l’ordine civile - anno I - n. 2 - 10 luglio 1959

pag. 2 Il Cristianesimo, com pi endo in sè la Rivelazione dei pro• feti e la sapienza dei filosofi, aveva pienamente colto ed espresso la trascendenza dell'uomo su tutte le sue opere, del• l'uomo sulla stessa società civile. Innalzato l'uomo alla comunicazione ineffabile della Di-· vina Trinità, fatto partecipe dei Misteri di Dio, egli era per– ciò stesso costituito su tutte le creature, sulle opere di Dio co– me sÙile opere dell'uomo, sulla natura come sulla civiltà. Ma, accettare di diventare Cristica, di diventare radicata in Cristo e di ricevere per Lui da Dio i· suoi supremi beni: fa. re dell'adorazione l'-atto supremo e dell'adorazione a un Dio presente, a Dio Incarnato, al Dio dell'Eucarestia, comportava per l'uomo un vero mutamento metafisico. Da sempre, qualcosa nell'uomo si rifiuta a questo. Era possibile separ-are la virtù evangelica dell'incorporazione a Cristo? Il Vangelo era anche una dottrina: non si poteva separa– re la dottrina da Lui, non si poteva separare la sapienza da Dio, il Vangelo da Cristo? Una delle espressioni più efficaci -di questo processo, che si realizzò nella filosofia tedesca del secolo XIX, è quella for– nita da Feuerbach. Ecco come egli nega di essere un ateo co– mune, cioè «vero» ateo: « Vero ateo, cioè ateo nel senso co– mune, è quindi soltanto colui che non tiene in nessun conto i predicati dell'essenza divina, quali l'amo1·e, la sapienza e la giustizia; non già colui per il quale soltanto il soggetto di q~e– sti predicati non rappresenta nulla. La'negazione del soggetto ( se. di Dio) non significa necessariamente una contemporanea negazione -dei predicati in sè. I predicati hanno un significato proprio ed autonomo: grazie al loro contenuto ottengono dal– l'uomo un riconoscimento ... Bontà, giustizia, saggezza non di– ventano quindi chimere per il fatto che l'esistenza di Dio è una chimera, come non diventano verità per il fatto che questa sia una verità. Il concetto di Dio è indipendente dal concetto della giustizia, della bontà, della sapienza: un Dio che non sia buono, non sia giusto, non sia sapiente, non è un Dio, ma l'inverso non è valido ». { cit. da Lowith, Da· Hegel a Nietzsche, tra d. i t. Torino, 1949, 541 ). L'« ammissione dei predicati cnstiani, astratti dal loro soggetto »: questa la posizione di Feue1·bach. Questo è possibi– le nella grande opera di risoluzione del Divino e del Cristia– no nell'umano cli cui Hegel, Feuerbach, Marx e Nietzsche sono diverse e contraddittorie varianti. Verità, giustizia, bontà diventano d~nque non più predi– cati di Dio, ma dell'uomo: ma in che modo? Perchè è di pie– na evidenza che questi attributi di pienezza l'uomo non li possiede in modo assoluto e necessario: a chi attribuire in mo– do ,assoluto e necessario questi attributi nell'ordine umano? Inevitabilmente, alla società, alla storia, cioè un universo co– sì vasto e multiforme da trascendere l'esperienza e la coscien– za morale del singolo, una volta che, negato Dio e Io spirito immortale, l'uomo venga risolto senza resi-dui nella società e nella storia. L'unica realtà suscettibile di mistificazione reli– giosa è la società o meglio ancora la storia universale. Appare così la superiorità storico-politica del sistema marxiano sulle altre posizioni della filosofia classica tedesca. In nessun altro di questi sistemi l'individuo è risolto altrettanto radicalmen– te nella società. Nel sistema hegeliano coscienza e cultura coin– ci,dono e viene suppost·a una sorta di armonia prestabilita tra processo di autocoscienza e processo politico. Il singolo può perciò illudersi che il processo storico avvenga come un 'esal– tante esperienza della sua coscienza personale e coincid·a es– senzialmente con un suo maggior comprendere e con un suo· maggiore potere. _ Un'interpretazione esistenzialistica di Hegel tende ora a mettere in luce i valori drammatici della dialettica, dal punto di vista della coscienza individuale: ma è problema sovrappo• sto, non originario. Nel sistema marxiano invece la legge col– lettiva si manifesta al di fuori e al cli sopra della coscienza in– dividuale. L'unica attenzione che essa riceva nel sistema mar– xiano è quello di sede e di strumento deJle « mistificazioni ideologiche ». In quanto •a valore sostanziale, essa è abolita e ridotta a puro specchio delle contraddizioni sociali: solo la classe ope– raia è esente dalla mistificazione ideologi•ca. Per essa sola coscienza individuale e coscienza collettiva coincidono. E' inutile ora dire ,attraverso quali passaggi si sia l'ordine civile giunti a richiedere una particolare qualificazione ideologica alla stessa classe e come questa sia staia data -attraverso il par– tito rivoluzionario e poi attraverso il dittatore rivoluzionario, unico punto di fatto dell'autocoscienza storie-a. Stà Ù fatto che Marx e più ancora il marxismo hanno accentuato il moll¼,ento della distinzione tra coscienza individuale e realtà sociale, co– me distinzione Ira il momento del « mistificato » o almeno del « mistificabile » e quello deJl'oggettivo. In questo il mar– xismo è rimasto innegabilmente fedele alla sua _fondamentale ispirazione compiendo la radicale risoluzione del divino nel– l'umano. La soc_ietà umana, la storia umana hanno ricevuto at– tributi assoluti, attributi divini. La riduzione del marxismo è tanto rigorosa ehe qualsiasi posizione contemporanea dimentichi o vanifichi ]a Trascen– denza dalla vita umana, o la confini in una parte o settore del– la vita e della storia, si ritrova, qualunque sia il s·uo antimar– xismo di principio, egemonizzata o egemonizza.bile dal mar– xismo nel fatto. Il dramma del mondo contemporaneo è la diminuzione dell'autonomia spirituale dell'uomo dalla società civile. pro– prio nel momento in cui questa, per la sua inevitabile' cresci– ta materiale e organizzativa, si fa necessariamente ogni giorno più potente. Ciò comporta una continua, insensibile, quoti– diana degradazione deJla coscienza, per cui l'uomo si riduce ogni giorno di più a funzione sociale. • II marxismo ha indovinato tutto: ha sbagliato solo nella previsione che costituiva la suprema giustificazione ideale e morale che esso deve alle sue tesi: cioè che il processo di so– cializzazione deJl'uomo avesse come risultato la liberazione dell'uomo. La fede nella dialettica qui rivela la sua falsità: il confonnisino genera il conformismo, ,anzi maggior conformi– smo, la tirannia genera maggior tirannia. L'uomo 1·itorna schiavo del caso, del potente del giorno. La separazione qal Cristianesimo è anche la separazione daHa libertà: l'uomo ritòrna sollo le cose, ritorna servo -delle proprie opere. Ogni ora la gabbia per l'umanità di domani si costruisce· più chiara e più spessa sotto i nostri occhi. Riprendiamo in mano Ortega e superiamo l'ari tocrati– smo, il gusto del paradosso, il culto dell'espressione rapid-a, brillante e superficiale. Tuttavia il senso pericoloso e ambiguo della massificazione dell'umanità rimane un'indicazione vera e una denuncia profonda. In secoli, in millenni di storia, il Cristi-anesimo aveva edu– calo i semplici e gli indotti : un mondo di altissimi valori era posto innanzi allo spirito del più umile dei fedeli nei secoli cristiani, sino al nostro secolo: basta leggere la-vita di tanti santi indotti (ricordiamo l'ultimo, che recentemente la Chiesa ha onor,ato deJla pienezza del culto pubblico: S. Carlo da Sezze) per vedere con che sapienza, con che ricchezza, con che· profondità i semplici della terra facevano proprie le più alte verità della Fede soprannaturale. Quell'antfca institutio che dava agli uomrn1 una consi– stenza interiore perchè li apriva al divino è oggi sistematica– mente dilapidata dall'edonismo banale che è la cultura dei mass media, tanto più rigorosamente ed esclusivamente quan– to più sono semplici e popolari. E dopo"? se il processo di banalizzazione deJ1o spirito umano non trov•a un limite, una reazione, se un nuovo proces– so non reinizia, che cosa ci attende se non un misto struggente di conforts e di diso1·ientamen lo? che cosa si può sperare se non la schiavitù? Che cosa può opporsi al nazismo o al fascismo? I sussulti del secondo dopoguerra sono piuttosto una fine che non un principio. Berlino' 53 è il principio dell'attuale conformismo deJl'Est tedesco, che ormai sa che l'insurrezione non ha akun senso. L'Ungheria ha segnato una controprova definitiva. Nel– la Spagna del '51 le manifestazioni di protesta popolai-e riusci– vano: nella Spagna del '59 faJ1iscono .. Per cosa possono lottare i tedeschi dell'Est o gli spagnoli quando la libertà si manifesta solo come un conformismo più pasciuto, più soddisfatto e più tranquillo? Il processo di banalizzazione deJl'uomo accelera, la via alla schiavitù esteriore come riflesso del vuoto interiore si fa ' più rapida ogni giorno innanzi a noi. A questo punto bisogna risalire a]]e cause ed ai principi; cioè agli •assunti fondamentali della civiltà moderna.

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