Nuova Repubblica - anno V - n. 14 - 7 aprile 1957

NaS/.31.12.57 CESA01.AtJl)tO n T 7,n Vta Cass1an Bon~ 7 . I/' (,_L T E R N I repuhhllCll Comitato direttivo: TRISTANO CO0IGNOLA ( direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARR1, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redaiione I GIUSEPPE_FAVATI. Direi:. e redaz. 1 Firenze, Piazza libertà 15, tel. 50-998. Amm., Firenze, Piazza lr,dipendenza 29; t~· .. 483-207,8. Auforiz. Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. Printed in lt11ly. St. Tip. de cla Nazione., Firenze, Via Ricasoll 8. 157 .• _ANNO V • N. 14 Un numero L. 40. Estero l. SO. U.n numero arretrato L. 50. Abbonamenti: annuo per Italia e Francia l. 1500, sem. l. 800, trim. L. 450. Estero: L. 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova ltaliu, Firenze. Gli abbonamenti pe. corrono dall'inizio del mese. Per pubblicità rivolgersi all'Ammi• nistrazione. Tariffa: L. 15.000 per inserzioni di mm. 70 per colonna. ESCE LA DOMENICA OGNt POLITICA HA ILSUO COSTO di G I U L J O CHI A R U G I S AREBBE esagerato considerare le elezioni di Cre– ~mOna e di Rimini come una vera e propria disfatta 'per le forze socialiste e democratiche. Diciamo piut– tostò ·che, anzi, le cose potevano andare anche peggio e che, tl.ltto sommato, l'elettorato ha reagito agli avveni– menti cOn intelligenza assai maggiore di quella che co– munemente si è soliti attribuirgli, poi che ha mostrato di non essere, ancora, completamente propenso ad ac– cordare alla DC possibilità e speranze di maggioranze assolute. Si dimostra alquanto carente, invece - e molto di più di quanto non indichino le flessioni elettorali - la iniziativa politica delle forze ~ocialiste. Poi che è ben noto come i congressi raramente creino inizia_tive, ma si limitino a tirare le somme e a propagandare il resul– tato del lavoro compiuto in precedenza, anche Venezia è stata 'quello che è stata - bene inteso un avvenimento di primaria importanza, quanto mai incoraggiante e po– sitivo a dispetto delle insufficienze e dei chiaroscuri - soltanto come conclusione e pubblicità <;leipassi avanti -c!fflrt)"1trtrdat·PSI ·11ella-primavera e più ancora nell'au– tunno del '56, per iotenderci ai tempi del rapporto Kru– sciov e della crisi d'Ungheria. Dall'autunno in poi, e nonostante Venezia, l'iniziativa socialista è rientrata in fase di late~za, quando non addi– rittura di equivoco, permettendo ai comunisti di suturare - sempre provvisoriamente ma con maggiqr sicurezza e tranquillità di quanto essi stessi non pensassero - le loro profonde ferite, e ai democristiani di comporre ancora una volta le interne contraddizioni e ambiguità per passa– re decisamente all'attacco e puntare addirittura al sospi– rato traguardo del regime. Com'è potuto accadere tutto questo, nonostante Kru- ~ sciov e l'Ungheria, le dissidenze comuniste e le solidarietà laiche, l'immobilismo e la crisi evidenti ogni giorno di più nella formula del governo? Essenzialmente perché i termini del rapporto tra socialismo e social-democrazia - che è soltanto un aspetto particolare e concreto della re– lazione più ampia tra forze socialiste e valori democra– tici - sono stati posti dai vertici con scarsa coerenza e lungimiranza, e per di più fatti filtra1~e dai quadri inter– medi verso le basi solo a prezzo di grossi equivoci e di perniciose distorsioni, forse non tendenziose ma purtroppo tuttaltro che casuali. Anzitutto non ci si rese conto che la svolta nei rap– porti internazionali e il crollo della coerenza ideologica e disciplinare dello stalinismo concludevano, nel '56, non .un bilancio di due o tre anni - per esempio della caduta della legge maggioritaria in poi - ·ma un periodo per lo meno decennale, che datava dall'avvento della Repub– blica, se non dallà caduta del fa·scismo o addirittura da molto prima. Si pensi, ad esempio, a ccime tornava attuale con la crisi dello stalinismo l'atteggiamento tenuto da Togliatti verso la monarchia al suo ritorno in 1t'alia. Pertanto della social-democrazia andavano valutati - agli effetti della ripresa socialista - non solo i lutu– lenti episodi dei '53 e del '54, ma anche il passato molto più valido di parecchi 3.nni prima. Rimaneva Palazzo Barbe– ri~i - maniféstazione di debolezza e di intempestività, male decisa e peggio attuata, ma che certo non era priva. di ragioni profonde di fronte ala storia - e più ancora rimaneva la battaglia antifrontisÌa combattutà nel '48 d~lla lista di Unità Socialista. Accanto a questa erano iscritte a bilancio altre voci, rappresentate dalle presenze liberali più avanzate e :dalla tradizione azionista: tali ·i~t~nze, se pur di diversa storia e di diversi costumi - e la diversità si era messa in evidenza in forma acu– tissima durante la burrascosa convivenza col PSDI fino alla nascita di Unità Popolare - si dirigevano anch'esse v~rso. la considerazione del medesimo rapporto fonda– mentale tra socialismo e valori della democrazia che i tempi urgentemente pl'oponevano. . per lui di coprire tutto lo spazio socialista e democratico diveniva· quasi completa. Tutto questo, però·, era reso possibile soltanto dalla persistente mancanza di fiducia dell'elettorato. verso il PSDI, al punto che~la non indiffe– rente tradizione~ del '48 poteva considerarsi pressochè estinta e riassorbita dal partito socialista maggiore. In questa prospettiva il PSI e Unità Popolare stipularono la · •alleanza elettorale con la ormai famosa dichiarazione sul metodo democratico: il successo fU notevole, se non chè, contemporane3mente, il pur tiepido ma effettivo rifor– mismo del governo Segni prima maniera aveva lavato il PSDI dalle macchie più nere del governo Scelba. Da quel moniento la tradizione social-democratica era ricomposta di nuovo, e .rientrava nel bilanciò decennale del socialismo e della democrazia che intanto si andava facendo. La conseguenza fu Pralognan, preceduta dal piccolo abbraccio milanese tra 1\1:azzalie Bucalossi. Dob– biamo, per quanto detto in precedenza, considerar posi– tiV'o il singolare episodio? Nemmeno per sogno. Il giudizio che era maturato in Nennl nell'agosto del· '56 riguarda"'a la necesS.ltà pé~ b'oefalismo...di riassu– mere le istanze effettivamente valide rappresentate nei dieci anni di storia· della ,social-democrazia. Questo e niente altro.;~ertanto voleva dire che l'unificazione era storicamente ifidispensabile per compiere la sintesi del passato, oltre che politicam,2ntè necessaria per garantire, l'iniziativa futura; e non voleva dire affatto che, posta tale necessità e messa in cantiere l'operazione conse– guente, la social-democrazia odierna - quella del '57 - dovesse venir considerata forza valida dalla testa ai piedi agli effetti delle istanze e delle prospettive socialiste. Ciò non era vero neppure per le forze contenute n•zl PSI - e Nenni che ben lo sapeva ne fece l'amara prova a Vene– zia -, tanto meno quindi poteva esser vero per il PSDl. Il problema era invece, come ben"'sostenevano in quel periodo Codignola e Unità Popolar; - pur senza riu- • Nuova 'Repubblica • è settimanale politico e di cultura. E' anche giornale murale, registrato presso Trib. di Firenze con decreto n. 1027 del 21 luglio 1955. Manoscritti, fotografie, disegni an– che se non pubblicati, non si restituiscono. Diritti riservati per tutti I Paesi. Il periodico viene inviato gratuitamente in saggio a chiunque ne faccia richiesta Spediz. in abbonam. postale Gr. Il. 7 APRILE 1957 - L. 40 scire a superare del tutto le punte polemiche residuate dal passato e a pervenire di conseguenza ad una più ade– gl.lata valu_tazione storica del PSDI - di realizzare l'ope– razione unificatoria per dare un volto nuovo al socia– lismo italiano, creando anche a costo di turbamenti contingenti un organismo più robusto e ·più vitale, capace di sicura ripresa a lunga scadenza. Se il giudizio di Nenni - positivo per la social-demo– crazia - era ideale e storico, e non antropologico e tanto meno organizzativo, le reazioni del PSI e del PSDI - dei quadri intermedi più .che delle basi, assai sp.esso fidu– ciose e disposte a dimenticare il passato - furono di tut– t'altro ordine, niente affatto storico e scarsamente poli– tico, con riferimenti che andavano unicamente alla con– tingenza e alle persone - o addirittura alle gravi defi– cienze politiche che proprio l'unificazione doveva contri– buire a superare. Così Pertini e Basso, Valori e Vèc– chieÙi, assunsero con vari toni e varie gradazioni atteg– giamenti che miravano al sostanziale sabotaggio dellà unificazione, e questo probabilmente in piena buona fede, partendo cioè dalla collsiderazione che unificarsi non significava fare un partito nuovo cap'ace di riassumere in sè quanto di storicamente Valido avevano espi·esso il PSI, il PSDI e il Partito d'Azione, ma voleva dire rico– noscere a Saraigat e al PSDI come sono oggi una patente di validità indiscutibile e irrevocabi1e: Per la stessa ina– deguata valutazione altri esponenti socialisti - e più di tutti Mazzali - ritennero, anche loro in buona fede, che fosse ormai il momento di accordare addirittura alla so– cial-democr azia la capacità di rappresentare anche per conto del P.SI ie istanze del sociaHsmo, in attesa di per– venire all a id entificazione ultima degli uomini e delle cose dei due partiti, così. com'erano state in passato: si verificarono in tal modo gli strani episodi di Lecco e di Palazzo Marino. Nel PSDI si suonò più o meno la stessa musica: Unità Socialista fu presa dall'entusiasmo di immedesi– marsi col PSI così com'era, accordandogli piena capa– cità di rappresentare al1.che le istanze sociat-democra– tiche e rinunciando ·in partenza ad assumere ogni even– tuale funzione di iniziativa politica interna; gli altri - in buona o in cattiva fede - pensarono che, se Pralognan significava accettare così com'era la struttura interna del PSI, la cosa presentava dei rischi, e quindi ci si votò al sabotaggio o, da parte di qualcuno, si (segue a pag. 2, 1.a col.) Già dal '55 - con le elezioni siciliane - era chiaro cb.e il PSI aveva la possibilità effettiva di ria"ssumere in sè anche le istanze autonomiste e democratiche preceden– temente incarnate nel PSDI, ridivenendo in effetti PSIUP. Mediante poi l'alleanza con Unità Popolare, la possibilità ~Iacigni e sassolini (Dis. di Dino Bosclli)

RkJQdWJsaXNoZXIy