l'ordine civile - anno I - n. 1 - 25 giugno 1959

l'ordine civile gio che più gli somiglia; proprio quella man– canza di ingenuità e di abbandono, tradiscono i limiti dell'intelligenza dello scrittore. Omero e Virgilio, come Dante e Shakespeare, non te– mevano di lacrimare e di far lacrimare, nè di passare per ingenui, dal momento che avevano tutti i poteri dell'intelligenza e sapevano ren– derli fecondi. D'altra parte quelli sono anche i limiti dell'intelligenza del pµbblico colto ita– liano •in genere, che ha lasciatò al popolo le lacrime e l'ingenuità, riservando a sè l'asciutto sorriso dell'ironia, dello scherno o la smorfia del disgusto e l'indifferenza. E qui gioca ancora il sopraddetto tradimento, sul quale il Gatto– pardo potrà fare ancora luce, qualora, salvo il suo valore poetico, esso venga considerato come ·un momento o un aspetto del costume. FORTUNATO PASQUALINO I "giovani leoni,, del cinema francese Come risulta da una confessione di Louis Malie pronunciata nel corso di un dibattito riportato dall'« Express n, alla moda dei divi sta succedendo in Francia la moda dei registi. Fra questi tutto il gruppo della cosiddetta « nuovelle vague n, giovanissimi troppo intelli– genti i cui debutti stanno ottenendo quasi ovun– que un lusinghiero troppo lusinghiero successo. Il raso più éclatant è ancora quello de « Les amants » che, premiato a Venezia la scorsa estate insieme a « La sfida n della promessa ita– liana Rosi, va riscuotendo ora sui nostri scher– mi un notevolissimo successo di cassetta. Innanzi tntto ci sorge un dubbio. Tanto amo. re per vicende « a sensazione », tanto sapiente e commerciale « dosaggio n di elementi da cas– setta ( la sequenza « proibita n da far passare per anticonformista, l'audacia formale ad ogni costo ecc...) fanno pensare a una campagna pub– blicitaria in piena regola incentrata su una sorta di « divismo n per persone intelligenti, da attrarre 'é'on il nome di un regista enfant– gaté che non deluderà grazie a un pizzico di « sensazione >> più o meno artisticamente mime– tizzata. Certamente, a una seconda visione, ccLes amants n, per di più orbato dell'unico « pezzo forte n, è apparso al pubblico, ed ai cnhc1 che lo avevano lodato a Vene– zia, un film di desolante squallore, pie– no di letterat~tra mal digerita e di luoghi comuni. Tanto che sembra ora impossibile por– lo a paragone con l'altro film che riportò a Venezia lo stesso premio, l'ottimo « La sfida n. Oltre a Vadim ( ex-marito, agente di lancio e regista di Brigitte Bardot, dunque « promessa » già ampiamente mancata), Malle ( tutt'ora « pro. messa allo stato puro ») e Molinaro ( autore di « Appuntamento col delitto», un'ordinaria am– ministrazione gialla) la ,enouvelle vague» an– novera altri nomi (Truffaut, Resnais, Cha– brot ecc.) ancora inediti in Italia. Stando ai risultati noti quindi si può parlare più di un nuovo « cartello » che di una nuova scuola ci– nematografica. -Il manifesto di questo gruppo è in fon– do molto simile a -quello dei grandi mae– stri francesi, Camé ( che ora nei ,e Tri– cheurs » giunge addirittura ad imitare i suoi scolari), Clouzot, Renoir: il cinema, come il romanzo, può procedere sempre più a fondo lungo la strada della ricostruzione attenta di una realtà drammatica e delle singole psicolo– gie che ad e"ssa danno .luogo o che in essa interferiscono." Dare di questa realtà un'espres– sione, riproporla nella sua intima problematici– tà, è fare arte, è pronunciare un proprio discor. so, è riportare il cinema sulla strada della gran. de tradizione narrativa francese_ ( Chabrol: « .. .io vi dico che ( i,l cinema). è superiore. Esprime cose che la letteratura non esprime :t. \., ~ Malie: ,; ...E io non vedo nulla che la lette– ratura non esprime e che non possa esprimere il cinema». Cfr. il dibattito citato). Se questo manifesto può lasciare spazio all'equivoco ( per la mancanza di una chiara definizione d'arte, che appare librata fra l'estetismo di un Cocteau e l'« engagement n, perlomeno apparente, di un Cayatte) maggiormente equivoca è, nella realtà dei fatti, l'interpretazione che questi giovani ne danno. Maestri e responsabili i due grandi « anarchici n del cinema francese, Clou– zot e Cayatte. Sotto la pretesa di trasformare la struttura narrativa del film in quella del processo a porte aperte, che chiude in una precisa pubblica accusa e che reclama quindi il completamento e la partecipazione del pub– blico, (l'esempio classico è « Giustizia è fat– ta»), Cayatte ci a-bituò, utilizzando anche la contemporanea narrativa, a scambiare per « gen– te vera » tutta una serie di stilizzazioni lette– rarie, un nuovo vocabolario di personaggi che si ponevano in rapporto con l'umanità « rea– le » negli stessi termini con cui i personaggi delle « appenrlici n dumassiane lo erano con quel·li dell'epoca: questi personaggi fece giocare su un piano di ipotesi meticolosamente previste, lungo una taccia di sviluppo legata a costanti suggestioni psicologiche opportuna– mente dosate, e mediate dalla tecnica del giallo, tentando di spacciare il freddo meccamc1smo della sua opera di regista per determinismo universale. • Molto più coerentemente Clouzot uscì dal– l'equivoco delle « storie v'ere » corrompendo la tecnica sino al ,limite e dimostrando di poter strumentalizzare queste suggestioni non per con– vincere il suo pubblico di alcune tesi ma per trasci.narlo lungo una serie di costanti smentite, in un costante dissolvimento della logica in– terna dei suoi personaggi (l'esempio più pro– bante è « I diabolici »). Formatisi negli anni di maggiore fortuna di questi due registi, ai quali occorre aggiungere Jules Dassin, rientrato dal– l'America, che agì nella stessa direzione, i giovani della ,enuova ondata n commettono l'er– rore, tipicamente giovanile, di confondere la letteratura ( cioè tutto il complesso di perso– naggi, di situazioni, di schemi narrativi già ela– borati) con la realtà, sottraendosi co~ ciò pag. 21 al continuo sforzo di verifica artistica cli quest,i • scherni, al continuo sforzo di comprensione totale. Così alle tesi dello scontro anarchico come ultima carta dell'individualismo. ( sottese alle opere dei registi citati), succede un ba– nale impressionismo pseudonaturalist;a, placida– mente e conformisticamente immorale, -che ri– pete alcune posizioni presenti nel cinema fran• cese del 1935-38. -Se fino a ieri potevamo con– siderare Camus il -punto limite, quindi insieme più aho e più significativo, della cultura fran– cese, in quanto espressione dello scacco totale deJ.l'individualismo ( cioè di tutto il patrimonio culturale francese e dai francesi esportato in Europa), quindi dell'incapacità ·dell'individua– lismo, e perciò della sua forzata rinuncia, a fondare una nozione, anche puramente psico– logica, « chiara e distinta»· cli uomo ( e al ter– mine letterario Camus troveremmo nei" cinema il corrispettivo, anche se minore livello, nel– l'anarchismo individualista di Clouzot) ecco che la « nuova oncia », come gli scapigliati "in– glèsi miticizzati da Osborn, sembra di col– po saltare gli ultimi venti anni e « ricordare con rabbia » i tempi di quel naturalismo pessi– mista che non aveva consumato ancora la sua fiducia nell'indivìduo anche se ne constatava e ne registrava le cadute sotto la legge del fato, anche se documentava la felicità solo in termini di evasione (il mito della nave in « Pépé le Moko »). Più sgrammaticati, meno pro– fondi, questi « giovani leoni» sembrano usciti fuori dalla pista clell'uni-co discorso ,culturale comune che sembra oggi possibile in Francia ( quello della disfatta deJ.l'indivicluo: da Ca– mus, a Sartre, a Clouzot, a Mauria e: i vari accostamenti non scandalizzino) per ritrovare le matrici di quel neoromanticismo nero che la Francia conobbe più di venti anni fa, ma utilizzando per il vecchio discorso ( con i suoi miti: la fatalità, l'erotismo, il sogno, il ,ecul– to del1a personalità» ...) le violenze formali, il sadismo e l'erotismo esasperato appreso dai maestri def cc periodo di mezzo ». E in questo salto di vent'anni non a caso si trovano a fian– co il vecchio Carnè che ai « tricheurs » suicidi propone come soluzione il naturalismo amorale di cui sono figli. LEANDRO CASTELLANI LETTURE DONI, Sezione S. Spirito,• Vallecchi, 195.8. 1Le vicende politiche dei cattolici in questo dopoguerra dalle polemiche delle .prime pagi– ne dei quotidiani e dalle affrettate interpreta– zioni storiografiche, sono addirittura arrivate in un romanzo, come se la materia fosse ormai sistemata e catalogata e non incandescente o almeno ingarbugliata come è. Questo, in defi– nitiva, sarebbe un punto da segnare all'attivo di Rodolfo Doni, autore di ·<C Sezione S. Spiri– to » edito recentemente da Vallecchi, se le co• se fossero viste nella loro ·giusta prospettiva e il ripensamento di v-icende così vicine a noi nel tempo fosse stato sorretto da un rigore ideologico capace di rendere a ciascuno il suo, evitando il ripetersi, almeno in un romanzo, di quegli _ errori che hanno consentito esperien– ze dannose e alimentato la confusione che ancora avvelena _ il partito dei cattolici in Italia. Il libro -di Doni ha altri pregi, in sede let– teraria: ma non per questo .ne parliamo quan– to perchè ritrovi•amo in esso, come s'è accen- nato, -quella confusione ideologica che rende sempre più difficile la vita della D.C. ,e Sezione Santo Spirito» (una ipotetica, ma non troppo, sezione della D.C. fiorentina) rac– conta gli avvenimenti che portano il giovane Vasco Coppini dalla ricerca di un lavoro a espe– rienze sindacali, alla prima campagna eletto• raie, alla carica di segretario di Sezione, ai contrasti in seno alla sezione stessa, al con– gresso regionale che con ogni probabilità san– cirà la sua definitiva vittoria. Qualche citazione: ,e< Formare il grande par• tito del rinnovamento cristiano; ricost,ruire su nuove basi l'Italia; •garant-ire per tutti la liber- tà e la giustizia ...... Ideali volti tutti alla meta finale: creare in terra la città di Dio .... >>.( pag. 14). « ... Lavoro e avvenire ... Questo è il vero problema d'oggi e chi non lo capisce vive sull_e nuvole ... lavoro e avvenire per tutti: basi ne– cessarie per avviare a soluzione anche i pro• -blemi dello spirito ... >> ,(pag. 24-25). cc Il parti– to non si prefiggeva soltanto il miglior godi– mento dei beni di questa terra ma la creazione di un ambiente favorevole aJla -conquista del

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