Nuova Repubblica - anno V - n. 37 - 15 settembre 1957

8 LETTERE AL DIRETTORE Il =========I IL "TURPE MERCATO DELLA SPEZIA " LA SPEZIA, S settemb,·e 1957 - Caro Oodignola, mi chiedi qualche chia.rimento sugli ultimi avvenimenti della nostra cittàj ti rispondo facendoti una cronaca dei fatti, che potrai a-nche - se lo crederai opportuno - portare a conoscenza dei lettori di Nuova Repubblica. La' Spezia è stata sul punto di avere, primo comune in Italia, una amministrazione di collaborazione fra DC e PSI, con la partecipazione del PSDI, del PRI e di UP. L'accordo è stato disdetto, diremo quasi con reciproco consenso dei due maggiori contraenti, poche ore prima della seduta consilia1·e nella quale doveva essere sanzio. nato, e dopo che il testo ufficiale era stato firmato dai rappresentanti dei partiti interessati e comunicato alla. stampa. La distribuzione dei consiglieri a seguito del1e elezioni tenutesi il 30 giugno scorso è la seguente: PCI 18, PSI G, UP 1 (eletto nella lista del PSI), e quindi totale dei pal'titi della precedente maggioranza 25; DC 19, PSDI 2, PRI I, PLI 1, « Forze Nazionali> (monar• chici e missini) 2, e quindi totale della precedente op• posizione 25. Quando ,si presentò la possibilità di una soluzione che offriva a nostro avviso il duplice vantaggio di as• sicura .. re alla nostra città una amministrazione 'efficiente, altrimenti impossibile, e di impostare un esperimento po• litico il cui interesse avrebbe evidentemente trasceso di gran lunga il limite provinciale, fu nQStra cura adoperarci perchè il PSI non lasciasse cadere senza discuterla In proposta, che già la DC aveva in linea di massima ac. cettata, di una sua partecipazione alla giunta comunale insieme alla. DC stessa e agli altri partiti dell'c ex cen• tro democratico >. Le trattative, pur tra notevoli dif. ficoltli, si conclusero con l'accordo stilato il 3 agosto u. s., con il quale la pal'te socialista aveva raggiunto questi positivi risultati: esclusione del PLI' dalla nuova mag• giornnza; dichiarazione progrnmmatica concordata e chia– ramente ir:ipirata alle istanze della sinistra i esplicita SO· lidale condanna. della discriminazione politica, special– mente quando esercitata nei luoghi di lavoro, e impegno di 6pporsi ad essa con ogni mezzo. Fu, a parere nostro, piuttosto a causa delPatmosfera di nervosismo creata dalle aspre critiche ostruzionistiche {di ben varia provenienza., come si può intendere), che a causa di una vera e propria ·discordanza. di giudizi e di indirizzi, che l'accordo ebbe a fallire proprio, come dicevamo in principio, a poche ore dalla concreta realiz. za.zione. Ci !acemmo a.llora noi stessi di UP promotori dì una proposta dì soluzione generale, se pure provvisoria, del problema delle Giunte comunale e provinciale, e tale proposta trovò subito la ferma opposizione della DC i tanto ohe ci decidemmo a renderla pubblica, giudican~ dono scontato il {allim'.ento, mentre fino a quel mo• mento ( il giorno precedente quello della seconda con• voctu-.ione del consiglio) l'avevano tenuta · riservala per non destare: critiche che ne avrebbero compromesso le possibilità. Si trattava ovviamente, come comunicammo alla stampa, di una proposta di compromesso, intesa soltanto, in mancanza di altre prospettive immediate, ad evitare la iattura delle gestioni commissariali, ma tendente peraltro a risolvere il problema au1la base di un criterio di equità generale, e implicante particolari sa• crifici per la nostra parte e per il PSI. I punti essenziali della proposta. erano i seguenti: 1) In Comune, l'amministrazione sarebbe stata for– mata da, DC, PSDI, PRI e, solo nel caso che ciò fosse richiesto come condizione irrinunciabile, anche da UP (con il consenso del PSI). Il programma e l'imposta• zione generale avrebbero dovuto essere quelli stessi già concordati per la prec'édente soluzione di collaborazione diretta del PSI alla giunta. L'astensione dei consiglieri del PSI avrebbe garantito la vita ad una simile ammi. nistrazione di minoranza, fondata su di un chiaro ac– cordo; suscettibile fra l'altro di ulteriori sviluppi positivi. 2) In Provincia, tenendo conto della particolare posi– zione dei consiglieri del PSI, e perseguendo una linea di generale equità e di pacificazione, che inoltre con• sentisse ad ogni partito di evitare prese di posizioni compromettenti a sì breve distanza di tempo dalle ele. zioni politiche, dalle quali potrà venire una ben più chiara indicazione i pur conseguendo lo scopo essenziale di evitare la sempre e per tutti deprecabile gestione commissariale; il voto del PSI e l'astensione del PSDI avrebbero consentito la formazione di una amministra• zione costituita dai soli consiglieri del PCI. (Mentre nel precedente accordo si era intesi che la Provincia sarebbe stata lasciata alla reggenza di un Commissario, non po• tendo il PSI, dei cui tre consiglieri due erano stati eletti con voti anche comunisti, partecipare ad una ammi. n~istrazione che vedesse appunto il PCI all'oppos"izione). ' In extremis, la proposta fu accettata dalla DC, che chiedeva· però la garanzia della parteçipazione, aia pure a titolo porsonale, di almeno un socialista alla giunta comu– rfale, oltre beninteso il rappresentante di UP. All'ultimo momento (esattamente 30 minuti prima dell'inizio dell'ul– tima co nvocazione ) il PSI rifiutava la partecipazione ri– manendo peralt.ro fermo sulla promessa di benevola asten– sione, o noi di UP ritenemmo, in conseguenza, opportuno riti:a~e anche la nostra diretta partecipazione, garantendo pero il voto favorevole in luog·o dell'astensione. I rappresentanti della DC, dopo. molti dubbi e pel'ples• sità, accettarono infine la. situazione, da.ndo l'impressione di farlo più per stanchezza che per convinzione. La votazione confermò_ tuttavia. l'accordo, e gli stes.si comunisti, dopo aver afiermato che non avrebbero accet~ tato l'offerta di a.mministt·are da soli la Provincia, limita• rono molto la loro manifestazione' di sdegno per la. defezione socialista, che viceversa in privato aveva assunto toni esa• sperati. Sicché si ebbe in Consiglio una assai più violenta reazione da parte del PLI e delle < Forze Nazionati > ( mo• narchici e missini), che denunciarono chiaramente l'aper– tura a sinistra, giungendo a definire < turpe mercato> l'ac• cordo generale compromettente anche il problemn della Provincia. Nella. seguente (due giorni dopo) seduta del Consiglio provinciale, i cOmunisti, pur continuando a protestare la loro opposizione all'acco1·do, in linea di principio dichia. rarono che avrebbero accettato la responsabilità dell'ammi:. nistrazione se ad essi fosse sta.ta attribuita, nella coscienza di rispondere in tale modo alla fiducia dell'elettorato. L'amministrazione provinciale fu quindi a lol'C auri. buita. coi voti favorevoli dei socialisti, e questo atto con• elude il primo periodo della storia delle nuove amministra• zioni della Spezia. Oggi le due amministrazioni non sono ancora di fa.tto insediate, nè possi~mo quindi g.iudicarne minimamellte vantaggi e difetti. Solo come impression e ripo rtata dal col• loquio dfretto con esponenti locali dei va.ri partiti, come pure con privati cittadini interessati tutti più o meno al– l'andamento della cosa pubblica, e.i pn.re che in definitiva la gran maggioranza dei cittadini veda con buona speranza \e future prospettive dei due massimi consessi. Ti terrò comunque informato dei successivi sviluppi. Abbiti intanto i fraterni saluti del tuo Romolo For-mentini UN MIRAGGIO? Dallo studente liceale Giorgio Antoni riceviamo e pub# blichiamo: Caro dfrettorc, seguo con interesse N11ova Repubblica, e vediJ che il suo set.tirnanale ospita spesso articoli sul dialogo tra cat– tolici e socialisti. Mi consenta perciò di esprimerle al fl. guardo qualche mia modesta considerazione. Se il problema. dei rapporti fra socialisti e cattol.ici si esaurisce nel dialogo politico tra le due forze, non v:'ha club~ ch'esso è già in atto, anche se continuino ad oppor• visi gè?archie cattoliche, con l'obiettivo a dir poco anacro– nistico della separazione dei cattolici dai socialisti. Il pre• testo per operare tale divisione è quello delle diverse ideo– logie, ma non vi è chi non ne· veda la fragilità e l'inconsi– stenza ove ripensi che, in primo luogo, la maggior parte dei socialisti è cattolica. alla pari dei democristiani e con• cepisce il .socia.lismo come semplice strurilento per l'eleva– zione sociale e politica: in seCondo luogo, un colloquio tra persone di diverse concezioni filosofico•1·eligiose si può CO· • munqne impostare al fine di un reciproco chiarimento. Il dialogo dunque si svolge-..ormai quotidianamente, ma sarebbe azzardato affermare che esso si svolga con un pro .. gresso rispetto al passato. Chi ponga mente infatti agli anni della Resistenza e all'immediato dopoguerra noterà che allora vi era maggior affiatamento e tendenza recipro. ca a éonoscersi. Oggi ci troviamo semplicemente in Uno stadio di lieve ripresa dopo il forte riflusso del quinquen– nio 1948Ml953, determinato così dalla guerra fredda come dalla scissione sindacale con la nascita della CISL. Anche i fermenti della sinistra democristiana del Veneto, del Pie• monte, della Lombardia e delle ACLI. da un lato i l'auto. nomismo di Nenni e Lombardi dall'altro sono fenomeni mi. noritari, che non significano la volontà di tutto un partito. Ma quando si pone il problema dei rapporti fra cattolici e socialisti non ci si limita ovviamente a pensa1·e al dia. fogo; ma piuttosto alle' possibilità' future e alle forme eventuali di collaborazione. Sotto qnesto profilo, a me non sembra che essi presentino prospettive sicure, né in un avve. nire prossimo né in un avvenire più remoto. Per quanto riguarda l'immediato domani, la situazione sembra abba. sta-nza chiara. E' evidente che i rapporti tra i due partiti possono concretarsi in forma di collaborazione stabile non per iniziativa spontanea degli interessati, ma solo nel caso che entrambi siano costretti da una necessità parlamen• tare. Ora questa necessità non è presumibile che si presenti nella prossima legislatura. Infatti la maggior parte degli esperti in campo elettorale è concorde nel prevedere che la DC disporrà di non meno del 43M45 per cento dei seggi. Si aggiuriga che gli altri partiti di centro, a parte il pre. visto aumento di voti, beneficeranno della nuova legge elet• torale che è meno sfavorevole della precedente ai cosiddetti partiti « laici»; ne verl'à un incremento dei deputati e dei senatori del vecchio centro con possibilità yer la DC di sceglie1·e tra la collaborazione con il PLI da una parte, o con il PSDI e il PRI dall'altra. In questa situazione com'è possibile che la DC opti per i socialisti e s'invischi in una collaborazione invisa al Vaticano, osteggiata dalle Jo1v6e economiche e da una parte del suo elettorato? Ma ammettiamo ora - anche gli esperti possono sba– gliare - che le elezioni abbiano un risultato diverso dal previsto e che il vecchio centro non si rafforzi. Quand'an• che ciò fosse ricadremmo, nella peggiore delle ipotesi, nel caso delle elezioni del 1953. E come in questo quinquen– nio non si è verificata una collaborazione cattolico.sociali- '1801 nuova repubblica sta, così non si riesce a vedere perchè dovrebbe verificarsi nel prossimo. Anche se non si ricostituirà. il quad1·ipartito, si può es– sere certi che la destra sarà sempre disposta a dare ap 4 poggi ad un monocolore democristiano per• avere con– tropartite nel « sottogoverno >; né è da escludere un go• verno pendolare con appoggi alternati, monarchici e socia. listi. Più ardua è la previsione se questa coll aboraziono potrl, aversi entro uno spazio di tempo non immedia.to ma non eccessivamente lungo. Va considerato anzitutto che la sinistra si trova oggi in una fase di stasi che, a ben vedere, è uno stadio d'in• voluzione. L'uscita dal governo è stato il primo fatto che ne ba minato il prestigio e limitata la possibilità d'espnn• sione: un partito o un gruppo di partiti di sinistra., se è al governo· con altri partiti democratici di çentro, ha su di essi il vantaggio di apparire oltre che democratico ( se non fosse tale, perchè gli altri partiti collaborerebbero con esso ?), sociale. E siccome i partiti (o il partito) di centro hanno sempre voti proletari, questi, attratti dalla sinistra, tendono ad abbandonare i vecChi partiti. Ma, espulsa la sinistra dal governo, essa « diventa> agli occhi di una parte dell'flettorato antidemocrn.tica, e il flusso di voti cessa o s'inverte. Seguì poi la scissione sindacale; oggi tutti vedono lo sconquasso che sta provocando nella CCIL e, indirnttamente, nel PCI e nel PSI. I fatti d'oltre ,cortina, infine, che in un primo tempo (mito dell'URSS) avevano prncurato larga mésse di voti alla Èdnistra, Ol'a si rivelano causa di turbamento nei mi. Jitanti e negli elettori. Gli effetti di questa crisi si stanno rivelando nell'a.zione socialista mirante a una éonversione al centro nella spe. ranza di recuperare i voti perduti ed acquistarne, nella migliore delle ipotesi, al.tri. Possibilità in questo senso, anche se scarse, esistono. Ciò non toglie, però, che lo sforzo autonomo del PSI è il primo grave sintomo della crisi della sinistra: non si cerca una nuova abitazione se si sta comodi nella vecchia. Concludendo: il movimento cattolico, solidamente impa• dronitosi del potere, si sta diramando lentamente ma sicura– mente nel tessuto della nazione; avendo nelle proprie mani le leve del potere, le utilizza per i suoi fini e crea una rete a non finire di interessi e di favori ad· esso legati. Insieme e parallelamente alla. DC si accrescono le ACLt e la CISL. Ci stiamo c~oè avvia.udo ad una situaz.ìone di monopolio del potere: i 2Q.30M40 deputati che possono mancare alla .DC essa se li può agevolmente assicurare mediante un facile accordo con la desl!·a o coi partiti minori di centro. E in un futm·o non troppo lontano - se Ja. tendenza attuale, Come tutto fa prevedere, diventerà costante - potrà fare anche a meno di questo. In siffatta situa.zione, quale l'agione od opportunità po 4 trebbe consigliare alla DC di allearsi col PSI? Nessuna. In politica valgono solo i rapporti di forza, che impongono di spadire il potere con l'avversario nella mìsw·a in cui vi si è costretti. E questo non è il caso nostro. , La verità è che il PSI avrebbe in teoria e sulla carta due modi per agire politicamente sulla DC: l'alternativa, con conseguente opposizione costituzionale; e la collabo– razione costruttiva e dialettica. Purtroppo non sono possi– bili né Puna né l'altra. Non l'alternativa per la troppo bassa consistenza nu·merica del PSI, non la collabora– zione, perchè la DC. già oggi ma meglio àncora in futuro può governare da sola. Il problema. della collaborazione fra cattolici e socialisti rischia di poggiare sul vuoto. Mi scusi la lunga chiacchierata e mi creda il suo Giorgio Antoni MISERIA DIUNA POLITICA (continuaz. da pag. 1) tanto dagl'interessi del suo partito, quanto dall'incapacità' della stessa democrazia cristiana di tutelare i suoi, quale partito di governo. Tuttavia, per quanto i liberali pen• sino di arrestare la politica estera e i rapporti economici internazionali dell'Italia, è probabile che non andranno lontano. Non perchè non vi siano, nella stessa DC e ne– gli uffici ministeriali italiani, uomini e forze ç:he si avvi– cinino ai punti di vista di Malagodi; ma perchè, per for• tuna, questo viaggio di Gronclii, e il contratto italo– persiano, hanno avuto luogo e non possono più venire cancellati. Se i partitini volevano allungarsi vita e pro– sperità per questa via, è difficile che se ne cavino la sod– disfazione. Per fortuna, nel suo soggiorno americano, l'onorevole Saragat si è astenuto dal prendere la parola su questi problemi. Certo egli è atlantico a dovere, e la sua maggiore preoccupazione è che Ja NATO non possegga ancora il contromissi1e gigante; ma non poteva, a Washington, dire le cose stesse che confidava al Resto diet Carlino l'onorevole Malagodi. E' tuttavia da· sapere se il congresso socialdemocratico troverà tempo anche di compromettersi sulle questioni di politica estera. Il Congresso socialdemocratico sarà, è ormai certo, una dura lotta fra le due frazioni, Saragat-Simonini, Matteot– ti-Zagari (con la differenza che sinora i primi due fanno già blocco, e i secondi, no): e si tratta di due tesi, di due posizioni, che sono ambedue liquidatorie. La sini– stra pensa infatti, a più o meno breve scadenza, all'unifi– cazione come ad una morte del partito dalla quale deve nascere nuova vita per il socialismo; la destra, ad una sopravvivenza vegetativa, che dovrebbe ridurre il par– tito a zero, salva una vegetativa sopravvivenza elettorale. Tuttavia, Per questo inomento ed ancora per qualche tem– po, siccome il PSDI si presenterà alle elezioni e chiederà agli italiani, insieme ai voti, un mandato, sarebbe incon– cepibile che esso contenesse le solite cose che i socialde– mocratici hanno sempre promesso ai cfeduli (nazionaliz– zazioni e riforme agrarie generali), senza dire nulla sui fini e i metodi di una politica estera di s!nistra. **

RkJQdWJsaXNoZXIy