sui prezzi ». Autentiche ver-ità che preoccupano tutta l'Europa, com– presa !',Italia, dove però l_e scomposte lotte fra statalismo e , antistatalismo hanno travolto il pro-getto di creare un organo, o meglio ancora un dicastero dell'energia il quale non mono– polizzasse, ma coordinasse e stimolasse, lo sviluppo armonico di tutte le fonti d'energia: il carbone, il petrolio, l'en_ergia_ endogena, soffioni, l'energia solare ed eolica e soprattutto !'-energia atomica. • Un tale organismo avrebbe forse evitato il recente dan– noso aumento dei prezzi dell'energia elettrica in Italia. Per risolvere il problema dell'energia veramente ango– scioso per tutta l'Europa, la Francia offre il petrolio, il me– tano, il carbone, il ferro, il manganese... del suo Sahara e garantisce ancora l'indipendenza anche per la prorluzione del– l'energia atomica. Afferma infatti il Cornet ( pag. 229) che, risolto il pro– blema della fissione, il solo vero grande problema risiederà ormai in uno sfruttamento industrialmente redditizio di mi– nerali ricchi: -l'uranio, la monazite, la pecblenda, la torite, il niobio, la grafite e il berilio, e conclude testualmente: il ricchissimo sottosuolo sahariano ne racchiude la maggior parte. Ecco ,dunque un tranquillo avvenire economico e politico assicurato all'Europa, purchè questa sostenga la Francia af– finchè essa possa risolvere i.l problema fondamentale e per– manente del divenire sahariano sotto la sua egida. Lo conferma, con fa sua alta autorità Albert Sarraut, Pre– sidente dell'Assemblea dell'Unione Francese, nella sua pre– fazione al libro .di Pi erre- Cornet : « "Il deserto appartiene alla Francia!" Noi siamo così responsabili, di fronte all'u– manità, de.lla sua valorizzazione >>. Di fronte a tali imperative affermazioni è naturale -che uomini ,d'affari e uomini politici responsabili, in piena buona fede ( quelli in mala fede facilmente individuabili non ci in– teressano), cerchino di influenzare l'opinione pubblica ed i governi dei loro rispettivi paesi per indurli arl aiutare la Francia politicamente, diplomaticamente, finanziariamente e magari militarmente, a stroncare, ad annientare gli ostacoli che le impediscono di svolgere la s-ua grande missione saha– riana. A ,questo punto si impone un preoccupante quesito: come sia sorta in Francia questa grande illusione éhe ha ge– nerato l'equivoco sul quale De Gaulle successivamente ha pun– tato in perfetta buona fede non sospettando neppure che se quella carta si fosse rivelata fallace o insufficiente, egli non solo -seppelliva la quinta Repubblica, ma metteva in pericolo l'avvenire della stessa Europa precludendole, forse per sem– pre, la possibilità ·di instaurare l'Eurafrica? E' necessario che la risposta a questo problema sia così

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