Nuova Repubblica - anno IV - n. 25 - 17 giugno 1956

2 i:-;olata pel' dicci anni dal resto del paese, prigioni<'nl del mito dello stato-guida; le ha impedito di stringere le alleanze necessa1·ie per continuare l'inserimento nel pro– cesso cli sviluppo democratico giit effettuato con successo nella Resistenza e nelle lotte repubblicane. E' da allgu- 1·a1·si che Ja discussione sli.il' attualiUi. nazionale e sulla dialet1ica interna dei movimenti socialisti prosegua den– tro e fuori del PCI, ma certamente, se le altre forze so– cialiste si dimostreranno idonee a rapp1·escntare gli in– teressi (non certo permanenti, come dice Saragat, ma in conlinuo storico divenirn) delle classi lavoratrici e dei ceti medi italitrni, il bastone di comando nullo schie– rnrnento socialista _passe1·à a. lorn, e ai comunisti rirnnrrit da dure solo un marginale anche se insostituibile con– t1·ibuto. Non sono ce1·to i socialisti a poter pensare di rom– pere il patto di unità., in questa. contingenza di svolta politica e di reazione padronale tuttora in atto. Anzi l'eventuale patto di unità con la socialdemocrazia. 1·ive– stirebbe un significato positivo solo se collegato ~l man– tenimento del legame con i comunisti. Il che non dovrà significal'e, bene inteso, la. rinuncia eia parte dei socialisti a rappresentarn tutto lo schiernrucnto socialjsta nella collnbornzione con la sinisti-a riformatrice ogni volt« che - questo sfo necesam-io: tale necessità è l'indicazione più cerl'a dell"attuale momento politico. · Pens.are a. schieramenti di " fronte repubblicano" (o po- polare?), che uniscano ai comunisti lo fo1"1,;e socialiste e Je 1ninoranze «laiche:> di. sinistra riformatrice, è il pili . colossale enorn che si potrebbe commettere, perchè il de– nominato1·e « laico:, sai:ebbe un fattol'e di unione compie- . tamente inattuale, quando non addil-ittura inesistente. I cattolici 1·iforn1atori venebbero isolati e respinti verso la. clestra economica, il paese diviso in due schieramenti op– posti ed equipotenti, con gravissimo pericolo per la 1-;tai.,ilità delle istituzioni. I socia.ljsti debbono diffet'en– ll',iarr-.idalla semplice sinistra.· riformatrice, ma non certo mediante una alleanza con l'ala ancora «laica> di tale sinistra, ormai quasi estinta, p~r escludere dAl governo Ja maggioranza. riformatrice cattolica molto più 1·obu.'#ta e vitale. Con operazioni di questo genere si 1·estituireb– bero le migliori carte del gioco alla Confìntesa e al PCI, col r·ischio di precipitare in una situazione di tipo spa– gnolo. Una, eventale denuncia del patto dì unità da parte dnì com.unisti, che Nenni ha. volnto, con fine intuito, pre– v,xl,Jrc per assurdo, significherebbe da parte cli questi ul- timi il tradimento e la scis~ione della classe laYorafrice italiana, dopo la dimostrata incapaciti.t ad esserne l'unica guida. Restano quelle scarse, rr.a qualificate, forze democra– tiche di origine laica che, pu l' non dichiarandosi « socia– Ji::;te~. non intendono rinun:;1iar·e ad una funzione liberale, e pertanto riluttano a confluirn nello schieramento di pu- 1·a sinistra riformatrice e ad as.'limilal'C la loro funzione a quella della DC. Il discorso sì fa patetico soprattutto per i giovani radicali e repubblicani·, dei quali sono ben note le istanze storiche e liber·ali, di più ampie attribuzioni di libe1-tà e di potere, che li distinguono dall'illuminismo 1·i• formatore dei vari loro pit, noti esponenti. La loro strada, segnata dall'insegnamento di Gobetti, dovrebbe portarli a confluire nello schier·amento· di quelle forze so– cialiste verso le quali prorompono talvolta in reazioni rab– biose, dettate da un disperato sforzo cli distinzione, quando non addirittura da quel complesso di superiorità•inferio– rità così frequente nel giudizio politico. In particolare è significativa la loro allergia per Unità Popolare, che, con ispirazione anch'essa gobettiana, è 1·iuscita a fondere con– crntamente istanze politiche liberali con lo schieramento socialista. La loro strada è difficile, come difficile è stata e rimane la nostra, ma. pl'Opi-io per questo non possiamo fare a meno di attendeJ"li con noi. Unità popolare, come movimento di pura. attualità politica, privo di ambizioni alla permanenza, de,·e verifi• care ex•rwvo ad ogni svolta elettorale fo proprie ragioni di distinta sopravvivenza nell'ambito dello schieramento socialista. Nel periodo che ora si apl'C, di verjfica sociali– sta nella convergenza operante di tutte le forze che al SO· cialismo si 1·ichiamano e mediante la concreta responsabilità ve1·so la sinistra riformatrice per consentire le riforme, ttna funzione propria di UP appare più che·mai plausibile. A patto, però, che il nostro impegno non si esaudsca neli'< hortus conci usus, della nostra struttura organizza– tiva, ma investa la vita di base di tutle le forze sociali– ste, comunisti e socialdemocratici compresi, e nori ·ri– :Ugga dalla spa1·tizione con lol'ò delle responsabilità e dei rischi, nè dal contatto spl'cgiudicato con le forze non socialiste,' di ~ui è più che mai necessario assicurare 1a convel'genza o l'alleanza. La presenza nei movimenti del lavoro e della scuola, e la valorizzazione politica. degli enti locali, saranno i due aspetti più importanti dell'im– p~gno che ci attene.le. GIULIO CHIARUGI (115) nuova repubblica Note romane N 0~\T E' il caso di rii'tprire le ben note discussioni filo– sofiche a proposito dei CHliatteri fondamentali <le1- l'intellig6nza; ma, francamente, fa un po' senso nohu-e come una parte della culturn. e <lolla politica ita– liana si aggrappi a taluni fra i niì1 suvel'ati e fra i più a.-:;tratti concetti della logica scolastica pe1· negare l'eviden• za dei rcsultati elettorali. Se non fosse per il timore di vederselo scambia.re per un conternpornneo e, magari, di sentirsi chiedere su quale giornale scriva, verrebbe fanta– sia di suggerire al ministro della I'ubblica Istruzione una ristampa degli scritti di Cartesio: vi si potrebbe trovare oltretutto, un sistema che, in m1-1ncam~adi meglio, aiute– rebbe a disfarsi del pesante fardello delle opinioni accolte senza esame o di--quelle adottate a tutt'altri scopi che quelli politici di cui si fa professione. E si eviterebbe, in tal- modo, di cadere nell'onore dell'on. Paolo Rossi, per non dire dell'on. Saragat, di con~i<le,·are gli interessi del socialismo né più né meno che un « affare privato:.. Purtroppo, le ultime discussioni della Direzione so– cialdemocratica, nonostante gli sfo1·zi di alcuni, hanno de• !uso da questo punto di vista. Tatticismo, opportunismo e, sotto taluni aspetti, anche personalismo hanno impedito una schial'ita della situazione interna di quel pa,-tito. Le. soluzione del problema è stata sflorata non una, ma dieci, cento volte e alla fìn1::,avviatisi nel nebuloso discorso delle unifica1..ioni e delle fagocitazioni, la si è persa di vista. Non si è avvertita - e questo, si bndi bene, a giudizio degli stessi osservatori cattolici - la particolare funzione di cui anche la socialdemocrazia jtaliana è investita at .. tualmcnte. Non si è capito che, p1'oprio per il ruolo svolto in questi ultimi iliecì anni, indipendentemente dal giu– dizio che se ne dia, i socialdemocrHtici possono giuocare, oggi, un ruolo di mediatori se non tra due sistemi almeno tra due metodi, tra due diYerse conce:,.ioni politiche. l'fALIA POLITICA La cosa curiosa è che un tale compo1-tamento lo si è mantenuto nonostante che da parte di un ben preciso ed autorevole settore cattolico siano venute - all'on. Romita, per esempio - inequivocabili pressioni in quella dire– zione. Sull'opportunità di rivolgersi al ministro Romita ci sa1·ebbe molto da obiettare, rna che il passo sia stato com• piuto è però un fatto inoppugnabile . .Fuor di discussione è anche la natura della crisi intema che attualmente trava• glia il pa1-tito democristiano: rimane sempre l'insòfferenza pressoché generale per il carnttél'e e le capacità dell'on. Fanfani, ma oggi, a differenza di qualche mese addietro, si pone il problema di c8.rattefr1,z1:1re la DC in senso so– ciale, facendole rinunciare, se necess11rio, anche ai non discussi benefici elettorali e finanziari che sino ad oggi le sono derivati dalle strette di mano date a «:destra>. Il LACIJ R A DELLE PIAGHE ~;e::·nc:n~f,~ 1 l::nde~:t~~\ nr~:~r~:iep!\'.!~~oidsetll~~ :;::;;~~e 1 ,~i - Calloni, la-c.. sinis.t.ca. -cli-hase » · il dchiamur@ì sçmtre più I J frequente al messaggio presidenziale di Granchi ;à pub- _.J blicazione degli scritti e dei discorsi di Vanoni « sul pro" L A ::;ETTlMA~A ora decorsa è st11.ta una settimana d'attesa. Ogni partito ha, per così dire, curato le si1c piaghe: che sono le sue contraddizioni. Non ce n'è uno che ne sia del tutto esente. A incominciarn dalla estrema <le~fra, si assiste ora allo. sforzo dei monarchici di mvvicinarsi alla DC, offrendo consiglie1·i in appoggio Alle giunte centr·iste, senza contropartita. Nulla è tuttavia più ~piacevole, per i mona1·chici, che ritirarsi, così alla cheti– chella, da una linea politica di opposizione tanto a lungo esibito. Poi ,iengono i liberali. Sono quelJj, cui apparente– mente meno si potrebbe obiettare la contraddizione; de– st1·a sono, e destra vogliono 1·imanere; centro sono, e in centro giurano di voler morire. In realtà, è proprio il loro restare al centro avendo scoperta e dichiarata la vocazione di destra, che deve essere per loro di qualche disturbo: lo si \'edrì~ il 22 giugno, quando, venendo finalmente in as– semblea la e loro:. legge per gl'idrocarburi, che un radi– cale come Ernesto R-Ossi può francamente accogliere, essi dovranno sostenere un prngetto- che non può essere punto concord1;tbile con i loro presupposti. Eppure, è esatto che non co1wenga loro rit!rarsi ora dal governo. Potr.\ essere utile fra un anno, ma iton oggi: in vista delle future poli– tiche, conviene ancora a·i liberali trane ogni vantaggio dalla posi:,,ione di prestigio che proviene dalla a.ppa.rte– nonza al ministero. Senza contare che, sin che sono nel govemo, possono, è ovvio, scegliere <li andarsene: cioè di mandare a spasso il centlo, se il PSDI scegliesse a suo modo tra centrismo e socialismo, riuscendo a convertire pili a sinistra l'indirizzo democristiano. A voler andare a caccia delle contraddizioni, la ricerca può continuare agevolmente. E' facile riscontrare come isiano in sé divisi tra centrismo e socialismo i socialdemo– cratici i come siano esitanti tra autonomismo e filocomuni• Smo i socialisti; come non abbiano ancora scelto tra oppo– sizione e tripartitismo gli stessi comunisti. Ma riscontrata questa situazione di disagio di tutti i partiti, è anche necessario pl'ecisarne le ragioni. La dia– gnosi è troppo facile, e non varrebbe la pena di pronun– l/'_,farla.Ma è opportuno dire, tuttavia, che la ragione di quelle incertezze è di profonda importanza, perché consiste jn uno stato d'animo comune a tutti i partiti italiani: quello di sapere c-he non ciascuno di loro soltanto, ma tutti insieme «sentono:., -oggi, un momento di sviluppo, di movimento, del paese; che tuttì vogliono esservi pre– senti e pilrteciparvi; e che tutti esital\.O nella scelta del modo, di questa P!i-rtecipazione. Vista da questo angolo 1 J'esitazione dei démocristiani determina tutte lo altre: è l'antico dissidio tra la volontù di una decisà, iniziativa, e il timore di doverla prendere con i partiti chè vi sono più interessati, e possono consentirle di muoversi. Questa esi– tazione democristiana si comunica R.-. tutti: ai partiti di doatrn, pronti ad allearlesi, pur di trattenerla nell'immo– bilitit, a quolli cli sinistra, disposti a seguirla e sospingerla, per non rimane1·e essi stessi estranei ai rheriti di un deciso rifom;ismo. Ma la cosn può essern guardata dal punto di yista opposto: ciasc11no di loro preferirebbe nello stesso tempo non essere coinvolto noi fallimento democristiano. Quindi ciascuno di loro esita tra la partecipazione e l'op– posizione. Siamo in fase prcelettorale, sia pure una lunga fase; e questa incertezza, che è quella della scelta di una impostazione elett0rale, si comprende. Probabilmente questa è anche la rngione per la quale il problema della formazione delle giunte viene scadendo dalla sua iniziale perentol'ietà. Ci si rende conto che su questo piano sarl\ posf:jibile inoltrarsi (specie col sistema del caso per caso) senza ancora troppo risolvere, senza troppo compl'omettersi. Tutto si svolge qui come in sor· dina, con suoni attutiti. Abbiamo osservato che la solu• zione <lei democristiani, delle «chiusure», è molto meno ermetica, di fatto, di quanto si vorrebbe far credere. E perentori non sono più ! socialdemocratici, che non ac– cennano ai liberali, e perentori sono già. meno anche i so– cialisti, disposti ad appoggiare in qualche caso giunte « a due,, PSDI più DC. Ma qualche cosa. pohebbe appa1·ire più grave. Che, per mantenere un'atmosfel'8, ovattata alla lotta politica, si tra– scurasse di dare il dovuto rilievo ai suoi eventi più impor– tanti. Uno di questi è la politica estera. Il bilancio anti– cipato degli esteri alla. Camera è finito con Ja, prevista maggioranza. Ma è spiacevole che abbia rinunciato a par– teciparvi con pieno impegno il partito socialista, perché esso ha dato l'impressione di aver perduto mordente in questo ambito della politica italiana nel quale è stato a lungo all'avanguardia. Ora l'ape1·tura a. sinistra, cio4' la conversione del socia– lismo ai problemi della politica. interna, è un fatto serio, a cui si deve dare piena considerazione. :Ma sarebbe peri– coloso che, per· questo, si incominciasse a prescindere da altri problemi, di cui non si può lasciare a liberali e de• mocristiani il tranquillo monopolio. Noi sapevamo anche .prima del dibattito, come essi sarebbero stati affrontati: con uno spirito di totale s6<lucia ,·erso l'URSS, che già una nota ufficiosa d'agenzia democristiana esprimev.a, alla vigilia del bilancio, accusando pari pari di bluff nel disar– mo sovietico annunziato il 14 ,naggio. Quanto al viaggio eventuale di Segni e· Martino in URSS, la stessa agenzia d.iceva di non vedervi nulla in contrario, purché il dia– logo fosse portatore di palpabili risultati. Era lo stesso spirito di diniego, con il quale Adenauer si è espresso all'Univel'sità. di Yale, opposto allo spirito di sondaggio e di apertura con cu.i si muovono Inghilterra. e Francia verso la classe dirigente sovietica. Fare le giunte è dunque un'ottima cosa,· costringere il PSDI ad uscire dall'equivoco ò molto oppo1tuno. Ma ab– bandonare Ja partita della. politica estera per non gua– stare i fini tatticj di quella interna, potrebbe_ ri\'elarsi m.1 grnve errore. grammn di sviluppo economico>; le cautele con le quali, infine, i giovani democristiani amm,rntano la loro az.tone politica per evitare che appaia « conse1·vatrice :., sono tutti clementi di un quadro che ancora rimane abbozzato, ma, che un poco alla volta viene fuori e si precisa corno un qnudro dove la politica riti,rdnti-ice dell'on. Fanfani fa da biacca per ]a prepara:;1ione della tela. I socialdemocratici - per tornare al primitivo discorso - e con essi molti altri ·gruppi politici non avvel'tono, o per lo meno non danno a vedere di accorgersi che negli ultimi mesi, e precisamente dall'epoca del XX Congrèsso di Mosca, nella. democra~ia cristiana e, in senso più lato, nel mondo cattolico tornano cli altualitit concezioni poli– tico•religiose, per così dire, che significnno un « ritorno alle origini >. Due o tre anni fa, quando una pubblicazione, « Rivolta cristiana>, sosteneva queste tesi era lo scandalo o quasi. Oggi, invece, pare naturale che 4ò: si ritorni alle ori– gini:,: iscritti alla DC, per esempio, leggono #apertamente « Dibattito politico»; autorevoli esponenti cattolici parlano con tale disinvoltura e concretezza del Congresso di Mosca., che pare quasi l'abbiano scoperto all'improvviso; altri in– fine, citano a ripetizione San 'l'ornmaso proprio in quelle sue affel'mazioni che, si ricorder•;,, ancora nel corso delle recenti « amministrative» sembravano una satanica de• formazione del pensiero del <lotto1·e-della ChiesA, operata dai comunisti. Oggi no; oggi, in molti autorevoli ambienti del part.ito democristiano si condivide che 1.da funzione del reggitore in terra. è di gettare le basi della felicità umana. col mantenimento della pace e dell'ordine i di con• servarla - come sosteneva l'Aquinate - cnrando che t11tti i pubblici sel'vizi, l'amministrar,ione, i tribunali o la difesa funzionino regolarmente e cl'aumentada correggen– do gli abusi dovunque si presentino e rimovendo tutti gli ostacoli che si oppongono al ben \'ivere :.. L'errore di ieri, in altre parole, comincia ad essere la Yerità di oggi e ci !'3i prepara al domani con una pondera.. zione ed una lentezza persino esasperanti. Ma occorre dire che, sino a questo momento, i cattolici non hanno trovato un 8010 degli attuali alleati disposto ad aiuta.rii, a render meno disagevole il contatto con un mondo che forse non capiscono proprio per averne voluto evitare, sin qui, ogni rapporto. Non uno dei loro alleàti alza una ma.no: per loro vale la regola del pescecane: seguono ed aspettano. Molti cattolici se ne lamentano; come lamentano che pi~,z~a. del Gesù accetti con animo grnto tnnta passivitit; e fra gli scontenti si deve pone, -pur con ti.1tti. i suoi inevitabili errori, il pror. La Pira. Il suo· gesto di uscire dal Consi– glio nazionale sbattendo l'uscio; la s111-1 udienza segreta -col Papa; i suoi contatti romani con gli op()ositori dellA « linea Fanfani>; la sua rinnovata intimitù con gli uomini della « sinistra di base:.; i suoi contatti <'on le sinistre ed i suoi ' , propositi per l'am1.ninistrazione di li'irenr.,e hanno un solo significato: superare il punto morto. in cui è inca• gliata la politica cattolica. Al1rirnenfi, non ne hsnno ALADINO nessuno. *

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