Nuova Repubblica - anno IV - n. 28 - 8 luglio 1956

8 questa definizione può avere in rapporto al Carducci, al Pascoli o al D'Annunzio), dopo averne riconosciuto la formazione autonoma e, quasi, autonomistica; in questo senso e in questa direzione si potrebbero fare_ i no~i, usandoli come semplici termini di paragone, d1 poeti e aedi che come un Petofi o come un Mickiewicz, hanno raccolto 'te voci e i caratteri pili veri della loro società e della loro umanità e che prnprio in virtù della loro profo1ida etnicità hanno potuto entrare con pien~ diritto in una zona di poesia e di cultura 'umana ben prn ampia della provincia e del la stessa nazione. ~ comunque la per– sonalità del Satta deve essere riveduta con l'intento di in– quadrarla nel .centro di quelle esperienze poetiche originali, autoctone e in un certo senso extraletterarie che finora la pili accademica critica «centrale» aveva rele?ato tra i ,·alori periferici e inferiori della cultura naz10nale. Questa nuova edi,sione dei Canti è stata curata. da un sar.c\o di Nuoro, Mario .Ciusa, il quale nella chiara pre– fazione che doveva essere più che altro una . « presenta– zione» (del Satta e dell'ambiente nuorese e sardo in cui visse) ha tuttavia acceI)nato a una revisione critica senza pe1·ò discostarsi del ·tutto dagli schemi interpretativi coi quali finora i Canti erano stati esaminati; riduce a più aiusti limiti la questione delle «suggestioni» che il Satta avrebbe subito, limitandole alle poesie giovanili ma aggiungendo, in riferimento a· questo periodo primo, i nomi del Cava.llotti e dello Stecchetti che non possono non essere fuori ca.usa; e ·d'altra parte sembra che voglia continuare a tenere il cantore barba.ricino nell'ambito « dell'estetica e della poetica» del Carducci: al che giunge utili,szando anche qualche spunto di valore semplicemente aneddotico, come quello della segreta e quasi minoril_e venerazione ··che il poeta sardo avrebbe nutrito per 11 poeta maremmano. · RAFFAELLO MARCHI Note· romane C . I SONO taluni aspetti dell'attuale momento politico che - mettono in notevole preoccupaz10ne, Non ap– pai.on ·o a· prima vista e, .francamente, occoàe fare una l'ir-erca lunga e complicata per individuarli, afferrarli ~ metteÌ•]j in chiaro .. Si riferiscono alle dispute in atto nei partiti·_ e nell'opinione pubblica sulla «svolta» comunista? ma per. vederli bene occorre cominciare dal rammentarsi che .il gusto e la passiçme per le polen1iche e le discussioni, inte:se· e~senzialmente coDle strumento di formazione del- 1' òp'inione nazionale, sono un lato'del carattere dell'italiano che, si éonosceva oramai da tempo immemorabile. La storia dell'unità italiana stà lì a dirlo: a momenti, sienza con ciò mancare di rispetto a quanti vi figurano a prnzzo della vita, si può affe1·mare che più ·che sui fatti d'arme essa è intessuta sulle vittorie conseguite dalle enor– mi capacità che i nostri avi e trisavoli avevano di impo– stare, condurre avanti e risolvere polemicamente i pro– blemi del momento. La forza della risorgenza italiana, per così dire, fu essenzialmente quella. Le batfaglie militari furono aspetti notevoli, dolorosi, inevitabili; ma vennero sempre dopo e semp,·e perché gli oppositori del!'« Italia una » vi r.icorsero come ultimo disperato tentativo per spLJntarla. Esse si vinsero non tanto per ·possanza di eser– citi o per genio militare di capi _:_· sia detto senza offesa· per i «Mille» e per Garibaldi - ma perché gli uomini che la combatterono erano trasformati da quella «droga» st;-abiliante che deve considerarsi l'inamovibile convinci– mento del,l'« aver ragione». Se si giudicano attentamente e da quest'angolo prospettico i motivi della sconfitta di Custoza si troverà che al fondo, oltretutto, vi fu una de– plorevole mancata preparazione psicologica dell'opinione pubblica. ' La storia parlamentare dal «sessanta» al 1920, quale l'inquadra il Cilibrizzi nei suoi volumi, può considerarsi una conferma. di quest'interpretazione e a b_en vedere si dov1·à convenire, che da quando in Italia si trascurò di di– ~cutere fu messa in crisi, prima., l'unità morale del paese - e s'E;ibbe fascismo - e, poi, si compromise - con la guerra - anche l'unità materiale che s'era avuta in re– taggio. Si dovrà convenire di ciò come del fatto che i tede– schi; presi tutti in blocco, sono un popolo che non discute per carattere: possono essere forti ed agguerriti quanto si vuole, ma ·alla fine succede sempre· che ne buscano quante ne vogliono. La Resistenza la Liberazione e dieci anni di lotte per la libertà non può dirsi che siano valsi a far recuperare, tutte intiere, le doti di carattere e le facoltà degli italiani. Si è fatto molto, ma rispetto ai ·nonni e. ai bisnonni, sia detto .con· franchezza, si è ancora nel' rapporto che inter– corre tra Barta.li e Nencini. Se qualche dubbio poteva sussistere, Nikita. Krusciov, col suo processo al « culto della personalità» (in vero, i russi parla.no di «culto.del– l'individuo», volendo con ciò riferirsi· nçm solo a Stalin, ma ai tanti « piccoli Stalin» che avevano ed hanno invaso la società sovietica) è venuto a chiarirlo, offrendo una cartina di tornasole di indiscutibile efficacia. Il congresso di Mosca e il « rapporto segreto » hanno fatto da « messa in moto ». La scintilla è scoccata ed er'a quanto bastava per rimettere in funzione la macchina della sinistra italiana. Ma per discutere bene non basta essere dotati. Occorre padronanza dèll'argomento, serietà d'intenti e volontà di pervenire a buone soluzioni che, nel caso in esame, è come dire soluzioni di valore nazionale. Non basta sfogliare tutta una notte Stato e rivoluzione o altre opere di Lenin per pretendere di spiegare la «svolta» comunista. Né è utile allo scopo ripescare oggi i testi di Trotzki o di Zinoviev per argomentare contro lo « stali– nismo», Va detto inoltre che se non si tiene in conto la situazione del nostro paese, se non si studiano Marx e Engels, se non li si assimilano, se non ci si spiega l'essenza del « leninismo » e se non si riesce a seguire Krusciov ( Dis. di Dino Boschi) Braccio di ferro per il petrolio nella impostazione della sua revisione, partendo dall'esame della formazione dello stato sovietico, dal punto raggiunto dall'economia sovietica e socialista, nonché partendo dal ·perché delle struttqre sulle quali esso stato sovietico si articòla è del tutto inutile discutere in termini marxisti. In ~ueste condizioni, tanto varrebbe regolarsi come si è regolato, l'altro giorno, il ministro Martino di fronte ad un quesito postogli da Adenauer. Il Cancelliere tedesco, gli chiese se non riteneva che gli avvenimenti interni del– l'Unione Sovietica potessero determina.re in Europa una chiarificazione tra le forze socialiste e una loro sostanziale alleanza.: « non posso .pronunziarmi», rispose laconico il nostro 'ministro degli Esteri, « non mi pronunzio». Non è questa l:;i.sede pe1: elencare quali- sono i punti da mettere in chiaro e sui quali intendersi, per quanto. si po– trebbe indicare, b·revem~nte, che si tratta c;li quelli relativi al conçetto di ,« dittatura del proletariato» e al concetto di «partito», per vedere in che modo il «leninismo» spie– gasse il primo e se non sia il caso di superare la imposta– zione leninista. data nel 1905 al secondo, impostazione- che è tuttora alla base del modo di vedere di taluni stati cora. ùisti. . ;Qui si vuole riferire· ai « pensatori », a.i teorici, a quelli che studiano per p1·ofessione quali sono i problemi la cui soluzione, in taluni circoli CL1lturali toma.ni, si considera essenziale per un auspicato accettabile esito delle discus– sioni in corso. Un primo problema è che si ritengono ne– cessari documenti precisi sulla situazione -3conomica del paese e sullo stadio attuale del capitalismo.· E' dalla con– statazione di questo dato di fatto che si deve partire per una analisi marxista delle questioni in discussione, mentre oggi si conosce poco o nulla dell'avversario che il sociali– smo si propone di battere. Un secondo problema è quello delle leggi fenda.mentali del marxismo che, lungi dall'escludere, prevedono il pas– saggio al socialismo per matmazione, si lasci dire, endo– gena del capitalismo; in modo pacifico quindi. Lo stesso Lenin intendeva la « dittatura del proletariato » come un non inevitabile dolore del parto. In Russia le condizioni storiche resero necessaria la ben nota pratica, mp, è proprio1 perché si dovette intendere quella «dittatura.» come un· criterio di permanente difesa, dalle classi. assoggettate con la forza, del potere raggiunto in modo non conforme alle previsioni di Marx, proprio per questo, oggi che quella difesa non pare più necessaria per la scomparsa delh classi sconfitte, si chiede una riconsiderazione dei testi marxisti e un ritorno al concetto. dello sviluppo pacifico, naturale, inevitabile del socialismo dal superamento -Lella società capitalistica. In altre parole, si chiede di esaminare, vagliare e dire in che misura potranno essere impiegati da una società socialista gli strumenti di governo e di orgamzzazione che essa erediterà dal capitalismo, dal Parlamento ai Comuni. Soprattutto i giovani e coloro che per grado di cultura o altri impedimenti non sono in condizione di Jtabilirlo au– tomaticamente, infine, chiedono di illustrare a qual punto siano nel nostro paese quella maturazione e quell'evolu– zione della. società capitalistica che le previsi_oni marxiste considerano necessarie per il passaggio al socialismo. Si vuole sapere come su di esse influiscano le realizzazioni sovietiche e quali siano gli strumenti e gli argomenti de– mocratici e legali, cioé non contrari alla Costituzione ita– liana, che debbano impiegarsi e dei quali ci si debba ser– vire per operare, appunto, in direzione del soma_lismo. In questa situazione tanti presuntuosi scritti che com– paiono su giornali italiani cosiddetti .Jrogressisti, non ser– vono altro che a confondere le idee ; non servono alla scopo di radicare nell'opinione pubblica. le insopprim'bili ragioni che sostengono l'azione politica dei partiti de1le classi la– voratrici e quindi non creano quella benedetta « droga» di cui si diceva all'inizio ed alla quale si deve in preva– lenza il raggiungimento di un successo. Se non si vnol giudicare che quel tipo di giornalismo progressista giova. semmai alla causa capitalista, si converrà che, quanto meno, non fa compiere alcun progresso alla· situazione attuale. * (118) nuova repubblica I IT·ALIA POL1'l 1 l()A L'AUTONO DI TOGLIA N EGARVILLE, Paje~ta e Pelle?r~ni sono _partiti ~er . · l'URSS, Longo, via Praga, s1 e recato 111 Polorna, Viaggio politico? Sino a questo n1omento nessuno ne sa nulla. Ed è da dubitarne. Il viaggio di Longo sarebbe di evidenti scopi politici, se avesse come mèta Mosca; il fatto invece che vadano in Russia gli altri tre esponenti comu– nisti, non dice ancora nulla: due di essi !' on hanno credit_o internazionale; il terzo, Pajetta, non sembra possa costi– tuire ancora una concreta rappresentanza del togliattismo. I rapporti tra PCUS e PCI richiedono oggi. estrema deli– catezza e diplomazia di discorso. Siamo tutti d'accordo sulla maturazione di Pajetta, ma l'uomo sembra ancora troppo spedito nella scelta degli argomenti e delle parole. Il discorso tra PCUS e PCI esige, ci sembra, un periodo di assestamento e di pausa, per tornare a ricostrufrsi. I russi hanno messo ben poco tempo a colpire con la loro zampata l'intervista di Nuovi argomenti; Togliatti non ha atteso ventiquattr'ore a replicare, difendendo con de– cenza la sua autonomia di giudizio. Ma sono schermaglie che lisciano solo la superficie, e sotto dura una notevole confusione. In che cosa, seriamente, consiste il dissenso tra italiani e sovietici? Apparentemente esso è il solito diverbio tra marxisti. Togliatti ha rimproverato .i sovietici di guardare grosso, e di non sapei-· fare la diagnosi dello stalinismo. Lo stalinismo non può essere ridotto all'egotismo di un uomo; ha dovuto essere un vizio istituzionale. Krusciov risponde che proprio perché le istituzioni si ispiravano a principi infallibili, esse hanno potuto ingoiare il rospo dello sta I i– lismo, e poi espellerlo tranquillamente ( anche se· non troppo). A questo punto Togliatti replica ancora: sono d'accmdo con il vostro modo robusto di trattare il bub– bone; ma mantengo le mie ipotesi di storico sul trentennio della dittaturn. ·con questo la. polen.1ica è esaurita? E' esamita formal– mente, in quanto Togliatti per un verso si allinea di nuovo, per l'altro serba una indipendenza critica di giudizio. Ma in realtà, ci sembra che qualche cosa di molto importante resti da dire. Quando Krusciov (o il CC del PCUS) pole– mizza con Togliatti, ne fà uscire una nozione sostanzial– mente romantica, che è un dato nuovo nello sviluppo ideo– logico comunista. La critica al culto della personalità, dice il CC, ha fatto riemergere il «popolo» come soggetto della storia, come protagonista del progresso materiale e morale dell'umanità. Ora la nozione di popolo, propria delle età nazionali della storia moderna, nozione perciò, come ·dice– vamo, romantica, era stata criticamente superata da quella di classe: soggetto della storia è il proletariato, sia nella lotta di élasse, sia nel regime senza classi. Ma nella realtà sovietica di oggi, dove la coscienza nazionale assume toni e valori nuovi, è giusto che si_parli di «popolo»; e, nomi– nandolo come una forza erompente e creatrice, Krusciov dice in sostanza a Togliatti: sappiate fare come noi, scuo- tete il vostro partito, ridategli una forza. Togliatti, su questo, tace. La teoria del policentrismo, che non è sua, ma risulta dalla sistemazione dei rappo1-ti Mosca.-Belgi'ado, da un lato, per il suo contenuto, favori– rebbe lo slancio di una « via italiana»; per l'altro, siccome emana· da una autorizzazione sovietica, riconduce al con– formismo. Ed ecco Togliatti, nell "affa.re di Poznan, con– fermare la diagnosi perfettamente ancora staliniana, com– prensibile a Mosca, dove si ha interesse, per una ragione di potere, a far apparire la rivoluzione l'effetto di una subornazione americana; mentre da Roma sarebbe stato giusto sottoscrivere il giudizio di Di Vittorio e di Nenni, di una obiettiva. motivazione locale della protesta. In que– sto frangente, il policentrismo non ha funzionato, o ha funzionato il suo aspetto conformistico. Ma quello anticon– formistico? Per ora esiste solo dal punto di vista della ri– costruzione storica, e nella ripetuta professione di auto– nomia, professione formale, dal modello sovietico. Ma nessun contenuto Togliatti ha saputo darvi sino a questo momento. E' un compito difficile, riconosciamolo. Girando appena - un poco troppo il registro dell'autonomia, Togliatti fini- Q rebbe in un titoismo in ritardo, e a pregiudicare seriamente le posizioni di politica estera sovietica. Non spostandolo e affatto, Togliatti lascia la briglia sul collo di Nenni, il quale può muoversi in modo molto più libero, a danno dei (U comunisti, come riconoscono, questa settimana, 1'Econo-. - mist e il New Statesman. Togliatti ha un solo alleato, for midabile: Fanfanj. Respingendo l'evoluzione del PSI, Fan- fani fa quanto sta in lui per rinsaldare i vincoli tra PSI e PCI, per ricacciare il PSI in una dipendenza ideologica Q che questo partito aveva incominciato a scuotere. Resta C: da vedere se Nenni non riesca infine a rompere questo cer- •– chio assurdo, questa tacita coalizione per l'immobilismo f n dei comunisti e quello dei democristiani. \...I ALADINO QUADERNI DI UOVA REPUBBLffi bnrnznente: 6) Autonomia studentesca .e

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