l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959

b La cultura contadina e i suoi interpreti: ''Sud e Magia" 1 E' uscito recentemente per i tipi di Feltrinelli un libro destinato ad avere nel momento presente un certo suc– cesso. Si tratta di ;« Sud e magia » di •Ernesto De Martino, autore già noto anche_ al pubblico non specializzato in etnolo– gia per alcuni :lavori precedentemente pubblicati 'presso Ei– naudi: « Il mondo magico » del 1948, ristampato nel '58, e « Morte e pianto rituale nel mondo antico » del 1958, al qua– le l'autore deve H •conferimento dell'ultimo Premio Viareggio; Il libro raccoglie un elenco, non molto ricco ,per fa verità, di materiale folclorico lucano { 55 formule magiche usate per le diverse circostanze e una ventina di ·« casi » di fascinazione occorsi a persone di ,due o tre paesi lucani, oltre a una breve appendice sul tarantolismo pugliese), cui si aggiunge una parte' critica abbastanza ampia e relativa alla magia :lucana, al cat– tolicesimo nel meridione ,e al rapp-orto fra credenze ma.giche meridionali 1( 1 quelle esaminate e, in più, la jettatura napoleta– na) e alta cultura della Napoli dell'Illuminismo. La tesi del li'bro - si avverta che, trattandosi del pro-dot– to di una •scienza storica come l'etnologia, la tesi dovrebbe ri– sultare dal naturale incontro delle fonti, dei dati raccolti, lasciati parlare piuttosto che fatti parlare - può essere bre– vemente riassunta in pochi punti. Il !Mezzogiorno italiano rappresenta una delle zone rima– ste al di fuori del moto di rinnovamento sociale operato dalla cultura moderna dopo l'Illuminismo: se ne può vedere confer– ma nella persistenza di u1:1aparticolare forma di magia, anco– ra largamente diffusa, che ha resistito sia all'opera millenaria del Cattolicesimo, cioè della religione che, portando in sè un più alto grado di razionalità in quanto capace di far aprire l'uomo ai valori umani, avrebbe dovuto corrodere seriamente l'irrazionale della magia, sia alla battaglia della cultura 1preil– luministica, al momento del passaggio dalla magia demonolo– gica al:la magia naturale, e, a maggior ragione, all'ideale civile della cultura postilluministica. La forza di liberazione verso •la razionalità procede dalla cultura e si conclude nella vita popolare: nel !Mezzogiorno italiano questo non è avvenuto; 'la spiegazione di De Martino è semplice e sta nella debolezza della classe colta napoletana del'700, 'quella stessa classe che, incerta sul piano sociale e politico, accettò ogni sorta di com– promessi sul piano della storia { anzi, della non-storia) ·del 'Re– gno di Napoli, e ancora sul piano della cultura, elaborando, tra l'altro, la ideologia della jettatura, '« elemento di raccordo e di ,compromesso tra il fascino stregonesco della bassa magia cerimoniale e le esigenze razionali del ,secolo dei lumi >>.In definitiva •«il 1imite in re che il moto illumi,nistico anglo-fran– cese trovava a Naipoli era dato dalla mancanza ,di una borghe– sia dei traffici e delle industrie vigorosa e consolidata come classe economica in ascesa, nel 1 quadro di uno stato nazionale in espansione ». Vale la pena di aggiungere che la soluzione del problema della cultura meridionale, ,cioè 1il problema •di ·superare « una ·condizione che, nella misura in cui si manten– ne ( e ancor oggi si mantiene) costituisce il riflesso ideologico e di costume di un difetto di energia civile, nel senso moder– no della parola » è indicata nello sforzo di costruire « una civile città terrena unicamente affidata all'ethos dell'opera umana » : nella misura in cui ·questo avvenga la magia lascerà il ,posto {sono le ultime parole del libro) al:la « autentica luce della ragione ». 001anco di Antonio Cortese 2 Il li~ro, ,c~e. solleva questio_ni metod~logiche abbastan– za nlevantI m sede etnologwa. e storiografica - come del resto i precedenti: ed è infatti ad una sorta di pole– mica storiogra•fica sulla incapacità della storiografia ufficiale a comprendere i periodi più oscuri della storia .degli uomini, i periodi 1« primitivi », ,che De Martino è partito scrivendo il suo primo lavoro, « Il 1mondo magico » -, è destinato, con buona probabilità, a dare agli italiani, quasi come quel for– tunatissimo libro di Levi « Cristo si è fermato a ,Eboli >J o l'altro di Scotellaro sulla vita dei « 1 Contadini del sud », una idea e un elemento di giudizio sulla realtà meridionale. Già la stampa settimanale e quotidiana ha ripreso, am– plHicandoli, i motivi di questo libro : si vedano per tutti un articolo comparso sul« Giorno >>del 21 aprile e ila conclusione di un'« inchiesta sul mezzogiorno >> condotta dall'K<Espresso »; è soprattutto in base a questa •Considerazione che il libro va esaminato. Infatti nel De Martino, come ,dimostrano i suoi libri, si sommano e si intersecano almeno due grossi centri d'interesse: l'uno propriamente etnologico, ehe l'autore ha finora espres– so non solo ,con un serio apparato critico di studio sulla rifles– sione etnologica specie recente, ma anche con la ricerca e la pubblicazione di materiale originale reperito in Lucania in alcuni viaggi di studio; l'altro, che pretende di ,dare fonda– mento e signiifìcato al. primo, consiste in uno sviluppo, più o meno originale, della storiografia erociana. E' soprattutto questo significato dell'opera di De Martino, riflesso anche in quest'ultimo lavoro, ,che, come si diceva sopra, interessa esaminare. 3 Cos'·è la magia, donde viene, in ehe rapporto sta con lo sviluppo tecnico culturale e religioso? Il presupposto alla vita della magia parrebbe essere una società arcaicamente organizzata, nella quale la lotta per il dominio ,(un dominio P,er quanto relativo e rudimentale) della natura •e la fatica del– l'incontro e dell'integrazione con gli uomini ,di altre società assumono forme estremamente gravose e quasi insostenibili per un dato gruppo sociale. iSe una società '« primitiva », in Australia, nell'Africa o .altrove, è massimamente rappresentativa di una condizione come questa, anche una società come quella contadina meri– dionale ne riflette, in qualche modo, alcuni caratteri: K< B fat– to che il « malocchio » sia chiamato anehè ~< invidia >> .è in rap– porto ovvio con la frequenza di sentimenti invidiosi in un ambiente caratterizzato dalla precarietà dei beni elementari della vita.>> (pag. 94). In una ·condizione socio-culturale ,come quella esaminata ogni fatto straordinario (e sono ta'1i •prima di tutto i maggiori avvenimenti nella vita di tutti gli uomini: la nascita, l'allatta– mento, :la malattia, l'amore, il matrimonio, fa morte, ecc.; ma sono tali anche i fenomeni naturali 1più diversi come il fuoco, la piog•gia, la tempesta, il vento, ecc.) mette in pericolo le ca– pacità culturali, umane di '« dominare >> la storia, la natura e apre il rischio di 1 « essere dominati >>;sul piano psicologico la « presenza >>umana risohia di essere inghiottita e vanificata da,l fenomeno esterno (straordinario) con •conseguenze disa– strose per la vita { follia, schizofrenia, ecc.).

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