Nuova Repubblica - anno III - n. 25 - 28 agosto 1955

8 8 rez7.a connessa al crollo di ogni idolo, noi dobbiamo chie– dere ai discorsi polivalenti dei filosofi un preciso signifi– cato pratico, il messaggio che recano per la quotidiana esperienza degli uonnni. E' tempo, oggi, cli educare'. Il Garin parli\ degli an– ziani, ma non fa della grezza polemica nei loro confronti. Egli riconosce la coMenza e la sincerità ciel travaglio cli alcuni tra i più noti· ·,:;ppresentanti della filosofia ita– liana ciel primo mezzo secolo in Italia: Croce e Gentile avanti a tutti, ma aftresì Spirito e Calogero, e l\Iartinetti e De Ruggiero e Carabellese e molti altri.· Nell'involuzione politica dell'idealismo gentiliano ma– tura il tragico destino cli un uomo e cli un tempo, ma tra i discepoli si 11prono nuovi orizzonti. Una musa autobio– grafica presiede a.Ila concezione e alla composi,-,ione di q11e– sto libro che è la catarsi postuma cli una generazione in gran pa1-te bruciata. Postm'na in quanto si tratta· cli una generazione che, chiuso un primo ciclo, si accinge a vi- ,·ere una seconda vita. . Nelle pagine più calde e nei profili pii, marcati emer– ge il quadro di una babele infellettnale in cui sono evi– denti i segni del provincia.lismo megalomane che spjega tanta pa.rte della fenomenologia ciel fascismo. Sono edifi– canti, per questo verso, le vicende ciel primo anteguerra, il fermento cli dottrine che si scatenava nella crisi ciel po– sitivismo. Di sommo rilievo riescono anche le osservazioni sul– l'ambivalenza ciel crocianesimo nel primo ventennio del secolo, e sull'equivoco, che si conservò a lungo, tra il filo– sofo napoletano e il fascismo. Il Garin illustra la dinamica interna delle scuole e gli sYiluppi incliviclnali delle singole posizioni, ma l'accento in– confondibile dell'opera è nello sforzo con cui, mentre ci si libera della pseudofìlosofia dei rettori e dei professori, si muta l'insegnamento e si accettano le conclusioni dei filo– sofi ,·erì in ciò in cui esse si presentino aderenti alla pro– blematica del nostro tempo, e non si respingono a priori nemmeno le parole più abusate, se dietro le fumose bana– lità resista in esse un nucleo di seria meditazione e di umano sentire. Ha torto chi ha giudicato il libro lo sfogo di un tem– peramento malinconico. Ha torto chi tenta di distinguere nella produzione. del C:arin le opere serie del filologo dagli « otia ·,., nei quali rientrerebbero queste pagine. Non avreb– bero il significato che hanno le geniali ricostruzioni del– l'urnanesimp se.'.non le nutrisse una viva fede nei valori dell'ùomo, fede che si sostanzia cli opere e cli pensiero .. DOMENICO NOVACCO ,. L E'f T.E RE Sfrattati a Jlenezia· VENEZIA, a,uosto Caro di-1-etto,·e, poich·è il problema degli sfratti è divenuto attua– lissimo, eia quando la nuova legge li ha inconsulta– mente moltiplicati sen,.a contemplare insieme. dei prov– vedimenti di sistemazione degli sfrattati, vorrei raccon– tare anch'io un caso successo a Venezia. E il caso ch'io ti riporto, succésso nel sestiere di San Polo, ai nume– ri 2441-42, in Corte Nuova, è veramente tipico della si– tuazione veneziana. Tralascio i nomi, ciel proprietario e degl'inquilini; non vonei si pensasse che il mio scopo sia cli metter quello alla berlina o di attirare su questi la compassione dei let– to,·i. Il mio intento non è né così personale né così par– ticolaristico, voglio solo denunciare uno stato di cose per– ché vi si provveda; ciel resto, i dati anagrafici che ho dato sono sufficienti a chi volesse controllare la mia esposizione. All'anagrafico citato corrisponde un edificio a tre pia– ni, vecchio e piuttosto malandato, che un successivo rialzo, eseguito più di recente, si dice abbia danneggiato nella. sta– bilità. Tale edificio era abitato da sei famiglie d'inquilini, in regime di locazione prorogata, che dal 1952 in poi fu– remo più volte invitati e diffidati dai proprietari a rila– sciarn i loro rispettivi appartamenti, finché il 3 settem– bre 1953 ricevett~ro, con una nuova cliffid~, l'avviso che non sarebbero stati più ricevuti i loro affitti. Gli inviti e le diffide erano sempre giustificati con la necessità di re– stauro, necessità comune, purtroppo, a un numero assai notevole d'eclifici veneziani. Ad inviti e diffide gl'inquilini risposero più volte di– chiarando di non opporsi ali'abbandono degli appartamenti, purché fosse possibile trovarne altri a condizioni possi– bili per loro - si tratta di famiglie cli lavoratori manuali, per i quali gli affitti normali degli appartamenti veneziani sono veramente proibitivi -; riconoscendo frattanto che la responsabilità d'eventuali danni che avessero subito per l'instabilità dell'edificio non sarebbe stata della proprietà, ma sarebbe ricaduta su loro stessi, dicendosi anche dispo– sti a collaborare ai restauri. Venne finalmente, il 2 gennaio 1954, una perizia del Genio Civile di Venezia, che riconosceva la necessità e la urgenza dei restauri e affermava necessario lo sgombero temporaneo dei locali durante i lavori. Alla perizia venne fatta seguire dai proprietari una ll,liova diffida agl'inquilini, pe.r il loro sgombero non pa1'Ziale qé temporaneo ma totale e definitivo, <Ì fronte alJa quale a nulla valse1·0 le nuove loro dichiarazioni cli non voler ostacolare i lavori, d'adat– (Dis. di Dino Boschi). Bisoi,na • cambiare spiaggia. Siamo troppo vicini alla' cortina jli (erro . \ n·r I{ E 'f T o R E vati di un'abitazione alÌa qual~ non erano in grado cli tro– var da sostituirne un' alt.ra, mentre i proprietari sebbene solleèitati non li aiutavano in !ilcun modo nella ricerca, e le pubbliche autorità, sollecitate anch'esse, avevano cnra soltanto di mettere in rilievo il caratte,·e di necessità pri– vata, e non pubblica, dei lavo1·i di restamo, che le dispen– sava da ogni dovere d'intervento. Situazione veramente drammatica questa, di famiglie disposte a subire rischi, ad affrontare disagi lunghi e gravi, piuttosto d'abbandonar dei locali che in situazione nor– ma.le avrebbero certo desiderato esse. stesse di poter la– sciare; una situazione che esigeva dalla proprietà e dall'am– ministrazione pubblica una comprensione cordiale e fattiva. Invece nessuna comprensione vi fu, solo l'esecuzione, lo scorso luglio, dello sfratto, proprio durante le feste del Re– dentore, che pe1· quelle famiglie, per· qnattro almeno di esse ch'erano in condizioni più grav; e difficili, dovettero sem– brare una vera e propria ironia. Infatti la tradizionale festa cristiana coincideva pe1· loro con la conci usione sfa– vorevole di una vicenda in cui, della solidarietà insegnata dal cristianesimo, esse avevano visto una ben scarsa ap– plicazione, per non dire addirittura applicazione a rovescio. (E del resto, sia detto sommessamente, Dio ci g11arcli dal «popolarismo> di certi moYimenti. l\Iarx, santa anima &na, aveva già definito nel manife$tO del '48 il « socialismo cri– stiano» come « l'acqua benedetta con la quale il prete benedice il rançore degli ar.istocratici »). Ora, tre di quelle (amiglie si sono rifugiate in una. di quelle infami stanze dei pianteneni veneziani, che non do– vrebbero servire neppur da magazzini, a causa dell'acqua che ogni tanto le invade quando s'alza di livello, e che invece servono spesso d'abitazione per famiglie anche nu– merose. Esse ci vivono in compagnia coi topi grossi e pic– coli che l'acqua inv~clente porta con sé o l'asciutto lascia uscire dai buchi del pavimento. Niente luce naturale o elet. trica. Uomini, donne, ragazzi attendono che la « buona sor– te» faccia trovar loro degli appartamenti « possibili :i, o sperano che alla pubblica amministrazione vada della gente che J'itenga proprio dovere occuparsi anche degli sfratti e· degli sfrattati, e affrontare il problema delle case popolari almeno altrettanto a fondo cli quello del turismo d'alto bordo. Perché le vicende delle famiglie della Corte Nuova sono vicende che rivelano, nei loro diversi aspetti tutta una cronica situazione che non è solo veneziana., ma che a Ve– nezia raggiunge forme parossistiche; non sarebbe proprio necessario cbe ad essa s'unissero, per aggravarla, anche le leggi dello stato e la freddezza cli un'amministrazione che non sa impegnawi a fondo in nessun problema vitale, che non sa nemmeno far sentire un bdciolo cli buona volontà. Cordialmente, tno · ,.mwva repubblica --DELL' ELBA di MARCELLA OLSCHKl S AREBBE VERAMENTE disdicevole, quest'anno, tor– nare dalla villeggiatura e confessare di non es~ere stati all'Isola d'Elba. L'isola è di moda: è diventnta cli botto e a sua insaputa, poveretta, un'isola chic. Non è fine andarci d'agosto rischiando di fare il viaggio, pigiati in assurdi amplessi sul piroscafo di linen, assieme·a comi– ti,·e preorganizzate sudaticcie e mal vestite. L'élite va all'Elba in giugno, prima metà di luglio o settembre, quando ancora non c'è nessuno o tutti sono partiti. La super-élite, la gente che «nasce», non ci ani va: ci « attracca » a bordo dello yacht, perché lo yacht, oggi– giorno, è diventato un in,perativo sociale, una necessit;\ di classe. La gente, in 'darsena; lo aspetta con curiosità, in– vidia e ammirazione. ·n provocare questi S'entimenti è, per alcuni proprietari, lo scopo principale, mentre l'amore per il mare è ragione secondaria, a volte neanche esisiente. Molte persone a bordo di yachts, infatti, odiano il mnre cordialmente e la loro faccia non ne fa mistero. Arrivano in darsena con segni evidenti di recenti voltastomaco; il ,·iso, 1 in un supren10 e1·oico sfor-zo, alteggiato n superiore indifferenza. Appe,,a gettata l'ancora, è di .prammatica farsi ·vedere bere il whisky, e la bottiglia cli quèllo rnoz– zese fa bella mostrn cli sé accanto al thermos col ghiarr-io, cli colore intonato ai materassini (i visi indifferenti. in– vece, all'insaputa di tutti, sorseggiano lentamente arqua minerale con Alka Seltzer). ·segue l'ora della canastn di bordo che viene giocata stancamente e svogliatamente, un occhio sulle carte e uno volante, diretto verso gli nitri yachts vicini: il patrimonio dei relativi proprietari viene l'apidamente valutato a seconda di staw:e e alberature. I quattro passi in darsena, che seguono la canasta, clànno come risultato l'acquisto di un tappo con la testa di Na– poleone e di una cartolina, spedita per ridere, con un ri– tratto dell'Imperatore, torvo e accigliato, sotto cui sta scritto « vera fotografia ». E' triste la sera in darsena, sen– za altri mezzi di trasporto. L'imbarcaziono si muove dol– cemente, sembra quasi che sospiri, e ad ogni lieve movi– mento aumenta la nausea, e i proprietari cli yachts pen– sano con nostalgia a un letto su tena. ferma in un albergo cli lusso. All'Elba si può piazzare anche una tenda, sotto i lecci vicino alla spiaggia. E' Io sport preferito da migliaia di tedeschi che arrivano con macchine bellissime e non spen– dono' nna lira. Fanno combutta fra cli loro, si alzano pre– stissimo sbucando dalle tende cpme animali sospettosi con le facce rosse impiastrate di capelli scoloriti e lentiggini. Si gettano in acqua alle sette del mattino gridando agli altri di seguirli, mentre le loro brutte donne dagli enormi sederi insaccati in antiquate mutandine di maglia nera con l'elastico a mezza coscia, scuotono lenzuoli e bollono roba sui fornellini a benzina. C'è tutto, all'Isola d'Elba. Il paesino cui non ·si acce– de che per mare, splendente di granito che acceca sotto il sole e tutto acceso di rossi gerani; la pensioncina a L. 1200 tutto comp1·eso, senza luce elettrica né acqua corrente ma con dei proprietari semplici diritti e cordiali che offrono pesce pescato la mattina stessa e rossi pomodori del loro orto; c'è l'albergo di lusso appollaiato fra i boschi di ca– stagno con una vista unica al mondo, albergo adatto a si– gnori anziani o convalescenti perché vi si respira aria di noia e forzata salute; c'è il paesino mondano in cui si balla fino a tarda notte· o si inti:ecciano ovunque deliziosi adul– tel'i. Ci sono le ville nate negli ultimi quattr'anni, coi pa– vimenti di maiolica verde e le bugainvillce viola arrampi– cate verso le fìnestre. Nei garages pad,·onali luccicano le fuori serie targate Ml. · I proprieta,·i di ville si conoscono tutti e amano molto autodefinirsi « pionieri >. Esauriti i pettegolezzi e messe a punto le 1·ispettive situazioni matrimoniali più o meno 1·egolari, finiscono col trovarsi molto noiosi a vicenda. Ma l'estate è lunga, molto lunga, e per forza d'inerzia conti– nuano a riunii-si ogni giorno in una villa diversa per il cocktail dato o restituito. Gli ospiti più brillanti sono quel– li che riescono a dire con miglÌor garbo il maggior numero di porcherie o a rivelare per primi che la tale e il tale sono diventati amanti. Tutti questi signori eleganti cho arrivano al cocktail all'ora in cui si deve arrivare, cioé tal'Clissimo, e non se ne vanno pii, fino alle ore piccole, sooo proprio quelli stessi che hanno costrnito all'Elba per– ché a loro piace la vita di mare e all'isola « non c'è nes– suno». Posseggono belle· bai·che tirate a Incido, inscccate suIla spiaggia, pietosamente coperte da un telone come bianchi cadaveri, per tutta l'estate. Prendono aria anche loro sotto il telo, e caldo e sole. Alla fine di settembre tor– nano in magazzino coi fianchi scoppiati e la ,·ernice secca. L'anno prossimo staranno per tre giorni sul fondo a sta– gnare le ferite, e poi saranno vendute per cedere il posto a nna collega più bella e più veloce. Anche quella, poi, farà la cura del sole sotto il telone. Es.iste un'isola meravigliosa e silenziosa, dolce e sor– ridente al mattino con i suoi golfi cli acqua chiara e chiac– cherina · e le sue spiagge bianche di qual'zo, maestosa e severa la sera quando le alte m on·tagne diventano viola e il cielo 'è infuocato all'o1· izzon.te. Non m\ motore; non una automobile, non una sola bottiglia di whisky su questa te1·1'a.Si stende in mare semplice pura e dÌgnitosa. e acco– glie con amore chi i'ama e la J'ispetta: Esiste, qnesta isola bellà, folico e mia, nel mio appa~- ·ìcordo di bambina. ·

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