Nuova Repubblica - anno II - n. 22 - 25 novembre 1954

8 PLALJ~',J / e botte • Avete vi,to i risultati delle ele– zioni in Val d'Aosta? Essi rappresen– ttmo, in miniatura, la situazione che si sarebbe verificata in tutta Italia il 7 giugno, se la legge maggiorJtaria fosse scattata. Oggi i democristiani e i loro alleati esultano:· dopo tante elezioni comunali in cui avevano ri– cevuto una solenne st.racciata, final– mente una vittoria trionfale: 25 seggi su 35 ! Ma il trionfo è dovuto a un rinnovato favore degli elettori per la · Democrazia Cristiana e i suoi satel– liti governativi o alfo compiacenza del sistema elettoral1> escogitato? La domanda neppure se la pongono i trionfatori. Quello che importa è vin– cere. E anche se il 40 per cento del– l'elettorato si è accaparrato il 70 per cento dei seggi (il che non è propria– mente né democratico né morale), si troverà sempre qualche azzeccagarbu– gli che cercherà di giustificare il so– pruso fllCendo appello, al solito, a una non mai abbastanza sfruttata « liber– tà ,li scelta». Sentite qua: « Nel sistema proporzionale si ha una lista di nomi proposta da un partito, o da un gruppo, o da una commissione. Tale lista deve essere uotat.a per in– tero, non si possono sostituire i nomi, non si può aggiungerne altri. L' elet.– tore è costretto a votare così c01n' è lo lista, a digerire dei rospi, dei 110- mi ostici, ignoti. Non c'è libertà di scelta. Nel sistema maggioritario, in– vece, c'è la maggiore libertà. Oltre a scegliere la lista preferita, l'elettore può cancellare dalla lista i nomi non graditi, sostituirli con altri a lui gra– diti, aggiungerne dei nuovi che rico– nosce capaci, competenti. Insomma non c'è nessuna costrizione, nes1u11a violenza alla sua coscienza, c'è anzi la massima libertà. Questo è il siste– ma adoperato nella quasi tetalità dei comuni italiani, cioè in quelli infe– riori ai 10.000 abitanti. Nella Valle tl'Aosta i comuni sono 74; ora 73 sono inferiori ai 10.000 abitanti. Solo Aosta è superiore con circa 27 .000 ». Avete capito? Così scriveva, all'inizio della campagna elettorale, il giornale politico-cattolico Le Pays d' Aoste; ed è stato appunto in grazia di quest.t, « massima libertà », di questa « nes– suna costrizione», di questa « nessu– na violenza » alla coscienza dell'elet– tore, che il vero pays d'Aoste (30 per cento dei votanti) ha ottenuto un solo seggio, contro i 25 seggi brillan– temente arraffati dalla D. C. e soci (40 per cento dei votanti). Ora, tut.to questo non è certamente nuovo, dopo l'orgia di « giustificazioni rnorali » alta legge-truffa, che precedette il 7 gitlgno; ma è pur sempre repellente e offensivo, come repetlente e offen– siva - assai più dell'inganno aperto - è la capacità ,lei vecchi sofisti di dare per onesto ciò che nasconde la immoralità. ~ Possibile che, ogni volta che an-. diarno al Cinema, invariabilmente ci si debba sentir bombardati dalla re– torica patriottarda e ,/alta insulsag– gine della « Settimana Incom »? Già altre volte abbiamo avuto occasione di levare· la nostra protesta contro questo sconcio giornale, fratello ge– mello del defunto « Giornale Luce» e, perciò, come questo del tutto sprov– visto del senso del ridicolo oltre che di un sia pur tenue lume di intelli- · genza. Ma - ad esempio - ci vuol dire il' signor Sandro Pallavicini, di– rettore del suddetto giornale, che co– sa intendeva dire con la frase « 1'01:– teremo con noi un pugno di questa terra, è nostra per diritto di sangue», pronunciata, con la solita enfasi lit– toria, n commento della cerimonia svoltasi di recente a El Alamein, alla presenza del ministro Taviani? Vole– va dire qualcosa o si riempiv/ la boe• C{I di vento? Nell'un caso e nell'al– tro, il signor Pallavicini dà una chia– ra dimostrazione della sua statura in– tellettuale. ;;:i;; Come ognun sa, è questo il gran momento della don11a italiana nella vita internazionale. Dopo i trionfi della Lolla in America, su per giù i niedesimi deliri si sono ripetuti in Inghilterra per la stessa e per le s11e consorelle in seno, in gambe e i11 parti annesse. Dobbiamo aggiungere, tuttavia, che la preparazione delle nostre «stelle» ai nuovi, altissimi o D A diverse parti, ormai, spe(i<:'. in Italia dove larghi settori della sooetà nazionale mostrano d'es– sere scossi da irrequietezza e malessere che traggono origine dalla diffusa e costante insoddisfazione per le cose , di casa nostra, si va dicendo che la democrazia è un regime difficile; che un regime democratico pe, soprav– vivere ha essenzialmente bisogno che dietro di sé vi sia sempre la vigile ed operosa presenza di un cos111111e democratico; che la democrazia è un impegno e che, se questo cos/11111e e questo impegno non soccorrono, la sola tecnica costituzionale non è suffi– ciente a salvaguardare il regime e il regime si volge al tra,nonto. Ora, la e-reazione di un costume de– mocratico, la diffusione dell'idea che bisogna « impegnd.fsi » nella e per la demoérazia se sulla sua sopravvivenzi si . intende contare, non sono proble~, i di breve ·momento né questior.i l..'!1e si possaJJ0 risolvert d'un colpo me– diante poche iniziative. Sembra però ev.idente che, tanto me– no irraggiungibile apparirà l'obiettivo di stabilire a guardia della democrazia non le pure formule giuridiche ma il costume e l'impegno degli uomini, quanto più larga sarà la schiera dei cittadini in grado di ritrovare, sempre, negli ordinamenti dello Stato tutti e i soli strumenti attraverso i qualj la dignità Qella persona umana viene in– tegralmente garantita e vieppiù svilup– pata, e pienamente e sollecitamente protetti sono i diritti civili, etico-so– ·ciali, economici e politici di ciascuno. - Soltanto in questo modo i citta– dini scopriranno che la Repubblica è cosa che ad essi veramente appartiene e che esserle fedeli e osservarne le leggi è, prima che un dovere giuridico, un obbligo morale ed un imperativo della coscienza. La soluzione del problema, è evi– dentemente, quella stessa che i più avveduti esponenti del movimento so– cialista in Italia hanno inrravisto da oltre mezzo secolo e che, nonostante tutti i rovesci, le rovine e i disinganni, non si stancano di prospettare al pae~e: bisogna che il mondo del lavoro, cioç la maggioranza dei cittadini del nostro paese, penetri nello Stato e, permean– dolo-di- sé, vi si affezioni. ~. questa, certo, una impostazione affatto politica, ma tale che presuppone e anticipa la soluziol)e del grave problema che ci sta di fronte, che è un problema di costume e di impegno. os.;ia di parte– cipazione attiva e consapevole alla vita e alla difesa dello Stato. Ora, pur esse~do un'esigenza ab– bastanza sentita quella di fare qual– cosa per salvare (ma migliorandolo) il regime deri1ocratico, non sono moiti coloro che con serietà si adoprano per– ché dal settimo cielo delle belle parole si scenda praticamente sul solo- terreno che conta, che è il terreno dello stu– dio della società e dei suoi mali, dei settori in cui il malessere sociale è più evidente. dei rimedi che a questo stato di cose si possono, oggi stesso, apportare Un campo. ad esempio, nel quale si avverte la necessità di sempre più numerosi studi, mossi eia un chiaro intento di giovare alla trasformazione e alla difesa della democrazia, è il rampo dell'amministrazione della giu– stizia. Non occorre scomodare il famoso li– bro dello Jhering, Lolla per il dirillo, per comprendere l'importanza, in una società civile bene ordinata, di un buono e pronto funzionamento degli organi giurisdizionali. Se la giustizia viene amministrata in modo encomia– bile, se lo Stato, dopo aver assicurato la uguaglianza giuridica di tutti di– nanzi alla legge, assolve il compito suo che è di rimuovere ogni ostacolo compiti che le attendono non è an– cora perfetta. Si impone anzi la co– stituzione immediata, presso il Mini– stero degli esteri, di una scuola per « maggiorate fisiche:» con incarichi diplomatici. Si eviteranno così episo– di come quello di cui è stata prota– gonista l'attrice Valentina Cortese, che, a un ricevimento della reginn Elisabetta, ha coscienziosamente sin– ghiozzato per tutto il tempo e alla regina stessa che - preoccupata di quel pianto - le domandava se non si sentisse male, non ha potuto che rispondere: « Maestà, queste cose mi commuovono troppo.1 ». Il che non è molto diplomatico, anche se è mol– to femminile (ma di un femminile che ha fatto il suo tempo). OGNUNO o NUOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI PROCESSO E DEMOCR di -ordine economico e sociale che, sia pur di fatto, l'imita la possibilità per ciascun cittadino di ottenere a tra– verso il processo il soddisfacimento dei suoi diritti, la dignità della per– sona umana e lo stesso ordinamento giuridico ne escono profondamente raf– forzati. Nessuno penserà mai, infatti, che giovi all?. convivenza sociale la vile o la forzata rassegnazione di fronte al torto. Lottare per il diritto, in vero, significa reagire, ma significa anche possedere i mezzi per poter reagire, sempre e immediatamente, nel– le vie legali, contro ogni ingiustizia. Purtroppo, oggi, l'amministrazione della giustizia in Italia (sia civile che penale) è tale da non lasciarci neppur sperare che non siamo trop– po lontani da quell'ideale di cui lo Jhering si era fatto assertore. Le criti-. cbe dei giuristi, le lagnanze dei pra– tici, gli aspri, talvolta ironici e spesso cinici commenti del pubblico non si c:ontano più. Il disamore di una buona parte della nostra società per la giustizia è un fenomeno che colpisce alle radici il regime democratico, perché la giu– stizia è un aspetto fra i più salienti della vita sociale. J~ .facile compren– dere, quindi, perché chi è pensoso del– le sorti del nostro paese e avverte l'urgenza di meditare e di risolvere questi scottanti problemi ha accolto con particolare interesse il voluJne di Piero Calamandrei ProceSJo e demo– cr11zia, dove l'autore, che come uomo di studi e come uomo politico non ha bisogno di presentazioni, affronta di\·ersi temi connessi all'amministra– zione della giustizia in Italia e lo fa sorretto, come sempre, da un. ideale che si ricollega alle più chiare tra– dizioni del nostro paese: « miglior giustizia attraverso maggior libertà ». li C. ha raccolto in questo libro il cido cli conferenze da lui tenute nel febbraio del 1952 a Città di Messico presso la Facoltà di diritto della lo– cale Università. on si tratta di le– zioni scolastiche, destinate ad una cer– chia ristretta cli tecnici, bensì di con– versazioni dirette a<l un pl1bblico più vario, con uno stile piano e discor– sivo che ne favorisce e facilita la let– tura e la comprensione. 11 C. - che ha dedicato la propria vita allo stu- . dio e al perfezion·amento del processo Ci\'ile ed è autore di opere universal– mente stimate, sì che, se la scienza giuridica italiana gode oggi in campo internazionale di un prestigio che ono– ra il nostro paese, si può ~en dire che ciò, e non per piccola parte, è do– vuto anche al pensiero del C. - ha. colto l'occasione che gli veniva of– ferta dai giuristi messicani di parlare ad uomini di cultura, a parlamentari, a studiosi e ,. pratici del diritto, per dipingere, con coraggio e precisione, un quadro non soltanto di quello che è oggi l'amministrazione della giusti– zia (particolarmente in Italia), della crisi che la travaglia e dei pericoli che la minacciano, ma anche di quello che dovrebbero essere l'ordinamento giudi– ziario, il funzionario dei suoi or– gani, i sistemi e i meizi a traverso i quali render giustizia, perché i prin– cipii che informano e presidiano la democrazia possano trovare pratica ri– spondenza ed attuazione nel campo giudiziario; onde i cittadini, essendo tutti in grado di ricorrere alla giu– stizia e in condizione, tutti. di apprez– zarne il rapido, imparziale e giusto funzionamento, riacquistino fiducia nel– lo Stato, anche per questa via, e perciò sentano che il problema del suo raf– forzamento e della sua difesa è un problema che tocca da vicino gli in– teressi di ciascuno di loro. 11 J1f0Cesso moderno, scrive il C., cioè il sistema, attraverso il quale in uno Stàto democratico la giustizia (ci– vile o penale) viene amministrata, de– v·essere ispirato in ogni suq più mi– nuto congegno al rispetto e alla pro- ' tezione della personalità umana; deve cioè lasciar inviolata quella specie di sovranità individuale che ciascun uo– mo ha nella chiusa cerc;hia della sua coscienza. Soltanto se governato da questÌ principii un sistema giudizia- rio moderno può dirsi effettivamen– te informato dallo spirito della de– mocrazia. Orbene, scrive il C., mentre il mec– ranismo del processo civile adottato degli Stati a regime liberale può og– gi considerarsi, almeno teoricamente, in armonia con la civiltà dei popoli liberi, il processo penale, anche quel– lo in vigore negli Stati che si dicono democratici,~ è ancora fermo ai CO· stumi dell'assolutismo, o forse anche più indietro, agli istinti belluini della barbarie. Nonostante che - al pari di quasi tutti gli Stati del mondo che affermano di aver posto a fondamen– to dei loro ordinamenti politici la uguale dignità morale di tutti gli .uo– mini e la inviolabilità della persona - la Costituzione italiana abbia sancito che sia bandita ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restri– zioni di libertà '(art. 13) e che sia tolto alle pene tutto ciò che contravvenga al senso di umanità (art. 27), nel processo penale odierno l'uomo, in• vece che un soggetto, è un oggetto inerte in balia della violenza dell'in– quisitore, il Q.Ji strumento preferfto è ancora oggi la coercizione fisica. Sono ancora in auge quel delitto legalizzato che è la pena di morte (ma non in Italia) e la tortura che, abolita di nome, è rinata sotto altre forme più scientifiche ma non meno crudeli (il c. d. terzo grado, gli interrogatorii estenuanti, il siero della verità etc. etc.). Tutto il processo è un seguito di irruziohi brutali entro la cerchia della personalità umana; le pene, nel– la massima parte dei reclusori del mon– do, sono ancora crudelmente afflittive e ,disumane. PffiDO UA.LA.HA. ~DDEI PROCESSO E ·DEMOCRAZIA ()llOAltl, 1934 C è, evid~ntemente, molto cammino da compiere ancora, nell'ambito della giustizia penale, perché il processo, attraverso <li cui essa si realizza, pos– sa avvicinarsi ai principii della libertà. Ma anche la giustizia civile, nono– stante che - come scrive il C. - si attui con congegni conformati al– meno in teoria ai canoni della demo– crazia, ha i suoi pesanti problemi. Nel nostro ordinamento costituzio• nale, poiché esso, come ordinarnento liberale e democratico, si fonda sul principio della divisione dei poteri, la giustizia è nettamente separata dalla politica. -li dirittO' è creato dagli or– gani legislativi; i giudici si limitano ad ap/,liet1do. Non che la politica non c'entri; anzi. « Il diritto è un pro– dotto, depurato e per così dire cri– stallizzato, della politica; ma questo processo di depurazione si svolge in due tempi: la prima fase è legisla– tiva, poi viene quella giudiziaria. Le forze politiche .. sfociano tutte quante, come un torrente impetuoso che pre– me sulla ruota di un mulino, sugli ingranaggi legislativi; è nel Parlamen– to che l'urto della politica si acqueta in leggi ». Di modo che, nel nostro si– stema, << il lavoro del giudice è puro e rasserenante; il giudice non ha con– tatto diretto con la politica; tra lui e la politica c'è di mezzo la muraglia senza finestre delle leggi ». Questo è un sistema, scrive il C., di calma e di ottimismo che cor– risponde a tl1tti i principii illumini– stici della democrazia: c'è la « razio– nalizzazione del potere» che sottrae la decisione giudiziaria al capriccio del giudicante; c'è la divisione dei poteri che separa il canipo del legi– slatore da quello del giudice; c'è la certezza dei diritti, suprema garanzia della libertà personale. Perciò il C. lo accetta e respinge l'altro sistema, il e.cl . sistema della 8,iustizia del caso sin– golo (cioè della giustizia senza leg– gi), per cui, vivendo H giudice im- merso nella. politica, la funzione giu– diziaria assume risolutamente un ca– rattere politico e, in molti casi, tra– sforma il processo da mezzo per render obiettivamente giustizia in uno stru– mento di lotta politica, se non addi– rittura in strumento sanguinario cli guerra civile. Questo sistema che di solito è in funzione nei periodi ri. voluzionari (si pensi a quel che avven– ne in Russia dopo il 1917 quando furono sciolti tutti i tribunali zaristi e aboliti e codici e magistrati e avvo– cati; ma si pensi anche a quanto è accaduto in Italia e in· Francia in pe– riodi più recenti) è ancor oggi in vigore nell'Unione sovietica nonostante che l'ordinamento giuridico sia stato ricostruito con un insieme di leggi scritte (ce lo attesta il Vyshinsky ne[ suo libro The law o/ 1he SovieJ state) ed è il· sistema che trovò applicazione in Germania durante il regime hi– tleriano. Soltanto un ordinamento giudizia– rio (civile) come il nostro corrispon– de dunque ai principii della de– mocrazia, ma perché questa corrispon– denza non si attui esclusivamente nel regno delle forme e non si debba concludere che la giustizia democra– tica è la giustizia borghese, cioè la giustizia di classe, in cui il giudice «interprete di leggi dettate a tutela della ricchezza e del privilegio, vie– ne ad essere senza accorgersene uno strumento di questa stessa tirannia, chiamato a giustificare coi suoi sottili sofismi la prepotenza dell'abbiente a danno del povero», occorre non sol– tanto che si rinsaldino gli istituti del regime parlamentare per cui sia pos– sibile « un continuo rinnovamento del– la classe politica al potere e quindi degli interessi che essa traduce in leggi.», ma che « a tuiti i cittadini sia assicurata, almeno in partenza, quel minimo di giustizia sociale, quel mi– nimo di mezzi economici che gli per– metta di servirsi praticamente dei be• nefici della libertà politica » e che lo stesso sistema giudiziario (civile) sia riformato, in specie per quanto ri– guarda la indipendenza dei giudici e del pubblico ministero, la parità ef. fettiva delle parti nel processo, la speditezza delle procedure, la pubbli– cità delle sentenze, il costume giu– diziario, i rapporti fra giudici e av– vocati : là dove, insomma, si avver– te sempre di più l'urgenza di una maggiore adeguatezza del processo ci– vile allo spirito della Costituzione. Per la individuazione, la conoscen• za e la comprensione di questi pro– blemi il libro del C., sia per i tecnici che per il pubblico non specializzato, è una guida preziosa. LEl,IO L.lGOlllO NUOVA REPUBBLI f !IJINDICINAI.ll POI.ITICU Esce U IO eil 25 di opi mese il otto o piùpaJioe P. mmi . I. COOIGNDLA - A.GHEPPI • P.IIITOH!LLI S•1r.iari• di r,daaion•: G. rAVATI lhdasion•r FL,-e, Piuu della Llbutl, 15 p0998) A.mminidra •i.on •: FU.oae, Piaua Jodi~odeoaa, 29 (48~207-08) Abb. annuo (lta1ia e Francia): L. 850, semestrale L. 450, trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, lJOO, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero ordinario: L. 35 (Estero, 45) Un numero arretrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annate arretrata: L. 1000 (Estero, 1200) •/• poatal• 5/6261 (L• Nuovo JtaJlo) l<'inoae AulCN'IU.4tl Trib, di FlrtnH n, 878 dtl 80-12-1952 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tri.rt,1110 Corlig110/n

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