l’ordine civile - anno I - n. 4 - 10 agosto 1959

pag. 4 La situazione è, insomma, totalmente invertita rispetto a vent'anni fa. Allora il fascismo, o meglio il nazismo a cui il fascismo aveva dovuto totalmente subordinarsi, e non per un semplice rapporto di forze ma per una necessità intrin– seca, sino a dissolversi in esso, era all'attacco; e giustamente non parve troppo onerosa per i cattolici la stessa intesa con i comunisti, anche se essa portava alla più strana alleanza che mai .si sia realizzata nella storia del mondo, quella dei cattolici non soltanto con uomini personalmente atei, ma con i fedeli di una religione secolare atea. L'intesa con le destre non importa quindi oggi alcuna loro valutazione ideo– logico-morale, né alcuna simpatia sentimentale, ma sempli– cemente un ragionamento politico sul sussidio che esse pos– sono prestare (si intende, non squadristicamente, ma nel puro riguardo di una maggioranza parlamentare) nella resi– stenza contro un particolare avversario. Né vale opporre, ispirandosi ad un altro scritto di Mari– tain sulla Fin d1.1,machiavélisme, composto negli anni di guerra e indulgente, a mio giudizio, a certi motivi di propa– ganda, che l'utilizzazione di voti fascisti comporterebbe una sorta di machiavellismo, tale da dover -essere rifiutato ,dalla coscienza cristiana. Una qualsiasi concessione ad esso por– tando ad abbandonare le ragioni morali e religiose di oppo– sizione al comunismo, che, appunto perché machiavellismo portato all'estremo, può permettersi, nella ricerca di alleanze, di passar oltre a qualsiasi contrasto ideologico e morale e ad ogni repugnanza emotiva. Il cattolico che ragioni in questo modo dovrà avere il coraggio •di arrivare -alle conseguenze -estreme e porre la questione morale sulla stessa utilizzazione dei voti democri– stiani. Non sono stati essi, almeno in parte, motivati da interessi che poco hanno a che fare col cristianesimo? Dovrà perciò portare la domanda sulla stessa possibilità del partito dei cattolici e configurare il compito del cristiano come quello di denunciare la fondamentale natura mondana di qualsiasi partito che pretenda, nella sua denominazione, di servire interessi religiosi, concludendo alla totale opposizione di politica e di religione. Nessuna obiezione se riuscisse davvero a estraniarsi dal campo della politica; mentre di fatto il suo atteggiamento si iscrive storicamente al servizio di un'altra forza politica. E' osservazione vecchia, ma non perciò meno vera che non si può cancellare una certa ipo– crisia dai discorsi degli antimachiavellici senza remissione; e l'ordine civile uno dei compiti· attuali della letteratura politica cattolica dovrebbe essere quello di enucleare l'aspetto di verità che, comunque stravolto, c'è certamente nella dottrina di Ma– chiavelli. * * * Non voglio con ciò certamente ctire che l'intesa con le· destre sia l'optim1.1,m, e neppure che possa venir messa sullo stesso piano del quadripartito degasperiano. A fondamento• di questo c'era infatti una grande idea, quella della capacità per un partito di ispirazione cattolica di salvare i valori positivi del liberalismo e del socialismo venuti in crisi nella loro impostazione laica. L'accordo con le destre non può invece essere che una pura intesa di fatto motivata, come suol dirsi, da uno << stato di necessità »: non porta certa– mente alcun vantaggio né teorico né pratico all'anticomuni– smo e antifrontismo cattolico il dissolversi in un anticomu-– nismo indiscriminato. Ma coloro che usano il termine di stato di necessità pen– sano di regola a una logica delle cose che porti i socialisti a subire l'iniziativa di un partito democristiano diventato saldamente omogeneo (e come quest'idea sia utopica credo di averlo mostrato nel mio articolo del numero scorso); oppure· a una situazione di fatto che renda necessario una collabo-• razione di cattolici e di socialisti per ottenere la. maggio– ranza governativa, realizzando quello che l'amico Cavalli ha argutamente chiamato « la sinfonia- dei quattro cantoni, socialcristiani, radicali, massimalisti, e comunisti, finalmente· all'unisono per esaltare la nuova liberazione e la fausta era di concordia e di progresso sociale che "di qui incomincia")>. Io credo invece che esso non possa avere termine che in conseguenza del riflesso pratico di un approfondimento• ideologico. Importa a questo proposito parlare con chi~rezza. Esistono quattro interpretazioni della storia contemporanea, la liberale prefascista -· volta ad opporre al mondo suc– cessivo alla prima guerra mondiale il « mondo di ieri >) l'« età dei distinti », ecc. -, la radicale-azionista, la comu– nista e la nazionalista, tutte in vario modo inadeguate. Non esiste ancora un 'interpretazione •cattolica in senso stretto. E~ da ciò e non da altro che procede nella democrazia cristiana la distinzione delle correnti; ognuna delle quali trascrive, come agevolmente si potrebbe mostrare, entro il partito dei cattolici, l'una o l'altra delle interpretazioni laiche. De]la '' testiIUonianza ,, La civiltà moderna mostra in forma macroscopica di essersi emancipata dall'idea di un Dio assoluto che governa il mondo. L'organizzazione della civiltà pare avere esiliato nell'al di là Dio ed anche quando mantiene un vago senso religioso non favorisce più il dialogo _con il Dio personale della rivelazione. La peculiarità del nostro tempo non è soltanto la pre– senza delle varie forme di ateismo, è sopratutto la mancanza di un interesse di Dio. :Si sa che le r-ealtà che non interessano sono le co-se non necessarie, le cose banali, -le cose cadute nell'ovvietà. La società pare volere cercare la propria gran– dezza all'interno di se stessa e si autocondanna a fabbricare miti e beni mortificando l'uomo. Se si volesse in breve espri– mere il nostro tempo si potrebbe dire che è il tempo delle cose e non dell'uomo. L'uomo scompare nel ritmo del pro– gresso, scompare nella vita politica, scompare nelle orga– nizzazioni. Senza Dio l'uomo non ha più dove abitare in questa terra, dove abitare in spirito di libertà. Esiste un diffuso processo di livellamento della personalità che potrà condurre all'assun– zione da parte degli uomini di un medesimo sentire non razionale, non religioso ma sensoriale. a Il., di Alberto de Jacobis Le qualità morali non sono né obiettivo né eserc1z10 e pertanto non sono il metro di misura della nostra società. L'uomo negando la sua appartenenza all'ordine morale, all'ordine spirituale, si concede all'ordine materiale e lenta– mente subisce un processo di declassamento nell'illusione di diventare tanto più grande quanto più possiede. Il « quanto )) è la nuova teoria. Tutti i rapporti vengono regolati dalla quantità, tutta l'attività dell'uomo è volta a creare quantità, tutta la politica è volta alla quantità. Le idealità non producono alcun interesse: venuto meno l'ideale di realizzare la propria persona secondo i fini voluti da Dio come è possibile che l'uomo sia sollecitato alla rifles– sione attorno ai temi fondamentali della vita? Come è possibile spiegare agli uomini che il possesso delle cose è un mezzo e non un fine? Come è possibile spiegare il giusto rapporto tra pensiero e azione? Come spiegare che l'adattamento del sensibile alle giuste esigenze dell'uomo non deve avvenire w comunque )> cioè senza consi– derare che è l'etica che deve guidare l'economia? Come spiegare in un mondo che vuole esser-e provvidenza a se stesso l'idea della Provvidenza? Come spiegare che non bisogna andare nella direzione di chi più .promette o

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