Nuova Repubblica - anno V - n. 27 - 7 luglio 1957

{170) ,mova repubblica IL TEST.A.MENTO POLITICODI S.A. VElUO MERLINO SOC I A IJ ISMO IN IT A L I A L'amico Aldo Venlurini e, rnvia due lellere di Saverio 'JVIerlino, che possono essere considerale l'estremo contributo di un pensiero originale, anche se discutibile, ai p.-o– ·bJemi della democrazia e delle forme politiche della società socialista H O '.J:.,B'l'TO con vivo inte1·esse nel numel'O del 23 giugno di Nuova Repubblica l'articolo « L'antitesi ideologica» cli Giulio Chiarugi. Occupandosi del bel saggio del Valiani su « Oli sviluppi ideologici del sociali– smo democratico in Italia», l'autore dell'ar'licolo nota giustalllcnte come in tale saggio sia del tutto taciuto il conti·ibuto del Medino, che tuttavia per il Chian1gi 11011 è classificabile fra i sociafo:;ti democrn.tici. Questa affermazione è vera solo in senfjo rigidamente formale, ma se si tjen conto non tanto di ciò che la demo– c1•azia è quanto di ciò che <lo\'l'Cbb'essere, l'affem1azione non è più ve1·a e Merlino dev'essere senz'altro considerato un autentico socialista democratico, so non addi1-ittura il più coerente e radicale socialista democratico italiano. Movendo dal concetto proudhoniano che l'essenz;a della vera democrnzia è l'abolizio~e di tutti i poteri, il .M'el'lino giunge ad afferrna1·e l'i<lentit..\ di democra11.ja e di anarcl\ia, giacché il gove1·no di tutti in generale (democra:,;ia) equi– vale al governo di nessuno ·n particolal'e (anarchia). Egli concepisce la società socialista come una società pl'ofonda- 111ente democratica in cui l'organizza,r,ione tecnica dei vari intei-es.-;i generali coì11porta. la. disorganiz,rnzione dello Stato co1ne ente politico, e nella qùale il governo con i suoi organi di lotta e di dominazione de\·e cedere il posto a una. amminijfraziono degli affari pubblici, o meglio ancora a• più amministrazioni, che, sr-iolto il nodo ger-a1·chico che oggi Je unisce, divenleranno autonon:ie, e si ~ostitnirnnno se. g11endo regole appropriate alla na.tu' ra speciale di ciascuna. Queste amministrazioni autonome saranno unite fra loro da organi di relazione pe1·manenti o temporanei: congressi, conferenz.e, commissioni [edCl'ali, ecc., e fun,r,ioneranno per– tanto senza tm potere esecutiv~ centra.le. Questa nelle sue schematiche linee g.enern,li la con• cezione della democrazia che il Merlino, con una ricchez.za di idee che non si trova in' a.Itri scrittori socialisti, è venuto cOilfìgW'andOnolle sue ope1·e maggiori: Pro e contro il so. . cialismo ( 1807), L'Utopia collettivista e la crisi del « so– cialismo scientifico» (1808), Pormes et es8ence du socia• li.,;me (18!)8), lt problema econoniico e politico del 8ocia. li..,mo (uscito posturno nel 1948). Ma vi sono altri scr·itti del Merlino che haUano l'argo• mento, forse meno addottrinati ma più vivi perché inseriti nella gl'ande crisi politico-Socic.,le italiana del primo dopo• * ~~o Cl~N:~lG9N~iu:u:~i u~:.~::1~0 c::at~a a~:~~~att:n:~;:~ea r:;: ll..zioni di cui riportiamo quella relativa ai rapporti cultura.li: « Considerala l'importanza dell'incremento dei rapporti cul-. turali italo-cinesi, sia per un più vasto sviluppo della cultura italiana, nella sua informazione e -nei suoi metodi di ricerca, sia per un'estensione del campo di diffusione e di influenza della civiltà italiana fa voti: I) che l'Università Italiana sia messa in condizione cli pro– muovere co1i istituzioni di. cattedre fornite di mezzi e personale specializzato gli studi sulle civiltà dell'Estremo Oriente e cinese in particolare; che sia sviluppato lo studio della lingua cinese; 2) che siano rese possibili missioni italiane e cinesi, reci– procamente in Cina e in Italia, con lo scopo precipuo di indi• care i settori cultura.li scientifici e tecnici e le forme dei rappor– ti più opportuni ed efficaci a sviluppare la reciproca conoscenza delle due culture; 3) che si conduca a termine il riconoscimento, l'ordinamen– to, lo studio delle raccolte priva_te e pubbliche di antichità e rl'arte cinese; che una cordiale collaborazione: tra H Cent.ro per lo sviluppo delle relazioni con la Cina e l'!SMEO e l'ISP!, dei f}Uali si segnalano le benemerenze, valga attraverso accordi edi– toriali a promuovere la pubblicazione di testi e di opere cinesi antiche e moderne tradotte, e di studi relativi alla storia e alla civiltà cinesi. Augura che, tolti gli intralci burocratici ancora esistènti a un Largo scambio culturale e normalizzati i rapporti tra i due governi, un accordo culturale italo-cinese consenta di dare effettivo e regolare sviluppo di tali scambi, quali inviti a studiosi e professori, borse di studio per i laureati, creazione di istituti per l'apprendimento della linqua e la conoscenza delle due civiltà ». * ~~::i!~cnr;z;~:a~op::i~:li~ :::~à 1:e~!~i~::n!:n:ta:;:i (: ~=s 1 t~ moni di Geova» avvenuto a Milano nel Giardino cl'inierno del– l'.Odeon la sera del 27 giugno 1957, un atto di persecuzione reli– giosa compiuto col pretesto legale della mancanza rli autorizza– zione da parte del proprietario del locale arl adibire la sala ad tiso diverso da quello indicato dalla licenza per ristorante, ciò che non avrebbe dovuto comportare mai la sospensione clella riunione per att.o imposto .al proprietario con uno sproporzionato s'chieramento di forze di polizia. Il trasferimento della riuntone '-d altra sala, lontano dal centro della città e dalla sede della c;'urta arcivescovile, sottolinea l'odiosità del provvedimento. ! L'ALR! deplora che si sia fatto ricorso ad una bizantina interpretazione intorno al valore della licenza di esercizio, allo Sçopo dì violare la Legge costituzionale che garantisce a tutti i Ùttadini il diritto di libertà di riunione anche in luogo aperto ~i pubblico; denuncia alla pubblica opinione questo inamissibile ~Jpruso e fa voti perchè i pubblici poteri esercitino (a loro auto– rjttì in modo da non accreditare il sospetto di un loro usservi– ➔iento ai voleri della gerarchia ecclesiastica. guena. Si tratta dell'opuscolo F'ascisrno e Democrazfo (1924) e di al'ticoli appa ..si nel quotidiano Umanità No1;<i e nelle riviste Critica Pol·itica e Pen8iero e Volo-Ì-ità negli anni che vanno dal 1920 al 1926. Egli, pur difendendo contro il fascismo· sopraffattore le fol'rne storiche della de– mocrazia, den'uncìa. i vi:,;i e le imperfezioni dei regimi de– mocratici, e a,ffern1a che « noi oggi abbiamo le fol'me della dernoc,•a;,,ia ma non la. derìì4Jcra:,;ia. Abbiamo il cOl'po, non lo spirito: un corpo che è quasi Ìm cadavere, o tutt'al più un embrioÒe che vuol venirn alla lu(~e ». E' quasi su– perfiuo aggiungere che la democrazia merli11iana ha per fondamento il postulato socialista della eg1rnglianza 1·ela– tiva delle condizioni, giacchè in una società di disuguali non può esservi rappresentan:,;a ve1·a. Fl'a. gli scritti sOpl'a ricordati figurano d11e lettere, che sono un modello di chia1·e,r,za e di Cùncisione e che.mel'itano d'esse,·e ripubblicate sia per prncisare il 'conee.Uo che il :Merlino ha della democrnzia, sia come contributo alle di– scussioni correnti sulle forme poJjtiche che dovrà assu– mere la società socialista. Esse ful'Ono indi,•~z;z.ate Hl pub– blicista anà.rchico Luigi Fabbl'i, che le commentò '1tn– piarnente insel'endole sul fìnil'e del HJ26 nella rivista Pen– siero e Volontà diretta da Enico l\:htl~.te':-:;ta e della quale egli fu aitivissi1110 collaboralo1·e. Ecco le lette1·e nella Jol'O integrjt.\: Caro Fabbr·i, Le vo5tre intenninabil-i discussioni e z>olemiche - staio o non stato, governo o non governo, organizzazione o non orr;anizz<izione - mi paùnw un po' accadeniiche: intanto, mentre voi dite di no, rziieUi fanno di sì, e come! Abb-imno lo stMo, il governo ed il resto e guai a chi non si sollo• ·mette. Da que8lio-ne., del resto, rni pm:.c ne nasconda iin'tiltra più radicale: si pt1ò fare a meno. della /orza nei rapporti sociali, la si può eliminare da essi completamen'ter e se non se ne può Lare a meno, ia si puù tilmeno contenere in cert-i lim·itif'~. come dev'essere organizzato, eserc-itato e contenuto in giust-i lim,-it-i'qiiel minimo di forza o potere che è necessarfo a mantenere in piedi)(i 8ocietà e a difenderla dalle esorbitanze dei singoli? ' Perché 20 o 10 o 60 milioni di abiJ,nnti. cli un paese, tra ignoranti e sapienti, rozzi e civili, cnttivi e buon-i, ecc., ecc., aventi costumi e modi di vivere diveui e <livense op·inioni·e inte1·essi, ma chi,usi nello stesso spaZio e costretti a vivere l'uno accanto all'altro, a s/nittare la stessa lena, <J.procedere per le stesse vie, quind·i..,_ad wrlarsi, a sepa– rarsi ogni momento, non pot1so110ess-Jre tenuti in8ieme dal mero ca8o e da u.na virtù sponta'nea che regoli la loro con– dotta individuale in .conformità dei loro intetessi coniu.ni e finali. Armonie prcstabiiite non ve ne sono. ~<' ragiOne, i sentilne,iti, il buon SC 'rl.so, l'interesse bene inteso non ba– stcino e non senipre ci as8istono e ci, con8igliano per il bene. T mutui accordi, gli incontri fortuil,i d·i volontà non ba– stano. Qualche volta, spesse volte, ci v11ole di più. Bisogna predisporre dati mezli per dati fìni: bisognn purtroppo •Subordinare interessi particolari· a intercss-i generali, in– tere8!ii attuali a interessi civvenfre e più o meno lontani. La società deve avere w/argan-tz;:(,zione stab-ile, continua e non effimera; organi che funzionino regolarmente se. condo cert,e nonne sJ,abilite, che solo una lt1.nga esperienza può dettare e correggere, e delle leggi o norme generàU di condotta che lHlti riconoscono e a cui tutti obbediscono. La società non è un'astrazione, ma una co8a concreto, e si compmte di tre elementi essenzicili: organi, norme e funzioni p,·ecise e determinate ver ciw;cuno d·i essi. li"-inora, salvo pochi lucidi intervalti., ha sempre pre– V(dso nella storia l'orgwnizznzione dall'alto al ba.~·,yo. Jfo,. vi sarebbe im'altra specie d'organizzazione, quella che dal basso sa,le, dai pi.li, va ai meno, dal popolo - forte di volontà, libero nel pensiero e rwlt'azione, cmucio dei suoi interessi - ve, ai vochi (governanti o ammini.<Jtratori) suoi mandatal'i dai poteri' lirn·ilati, dai mezzi 1·hdretti, sog– getti a sindacati e controlli, amovibili e removibili, in modo - da essere stnmÌento delta volontà e degl'interessi popolari, non arbitri e despoti Questa organizzazione è essa pos8ib,ile Non si pHÒ ne– gare che l'idea di una simile organizzazione sfo sorta nei popoli più civili ed abbia fatto un certo camm·ino nella società moderna. Le esperienze fatte non hanno dato sem• p1·e e da,ppertiitto i niigliori risultati: vi sono nei 1·egùni democratici v-izi. ed imper/e=ioni anche gravi, che bisogna eliminare ed emenda.re . Il mondo non fu c;eato in tm giorno e prob"b-ih)!ente 7 neanche in .'lette. Du democrazia è ancora tutta da fare, da edi(icm·e. Jj} d~,po tutto non dobbiamo illuderci di t)Oler a·l)e·re nulla di perfetto a questo mondo. ll principio d·i relatività domina l'universo /ìs-icp e morale. Libcl'tà, egiw– gl-ianza, solidar·ietà, giusti2::-ia,ecc., sono concetti relativi e non a:18oluti. Uassoltito è ·come fin/i-nito; non esi,;te. }')' un'a,<Jl,ra:.:·ione della nostra mente. n Caro Fabbri, Non per voglia di polemh::are, nw pe1· diin·rire dov'è il vero dis8en80 fra noi, rcplfro brevemente al tuo connncnto alla mia letterina dell'ultilno numero di ]?ensiero o Vo– lontà. :l'u ammetti e/i.e wn minimo <U /or::a .'lia C8ercitnla dulln collettività a.nziché da vochi, che non mancherebbero <!,i abto,arne. Ora te la i1n1nagin-i tu la collettività che corre diet-ro, armata manu, <1d un delinquente'! fo collettività, iwmùi-i e donne, vecchi e fanciulli, che adoperi tf,irctta.mente la forza nei casi in ct1.-i 'questa si renda necessa·riaf ·O la8ciamo il probleino dello /orza e prendictmo qtii3.Uo dell'organi::zazione dei grandi interessi collettivi. 'Pe· la irnma(JÙ-1-i tu fo collettività che deliberi in nw.ssa su tali ùitercssi, vrovveda in ma,'Jsa ai me.::zi necessar·i, d-istri– bui-8ca le /wizfo·n:i, ,'ltabi-lù,ca lé norme secondo cwi pro~ cedere, couie se fo,'18eun uomo solo e non una moltitudi,11e di persone (mii-ioni forse) di opinioni divMse e v·iù o meno sparse .'lu un territorio vosl.o, per esmnpio, quanto l' I tal.ia o p·iù va:sro ancora.? O sodi wia· collet.tività nii1w.'lcola, e allora il prohleina sa.nì Ji orgoni:zznre e stabilire i rapporti frn le v01·ie collettività, esprimeudo da e8se il pen.Yie-ro e la volontà (Jenerale e comune. Io ritenuo che se fo collelliviUì non può procedere nelfo nuiggforanza dei ea8i, dirò co.YÌJcollettivamente e diretta– mente, non resta che l'vm'.co aUernati,va per e,<p;adi vro– cedere inJircttamenl,e ver 'via di .<lelega:doni o mando ti, per me~zo di. organi da e8sn co.'ftituiti, con nonne preci.Ye e san:.:.ioni egi:cac-i. :l'utto si.a che 7a collett,ività conservi fo stw superio– rità .,-u,is·uoi 1,iandatari, che li sorvegl-i, li tenga ,, .yrJ. sog– (Jetti, ùnpcdisca loro gli alnufi e le 7)rev(irica:doni: ·e questo è il vroblema da risolvere in prat-i.ca . Beninte:w la solu,z·ione del vrobfema non potrà (tversi che a un<i condizfone, che gli ùulividui che cornpongono la società siano nelfo loro gro:nde rnaggio'l'O-nza intelligenti e attivi ed energici. Se no, no, come dicevano i baror1:ispn– ynoli al loro re. Perciò io non w1rlo della società d'oggi, ma di q11elfo di domani o Jet giorno dopo, di q·tie!la che tu ed io_ àuspichiwmo. Subito dopo la pubblic,w,ione di queste lettNe rultimo vestigio di libe,·tà. di stampa veniva brntalmente carn!ellato dalla dittatura fascista, e al Merlino come a tntti gli alt:l'i oppositol'i del fascismo la penna fu spez7,ata fra le mani per sempre: cosicché esse furono l'estrema rnanifesta;,,ione del suo pen.-;i.ero e possono perciò considern1·si con1e il suo te:-:;tarnento politico. ALDO VENTURINI In auto e in treno in aereo e in albergo sulle ginocchia, sul tavolo d'un bar, esatta e leggera seri verà la vostra corrispondenza gli appunti di· viaggio i ricordi delle vacanze. Olivetti LettePa 22 I I I I I I I I I \ I I / / / / / / ' \ \ \ I I modello LL lire 42.000 + 1.0.E. Nei negozi Olivetti ed in quelll di macchine per ufficio, elettro– domestici e cartolerie. \ I I I I I I I I

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