l’ordine civile - anno I - n. 5-6 - 15 settembre 1959

l'ordine civile LETTURE BASSO, Il principe senza scettro, Feltrinel– li 1958. Sono usciti l'anno scorso nel periodo pre– cedente le· elezioni alcuni libri di argomento politico, a carattere clottrinario-tP.orico,- o sag– gistico o documentaristico, e cli diverso valo– re; non è difficile ·riconoscere che il settore più rifornito e interessante proviene dalle ela– borazioni interne alla -tradizione marxista. Bisogna anche osservare, tuttavia, che le condizioni . che hanno permesso· l'aprirsi di questa fase, sono venute via via perdendo il loro valore, così che i diversi filoni del di– scorso sembrano mostrare ora una certa aridi– tà problemntica: il più riguardato e cauto di questi filoni è necessariamente quello che fa capo alla forza più rigida e ortodossa dello schieramento imarxista, i,) P.C.L, e non stupi– scono quindi i tentativi cli liquidazione del neo-riformismo condoni dallo s!esso Togliatti già nei primi mesi del 1957, o le giustifica– zioni acldoue alla linea seguita dal P.C.I. in Italia nell'immediato dopoguerra (« Il pensie– ro e l'opera di Alcide De Gaspcri ») o nei suoi rapporti con I'lnternazionale Comunista (« Ri– nascita » cli luglio-agosto 1959). Anche i gruppi di tradizione socialista, al– l'interno dei quali più vivo e attuale è diven– tato il problema del neo-riformismo, centro ideale del dibattito, hanno seguito linee di svolgimento non costanti, risentendo forse le diverse formazioni minori della preoccupazio– ne tattica circa i rapporti interni di forza nel P.S.I. Vogliamo qui occuparci brevemente del ii– bro cli nno dei leaders di queste formazioni, l'on. Basso, il quale nel « Principe senza sce•– tro » (Feltrinelli, 1958), fuori delle dispute sul riformismo, inizia piuttosto un'analisi che sta fra •l'esame delle dottrine politiche contempo– ranee e la storia dello stato contemporaneo, del quale viene preso come esempio l'·ltalia, nelle vicende che hanno portato al-la stesura della Carta Costituzionale e al suo primo de– cennio di vita. La prima parte è dedicata all'esame della nascita e dello sviluppo dello stato modemo. giustamente inquadrato in uno schema classi. sta: Basso cerca cli dimostrare come lo stato uscito. dalla Rivoluzione francese, malgrado l'impegno di « uguaglianza " proclamato accan– to a quello di « libertà », è in effetti uno stato di classè, nel quale la classe borghes~ egemo– nizza, attraverso la e, sua » organizzazione del potere, le altre. La divisione dei poteri, lr rappresentanza senza mandato. imperativo v::. so gli elettori, il bicameralismo sarebbero a,– trettanti freni contro -la partecipazione piena al pot~e dell'unico titolare di esso: il popofo. Dopo aver accennato alla storia, ai motivi ~ alle occasioni, della crisi dello Stato libe– rale in Europa, Basso tenta cli teorizzare lo stato democratico, quello fondato sulla sovra– nìtà ·popolare - sulla sovranità del popolo, globalmente considerato, non sulla sovranità cli una classe che presume, come quella· bor– ghe,e nell'Ottocento, di rappresentarlo -; il povolo diventa giustamente, in una costru– zione come questa, non soltanto il nuovo ccPrincipe >>, cioè il sovrano cui spetta i.I tito– lo e l'esercizio del potere, ma anche la realtà socio-politica sulla ·quale è possibile mi6urace la composizione e il superamento cli famose antinomie giuridiche: libertà - autonomia (dei cittadini) e libertà - partecipazione (al potere), stato-comunità e stato-governo. La prima, in una concezione che al!ribuisca, nell'ordinamento costituzionale, primarietà e fondamento al popolo, si risolve nel senso che !a partecipazione è necessaria e strumentale per l'attingunento della stessa autonomia e é:l n an per assicurare all'orclinamen:o s!e-;so la pc:;.;– hilità di svilupparsi e di intcgrn:rsi, di div-:'n– tare C< un diritto nuovo, uno stato nuovo, tu1 ordine nuovo »: la, seconda si risolve, ncll'an~. bito di una concezione democratica, nel senso che lo stato-governo è esso stesso a servizio del s~vrano (lo stato-comunità) e, lungi dai– l'esercitarsi contro di esso è, a,11zi,il modo con il quale questi può politi:anwnlc cspr-itn-uc ia propria sovranità. Dopo .Ja crisi dello stato liberale, al sorge– re cl-elio stato de,r.ocratico, si presentano no– tevoli resistenze e rliafrnmmi abbastanza for1i all'esercizio del potere da parte del sovrano, così che l"ant·ico usurpatore (la bo·rghesia e ie sue forme di potere: la burocrazia, la collu– sione fra indirizzo cli governo e rntcrcssi eco– r.omici consolidati, la tendenza, sul piano isti– tuzionale, alla clitt-atura cli maggiorauza, ecc.) mette in forse la crescita del nuovo stato: il quale, per altro, ha ora a sua difesa molli istituti, come i diritti di libcr,ù garantiti cos,i– n,zionalrnentc, i! bilanciamcnlo rlei poi.eri, i·• indipendenza della magistratura, le autonomi. locali, il pluralismo associativo, la Magislra tura Superiore a presidio della Cosriwzion-c ecc. Come appare da questi brevi cenni, relati',·, alla prima parte del libro, dedicata alla park più pro·priamente teorica, il disegno g-enera'e è interessante e per buona parte accettabile. Nella ·seconda parte Basso ricostruisce, all'i11- terno de!Ia storia della Resistenza, gli orien– tamenti e le prospettive che, nei singoli schie– ramenti delle forze combattenti, venivano ma– nifestandosi nei confronti di una nuova costi– tuzione: in fondo, sia nelle dichiarazioni de, rappresentanti del P.d.A., sia in quelle dei rappresentanti socialisti, sia nel programnu della D.C., sia, infine, nelle posizioni comu– niste, la Costituzione era vista come punto .{i partenza al fine di conservare il patrimonio di libertà politica (per tutti) teorizzato dai libe– rali dell '800, ima anche al fine di creare le condizioni capaci cli rimuovere le disuguaglian– ze ~ociali (limiti alla proprietà privata, diritti dell'organizzazione sindacale, consigli di ge– stione, politica scolastica, ccc.). Questa parte è estremamente interessante perché riesce in qualche modo a n:ostrare le difficoltà cli com– prescn_za e cli successione fra le due serie ci i istituti dell'Italia legale dal 1943 al 1948: i _C.L.N., portatori di un impegno e, per tracce, cli Gn prog1·anuna rivoluzionario, e i nonnali organi costituzionalmente sopravviventi (go– verno e partiti, burècrazia e amministrazio11,', 1nagistratura, ccc.), orientati piuuosto a con• servare larga parte dell'ordinamento preceden– te. Tutta l'ultima parte è dedicata all'analisi delle elaborazioni costituzionali, alla valuta– ztone, rispetto ad una co,1cczione democratica, della Costituzione italie'.na, e, infine, alla con– statazione della sopravvivenza, durante il de– cennio 1948-58, di leggi, istituti, costumi non certamente democratici: al punto che il sovra– no (il popolo) sarebbe stato privato del suo scettro, messo nell'irr,possihili,à di governare. Punti cli sviluppo in senso democratico, al chiudersi del decennio: la Corte CostitGziona– le, il messaggio pre3iclenzialc, i partiti. La spiegazione storica di questa involuzione, per la quale si passa claHc affermazioni resi– stenziali e dnlle enunciazioni dell'Assemblea Costituente, ove tuUi, anche i cattolici, sono concordi, alle lesioni cli libertà successive, sta, secondo Basso, nella svolta operata dalla D.L nel 1947, rovesciando il tripartito e presenta11- closi candidata, da quel momenlo, come la sola forza fondamentale· cli governo, alla qua',, quindi la borghesia non poteva non attaccarsi pe1· salvaguardare i suoi interessi e alla quale, pa,g. 25 quindi, non poteva rimanere estranea la fun• zione cli conservazione, per quanto possibile, del precedente ordinamento e del rapporto c:i forza fra le classi. L'analisi cli Basso, in apparenza molto chia– ra e per alcuni aspetti accettabile, merita tut– tavia qualche approfondimento. A questo se'>~ po_è utile ricordare il punto di partenza dello studio: viene assunto « il significato ideale (tlel termine e della realtà della democrazia/ come una stregua di valutazione dell'effett:va democral'icità dei diversi reg1mi, cioè. della ,!c:noorazia stcricamentc rc::lizzata »; ed è uti– le csanl'inare la conclusione a cui Basso pe1·– viene: è vero che sarebbe colpevole <• sottova– luta,·e il significato morale e politico della Costituzione, la forza che si sp;-ir;iona dal fat– to che essa esiste, e contiene certi principi, che è staia il frutto cli tanti sacrifici passati ed è oggi punto di riferin:cnto di tante spe– ranze a venire». Accanto a questo << certo è vero quel che Marx e Lassalle ci insegnano: se non si muta quel ra1)porto di forze (la proiezione pditica dei rapporti cli classe esi– stenti) i testi cos1it1:zionnli servono a poco». Sono evidcnl.i, tanto frequentemente ricorro– no nel libro di Basso, due presupposti: l'in– terpretazione classista della realtà politica del secolo scorso e del nostro e la primarietà dello slrumcn,o c;ci p,rrtiti politici per assi-. curare la partec,ipazione del popolo al gover– no e per garantire la continuità e lo svilupi,o della Costiluzione. Anzi, addirittura, il par– tilo viene concepito come l'organo normale Ili controllo dell'esercizio della sovranità po– polare. E qual'è il legame fra partito e po– polo? << I ciuaùini che .non votano, gli elet– tori astenzionisti, delegano in fatto i propri poteri agli elettori che esercitano il diritto Ji voto; questi alla loro volta fanno una scelta cli programmi politici, cioè di parti– ti, e pertanto si può dire che gli elettori che non sono iscritti a partiti e si limitano a scegliere tra quelli esistenti delegano in real– tà ai cittadini iscritti ai partiti sia l'elabora– zione delle piattaforme politiche che la de– signazione del candidato; all'interno dei par– liti i semplici iscritti che non partecipano at– tivamente delegano i loro poteri ai militan– ti attivi e via discorreclo. Questo sistema cli deleghe è inclispcnsabile anche perchè la mas– sa è immatura e impreparata ad affrontare tutti i complessi problemi della vita statale, ed è più soggetta a influenze irrazionali. >) E' normale, all'interno di una concezio– ne classista, è anzi pacifico, dopo Lenin, che la classe operaia, le claési lavoratrici in ge– nere, come le chiama Basso, non possano ar– rivare al potere se non tramite il partito del– la classe, quello comunista o quello sociali– sia: il fatto è che questo schema, costrui!o appunto su un sistema di deleghe espresse o pi'esunte, trova la sua naturale forma appli– cativa nella rivoluzione in senso classico; cioè in quella forma, per quanto riguarda l'Italia, in cui si espresse durante e dopo la Resistenza, almeno· fino al 1948, il legame ideologico interno nel movimento ·comunista. Nell'esperienza degli stati che si ispirano al– l'icleale clcmocrat.ico, invece, i partiti non so– no nè gli unici nè i più in-.portanti strumen-• ti di partecipazione popolare al governo: ol– tre al diritto di iniziativa e cli referendum, realizzati eia altri ordinamenti e previsti dal– la nostra Costituzione, cui ac~cnna Bas::;o, ci sono la prassi, il te3suto politico che vieÌ·ie elaborato dalle istiiuzioni locali e da quelle autonome, ci sono I.e risdta:1ze della presen– za sindacale, c'é il peso de.ll 'opinione e delle forze che la determinano, ecc.; tutti fattori che, se non incidono, direttamente sul gover– no, fissano per altro. delle condizioni entro le quali esso ha luogo. Si potrebbe dire che tulle le posizioni classiste .....: cpiella liberale classica coi suoi surrogati, quella fascista e quelle marxiste - muovono dal ·1iresupposto che un'élit.e debba necessariamente interprc-

RkJQdWJsaXNoZXIy