Nuova Repubblica - anno IV - n. 4 - 22 gennaio 1956

8 i figli, per la. sua Elena. « Siate saldi e fiduciosi, pensate soprattutto èhe abbiamo un dovere che tutti gli altri su~ .,;-pera, qnello di non intristire la vita ai nostri angiòletti ». Le lunghe ore di solitudine nella cella maturano in lui la determinazione estrema. -Deve salvare l'avvenire dei suoi bambini, deve provar~· i;tl ·nfondo che· egli n'on è un asp sassino: deve purificarai dal,· conta;tto immo,ndo che ~a avuto col delatore. La ',fiotte della ,;ìigilia ..di Natale 1930 egli si avvelena con un composto eh~ si è preparato con molta pazienza e IJ.el quale ha stritolato una lente deglj occhiali. Gli altri suoi compagni sono condannati a gl' B.vi pene nel pl'Ocesso che si svolge dinanzi al Tribunale speciale nei giorni 3f.J e 30 maggio 1931. · Questi i fatti. Il delatore era stato l'avvocato Carlo Del Re, il. gicvane · udinese che non voleva saperne di rinuncia– re a 1 razione contro le Intendenze di Finanza.· Cosa era accaduto? Lo diranno- gli inciu·tamenti reperiti dVlJO Ja liberazione negli archfv_i dell'OVRA e ora pubblicati inte,gl'alr'nente, preceduti soltanto da una breve nota di Er– nesto Rìssi, nel volume Una spia del reginie (Mil_ano, Fel~ trinelli, 1955). ._ Il Del Re, avvocato commel'Cialista, si,__ era appropriato di· una ingente somma che gli era stata affidata nella sua qulllitil di curntore fallime·ntare.' E' chiaro che se l'ao:im~n– co \,iene se-aperto egli finirà ill carcere. Allora dec_ide di ven– dP.1·c -i s1wt compagni di cospirazione àlla polizia. Riesce ad r avere· contatto con Italo Balbo., L'altissimo geral'Ca gli fa– cilita tutte le strade, fino al ·capo dellà polizia Bocchini, fino al « dua::e », che· accettano il mei·cato·., . · Dn allora, dal 1930 al 1943, Carlo Del Re è un àgerrte - deH'OVRA e svelerà inan ma"no alla .polizia tutti i segl'eti , : de~ quali è ·ent.rato in possesSo · in· virtù dei suoi contatti con gli ambienti antifascisti in Italia, in· Svizzera e in Fran– cia; perché la sua diabolica intelligenza gli ,pèrrnettérà ·di (94)"nuol'a reputibfica _Continnare i contatti pe1; un certo: periodo anche dopo il processo degli iritellettuali. E pèi' queste p,!'estaziorii e ccin supplfohe e ricatti che sdegnano persino la poliZia fasciSta Ottenà non perta1Jto da ql1esta, oltre alla Cope1·ta·degli •aro– mànchi di cui si è detto, una ·somnia cornpleSsiva di 400.000 lire- cit·ca, conisponclenti pressappoco a· una quat'ahtina di milioni attuali. Egli poi avrà ancora contatti c0~1la poli,:-,ia della repubblichetta di Salò e còn le.:SS durante· l'occupa-, .. zione tedesca, éome è. prcivato da.I· Carteggio ora pùbblicato. Dopo la l.iberaziorte il De1 Re ottenné l'iscrizione all:Albo degli avvocati del Foro di Roma, qt1ell-a isèrìZiorie che gli era stata. negatà dura:nte il" fasCis~no·dal iascistissimo l_)r·e, sidente dell'Ordine degli avVocà.ti di ~filano, Carlo·Maria Maggi, il quale aveva in Orrore di, aver a. che fare Con una spia; e soltanto oi·a; dopo la pubblicazione di questo vo– lume docurnentàrio, la .con1m"issione dell'AlbQ di Romà ha aperto una inchiesta. Il terzo uomo -CHE VAI li Del Re è,-nella ipotesi migliore, uno sciagurato senza . frénì morali è senza. nessuna d_elle qt'lalìtù.• che fanno -un . uonlo, all'infno1·i dell'intelligenza,- che gli se-rv1 soltaflto per rendei·e più perfido e sottile il stlo tradimento. Ma importa . qui sottoiilleare su quale lordnra si reggeva il fasci– smo, che attraverso i suoi o_rgani non si è peritat.o di fab– bricare falsi amministrativi e giudiziari, di creare una ver– nice di rispettabilità a nn riffoto sociale che si era contem- . pòranearnente macchiatO di reati che lo qualificavano ladro, falsario e spia, mentre non avrebbe esitato a mandare a morte vite fiorenti pur di soffocare i sospetti sempre più · serpeggianti nell'opinione pubblica sul reato di piazzale Giulìo Cesare. • ·. E vonemmo dire di più. In· contrapppsto con I~ figura di Del Re si erge, sublime e altissima, la figura di Umberto ,..Ceva. Come contrappunto alla dq_cumentazione di Rossi è · stato pubblicato contemporaneamente un volumetto di Bianca Ceva, sorella di Umberto: 1930,- 1·etroscena di un • drafnma (Milano, Ceschina, 1955L che trae ispirazione _e origine dalla stessa documentazione per delineare Ja figura del martire, e lo accompagna trepidamente e appassionata– mente in ogni. istante di quel periodo terribile in cui ma– tnrò in Umberto la tragica decisione. N_ieflte è lasciato in ombra, nemmeno l'umanità triste del giudice Scerni del Tribunale speciale il quale, consegnando a Elena Ceva l'ul– tima lettera destinatale da.l ma.rito, dice a lei e alla s0- re1la. Bianca: « Piangano pure senza ritegno; ho pianto anch'io leggendo qllella lettera»;. E poi: « Signora, se crede che io lo possa fare, le faccio le mie condoglianze». · Tanto nitida e luniinosa si sta.glia va ,su11o sfond9 cupo de11a fosc,a vicenda. la figura del martire, da indlure alla commozione pei·fino un giudice del Tribunale speciale. PIERO CALEFFI LETTERE AL DIRETTORE Il ANALOGIE TORINO, 16 gennaio 1956 Ca1·0 direttore, l'amico Mario Giovana dell'USI, certamente pe:r difetto di attenta lettura dei giornali francesi, mostra di ignorare che nelle trattative tra mendesisti e· 'socialisti per la costi– tuzione del Fronte ftepubblicano fu posta dai primi la con- . diZione tassativa che non venisse stretta alcuna alleanza •·elettorale con f comunisti. In tale Situazione, il collsiglio dell'USI ai socialisti rran– cesi di lasciar libere le .federazioni Qei vari dipartimenti di stringere le opportune alleanze con. i c_omunisti è, perfetta– mente analogo al consiglio di Nenni, còn questa sola dif– ferenza: che è. meno chiaro. ·I barbàri ., , Q· UADB-<? reali~ti~o s.critto da. u~ france~e pe.r par- . ·fa.re. 1 a1 francesi di un male che, logora 1\ suo - · paese, e che da noi cèrta ge!lte - in guanti gialli: si chiamano laicisti _: vonebbei·o introdurre . Sono le quattro del pomeriggio. Fa freddo!.. freddo!.. molto freddo. :t;)ne ragazzini sono sul.la piazza del villaggio: atb~_ç@-2.. a loro, neve e neve .. Per tort)are _alla casetta dove abitàh'o ci sono tre chilometri: salite e discese. Il vent9 soffia, aspro, fa lacrimare gli occhi; facendo turchine Je guance._ - Ho fame e freddo - mormora il primo, un palliduc- cio che risponde al norne di Oiov~nni. . - Anch'io - dice l'altro ·che si chiama Luigi - ho una fame, una fa.me da luPo ! - Tn v.erò!... _ _ - Perché tu vai alla scuola cattolica? La porta della. scuola laicà si. apre; ·un donnone apparve e chiamò: · - Luigi·!... ('- j due fanciulli si avvicinarono ugualmente affamati. - Solo Luigi!. .. Non tu!. .. Iridietro ! La 'dori.na porse" al laico una.gamella, piepa di una zuppa di lenticchie· caldissima e fumante e Luigi incominciò a mangiàre. Giovanni lo guardava con gli"occhi piangenti dal ·freddo. Avevano deciso così centoventiquattro deputati; molti · dei quali furono eletti coi ,rati dei cattolici: deputati ché si dicono « Fràncesi » e fanno scrivere sulle mura: Libertà, Uguaglian-za, l?r8.ternità. Sulle _ffi_ura· soltanto. Ah! g1i ipocriti! ~ Là. donria stavà là, vegliando perché Luigi, sempre più a disagio, non passasse il fQndo della sua gamella al suo -piccolo· compagno 1 con:J.ene aveva evidente desiderio. Ad un tratto l'indignazione .del fanciullo scoppiò:-, - Perchè Luigi ha la minestr.a ed io nor -. Pèrché Luigi va alla ·sc,uola laica e tu non ci vai!... Lo· Stato non ·dà deriari che alla scuola laictt ..., C'è tarita minestra nella gamella, che Luigi ·non arriva a finirla. Allora preso da pietà, fa il gesto· di passarla_ al suo sfortunato compagno. Ma la donna non ·vuol èssere compro– messa; e ·tira con tanta forza la_gamella -che ·n resto della minestl'a cade in terra; dove i polli e i cani si precipitarono pér divorarla. Giovànni si mette a piangere: _:: -Là mamma ha detto che ,il ministro amava le bestie. E' ùri vero peccato che invece di essere un picc~lo frahcese Col .J.)apà ucciso in guerra, io non sia un cane o uh maiale!. .. Mi lasèe.rebbe1;0 forse mangiare il fondo della gamella d~gli altri! , '--- La neve cade. sempre più fitta. Nell'aspra tramontana dellà sera·, e per f sentieri ince1ti e fangosi, i duè fanciulli, abbottonarido il loro cappuccio, cominciano a fare i tre chi~ lometri chè li separano dalla lontana casetta dove due po~ vere védove di guerra li attendono. · l\1a, uno di questi ragazzi ha il ventre pieno. E' della scuola Jaica. Quanto poi a.lla « somma disinvoltura» di tale consi- .,. glio, soltanto i- disti-atti dell'USI possono non -averla av– Vertita. L'altro ha il ventre vuoto. E' della scuola cattolica. Ah! sì... barbari e selvaggi!..." Pierre L'Eremite (dal bollettino pa;rrocchiale Il buon Angelo delle fami– glie di nov., stampato ad -Alba dalla Pia Società di S. Paolo, Cordiali saluti., Ettore Sisto dir. reap. don G. Chiavarino). ' Etica del crumiraggio R IPRODUCI~MO testualmente dalla Gazzetta padana del 9 gennaio il seguente resoconto del discorso pro– nunciato dàll'Arcivescovo Mons. Mosconi, nella cat~ · tedrale, la. sera dell'Epifanla: « .... Si çleve respingere poi la tentazione del benessere economico di fronte ,alla propria mis_sione. . Oggi, questa tentaziqne, si esprime in un epjsodio: lo sciopero degli insegnanti . Per due aspetti çlovrebbe terminare: per la difesa delle anime adolescenti, e per la loro educazione. La agitazione tra Govern·o e Scuola non accenna a pla– carsi. L'opinione pubblica segue con viva preoccupazione Ja · dolorosa vicenda. E solo· pochi si rendono conto di ciò che sta avvenendo dietro le qµinte di una riven_dicazione sinda.– cale; l'apparato comunista qui Si muov~ con relativa tran– quillità e ritesse i fili di una tela' organizzati.va che si era allentata. Il comunismo manovra per una riforma della scuola che prevede l'abolizione dell'insegnam'énto religioso. e la intrp– duzione della nuova concezione del mondo, per la. conquista del potere. Per ora il comunismo si contenta del meno: alimenta. i geriui del malcontento, dell'&gitazione permanent~ in seno a1la ·scuola, per corrodere lentamente· l'insegnamento _·reli– gioso e per togliere dall'animo dei ranciu1li tutto ciò che è cristiano pel'.fino attraverso ]e celebrazioni più sacre. LO Sci"oper.odovrebbe terminare, per la educazione delle animé de"gli adolescenti. · La mission·; della scuola è una missione di amore e non può esl?e're sacrificata di fronte ad una pur legittima e~i– genza di miglioramento economico. Con chiara espressi9ne Mo_ns. Arcivescovo ·si rivolg'e qUi agli inseg'nanti di religione ed afferma esplicitamente _cl~e, se per gli insegnanti di religione, dal· lato giuridico-ch:ile, · pllò eSsere in via Ordinilria lecito· essere solidali con glj altri insegnanti in_ qu~sto sci_operQ, da.I la.to etico è sempre il- lecito. ' L'insegnante di. religione, perché è sac~rdote, dovrebbe insegnare religione anche se, per sopruso, lo si privasse dello stipendio. Il sacerdote anche alla massa studentesc_a, oltre alla catechesi orale, deve offrire la testimonianza de1la · vita apostolica.· Respingiamo - egli dice - i conformismi opportuni– stici; non ribelli, né prepotenti, né schiavi, ma liberi. Liberi non di" qualsiasi libertà, ma della libertà dei _figli _di Dio». Il cronista commenta che le parole dell'Arcivescovo han– no determinato nella folla un~ grande impressione « soprat– tutto per Ja· franchezza con cui Mons. Arcivesc"ovo ha af– froùtato e messo in lÙcé l'opera deleteria dei comunisti in Ita'lia, ed il grave dolorosissimo atto, che si sta compiendo nelle Scuole Medie, a danno non dello Stato, ma della no– stra gioventù ». Per tale « franchezza » vada al Presule anche il nostro ··ringraziamento:- girando ogni cosa ai dirigenti della CISL -·che con tanto impegno hanno partecipato all'agitazione pfo 4 mossa dal F1'Dnte cJ,ellg, Scuola, perché ci diano un chiari– mento, una luce qualsiasi, che ci Consenta almeno di capire.

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