l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959

pag. 22 luminista di scienza, che rigetta completamen•· te da sè il senso del mistero, salvo poi a giustificarlo in termini pseudorazionali, trami!!' una volgarizzazione di Freud e dell'inconsrio, o in termini di fantascienza ( è la natura ani• mala ehe si ribella all'uomo, sono i processi scatenati dall'uomo che vanno oltre i risultati da lui previsti). Tali temi (che pu-re avevano talvolta permesso opere di notevole profon– dità, come i classici dell'espressionismo o « Dra– cula il vampiro» di Dreyer) sono quindi sfrut· lati solamente a fini banalmente spettacolari. Mà siccome l'assueEazione conduce alla « de– gradazione » delle sensazioni psicologiche, nei « nuovi diabolici» gli effetti granguignoleschi diretti (facce devastate, arti contorti, ecc., tutto il repertorio che fece la gioia cli Lon Chaney p.rima e di Boris Karloff poi) vengono inie• grati o sostituiti dalla tecnica della « suspen• se ». Il momento di maggior terrore non è mai quello in cui ci viene propinata la visione del « mostro mattatore» ma quello in cui tutti gli spettatori vorrebbero gridare: eccolo, ecco· lo! Così il « giallo n, questo genere-chiave dal quale occorrerà partire quando si vorrà fare un inventario dei mezzi stilistici del cinema odierno, tramite il magistero polivalente di Hitchoch, non ha mancato di influenzare am• piamente neppure questo genere. In conclusione, quali le cause di questo ri– fiori re cli film orrifici e del loro successo (particolarmente sugli schermi americani, dato che in Italia non sembra arridere loro una grande fortuna)? Probabilmente, da un lato il gusto sempre maggiore per nuove o rinno– vate suggestioni psicologiche a cui si sposta, nel mondo anglosassone, il gusto del macabro e •dell'orrido. Dall'altro. il desiderio di accusare e denunciare la sopravvivenza della « paura », dell'incubo. dell'angoscia, e del senso della colpa, in una parola ciel Diavolo, anche se mediato e fondato attraverso Freud più ehe attraverso il cristianesimo, in un paese in cui squilibri e scompensi umani ogni giorno più rilevanti stanno a denunciare l'impossibilità -di fondare un'umana convivenza davvero pacifica attraverso le tesi dell'illuminismo, l'impossibi– lità di far coincidere « tenore di vita n e « fe. licità "· LEANDRO CASTELLANI Arte e artisti Continuamente si parla di arte: come rn la vita di ogni giorno si svolgesse entro l'amhito dell'arte o cli qualcosa che pii, o meno le si avvicina: le mostre cli pittura. i concerti, il tea– tro, la -televisione, le sfilate dei modelli, la ri– vista, lo spogliarello, tutto va -sotto il deno• minatore romune dell'arte. Non c'è persona del ceto medio che non abbia qualche hobby arti• stico che ron finta modestia e noncuranza im– pone agli amici asfissiandoli, oppure non c'è chi non si reputi {ine intenditore di qualche arte. Oggi tutti in Italia si sentono un po' artisti, come tulli si vantano di sapere scrivere. Devo trovare ancora un qualunque imbrattacarte che non mi confessi di avere l'animo di artista. Cosa c'è di vero in queste posizioni che ten· dono a includere l'arte in ogni alteggiamento culturale o pseudo culturale della vita? Siccome l'arte ha tra 1 suoi caratteri anche quello rlell'anticonformismo, ,lei superamento degli schemi precostituiti. tutti coloro che si defini,scono antiborghesi ( magari più nella Eor. ma che nello spirito). che sono insofferenti di ogni ordine, si sentono in certo qual modo arti– sti. Ben altra.cosa è l'arìe e di ben altra tem• pra dev'essere foggiato l'animo dell'artista. L'ar– te è espressione tipica dello spirito, e il mon• do dello spirito non ci viene consegnato per ereditarietà, ma è dura e lenta conquista, è su• peramento ,degli interessi egoistici, è dono di sè agli altri. E' quindi comprensibile come in questo mondo non rientrano le manifesta– zioni spurie dello spirito, non c'è posto per i mattatori ( a qualunque settore essi apparten– gono), per i divi, per i vari reucci o reginette della canzone o rlella bellezza; tutto questo non ha niente a che fare con !"arie, appartiene al mondo della pratica, degli interessi spiccioli; se ,,ogliamo sono note di costume, spie di un eerto modo cli sentire e intendere la vita. , on biso1?:na dimenticare rhe l"arte è di po• rhi e che la vita dello spirito è vissuta da pochissimi e non sempre dai cosiddetti uomini di rultura. In questo senso è sempre valida la proposizione evangelica: « Molti sono i chia– mati, pochi gli eletti ». In altre parole l'arte è « la domenica della vita n come l'ha definita 1100 studioso di estetica, e non la nostra più ,;ila e banale quotidianità. 'on è questa la sede per fare un discorso teoretico sull'arte; vorremmo però mettere in luce almeno un punto che potrebbe grosso mo• do permetterei di riconsiderare il fenomeno attistiro. "e l'arte non è una semplice espres• sione di cultura, è anche vero che essa non è avulsa dalla vita: affonda le radici nell'espe• rie11za dell'artista. appartiene quindi al mondo della storia. Universialità non vuol dire astrat– tezza. Se l'arte parla un linguaggio universale, non per questo essa appartiene a un mondo tutto ideale o di sogno. Quest'ultima fu la ti– pica concezione romantica, che toglieva all'ar• te l'elemento primo della sua sussistenza, ciò che veramente la fa e sere: la realtà, e quando diciamo realtà non intendiamo quotidianità, non vogliamo porre l'arte al livello della vita pratica, ma intendiamo la realtà dello spirito che permette all'artista ,di superare il limite della visione intellettiva che lo àncora alle lot– te della terra, e di vedere il mondo con occhi nuovi. Il cammino dell'arte è un faticoso risa– lire dal dramma contingente alla c-hiara vita dello spirito dove ogni interesse egoistico tace per dare voce a un consapevole sentimento di trasparenza e di distacco. L'arte è materiata ,di lotta. rii sofferenza e di conquista. 'ell'artista r'è il momento. diremo così, spontaneo dell'ispirazione. del fantasma inte– riore, della « marchia n, come diceva il Croce; ma a questo primo momento deve succedere qnt-llo della estrinsecazione. L'artista si rivela tale solo al momento della realizzazione della visione interiore, insofferente ,del susseguirsi in– certo delle immagini, tende ad evadere dal– l'i~coosistente e arioso mondo dell'immagina• zione col formare nel egtÌo sensibile il feb– hrile sentimento dell'ispirazione. Mentre l'im- rnaginare f'Omune dilaga in mosse ma in fondo sterili un paesaggio di rappresentazioni, l'ordine civile che con le loro forme irreali invitano l'anima al riposo, l'immaginazione artistica insofferente di fermarsi a lungo nella fluttuante trama delle immagini, rompe il chiuso termine di queste nella espressione di forme definite. L'equivoco crociano in fondo consisteva pro– prio nel credere che le parole, le immagini, i suoni, elementi dell'espressione, siano un fat– to ideale indifferente al suo tradursi Q meno nel mondo dell'esperienza. L"esprimere è sem• p·re un fisicizzare, un consegnare alla realtà riò che è interno e ideale. Il passaggio dal mo– mento dell'ispirazione al momento dell'estrin• secazione. costituisce la dialettica interiore, il cammino • spirituale dell'artista. Non si pie– gherebbe altrimenti il suo incessante tormento nel correggere, rifare, limare l'opera per ren– derla quanto più aderente alla primitiva ispi– razione. Non ci si faccia ingannare da un'apparente semplicità dell'arte per rredere che essa è frut– to della spontaneità. E' proprio quella traspa– renza che toglie alla realtà ogni carattere di complessità, che svolge le cose in una linea chiara e semplice, che ha creato l'equivoco di un'arte spontanea, istintiva; non si è tenuto conto che quell'apparente spontaneità e istin• tività è frutto di conquista; bisogna passare al• traverso la tempesta delle passioni, per rag– giungere quel mirabile equilibrio, quella ca"lma di fronte alle difficoltà, che può essere scam• biata per dono di natura o disinteresse alla vita. Il disinteresse qui non è altro che la ri– sultante -di un conflitto di interessi pacificati: lo spirito si libra in un ~uilibrio sempre in– stabile. Se il dolore è una delle leggi fonda– mentali della vita, il saper soffrire è una virtù che si acquista. Questo ci dice· che l'~uilibrio e la bellezza non si accompagnano quasi mai alla spontaneità. La bellezza semplice del– l'arte ha potuto generare l'equivoco -di un'ar– te primitiva aurorale paragonabile al giuoco, mentre è difficile poterla incontrare de visu, appunto perchè essa è la divina facilità frutto dello stra~po con cui abbiamo spezzato ogni catena, la leggerezza di chi non teme più quelli che per gli altri sono pesi insopportabili. Credo rhe convenga introdurre qualche ele– mento di chiarezza nell'equivoco e nella con– fusione di oggi. Il eoncetto di arte si è di fatto deteriorato a tal punto, da costituire un elemento falso e falsificatore della vita espres– siva, e in certo modo della vita di tutti. L'idea che siamo venuti esponendo mira in defini– tiva ad un solo intento: una presa di coscienza di un dato di fatto, che riguarda una realtà e un problema che noi riterriamo molto im- portante. G. T. LETTURE Inconscio e Reli,;ione; « le Fripon divin n, di c. G. JUNG, CHARLES "KERÉ;"iY. PAl:JL RADIN traduzione di Arthur Reiss . Georg editore, Genève, 1958. In un saggio che [a parte di una serie di commenti al « mito di Fripon "· un essere con– tradclitorio che agisce fra i poli opposti della bestia e del superuomo immaginato e traman• dato in lingua sioux dagli indiani Winnebagos del Wisconsin e del Nebrasca - C. G. Jung riprende il tema della funzionalità dci miti. Per comprendere più esattamente il suo pen-. siero sull'argomento, è indispensabile conoscere, almeno sommariamente, la sua teoria sulla struttura psichica. Questa, egli dice, è formata da mondi so– vrapposti, con vitalità d'origine comune, con es1He,sioni nettamente diverse, e con rapporti di potenze. Il mondo che conosciamo è quello cosciente, in cui prendono forma le funzioni psichiche dell'io: pensiero e sentimento; sensazione e intuizione. Le funzioni psichiche sono caratte• rizzate da comportamenti complementari o di mutua compensazione. Sotto al mondo cosciente, vive l'incon cio per• sonale, i cui contenuti sono principalmente dò che è « dimenticato» perché represso o ciò che è pensato è sentito in modo suplime sotto di– verse forme ( il pre-conscio di· Freud e il sub– conscio di Des oir).

RkJQdWJsaXNoZXIy