Nuova Repubblica - anno III - n. 41 - 18 dicembre 1955

(89) nuova repubblica I LUCI DELLA RIBALTA I ·IL RITORN() DI HOL:LYWOOD D OPO I LARGHI su_cc~si otte,:uti all'ester? da! nostri film, s1<ebbe, tra 11 50 e 11 54, una lusmghtera· af– fermazione dei film di produzione nazionale anche sul mercato interno. La percentuale d'incasso cominciò a salire sempi-e più notevolmente rispetto alla percentuale del film statunitense (che naturalmente conservava un largo sopravvento). Si aprivano le più rosee speranze, si offrivano orgogliose statistiche, ci_ si proclamava la se– conda produzione del mondo (dimenticando le produ– zioni orientali, destinate evidentemente a razze inferiori), e il nomero dei film prodotti anntialmente saliva, anche se, inspiegabilmente, le diverse imprese ,cinematografiche con– tinuavano a registrare deficit. Finché non è sopravvenuto lungo quest'anno il crollo, o quasi. Deserta Cinecittà :-- !~ procinto di divenire terreno fabbricabile -, sceso d1 pm di un te,·w il numero dei film prodotti, diminuita in modo preoccupante fa percentuale d'incasso sul mercato interno, più debole l'esportazione, più fiacco l'interesse _d~gli ~ltr~ paesi, rivolto ormai alle forme delle nostre attrici anz1che all'artisticità dei nostri film. Molti sono i fattori che hanno· contribuito a questa. discesa della parabola. Ma il più im– portante a nostro parere, è questo: che in regime di li– bera co~correnza finisce sempre con l'averla vinta l'indu– stria più forte, perfino nella qualità dei prodotti. Il film europeo ha già conosciuto, in altre epoche, cor– renti produttive dai felici risultati artistici, paragonabili a quella del neorealismo (tanto per restar_e i? questo ~ro~– solano e deformante termine) nel film 1tahano: basti ri– cordare il film svedese dal '16 al '20, oppure il film espres– sionist: dal '19 al '25, oppure il film francese fra il '30 e il '38. Le opere d'arte sono rimaste, le si 1>0ssono anno– verare fra le maggiori nella· storia del cinema, ma la breve fiammata si è estinta. Hollywood ha ripreso ben presto il suo predominio, ha fatto retrocedere queste minacc?, ~ ha fatto ritornare al rango di satelliti le altre produz10m n~zionali. Così è avvenuto per il film ;taliano: dopo il breve periodo di splendore nrtistico ira il '45. e_ il '50! l'industria hollywocd iana, gra7.ie anche a. nuovi r1trovat1 tecnici ha ripreso il sopro.VVP,nto, offrendo film superiori come ~ualità spettacolare ed anche come livello artistico (film cl1versi:gli 7iifi spetfacolari, gli altri artistici; ma la loro p.-oduzione è per forza di cose interdipendente). Non ci possiamo soffermare in questa sede ad esaminare le complesse cause di questo fenomeno ricorrente che ~i contentiamo di segnalare: a nostro parere esse vanno ri– cercale nella natura dei cicli e dei rapporti produttivi. .Vogliamo comunque segnalare, in questo inizio di stagione, l'apparizione sugli schermi di una schiera di film statu– nitensi, notevoli sia per la loro qualità artistica, che per la loro grandezza spettacolare. ~fortv, realizzato da Harold Hecht e d.a B?rt La~ca– st~r per la regia di Delbert Mann, anche se s1 mantiene su una linea di prudente conservatorismo formale e ideo– lo,,ico ha il merito di affrontare la realtà quotidiana, di ss~u,n'ere a bandiera l'onti•e(oismo, di occuparsi con te– nerezza dei casi che possono occorrere ad una coppia qual– siasi al coni1non 1nan, per definizione. Un gar~one ma– cella.io e una insegnante, entrambj assai poco dotati di sex-appeal, s'incontrano, si sentono vicini e, dopo q~alc?~ esitazione del l'uomo, legato anccra, per un poco a1 m,t, della conquista e delle donne fat,ali, si uniscol'o in ma– trimonio. Lo stile si presenta dimesso, realistico, ,schietto. Il racconto vive in un tono minore abbastanza felice, finché ricorre a. notazioni minute ed umoristiche: qua " là dal lirismo scivola nell'oleografia, che è poi il suo jntimo fondo. L'interpretazione e la regia aderiscono al soggetto nel modo migliore. Anche in esse gioverebbero un po' meno d'astuzia, e una più libera sincerità. nrn1, Day at the Black Rock di John Sturges, ,;portandosi al lin– ciaggio di un giapponese avvenuto popo Pearl-Harbour, condanna risolutamente ogni ,violenza, ogni persecuzione, maccartista (,il giustiziere qui _si.chia!J1a Mac Reedy, fa. miglia in Irlanda mortalmente· nemica dei ~ac Cart_h_Y). La vicenda ha quindi, con ogni probabilità, valore sim– bolico. Nel suo trattamento sono notevolissimi lo stato di , tensione, la progressione drammatica _che si viene a creare,. con una perfetta costruzione di. sceneggiatura, cqn un gioco mob_ile ed accorto degli tnterpreti. _L'am_bi~nte < we• stern > si presta ad· atmosfere te!>" e allucmantt, Ii draml):la si svolge con una sÙa. meccanica, in cui l'artifizio, per quanto trasparente, confina con l'arte. Accanto a• questi due esemplari che offrono un così vivo interesse,, !lbbia'!'o la brillantissima commedia di Billy Wilder e George Axelrod 7'he Seven Years Itc~ ,che ci ri:vela una ~aryl,in MÒnroe deliziosamente comica,' il romanzone df Verne l'en-, timila leghe iotto • mari fil~ato da, Wa\t Disney .con trucchi stupefacenti, e via via una serie pi altri prodotti minori vari nei soggetti e nell'ispirazione, attraverso cui l'indu;tria hollywoodiana satu'ra il mercato produttivo, esercita un predominio che rasenta il monopolio, realizza larghi profitti. Quale effetto questa situazione produca sulla psiche dell'uomo medio europeo e aniericano, sa– rebbe assai opportuno riuscire a dete~·mi_nare e ilescrivere. Occorrerebbe sollevare problemi di portata storica. VITO PANDOLFI B1bllotecaGino ts1anc 7 Polemiche fra dive (Di,. ,u G_auJ, * BIBLIOTECA * : ./ _ ___.:... ________________ --;-:- LA POLITICA ESTERA DELLA RUSSIA SOVIETICA 71,1" AX BELOFF è uno sto,·ico serio ed un. profondo ll..l. conoscitore di cose sovietiche. Questa sua opera (La politica estera della Russia Sovietica 1929-1941, Firenze, Vallecchi, 1955), era estremamente necessario che venisse alfine tradotta nella nostra lingua. Per quanto ci risulta, infatti, ben pochi sono i volumi in italiano che trattano della politica estera sovietica; ve ne sono due, ottimi di Mario Toscano ma limitati ai rapporti fra Rus– sia e '1talia negli anni dal 1939 al '41; ve ne sono poi altri, egualmente limitati a problemi o periodi specifici e per di più a carattere polemico anziché storico. D_iq?e~ti,– la maggior parte trattano dell'alleanza germano-sovietica del 1939 co11 l'intento di difendere le ragioni che la mo– tivarono' o di~ddossare ad essa tutta la responsabilità del secondo conflitto mondiale (e basterà ricordare, fra questi ultimi, quello del Tasca, che sotto parvenza. di interpreta– zione storica dà dell'avvenimento un giudizio completa– mente al di fuori della realtà dei fatti). D'altra parte, nep– pure all'es_tero sono molte le opere eh~ dànno un qua~ro generale abbastanza esatto della pohhca estera sov1et1ca fra le due guerre. E' vero bensì che non sono mancati gli storici italiani (lo stesso Toscano, Carlo Morandi, Luigi Salvatorelli, ecc.) che in loro giudizi della politica mondiale fra le due guerre hanno saputo ben inquadrare i 'più àppariscenti. atti della politica staliniana nel- complesso della s1tuaz1one internazionale, comparandoli con le correlative azioni dell_e altre poten·ze (in ispecie quelle democ_ratich~ dell'occ1: dente) e valutandoli anche alla luce degli errori commessi da queste. Oggi, del resto, nessuno può seriamen!e pen: sare a contestare le responsabilità delle <democrazie> nel confronti dell'Unione Sovietica. Se è assurdo giungere a pensare che Francia ed Inghilterra abbiano m~i inteso ?i lasciare ad Hitler mano libera contro la Russia, tuttavia è certo che l'accordo di Monaco, e la politica che lo pre; cedette significò almeno l'autorizzazione concessa a _Stalin - a cere;, di garantirsi per suo conto la propria sicurezza. L'opera di B. ci consente di seguire passo per passo tutti gli sviluppi della politica sovietica a partire dal 1929. Essa fu, ne( primo periodo, una politica· di isolamento e so– prattutto di chiara sfiducia verso l'organizzazione della pace stabilita a Versailles e verso gli istituti che dovevano garantirla. Successivamente, l'affermarsi del nazismo, in concomitanza con il progredire del\'olfensiva giapponese, indussero la Russia, a partire dal 1933, ad avvicinarsi alle potenze dell'Europa occidentale e ad entrare, un anno· dopo, nella Società delle Nazioni. A Ginevra, fra il. 1934 e il '38, Litvinof si batté accanitamente in favore ?ella sicurezza' collettiva e dei princìpi ·societari: la sua azione, por rivelando l'interesse specifico sovietico, tuttavia mo– strava la disposizione della Russia ad accordarsi con le altre potenze' societarie contro ogni aggressione o viola– zione di accordi jnternazionali. Che però d'altra parte non fosse scomparsa la diffidenza dell'Unione Sovietica per il mondo occidentale lo indicavano a loro volta i trattati di non aggressione e mutua assistenza conclusi, oltre che con Italia e Francia, anche con Cecoslovacchia., Polonia e qùasi tutti gli altri paesi confinanti, come per costitui~e con essi una fascia particolare _di sicurezza. Se Francia ed Inghilterra volevano evitare che tali accordi divenis– sero la premessa di un'azione espansiva russa, avrebbero dovuto puntare sul desiderio di pace dell'URSS (avvertito da tutto il corpo diplomatico a Mosca) e sul suo timore di essere cQinvolta in una guerra avendo a un lato la Germania ed· all'altro il 'Giappone, e favorire finalmente il suo inserimento definitivo nell'organizzazione dei rapporti internazionali. Al contrario, il Convegno di Stresa, pro- mosso dalla, Francia, e l'accordo navalè anglo-tedesco, po– sero le preme se per un nuovo isolamento dell'l1RSS: Questo quadro della politica sovietica e mondiale ·oggi non appare nuovo; di esso, comunque, il B. ci_ dà ~na conferma indiscutibile. La completezza d_e!la sua 1nùagme, l'accurata ricerca e l'acuta analjgj del!~ fo11ti, r,o,!sentono. di stabilire il legame di ogni azione qon altre che la prj,• cedono o la seguono, e di stabilirne l'\ntio:,a coe1·rnza. Ap– pare in tal modo chiaro e significativo_ l'intensi(_icarsi ~le;: l'azione diplomatica russa in favore de, patti btleterah ',t sicurezza in relazione al mancato accoglimento delle· sue formulazioni ginevrine in favore di un patto ·generale cli certa efficacia; così come appare successivamente evident~ il senso di un accentuato riarmo in relazione ad alcum fatti che posero in crisi taluni dei detti patti b!l~terali .. Dopo Monaco la politica sovietica_-,di.~e_nnehp1ca poli– tica pa1-ticolaristica., di « sicurezza 1nd1v1duale >•. Il go– verno di Mosca mirò ad evitare di esser travolto m qual– siasi conflitto o ad esserlo almeno al pìù tardi possibile; e nel frattempo operò per assicurare al paese nuove zone strategicamente migliori di difesa, nuovì te~ritori a prote– zione di un eventuale attacco. Anche a tal riguardo la det– tagliata indagine del B. consente di seguire il lento _svol– gimento delle trattative condotte nel 1939 co_n gh ocCJden: tali e con i nazisti da un paese che ·non s1 fidava degh uni né degli altri, che fu a lungo incerto e che poi scels~ la strada che gli consentiva di ritardare la guerra _e d1 portare i1ttanto le proprie frontiere, iri ptevisione d1 un attacco tedesco che non sarebbe mancato; fino al centro della Polonia. Successivamente è sintomatico notare come le occupazioni sovietiche dei paesi baltici, della· Bucovin~,– ecc. procedessero di conserva con il raffo;zarsi de_lle posi,· zioni tedesche in occidente, preludio di un nuovo interesse di Hitler all'Europa danubiana e balcanica ed alla guerra inevitabile fra Germania e URSS. · : . ' : , , Naturalmente nessuno sostiene che la politica sovietica fra le due guerre sia stata esente da errori· ed anch!' da colpe; per valutare equamente gli uni e. le. altre occorre però documentarsi, e questo libro. serve o~tima_mente al– l'occorrenza. Esso dal punto di vista tecm~o,,a1. presenta come una storia. ;rammatica della diplomazia, che però si completa felicemente con la considerazione _dei _fen?me~i economici che talora hanno condizionato le s1tuaz1om poh– tiche. Potrebbe essere criticato in alcuni punti specifici e per alcuni giudizi particolari, che _però· non. mette cont~ di enumerare qui partitamente; pmt,tosto çbremo che ti suo Q'laggior difetto non è ad esso impu~abile, !n __ quanto fino ad oggi assolutamente nessu_n contributo _s, e_ avuto che consenta di ricostruire il processo formativo mterno della politica estera del Cremlino. Ragion per cui, assurdo sarebbe stato pretendere che esso pot\'.SS!)xisolvern a!cuni dei problemi che sono tuttora fra i ·p_iù ?Ontrovers1_ fra quanti concernono la storia della se~Oljl,_da 1 guer~~ mondiale: tra essi ad esempio, quello che mira a stabilire se fosse eflettiv~ intenzione della Russia di ipterven.ire, al tempo di Monaco, in aiuto della Cecoslovacoh_ia. Ne_co_nsegue però anche l'infondatezza del tentativo del B. d1 ricav_sre, dal suo lavoro, « i principi > della ~litica estera dello_ sta~ sovietico, con la conclusione che fra que~to _e gh_ altn stati « esiste un rapporto basilare ed inevitabile dt c_on– trasto >. In realtà ci sembra che la lettura di quest'opera dimostri che lo st~to sovietico è, éome tutti gli altri, preo~– cupato in primo luogo di se stesso ~en più che della rt• voluzione comunista; pertanto accordi con esso sono pos– sibili, a patto di trattare dimo~trando d_inon a".ern? paura ma di essere anche consapevoh delle esigenze di C?t e )>Or• tatore. Questo fin tanto che huove forme di orga~1zzaz10ne internazionale· non possano afrermarsi, che appaiano ".?'a.– mente garanti della sicurezza di ogni paese e che avvnno, con ciò, quel libero confronto di esperien~ dal q~ial~ sol– tanto può sorgere una futura· società paoiflca e p1u gmsta. FRANCO RAVA'

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