Nuova Repubblica - anno V - n. 37 - 15 settembre 1957

nuova repu1Jl Comitato direttivo, TRISTANO COOIGNOLA (direttore reap.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazior,e, GIUSEPPE FAVATI. Direz. e redaz.1 Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50-998. Amm.z Firenze, Piazze Indipendenza 29, tef. .483-207/8. Autorlz. Trib. ·Firenze del 30 dicembre 1952. Printed In lt1ly. St. Tip. de cla Nazlone:., Firenze, Via Ricesoll8. 180 · ANNO V • N. 57 SALVE MINI di FERRUCCIO PARRI .UN ANNO addietro Calamandrei, ora Salvemini. Uno p~r uno i ·vecchi maestri ci lasciano. Quello gher– . mito crudelmente dalla morte, ancor quasi a mez– zp il solco; questo, più fortunato, uscito di vita nel modo · più sereno al termine ormai della sua giornata. Maestri veri e lnaestri vivi l'uno e l'altro, perchè dava carbura– . zione all'intelligenza ed allo studio la generosità dell'ani– mo, la virtù che assicura allo scritto alla parola ed all'in- . segnamento capacità d'irradiazione e d'influenza du– revole. Se per Ca1amandrei il rammarico di una voce che si è spenta, di una guida èhe manca è sempre acerbo, per Salvemini l'impressione di un'opera già compiuta, alla quale il molto materiale ch'egli lascia per la pub- . blicazione futura può aggiunger solo completamenti e finiture, dà all'opinione meno· avvertita e meno informata il senso di una lezione ormai dietro le spalle, e, scri– vendo di lui, dell'inventario da compiere di una storia che appartenga a ieri. Diciamo allora ai più.._giovani perchè l'insegnamento di Salvemini è vivo ed opera anche in loro, perchè, formatore ed orientatore di coscienze tra i più eflìcaci - e per molti di noi il più efficace -, opererà anche domani e dopodomani come una delle forze sempre presenti della più nobile Italia. Perchè la lezione .di Salvemini storico è così impor– tante, al di là pure della grande lezione di metodo, di onestà di metodo, ch'egli ci ha lasciato a valere per ogni studio che riguardi le società umane? Perchè lo scrittore porta una sorvegliata ma impregnata coscienza di at– tore, quella che permette allo storico di capire gU uomini nella complessità del loro operare e delle forze che li sollecitano. La storia non è l'astrazione a priori dei dottrinari, ma la sintesi a posteriori, servita non esaurita dai canoni d'interpretazione marxista. E' un modo di porsi dinnanzi agli uomini ed ai fatti che vale per tutti i tempi, antichi e moderni, e vale anche per la società in cui viviamo ed i suoi problemi. Vale per l'azione politica, nella quale Salvemini storico-attore trasporta la stessa unità .fondamentale del suo spirito. E' una unità in Salvemini di forte ed immediata evi– denza, che lascia tuttavia aperto un problema di grande ir\teresse che tocca tutti gli uomini di riflessione e di azione, e ne è talvolta il tormento. Un apparente dua– lismo separa l'interpretazione dello storico dal volonta– rismo del politico e del riformatore. E' un problema questo, che direi della autosufficienza razionale della prassi, antico come l'uomo e non so se risolto da supe– ramenti logici, non meramente verbali. Ch'io sappia fu un problema che Salvemini non si pose, né egli s'im- A ,Pagg. 2-3: GIORGIO SPii'\J, Lo storico e il maestro BRUNO PJNCI-IEHLE, Non mollare PAOLO VITTORELLJ, All'estero BENIAMINOFINOCCHIAHO, L'uomo del Mezzogiorno * Un numero L. .40, Estero l. SO. Un numero arretrato l. 50. A~bonamenti, annuo· per Italia e FrMlcla L. 1500, 1em. L. 800, tnm. L. 450. Estero, L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. C/C post. 5/6261, cla Nuova ltallo, Firenze. Gli abbonamenti de– corrono dall'inizio del mese. Per pubbllcltà rlvolgerst all'Amml, nlstrazlone. Tariffa, L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna, ESCE LA DOMENICA pegnò nella ricerca di soluzioni filosofiche, come fece invece Carlo RosselIL Carlo e Nello Rosselli tr.ovarono in Salvemini, storico e politico, il primo maestro 1 più diretto ed efficace, quasi direi congeniale. Perchè? E perchè prima di loro e dopo di loro su altri gruppi di giovani. la presa di Salvemini fu così tenace? Non sono probabilmente ben presenti nelle valutazioni correnti e la estensione ed il valore di quella influenza, (orte perchè organica ed unitaria. Quando Salvemiui obbedendo alla sua vocazione, nel decennio intorno alla prima guerra mondiale, aperse co~ l'Unità la sua cattedra di azione politica, la sua lez10ne di contenuto e di metodo rimase soprattutto come tirocinio educativo e resta nella storia dello spirito italiano come formatrice di coscienze. Non conosce Salvemini .e !a ingiuria alla sua me– moria chi lo riduce negli aridi confini di un proble– mismç_ riformistico, secondario rispetto ai grandi temi della politica. Fu suo merito avere risolutamente scar– tato le dispute ideologiche e teologiche. Ma la sua com– plessa battaglia centrò i problemi veri della società italiana, determinanti e dirimenti del suo incivilimento e del suo progredire. E quindi la scuola nuova formativa, laica e non accademica e non curiale; gli strumenti del gioco e del controllo democratico; iiordinamento dello Stato e la riforma dell''amministrazione pubblica, le malformazioni di una struttura economica, già viziata dal privilegio e dal parassitismo; la redenzione da un seéolare servaggio di miseria r d'ignoranza delle plebi rurali. Le formulazioni nostre-f dei tempi più vicini di questo dopoguerra, svUuppano 'idee d1 allora. Salvemini ed i valentuomini che gli furono al fianco hanno aperto la strada. ,..._, · Chi ha ' impostato nella vita politica italiana la « questione meridionale ,. nei suoi termini storici e so– ciali oltre che economici come problema naziÒnale? Chi l'ha tolta dagli scaffali delle librerie e l'ha imposta come tema della battaglia di domani'? Era in Salvemini la passione di Michele di Lan~o: come dar voce al bracw ciante di Cerignola contro l'ingiustizia millenaria della società chiusa e stagnante dei «galantuomini». Chi della intelligenza Jtaliana del suo tempo, ha po– tuto sfuggire alla influenza sagomatrice della sua tenace 1 irriducibile lotta contro il nazionalismo, proiezione di pericolose psicologie provinciali? Se questi orientamenti sono diventati stabili correnti di azione politica, ed hanno dato frutti dopo la parentesi fascista, e ne daranno ancora, c'è alla origine questo instancabile pioniere. E se mi permetto di sostenere che la sua influenza formatrice è stata· su alcuni gruppi di giovani più efficace di quella di altri grandi insegnamenti, è perchè da essa ci sono venuti come frutti indiretti e naturali di una lunga lezione i doni più preziosi. Abbiamo imparato non che cosa sia la democrazia formale, ma a sentirci sempre e soltanto democratici; abbiamo imparato che si possono guadagnare certezze critiche e filosofiche superiori dopo il ripudio radicale dei nominaJismi e di ogni catechismo; abbiamo imparato che la politica è azione ed incide solo se è concreta. Il suo esempio di probità intellettuale, di sincerità e d'intransigenza ha profondamente operato intorno a lui E per intendere il valore di questa influenza riporw tiamoci. al suo dato primo, che unifica all'origine l'opera dello storico e l'insegnamento del politico, al suo vigore morale. Egli vi portava la passione infrenabile, primi– genia quasi che l'animò di sdegno senza limiti al mo– mento dell'eccidio di Console e Pilati. Pure seppe contro il fascismo adoperare le armi dello storico, ch'egli sapeva a sè più idonee e di un'efficacia che in Italia non abbia– mo potuto ben misurare, ed ha dato i suoi frutti sulla t>pinione pubblica straniera. La Liberazione era anch'essa figlia della sua opera, e la salutò anch'egli dopo tanto disperare come la pro– pria liberazione, ·e c0me la risposta del suo popolo e della gioventù italiana al suo antico appello. Ma ci aveva insegnato ad operare anche se l'orizzonte è chiuso alla speranza. Ed il suo insegnamento rimane. Aveva negli ultimi giorni il viso quasi fuor della vitai di un San Gerolamo meditante sulle verità eterne. In pace con la sua coscienza, ringraziando gli amici di essergli amici, sperando che al solco non mancassero anche domani continuatori, è passato sereno e quasi ~ieto alla pace della morte. E ci lascia con un cenno paterno di saluto e un sorriso luminoso d'incoraggia– mento. NRSi .31. 12. 57 CESA CLAUDIO Vfa Cassfan Bon. 7 TERNI e Nuova Repubblica• • settimanale politico e di cultura, e• anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 195S. Mancxcritti, fotografie, disegni an,. c~:-ase non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati pe, tu~ti I Paesi. 11periodico viene Inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. ft.4 15 SETTEMBRE 1957 • L. 40 MISERIA DI UNA POLITICA L A SETTIMANA del viaggio di Gronchi a Teheran è sta~a., è _vero, vuota di avvenimenti romani; e in politica mterna, un solo. fatto serio e grave si è prodotto, quello delle agitazioni nel brindisino, agitazioni determinate da una cosi grave tensione economica, che non si sa come qualificare l'opinione ufficiale, che le vuole provocate, s'intende, dalla sinistra. E' difficile credere ai «nuovi» orientamenti della DC e del suo monocolore, quando si lasciano e si vogliono avallare queste inter– pretazioni. Forse solo perchè il cattolicesimo è una dot-– trina della salvezza, si può con tanta disinvoltura sorvo– lare sulla sofferenza, la repressione, la morte. Nei suoi circoli responsabili, e nell'opinione pubblica, la politica generale italiana· è rimasta invece, questa set– timana, sospesa e perplessa. Ciò che la impaccia, è pre– cisamente il viaggio di Gronchi, e la contemporaneità del– la presenza a Teheran di Enrico Mattei, per la firma del contratto AGIP-NIOC. E' mancata in questo caso ogni precisa azione di orientamento da parte del governo. Si doveva ammettere o no che il viaggio di Gronchi e la firma del contratto del settore petrolifero erano in qual– che modo connessi? Come si doVeva e poteva discutere l'insinuazione, o la constatazione, o Paccusa, di un di– rottamento della politica estera? In realtà si è temuto di affrontare in modo pubblico e consapevole queste questioni; così si è dato occasione all'onorevole Malagodi di versare a rivoli il suo veleno contro Gronchi, il suo dispetto per l'allontanamento di Martino da Palazzo Chigi, e di lanciare un'accusa di equi– vocità alla nostra politica estera, che questa non merita per ciò che si viene specificamente facendo, ma per ciò che non si ha il coraggio di esprimere e sviluppare. Eppure il discorso poteva essere assai semplice. ·si sa– rebbe dovuto subito fa·r osservare che recarsi a Teheran (e poi successivamente in Turchia e nel Libano) non co– stituisce delitto di leso atlantismo. La Persia fa parte del patto di Bagdad, lo strumento più atlantico che si possa immaginare per la politica anglosassone nel Medio Orien– te. Per di più, il governo di Teheran è stato sempre estra– neo tanto alle questioni arabo-israeliane, quanto alla re– cente vicenda della Siria. Recarsi a Teheran, da parte del presidente deJla Repubblica e del ministro degli esteri, non poteva lasciar neppure lontanamente affacciarsi il so– spetto di non si sa quali velleità di mediazione: tra chi, con chi, dal momento che la posizione internazionale del– la Persia è quella c4i abbiamo accennato? Non c'è dunque dal punto di vista diplomatico alcuna novità. d'indirizzo nella « missione Iran»: ve ne sarà ancor meno nella << missione Turchia». Vi è invece una novità, e importante, ma da presentare come ponderata e deliberata, nel tipo di contrattQ petrolifero Italia-Iran; ed è prevedibile che altri contratti vi si allineeranno (già è in esecuzione la richiesta di rettifica di quello istitu– tivo della Irak Petrolewn, a termini identici a quello AGIP-NIOC), recando notevole disturbo finanziario ai maggiori gruppi petroliferi americani, e notevole vantag– gio ai paesi detentori di petrolio. E' una contraddizione capitalistica all'interno del settore imperialistico occiden– tale? E' un episodio dovuto allo sviluppo italiano da paese semidepresso a paese di più rapido sviluppo industriale? Ma queste cose non possono venire negate o contestate; e tuttavia non costituiscono materia di rottura degrimpe– gni atlantici italiani, bensì esatta interpretazione dell'oriz– zonte politico, di pacifica evoluzione dei membri tutti del patto, che si è voluto, all'atto stesso della sua istituzio– ne, assegnare a quest'ultimo. Ma il governo italiano, e la diplomazia soprattutto, allevati in un culto unicamente militare (e in questo, oltranzista) dell'atlantismo, non hanno saputo spiegare queste cose assai semplici alla pubblica opinione. . In questo modo una settimana di sospensione per mo– tivi tuttavia seri ed importanti ha finito per l'immeschi• nirsi nel solito discorso degli ex centristi in fase di ir– ritazione e nostalgia. Malagodi/è riuscito a trascinare in questa meschina diatriba anche le cose che richie– dono una discussione più lungimirante ed obbiettiva; e l'unica giustificazione gliene viene, evidentemente, non (segue a pag. 3, J.a col.)

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