Nuova Repubblica - anno V - n. 7 - 17 febbraio 1957

8 UNA CA.'fENA DI 01\rnlt'fA' LARIVOLTA DELL'UCCIAROONE di· NINO SORçI L A RIVOLTA all'Ucciardone cli Palermo sembra de– stina.ta a quell'epilogo di ermetiéo silenzio nel quale è ormai consuetudine soffocare tutti gli scandali. 'l'l'e autorevoli funzionari del ministero della giustizia sono venuti a Palermo per condurre un'inchiesta circa le .cause della sommossa nella quale è rimasto ucciso un detenuto condannato a tre anni per furto, sette altri sono stati feriti, un numero imprecisato di a$enti sono stati contnsi . .Ancor oggi nessun comunicato, nessun commento ufficiale da parte delle al,forità responsabili·: poche noti– ,.ie trapelano da.i fai1·1iliai-i dei detenuti· e dagli ambienti più vicini al carcere. Oltre settecento <lei millecento detenuti dell'Ucciar~ clone sono stati trasferiti in varje c1u·ceri dell'isola e del continente, cinquanta. agenti di custodia hanno subito J~ stessa sette, nì'a s'è evitato di destinarli alle stessi sedi dove erano ·stati trasferiti i rivoltosi, c0n .fevidente in– Ìento di evitare nuovi incontri. Frattanto Ja peri,.;ia necroscopica e gli accertamenti medici sui feriti sernbrano smentire la versione ufficiosa fornita subito dopo i fatti e secondo la quale i detenuti sarnbbero stati ragginnti dai colpi di intimidazione sparati dagli agenti in direzione dei tetti occupati, vittime dunque della loro stessa audacia che li avrebbe spinti a sporgersi di'li tetti dove si trovavano mentre la polizia sparnva. E' stato invece accertato che l'ucciso è stato colpito alla nuca e non all'addome, come era stato detto prima, ed altfr feriti 1·.isultano c~lpiti in parti posteriori, sicché ri– snlta avvalorata la tesi di quanti sostengono che i colpi mortali non sarebbero stati quelli sparati in aria dagli agenti che circondavano il carcere, bensì quelli sparati dagli altri agenti, che, irrompendo nel cam~rone dal quale si accedeva al tetto occupato dagli insorti, avrebbero ri– tenuto più cauto farsi precedere da una fitta sventagliata cli mitra. E' certo, ad ogni modo, in tanto aggrovigliarsi di voci– ferazioni, che la rivolta non è. scoppiata improvvisa:: un retrnscena maturatosi da lungo tempo dev'esserci stato. I fatti - nella loro obiettività - dirnostrano questa preme-– ditazione e testimoniano, altresì, che l'obiettivo finale della rivolta non andava oltre la dimostrazione pr9pria– ,mente detta ed escludeva, comunque, l'evasione. K elle prime ore del pomeriggio del 31 gennaio, i dete– nuti cli due sezioni dell'Ucciardone; mentre si trovavano riuniti jn cortile per ]a breve passeggiata quotidiana, come ad un segnale convenuto, disarmarono e sequestra– rnno i pochi agenti addetti alla sorveglianza, chiusero e barricarono i cancelli interni che irnm'ettevano alle due ~ozioni, e quindi, praticato un for-o nel soffitto di un ca– merone, raggjnnsero i tetti. Qui si raggrupparono ben pre~to cir-ca duecento deteÌl.uti che agitavano lenzuola con scritte invocanti l'allontanamento del nuo,·o direttore e, addil'ittl1ra, un'amnistia. Poco dopo, imponenti forze di polizia, affluendo sUl 1 uogo, circondavano il carcere dall'esterno e, penètrate nel– l'interno, provvedevano a isolare le dne sezioni control- late dai rivoltosi. · Mentre i detenuti in rivolta mantenevano dunque H pieno controllo dei due isolati entro i tqu~li s'erano bar– ricati, la polii.ia guadagnava npidamente il controllo di tutto il rimanente edificio e in generale della situazione: pareva dunque che ai rivoltosi non rimanesse altra pro- 8pettiva che quella di anendersi per farne e per freddo, ove non avessero ritenuto di accedere all'opera di }_)er– suasione intrapresa dalle autorità, che, ai pri,ni accenni della sommossa, s'erano recate entro il carcere. Per tutto il pomeriggi-o del giorno 31 i rivoltosi rima– ~er-o sui tetti, cercando di richiamare l'attenzione dei cu– riosi con urla e schiamazzi, cui facevano eco gli altri de– tonuti rimasti nelle loro celle. I tentativi degli agenti di avvicinarsi dall'interno ai cancelli che immeÙevan·o a"lle Sezioni in rivolta venivano infranti con precisi lanci di tegole effettuate dai tetti. · Al cader della sera, quando il freddo cominciò a farsi più intenso, sui tetti occupati furono irnpro,;,visati dei l'alò con dei· pagliericci: attorno al fuoco· si raccolsero i rivoltosi. . Verso la mei;zanotte la polizia rn.ccolta all.'estei-no del ca.-cere cominciò a sparare in aria con })roiettili tracéianti: ma i r.ivoltosi, fra i qu8 ,li.sì trovavano tutti gli ex~gregari di Giuliano, che. non difettano· certo di competenza bali– stica, non, presero in alcuna considerazione questi spari, dei quali le traiettorie luminose dimostravano ·la inof- fensività. • , - · Qualche ora dopo il fu◊co cessava. I vigili del fuoco flvcvano intanto provveduto ad ll.pprontare un.:\ sorta di t11nnel metallico ben protetto, che consentiva di arrivare ai cancelli interni del.le due sezioni sfidando il lancio delle tegole: ma i primi agenti che si avvicinarono··ai cRncelli dovettero constatare che i detenuti vi ·avevano ini1esl, a.to la. éòrreiùe- 0letl,:ica. (1.50) nuova repubblica Un aspetto dell'edificio durante la rivolta ( Fo/.o 1}cafidi - J>H lermoJ Frattanto le auto1·iti't avevano 1·ip1·eso i_ loro tentativi di persuas.iQne offrendo ai i·ivoltosì di rice,·ere una loro delegazione: ma quelli rifìnta1·ono e chieseJ"O dei micro– foni per trattare pubblicamente ed a distanza. Questa richiesta fu ritenuta inconwatibi!e col pr-estigio delle autoritil costituite. Alle undici del primo febbraio, dopo venti Ol'e dall'ini– zio, la situazione sembrava star,ionaria, sicché si riteneva che si volesse attendere la capitolaziòne spontanea, che ben presto la farne od il freddo avrebbero fìnito per impone. Viceversa, fu deciso di agire con la forza; si riprese a sparare dentro e fuori il ca1·cere, furono fatti saltare i cancelli. I rivoltosi, sui te,tti, rnostraJ"Ono l'inten– zione di arrendersi agitando indumenti bianchi, ma pro– prio in quel momento -il fuoco si fece più preciso. Di lì fl poco l'agitazione er~i cessata. L'edizione straor– dinaria di un quotidiano del pomeriggio annnnuiava la. conc1J,1sione dell'operazione di polizia ed il grave bilancio: un 'f~r..to, numerosi feriti. TI. giorno successivo il quoti– diano locale del mattino, di intonazione dichiaratamente governativa, spiegava che il massiccio intervento della polizia era stato imposto daÙa. :necessità di tutelare il prnstigio delle autorità e dagli R.genti. Se e quanto questo obiettivo potesse dirsi raggiunto non è apparso chiaro ad alcuno: in ogni modo l'operato della polizi:a è appMSO tardivo e sproporzionato. UNA TAL 1·ivolta, dicevamo, è frutto evidente di lunga preparazione; va aggiunto_. altresì che essa è nuova - a memoria d'L10mo - al!e'""èarceri dell'Ucciardone, dove, a differenza di quanto è avvenuto in altre carceri, meglio attrezzate e sorvegliate, s'è sempre osservata una certa disciplina formale, un certo equilibrio basato su un par– ticolare tipo di compromesso, quello stesso, per intenderci, che rese possibile l'uccisione col veleno di Gaspare Pi– scioUa e Alfio Russo .. Era avvenuto, inevìtabilmente, che in virtl1 degli stessi comprnmessi, delle identiche debole:;7,e e in genere di tutta quella sitna:done _generale che ha consentito il co– stituir·si e l'afferrna1·si, s11l vecchio ceppo mafioso, di nuove potenti cricche del.inquenziali, anche all'interno del car– cere dell'Ucciar·done si fossero ricostituite, specie durante e ùopo la guerra, piccole ma potenti cricche di detenuti, Queste gerarchie, che traev&no forza dal numero e dalla gravità dei precedenti delittuosi, e· oncor più cfe– gli operanti legami c·on i gruppi mafìçtsi dell'esterno, avevano finito con l'imporre anzitutto il si.sterna del– l'omei'tù, che garantiva .il silenzio snlle sopraffazioni, e quindi con l'imporre tutto un sistema di deroghe al re– golamen_to che mii-Avano _apparentemente a rendere più soppoi-tabili le condizioni di vita all'UcciRrdone. , Era stata jmposta la regola .per cui detenuti eh~ ,·ice– vesse1·0· cibo dall'esterno dovevflno e potevano riceverlo in tale qnantità da poterlo di .;;tribnire a tutti i compagni della c;-1.merata e in rnodo "partir·olare ai capoccia, con il clie si sopp€l1·iva:-alla deficie,1za-di cibo. e, analogamente, quelli dei detenuti ai quali i tM:enti facessero pervenire del denaro· dov('vano provvf'de1·e s.ì bi,;ogni pìl~ urge>nti di tutti (fumo, vino). ~elle carnernte, .in aperta vì0laziune ai regola1~enti J,.tfficiali. si tenevano coHelli, bottiglie di vino, ca1·te da gio~o, riviste e. giornali illush-ati. E poiché nelle 01:nceri ginclizia1·ie, che o,.;pil'ano- i gìn– dicabi!i, è impedito il lavoro (in as,.;u1·do conti-aste con quanto avviene nei penitenziari), alrUçcia,·cione si elu– deva l'ozio in larghe riunioni nelle quali il gioco .delle carte costituiva il più inge11110dei passatempi - di fre– quente interrotto da -accese discussio;~i sulle trascorse vicende giudiziarie, o sulla progetlazione di altri colpi da. attuare in avvenire. a libe,·ti\ r-ccuperatn - oppure de– dicandosi a degenel'i disti-azioni sessuali .. ' La nuova gemrchia ·aveva finHo·· in tal modo· col so- vrapporsi a quella degli agenli di custodia, clesautoran– dolì, e rendendosi la sola garante della c.ìisciplina e della sicurelàza fol'male nell'intenlO del carcere. I secondini a loro volta avevano finito col rassegnarsi ad accetlHre il ·cornpT"Ornesso p01' evitare il peggio: molti di essi, nel ten– tativo di protestare erano stati oltraggiati e, talvolta, perfino per-cossi, e, ciò nonostante, avevano trovalo più conveniente tacern, i)iuttosto che sfkhire i capoccia ad una lotta alla quale avrebbero esposto anche i familiari, fuori del carcete. • A lungo andarn i capoccia ,erano pervenuti ad ado– perare il loro ascendente anche per intederire sull'imda– rnento delle istruttorie dei prncessi. cosi r-ìngendo a ritrat– tazioni o accuse, imponendo la scelta del difensore, favo– rendo l'incontro di cletenuti per i quali il rnagisti-ato aveva disposto risolamento, assicurandr tma fitta coni– sponclenza epistolare a quegli al_hi i quali, in attesa di esse1·e interrogati, non av1·ebbero potuto ricevere né in- viare lettere. · Quasi a tacita ricompensa cli questi p1·ivilegi, i capoccia imponevano il rispetto delle forme _più esterio1·i e formali di disciplina: l'ossequio vistoso al direttore, al cappel– lano, la frequenza a messa, il silenzio caritatevole sulle effettive condizioni di vita del carcere, o, per meglio dire, su quelle condizioni di vita insopi_:>ortn.biliche si sa– rebbero dovute subire se non Si fosRe realizzato quel si– stema di compromessi. , Nessuno sciopero organizzato, fnora, aveva avuto per oggetto Je condi:t.ioni dei detennti, un solo sciopero della farne era stato praticato èon lo scopo di sollecitare la defìnizione dei processi che si protraevano da parecchi Anni. e ON QUESTO sistema di gn.rantito silenzio non è im– probabile che i direttori succedutisi alrUcciardone o le autorità costituite ignorassero, almeno nelle sue effet– tive proporzioni, il fenomeno venutosi a determinare nel– ·nnterno del carcere. · Senonché i più recenti e gravi avvenimenti avrebbero dovuto in qualche modo aprire gli occhi, e sopratlutto Ja elimina,.;ione col veleno di I)isciotta e di Alfio Russo.· In– vece, all'indomani di quel delitto che tanto scandalo pro– dusse, si ebbe una inchiesta, conclusasi col trasferimento del direttoi-e e di alcune guardie scelle fra le più com– promesse. Come responsabile del venificio fu denunziato nn agente di custodia che poi venne assolto ... !'\e,;sun provvedimento .fu preso contro i banditi cd i mafiosi della banda Giuliano, che si trovavano da ten1po detenuti nel carcere dell'Ucciardone, e tutti riuniti in un solo camerone. 1--.me era evidente che il delitto era stato preparato e condotto a termine in quetl'mnbiente: ne,s– snno cli quei banditi fu ti-a,sferito. allor1\, e si lasciò elio contro le pili elemcnta1·i norme -dì pl'udenza, essi conti– pu11:.:7eroa Stare 1·iuniti i11 1111 solo camerone. Più di recente un detei1L1to, cei-lo Pedone, rnèntre si trov<.wa in viaggio di trasforÌmon!·t1 al penintenziar·io cli Turi di Bari, tratta cli tasca 11na pist.òla riuscì a ferire g:i agenti che lo Accompagnavan·o e a tentare la fug1t. Si ebbe n1otivo di so,,;pettare che il T'Pdone .avess~ ri('ev11to la pistola mentre si hovava all'Uceiardone: fu i,nrrio– cliatarnente trasferito il dii-eUore. . Non fur·ono· pe1·Q ti-asferiti, né sr-par-ati. q11elli ch~!!a banda Giuliano, e quegli alti-i ('J1e .. notoriamente, si tro– vavano al vo1-ticf' della gArarchia dei -apÒccia. Né il nuovo dil'Cttoi-e, venuto a Pa!em10 con l'incarr('O– p1·eciso di· ristabilire la disciplina P:d applicare i i'<'f:O?n– rnenti, provvide a Rbarazzarsi Jll'élirnina.nnenh;, di c<'rti autorevoli concorrenti, nell'interno del car<'ere cl~(> <'µlt dovf'va clir-igei·e. Oggi la sua prP-lesa. di re!':tauraro la normalità afli– dandn reser•nzione dei suoi ordini agli ~tess= agenti, in un arnbi011te i,nmutato, appat·e ingenua. E gli avvenjrnf'11ti del 31 gonnaio con-formano largamente queste diffuie icu– pressi0ni.

RkJQdWJsaXNoZXIy