Nuova Repubblica - anno III - n. 41 - 18 dicembre 1955

2 di « non smarrire la strada », se si può usare a questo proposito, per estensione, di una terminologia politica di attualità. In questo caso « non smarrire la strada» si– gnifica non fare una politica della scuola contro la scuola o un suo largo settore, bensì cercar di valorizzare al mas– simo le forze dì finnovamento che già yJvono in essa e che si raccolgono soprattutto nella Federazione, ricca di una tradizione che si identifica con la stessa autonoma presa di coscienza dei propri dove~i e diritti e della pro– pria funzione propulsiva, conseguita . nei primi decenni ciel secolo dalla categoria degli insegnanti medi. Oggi la Federazione è fiancheggiata sulla sinistra dal!' Associazione per la Difesa della Scuola Statale e sulla d~stra dal– l'UOIIM, la grande organizzazione cattolica. U!}a riscossa. laica non potrebbe attuarsi mediante uno sc'htieramento laico contro i cattolici, ma soltanto promuovendo il dia: logo in modo abbastanza abile e coraggioso perché almeno quel 11ettore di· cattolici che hanno coscienza democratica e preoccupazioni sociali giungano a comprendere, contro la gesuitica campagna di dileggio e di spropositi storici (si veda in proposito anche un recente articolo del Casotti su Scuola e Vita dell'ottobre '55), che il laicismo è premessa <li dignitosa libertà per la stessa fede religio;a. Un mi– nimo comun denominatore in base al quale esigere l'ade– guamento della scuola ai suoi compiti urgenti partendo ·da una posizione di forza, cioè da una sostanziale com– pattezza degli uomini della scuola stessa e dell'opinione pul;>blica democratica, può essere trovato. Del resto, qua– lunque sforzo si farà per trovarlo, anche se infruttuoso, costituirà esso stesso la premessa di svi-luppi ulteriori, pro– babilmente più radicali: l'importante è superare l'immo– bilismo attuale. E' questione di costume, piuttosto che di politica in senso str~tto, fare ogni sforzo per uscire dal clima di settarismo, di diffidenze, di equivoci, di resistenza passiva e di demagogia che ha contrassegnato la politica scolastica del passato decennio. ALDO VISALBERGHI (89) nuova repubblica ITALIA POLITICA LIBERALI E RADIC I I L CONGRESSO liberale di Roma è stato, come era da attendersi, un trionfo personale clell'on. Mal!lgodi. Era ·• da attendet·si; dicia1110 però che noi ste_ssi siamo ~i– masti sorpresi dello slancio cli difese non richieste che ,il ·sègretal'io generale ha ricevuto da coloro stessi, come !'on. Cocco Ortu, che avrebbero avuto cgni ragione di ri– servarsi, residua sinistra, una po.sizione di controllo e di critica interna. Ma proprio _da questo caso, psicologica– mel,lte molto interessante, a-libiamo avuto la misura d'/.1 potere dell'on. Malagodi. Infatti la sua apologia, tenu_t_a1al parlamentare sardo, senza dubbio I,?-più calda, e l'un!ca che abbia scosso il congresso anche· per una ·sua retorica · forense di qualche presa, si rivelava così povera di analisi ideologica, così ancora centrata sùlla divisione fra laici e reprobi (i cattolici; e, con descrizione esclusivamente mac– cartistica, i comunist.i), che nel confronto la cultura clel– l'on. Malagodi, che resta oggi t_utta la cultura del PLI, poteva apparire, nella sua con<lretezza, un apporto gigan– tesco e, tutto sommato, dotata di uno ·stile, di modi e di linguaggio, da grande, sveltissimo amministratore. Quanto ai « notabili >, cioè ai 1ninistri, essi hanno tenuto un di– scorso congressuale togato, in complesso sicuramente re– sponsabile, e, date ormai le intese esistenti, destinato calo– rosamente all'avallo della tesi, che neppure per un momen- to il governo di Malagodi si è distaccato dal mandato del, .. , congresso di· Firenze. .. Uscita la sinistra, esiste il pericolo che la destra spinga, ora il partito v.erso alleanze allotrie! L'on. Malagocli ha, posto; sulla. frontiera monarchico,fascista" degli ostacoli, molto netti, ,e anche più vivacemente .li ha· confermati il: ministro Cortese. Ghe la destra tuttavia non sia del tutto· sicura, è dimostrato dall'episoi:lio d!,lllà pubblicazione, nel periodico liberale di Firenze, di un «pezzo> <;iell'ex-mini• stro fascista Bottai, e dalla sor)?resà di un tentativo di lista Fossombròni in· congressè\ ..·guàsi a marcare !'indi: pendenza della déstra dallè cliretìiv.i èlel- centro. Ma se anche non avranno presto a verificarsi collusioni con la destra extracostituzionale, la perdita della. sinistra è già sensibile sin d'ora, nell'inaridimento intellettuale e morale del parti.to. I migliori tra i liberali stessi· lo hanno detto; ed era faéile avveders·ene almeno da un sintomo: di solito, i giornalisti sogÌiono intrattenersi co·n i delegati cli un congrnsso, trasconere .di gruppo in gruppo, indagare sulla politica di corridoio; questa volta, separazione completa tra giornalisti e delegati; e nessuna inchiesta dietro le quinte, perché il dominio di Malagodi non lasciava vuoti né combinazioni che non· venissero in generale controllati. l=L=E=T=T=E=R=·=E=A=L=·=D=I=R=E=T=T=.·=O=R=E=II Qua·ntq all'indirizzo del partito, non converrà lasciarsi troppo illudere dal fatto, che il· PLI abbia accettato e contribuito a formulare le ·Jeggi sui, patti agrari e sugli idrocarburi, e che non respinga iri linea di massima la legge Tremelloni. L'on. Malagodi ha spiegato ampiamente che, fuori del tripartito, il PLI verrebbe scavalcato da altre maggioranze di ·governo, la politica: italiana passe– rebbe definitivamente sulla tésta· dei liberali, e questi ne subirebbero un clan.no più notevole, di quanto non si cal• coli l'eventuale vantaggio elettorale ricavabile da un pas– saggio dei liberali all'opposizione. In queste condizioni, Malagocli non può che inchinarsi alle condizioni della coa– lizione; ma il suo spirito vi resta abbastanza assente, da giustificare un· «piano» di spesa pubblica che lascia del tutto affidato, o quasi, il riassorbimento della disoccupa– zione all'iniziativa privata, di cui si conoscono, in merito, glorie e meriti; e da provocare una presa di posizione, sul problema dei comunisti, che va più 'lontano delle discri– minazioni scelbiane. La cornice di quelle leggi «radicali> L'OSCURO RAPELLI Caro direttore, BOLOGNA, 12 dicembre tra le cose meno chiare del recente congresso nazionale delle ACLI a Bdlogna va segnalato l'atteggiamento del– l'on. Rapelli di cui si conosceva soltanto la simpatia espli– cita verso la corrente di < Concentrazione >. Fin da prima del cong1·esso si annunciava un disco1·so clamoroso dell'on. Rapelli, mediante il quale si sarebbero ·gettate le basi per l'organizzazione di un sindacato bianco da.'opporre alla CISL che, oltre a contenere socialdemo– cratici, agisce all'insegna dei comp(Omessi più ridicoli e pe,ricolo,si,·'ape_rta, sia,,al ·ricatto padronale che a quello, li~n più, potente,· d_egli aii1ericani. La cordialità, 'dell'on'. Pastore verso gli americani e verso .le orgÌrnizzazioni sindacali di quel paese, la tendenza c'onseguente a ridurre il numero degli scioperi, anche se ·giustificati, e a garantire l'invio di forti còmmesse a quelle q,zi~nde'·ove le comn1issioni interne siano in maggioranza composte di elementi anti-comunisti, ha fatto pensare, &enza l'aiuto di un'eccezionale fantasia, che, in linea di m:asi·ma, la CISL non sia poi così democratica e sollecita a 'chfendere la classe operaia. Pei· evitare l'estendersi di queste critiche, non certo in– fondate, la CISL si è gettata in tutti i congressi provin– ciali delle ACLI per avere più delegati che poteva; do– veva pur difendersi dalle ace.use che sarebbero state mosse &I suo operato. E soprattutto temeva quelle che si prean– nunziavano da parte dell'on. Rapelli. Questi, in un di– scors9 a dire il vero assai confuso e sconcertante, ha ri– chiamato in chiave sentimentale la generosa e difficile lotta sind,acale d~lla corrente, cattolica guidata da Achille Qran~ a.ll' interno .dell'unità organizzata di tutti i lavora– tori. Rapelli ha detto di essere stato, per un certo tempo, l'erede effettivo della gloriosa tradizione grandiana, ma, h.a fatto capire, un, individuo senza scrupoli e senza idee si è posto a guida dei lavoratori cattolici, accumulando nella sua attività errori su errori, provocando alfine una situa– zi<?r.,edi grave crisi alla qua,le andava posto rimedio. . E/ a questo punto che vorremmo qualcosa di più pre– ciso. Il vecchio sip.dacalista non ha parlato di nuove orga– nizzazioni, ma della cost;itu"iione di una corrente propria– mente cristiana nella vita sindacale. , Fo.rse che nella CISL sono in maggioranza i ~ocialde– m9.Cratici f Forse che non vanno rientrando nella UIL i so– cialdrmocratici già nell_a CISL! Forse che è in pericolo I~' ortodossia catt9lica a ,CIJ.US/i di quegli impenitenti laici– sti e mangiapreti di .Pastore e amici? O invece il ·richiarp9 accorato alla tradizione grandiana signi'Cicava. spezzare una -lancia in favore di un ritorno al– l'unità sindacale! In questo caso la questione cambierebbe aspetto e scoprirebbe lati altamente positivi: ma in quale modo potrebbe in concreto svilupparsi? Certamente non con discorsi o atteggiamenti confusi, ma all'insegna di una chiarezza che da un po' di .tempo manca a chi dirige i cattolici nella vita politica e nelle lotte sindacali. Ma forse il richiamo a Grandi era solo un espediente d,'asse'mblea per volgere in proprio favore la polemica per– sonale e vitalizia .tra il sunnominato onorevole e l'attuale mastino della CISL; nel qual éaso anche l'intervento di Ra.pelli rientrerebbe in quella serie di discorsi che i parla– mentari dc imbastiscono < aq . uso interno >, dando sfogo ai risentimenti e ,restando· del tutto incomprensibili agli ~serva.tori <laici> e ai. cattolici onesti. )ii creda. il imo .Giuseppe Martinelli Bib1otecaGino o FASCIS/~10 ALLE REGGIANE REGGIO EMILIA, 10 dicembre Caro direttore, nel febbraio di quest'anno, la rivista democ1·istia– na Prospettive, sulla quale si accanirono 'poi le sma, nie repressive della direzione fanfaniana, riportava una interessante nota dal titolo: « Fascismo alle Reg– giane>. In essa si descriveva la situazione di estremo di– sagio, di continua apprensione e spesso di letterale paura in cui viveva la classe operaia di quello stabilimento, te– _nuta.~t_to lo spettro del licenziamento, sotto il controllo rigorò~ di una minaèciosa discriminazione politica. Circa un mese dopo, sul settimanale della DC La Di– scussione, un articolo ad opera della segreteria prov. di Reggio Emilia respinge':'a il contenuto e la forma dello scritto in questione, accusato di essere assolutamente fuori dal vero e di riportare soltanto giudizi di parte comunista. Se fascismo no~ v'era alle «Reggiane>, vorren1mo sa• pere ·come e dove si può catalogare il grave fatto soprav– venuto in questi giorni e che fonatamente riapre il di– scorso sulla situazione e i metodi coi quali quello stabili-· mento viene diretto. , L'operaio Arnaldo Cabàssi, · rappresentante della FIOM, è stato licenziato venerdì 25 novembre senza alcun preav– viso e con l'ordine di non presentarsi allo stabilimento poiché gli 8 giorni ·saranno ugualmente pagati. Motivo. del licenziamento: non essere più necessaria la sua opera. Già un anno fa la direzione delle. < Nuove Reggiane>, connivente la CISL, aveva respinto per questioni formali la lista della FIOM per la elezione della commissione in. terna, presentata con capolista l'operaio Arnaldo Cabassi. Pochi giorni prima erano stati licenziati 20 operai, addu– cendo motivi di fiducia, ed. altri 37, sempre comunisti, vennero trasferiti in una filiale. Il Cabassi non era nel– l'elenco dei licenziati poiché, per un accordo interconfe– derale sancito 1'8 maggio del 1953, un membro della com– missione interna non può essere licenziato prima del tra– scorrere di un anno dalla scadenz.a del suo mandato, ed egli faceva- parte della commissione interna che esatta- mente allora si rinnovava. , Il 25 novembre 1955, scadeva l'anno dacché la lista della FIOM venne respinta. II Ca.bassi che non faceva piµ parte della commissione, ricevette puntuale Iicenz.iamento. Quest'anno nessun pretesto formale avrebb<1 impedito la presentazione della lista della FIOM ed allora si è giuo• cata la carta del ricatto e della paura; è stato eliminato il capo per lasciare i seguaci in balia del datore .di ,lavoro, e degli addomesticati sindacalisti della CISL. . . La segreteria provinciale della FIO;M 'afferma. che 1!1, lista sarà ugualmente presentata anche se pu1-troppo co– sterà il licenziamento_ inevitabile degli operai .che la com- . porranno. . . Ora a. noi questo sembra fascismo, ·e molti giovani DC sono d'accord<\ con noi in questo giudizio, Si tratta di ve– dere cosa invece pensa la direzione locale della democra– zia cristiana che ha la massima responsabilità di tale si- , tuazione, poiché !'.ha difesa anche quando l'eloquenza dei fatti aveva spinto alcuni democristiani· a protestare .su Prospettive. Ci chiediamo anche se in uno Stato che si definisce democratico tali episodi possano essere ancora soppqrtati , senza che si creino fatali' sconvolgime_nti. Cordiali sai uti Pwro GiocQli che il PLI sottoscrive, ed in parte elabora, è dunquec as,;:___ solutainente conservatripe; senonché, quelle leggi sono .al-, trettanti fatti, mentre quella cornice è servita per ora solo di propositi: si ttatterà quindi di vedere se l'elettorato non accuserà il PLI di avere lavorato secondo la sua si– nistra, e parlato secondo la cle~tra; ·e sé la scissione no;,_ si ~radurrà quindi in un disastro: · Quanto al convegno ed alla pi'flsentazione dei radicali, bisognerà pur dire che il ·l1rncio del nòov.o parti_to è a_p– parso ancora avvolto in ,un alone di' nobili intenzioni, che non prendevano corpo e con<\r~tezza in 'alcun programma minimo, chiaramente definibile; e ÌITllarnato su uno di quei motivi, uno solo, che coincidono con un ma'le profondo_ ciel paese, dì cui il partito nasce come la vjvènte ed ope-. ra'ntec negazione. L'analisi della crisi democratica italiana operat~ dai radicali può avere i 'più ampi consensi ma· questa possibilità di adesione pacific11- è pur la ripro~a degli scarsi accenni inediti che essa ·contiene. Soprattutto, però, non sembra che i radicali abbiano predisposto le loro meriti· alla coerenza di decisioni che :il loro atteggiamento, se non il loro programma, richiede. La loro unica novità, infatti, rispetto al PLI, sul'• piano dell'azione, è il propo• sito ·di un· intervento pe'rmanente dello Stato nella vita economica. Ma con chi allearsi. per conseguirlo! La rispo– sta ovvia è: il PSI; e noi possiamo tuttavia comprendere che, accusati dal PLI di eversione socialisteggiante, i ra– dicali abbondino nel senso della caut11la, e non parlino ciel loro atteggiamento futuro verso i socialisti, o che ne rin– viino la definizione al momento di un rafforzamento elet• torale ottenuto attraverso il cartello della sinistra demo– cratica. Ma qualche cosa ci insospettisce: la forma 'appros– simativa, estranea, quasi nont informata, neUa quale- essi accennano alle questioni ·che si 1riferiscono agli stra ti popo• lari ed. alle masse lavoratrici .italiane. E' una forma carica, se vogliamo, di buoni· sentimenti; ma ciò· che totalmente ne· esula., è la ricerca di, strumenti che associno il m~do del lavoro al controllo della produzione, ai fini cli una autentica; riduzione del < potere·> capitàlistico; è quella cura fondamentale della lotta contro i monopoli, a' restau• razione· del fair play nei processi dell'econòmia di mercato, senza· le essenziali .integrazioni istituzionali che assicurino fini più a.rupi è profondi, che quelli 'ridondanti esclusiva• mente,, in ultima analisi, a vantaggio della media indu– stria!- In·, un· compito così ristretto, sebbene· importante, i radicali 111\>n saranno sterilizzati a mezza via! ALADINO , Abbonatevi · a 'nuova repubblica

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