l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959

l'ordine civile Al disotto di questo regno, è l'inconscio col– lettivo « prodigiosa eredità spirituale dell'ele– vazione del genere umano, che rinasce in ogni struttura individuale» (Jung). In definitiva, vi è depositata la ripetizione ontogenetica della filogenesi umana, insorta dal– l'insondabile « forza centrale" che innerva tut– ti gli strati sino al vertice, l'io; ccl evoluta nel– le esperienze degli omìnicli e in quellè della preistoria. ell'inconscio collellivo irradiano gli archeti– pi. L'archetipo è una sorte cli « sistema cl'as– si " o Gtstalt della psiche umana, che le garan– tisce la possibilità cli realizzare le « esperienze fondamentali tipiche" dell'essere umano, posti) a salva.guardia delle potenzialità della psiche. Questi regni sono in fondo sistemi cli forze. I sistemi inconsci sono finalizzati a indurre l'io sulla « via dell'individuazione -n cioè del– l'attuazione delle potenzialità della specie. Tale attuazione coincide con lo sviluppo to– tale dell'umanità dell'uomo, ovvero con l'inte– grazione dell'io al Se. Il Se non è altrimenti esprimibile che come esperienza dell'individuo quando giunga allo sviluppo armonioso delle funzioni psichiche, il che si avvera con l'acco– glimento delle energie e delle tensioni clell'iu– conscio collettivo: tale esperienza, è esperien– za cli un io divenuto « oggetto di un soggetto superiore e sconosciuto" (Jung). Nel saggio cli cui sopra, Jung osserva che il mito è ricordato e tramandato perchè il suo contenuto « partecipa in segreto alla psiche dello spettatore». Fripon è il simbolo del– l'Ombra, archetipo dell'inconscio collettivo, somma delle confuse e contraddittorie espe– rienze intellettive ecl i tintive proprie cli un livello cli coscienza elementare. anteriore a quello dell'uomo storico. Il mito è tramandato perché sviluppa l'azio– ne salvifica cli trattenere sotto al raggio co– sciente e critico quel mondo e quelle esperien– ze primitive che, altrimenti - ben lungi dal volatizzarsi - rifluirebbero nell'inconscio. Con quali conseguenze? Jung· osserva che l'Ombra, se integrata all'io è una forza positiva: e pre– cisamente il nostro atteggiamento cli repulsione al mondo e all'agire pre-umano. Ma se repressa, resa _autonoma nell'inconscio, l'Ombra si scatena, trovando quelle modalità d'app_arizione intrusiva ed anomala nella no– stra condotta, che di volta in volta prenderan- no forma di la 1sus, tendenze, complessi, ne– vrosi: apparizioni cioè fastidiose, tlisorclinate, contradditorie, ma biologicamente finalizzate a riproporre il p~oblema della riassunzione del– l'Ombra all'io cosciente. La lettLira cli Jung è innegabilmente sugge– stiv·a. E tale suggestività è prova sia pure par– ziale della sua validità, in quanto testifica cli ritrovare echi nei nostri precordi. La psicologia cli Jung si Conda principalmen– te sull'esperienza soggettiva. Più od oltre che una psicologia, la sua dottrina e la sua tera– pia .sono assi1nilati a una « direzione spiri• tua le"· Ma, in definitiva, la dottrina rii Jung è acco– glibile in una Welthanchaung teocentrica? Jung non nega l'es!stenza di Dio. Anzi, ne ritrova, nella psiche, l'ombra: è l'Anim~, ar– chetipo cli Dio, presente nell'inconscio collet– tivo, responsabile sollecit,;tore dell'integrazione dell'io al Se. Quest'ultima «forza» poi, è, per il credente, identificabile a Dio immanente, cui l'io è chiamato a rifluire. La tendenza panteistica di Jung è evidente. Panteismo od antropomor[is,;10. La similitudine della sua doltrina al Cri• slianesimo non può tuttavia trarre in ingan• no. Sarà bene sottolineare alcune delle difTcren. ze soslanziali. La psicologia analitica sollintende la possi– bilità biologie.a per l'io di entrare in comu– nione con l'Altro: sia, questo Altro, il Tu, o Dio. Le forze per questa comunione - essa so– stiene - sono immanenti all'uomo. Basta dar loro la possibilità di esprimersi armonicamen– te nell'io. Per il cattolico, questa autonomia dell'io per l'incontro col Tu o con Dio, non esiste. E' una verità che troppo spesso dimentichiar_no. Che questo, dell'incontrarsi, sia il problema più assillante ciel mondo contemporaneo, non è_ clire cosa nuova. Basta pensare al florilegio di terapie, tecniche, « magie» con cui rio si corazza per l'incontro. L'io, privato cli religio– ne, è terrorizzato dal Tu. ·Per il ca\lolico, fra l'io e il Tu, la comunio– . ne naturale è vulnerata. La solitudine atea mo– derna è reale, assoluta, cosmica. E' su questo sfondo che posso non frainten– dere la dottrina cli Jung. Le visioni archetipiche, che si alzano dalle profondità ciel mio corpo, cosa sono, se non BANCA COMMERCIALE pag. 23 la realtà rivelata dalle parole di san Paolo: la creazione geme nella speranza della R.esurre– zione? Il corpo psichico anela al corpo « spLntua– lc" (s. Paolo). Ma questa potenza, il mio cor– po, i cui limiti nel cosmo vanno sin dove es– so è od è stato in risonanza o in simbiosi, non può che alzare il suo anelito. Il quale è anche una dichiarazione cli impotenza. La scienza sperimentale, volendo sfuggire al. ]'allo di fede, ci condanna ad appoggiarci su queste forze cli superamento, naturali, vulnera– te, storicamente condannate all'insuccesso. San Paolo, scrivendo ai Colossesi, a proposito di rituali non so sin 1dove religiosi, psicologif'i o rnagici, esortava: « ... C'he nessuno s.i permetta di criticarvi pér delle questioni cli alimenti o bevande o riti o lune nuove o celebrazioni sab. bat-iche. Tuuo _ciò non è che l'ombra delle cose cli là cl-a venire: l'ombra, ·-chè la realtà è il corpo del Cristo. Che non vi si umilii con pra– tiche cli umile essenza ( ...) chi vi sta dietro porta tulla la sua attenzione alle cose ebe può constatare, ispirato eia vano orgoglio insorgen– te dal suo pensiero carnale ... "· 1 è, con ciò, si vuol negare verità e funzio– nalità alla clollrina dello Jung e alle terapie connessevi. Ma vanno adoperate e intese per quel che sono: altivanti forze al limite Ira la psiche e l'organismo. L'errore è cli chi vo– glia con queste affrontare e risolvere i grandi problemi dell'esistenza: il rapporto fra l'io e il Tu, o la società, o Dio. Direzione, redazione e amministrazione: Roma - Via di Porta c·astello, 13 - Tel. 56 f.279 Direttore: GIOVANNI BAGET-BOZZO Redattore responsabile: DOMENICO DE SOSSI Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 6923 • del 30 maggio 1959 ABBONAMENTI Annuo: L. 2.000 - Sem.: L. 1.100 - Trim.: L. 600 Tip. Ars.Graf - Via Banchi Vecchi 12 - Tel. 652.576 ITALIANA BANCA Dl INTERESSE NAZIONALE

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