Nuova Repubblica - anno V - n. 14 - 7 aprile 1957

B 8 UN ~;\TTO DI CORAG(ilO I L NUMERO del l.o aprile di Pohtica, il quindici– nale fiorentino di Nicola Pistelli intorno al quale si concentrano ormai le ·forze più serie el moralmente· valide della sinistra cattolica di «base», rappresenta un ~tto di coraggio politico che merita di essere sottoli– neato. La crisi della Giunta comunale di Firenze ha messo in piena luce la contraddizione palese tra il fer– mento di novità rappresentato nel passato dal sindaco La Pira e la realtà politica del partito del quale egli riconosce ed attua la disciplina; ha dunque consentito di riportar~ sul piano schiettamente· politico, delle scel– te e è ?Ile responsabilità, un fenomeno che rischiava di , perdersi e di confondersi- nelle secche di un approssi– i:1ati, J misticismo e di un insincero paternalismo. Che di questa situazione abbia tempestivamente profittato Nicola Pistelli e il gruppo dei suoi giovani collaboratori per riproporre, appunto sul piano della scelta politica, il problema dell'apertura a sinistra (proprio' nel mo– mento in cui più .rigida appare lii chiusura fanfaniana e ·pesante l'intervento ecclesiastico)· è segno non sol– tanto della loro sensibilità ed onestà, ma di qualche cosa di più: del permanere, anzi dello svilupparsi di certi fermenti vitali nel mondo cattolico, nonostante la cieca cupidigia di potere e quindi la non intelligente volontà esclusivistica di tanta parte della dirigenza clericale. - Nel suo fondo, Elezioni a Fir•znze, Pistelli riporta correttame_nte su scala nazionale il problema che si è aperto a Palazzo Vecchio: identifkando con esattezza nell'« azione di fermento morale la grandezza e insie– me il limite di Giorgio La Pira >>.I suoi interventi cla– morosi in t~m3. di requis{zioni, di alloggi agli sfrattati, di diritto al lavoro, ebbero un'eco in tutto il paese, e al di fuori anche dei nostri confini, sostanzialmente perchè essi denunciavano « la frattura esistente in Ita– lia fra dirittò e morale». Ma la denuncia non è ancora la ;vluziorie del ~aie che si .denuncia: al di là della {< testimonianza cristiana » di La Pira, correva dunque urla stradà, una scelÌa non rinunciabile: << rendere or– ganico il riflesso politico di tanta ricchezza .mòrale ». Il problema era quello « della prospettiva politica del sindaco di Firenze»: se,nza- di cui, sarebbe inevitabil– mente emerso, come è infatti emerso, « l'aspetto dete– riore della situazione, un paternalismo di alta fattura che a livello del singolo postulante si" rifletté nella fra– se: Ha penswto a tutti, penserà ançh.z a me». Senza questa trasposizione in termini di scelta politica, la stessa <{ presenza internazionale di La Pira rischia di ripetere la tradizione tipicamente italiana dei grandi sogni cosmopoliti, ai quali continua a mancare il sup– porto di quella che Gramsci chiamava la tradizione nazionale pol)olare >>. Se dunque la politica democristiana si serve di _La Pira solo a fini di edificazione e di raccolta eletto– r~le, e di fatto ne isola la posizione << accreditando la leggenda scettica e pigra che certe cose sono eccezioni p:,r.messe ai santi>>, la stessa potenzialità morale, esem– plare, di certe azioni compiute in passato dal sindaco di Firenze si svuota: resta un fenomeno isolato, ab– norme, che nel folklore della vita politica italiana raf– forza, non indebolisce lo schieramento clerìco-moderato ormai in atto. La politica nella qu-1.le il n-,essaggio cri– stiano del primo La Pira non poteva non inserirsi do– veva essere infatti quella dell'incontro con le forze ~o– c_iali più avanzate, Organizzate come sono intorno alla ·tradizione socialista: che è appunto l'oggetto della più irosa ed angusta polemica dell'Osservatore Romano. Alla quale con singolare chiarezz:i risponde il cattolico Pi– stelli che se « il pensiero sociale della Chiesa cattolica è il solo costruito sul metro della verità ... domandiamo t~ttavia cor.1e si possa presumere altrettanta Perfezione nelle· forze stOriche che a tale pensiero si richiamano, rimanendo indimostrato non il solo problema della fe– deltà con la quale ~oi spendiamo il nome di Cristo, ma insième i pesanti quesiti dell~ capacità politica, della coinpetenza economica, della serietà culturale che spes– so mancano in credenti di buona volontà e di rette intenzioni». Obiettando all'organo• vaticano « di non poter condividere la valutazione dJ natu'ra politica sui socialisti, che riteniamo sbagliata », Pistelli pone, con consapevolezza crediamo piena, il problema di fond9, ò.,.:Ja distinzione fra il magistero della Gerarchia' nel– l'ambito della fede, e· la libertà della scelta pol_itica anche per il cattolico. Al fondo di Pistelli fanno corona alcune note, do– vute ai collaboratori più assidui fra i giovani di Po– litica. Giorgio Giovannoni, rilevando il significato po– litico l":\azionale della battaglia che si svolge intorno al comune di Firenze, riproduce il testo della mozionè che la sinistra cattolica fiorentina presentò alla vigilia della formazione deÙa · Giunta, il 9 agosto '56, per proporre un accordo fra DC, PSI, PSDI e UP (accordo che, come si ricorderà, fu reso impossibile in extremis dall'inter-· vento a Firenze dei messi di Saragat e di Malagodi). Sergio Pezzati pone ccn molta acutezza il problema di « una politica intelligente >>verso i socialisti, polemiz– zando con gli alleati socialdemocratici («il più tran- · qullo e patetico partito di destra che questa gioconda Italia ospiti nei suoi verdi confini))). Pezzati pone, in _sostanza, una domanda di prospettiva, ,fondam~~lfile: (157) nuo,varepubblica DINO BOSCHI: ZUKOV CONTRO LAPINGUEDI <t Te~iamolo d'occhio: è un nemico del popolo n A quando l'italianissimo 11 voi n? vuole ·la Dc, ha interesse la DC alla politica di Cre– monà, cioè alla politica di regalar voti al partito comu– nista come contropartita di un proprio ulteriore ingros– samento? Pezzati risponde esattamente ·che « i risultati di tii:>o cremonese può darsi fac.ciano l'interesse eletto– rale immediato della DC ma non fanno l'interesse poli– tico del paese)): ed-è appunto nella prospettiva inte– gralistica" della scelta cattolica come unica contropar– tita possibile a quella, •comunista che s1 colloca la be– stiale richiesta (avallata da Saq:1.gat ) di abbandonare ogni occasione di vicinanza dei socialisti coi comunisti nelle amministrazioni locali .e nei sindacati, perché ciò si"inifica . anche distaccare i socialisti da una possibilità di· lott3. dentro la e.lasse operaia_, dichiarare· la propria impotenza, e dunque ;riconfern;iare come valida l'unica– a_lternativa pesant~qiente ,posta dalla destra cattolica. Ne deriva, .secondo Giuseppe Manzotti, l'inevitabile ripresa della polemica anticlericale, se i socialisti - re– spinti da ·ogni possibilità immediata di costruzione d'uno stato democratico --: saranno costretti inevitabilmente a scegliere fra due vie: « mettersi alla testa dì un vasto schieramento laico, o tornare accanto ai comunisti >►. Ed egli si chiede come - mentre « la DC, dissolte le posizioni di centrb, viene respinta a destra ... senza che l'opinione cattolica ne avverta il pericolo» - possa legittimamente richiamarsi la• maggioranza uscita dal congresso di Napoli « alla investitura morale concessa da De . Gasperi », che consisteva nel monito ·« a non tornare entro lo stor.ico steccato che aveva fa~to tanto male ai cattolici e all'Italia >>. Ma - si dice - La Pira farà l'apertura a sinistra dopo le nuove elezioni comunali, così come Fanfani la farà dopo- le nuove elezioni politiche. Sui pericoli .che vi sono impliciti. richiamano l'attenzione ·Franco Con tè e Gianni Giovannoni. Non è difficile calcolare - os• serva Contè - quale sarà l'esito della nuova. consul– tazione fiorentina: le situazioni risulteranno sostanzial– mente immutate, ,ed un'operazione compiuta sotto il peso d'una sconfitta non rialzerà il prestigio di Giorgio La Pira. E quanto alla previsione nazionale, Giovan– noni - ricordando. l'esperienza del. patto Gentiloni - auspica che. l'incontro fi;:a le :forze più vive della Sini- ""' stra. dèmocristiana e le forze socialiste non nasca ·da un patto di vertice, ma sia piuttosto frutto di una ma– turazione e di una convergenza di larga dimensione: « rischiando •altrimenti di smorzare i partiti in un clima giolittiano di compromesso ministeriale, di costituire un'altra occasione perduta per introdurre gli italiani al costume democratico>>. · Uscèndo dal piano delle analisi sociologiche e delle affermazioni moralistiche, la sinistra democristiana· fio– reii.tina ha assunto questa volta, come si ·vede, lé sue responsabilità. E non c'è che da compiacersene. 'Anche se il discorso, appena aperto, è lungo, e non può che concludersi in un modo:· non si tratta ormai più di una semplice apei:tura, ma di una vera e propria battaglia di alternativa politica, alla quale - beninteso.- cer– te forze cattoliche (e ne fa fede Politica di Pi– stelli) sono almeno altrettanto interessate e partecipi quanto noi. • NUOVA REPUBBLICA

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