Nuova Repubblica - anno II - n. 22 - 25 novembre 1954

L. 35 SpedJzlone in abbonamento postale (Gruppo II) ------- S:>31".t. QllACERNI OI CULTURA e STORIA SOCIALE Via 11 Pranco l L I V O R N O Anno 11 - N. 22 (46) QUINDICINALE POLITICu rirenze - ~:, novernore ,.J54 LAREVOCA delle commess~ \ D urtmtc l'uhin1a set1in1anu di ottobre l'arnbusciutn deg~ Stati Uniti a Ro1nu ha di rtunato la notizja che il govern \ un1ericano uve,•a disposto la revo ca delle con1n1esse industriali a due-: stahilin1enti italiani: i cantieri Piuggio di Palermo e l'officina 1 1neccanicu Vittoria di Milnno. Il prov,•edi1ne11to era slato deter111i– nuto dnJ futto che, nelle due azien– de, le liste dellu C.G.I.L. per la elezione dei membri delle rispet– tive co1nmissioni interne uve,,uno ottenuto lu ,naggiorunza dei suf– fragi. Lu notizia ha suscituto serie preocèupuzioni in ogni settore del– lo schieran1ento sindacale ed hn avuto sia nella stan1pn che negli umbienti della confindustria un seguilo di ncce~i ed opposti co1n– menti. li solo u tacere è stato il governo. Evidente1nentc, non sa– peva che cosa dire e che a neg• giamento tenere di fronte alla pre– tesa di uno Stato straniero ed an1i– co di porre delle ipoteche sul mo– llo dl esprin1erc le proprie coi,– vinzioni da parte dei cittadini ita• liuni. I giornali filogovernutivi con il solito unti averino alla testa, non si sono persi in troppi softsmi sui ,·alori 'lnorali, umani e demo– cratici che, da un sinaile atteggia– mento, venivano calpestati: hanno dello che gli americani hanno fano bene a t!)gliere il lavoro che ave– vano pro1.nesso ai lavoro.tori ita• liani. Gli industriali - toccati nel vivo dei loro interessi - hanno assunto una J>Osizione di ussoluto dissenso con la decisione stutu• nilense. Ci pnre che crueslo episodio sia di una gravità estrema e che mi– nacci la Jiberlà di espressione dei lavoratori, il cui conn1nis1110 non r>uÒ essere clin1inato con rnppre– suglie nu,ccartiste. D'altra parte, il Dipurti1nen10 di Stato conosceva benissin10, ancor prhnu di assegnare le con1n1esse, la situazione sindacale italiana. la egreteriu della C.G.I.L. ha avuto, in tal n1odo, l'opportunità di votare un ordine del giorno, sulla cui sostanza non si può non essere d'accordo, « in di/e&a della dignità 11a:ionale e contro le nii• nacce dei grandi n1onopolisti anie• ricani ». E sin qui, da parte ante• ricanu, non si tratta che di cattiva educazione internazionale e d'in– capacità d'intendere lu reahù po· litica e sociule italiana. L'assurdo del pro,•vedimento dullesiuno consiste nel fano che all'officina 1ncccanica Vittoria di ~1ilano i co1nu1~isti - o 1neglio lu C.G.l.L., ché C.G.l.L. e comu– nisn10 non sono, per gli operai, ht stessa cosa - non hanno la mag• gioranza assoluta fra i 1ne1nbri del– la Co1n1uissione Interna. Quindi, le con1messe, secondo il criterio di– scri1ninutivo al quale sono evi– dentemente informate, erano state assegnate bene. Infatti, sono assai rare - se si eccettuano i complessi tessili - le aziende nelle quali la C.G.I.L. non ubbia un larghissin10 1nurgine di predominio operuio. Possibile çhe gli a1nericani pensino di n ffi. dare la manifattura dei loro pro– doni ad industrie formule da sole maestranze iscrille alla C.I.S.L. e ulln U.f.L.? Di industrie così com- L 'ARTICOLO col quale Nenni, sull'Az,,mti del 7 novembre, ha salutato con simpatia le conclusioni del Convegno Naziona– le del M.A.S., hanno dato occasio– ne ad una precisazione di Risorgi– mento Socittlisttt, attraverso un arti– colo dedicato ai rapporti fra socia– listi autonomi e PSI, a firma di Li- ertini. Qt1esta precisazione ci chia– ma in causa direttamente: e meri– ta perciò una risposta. Dobbiamo dire anzitutto che l articolo di Nenni non è stato da noi interpretato, né. ci sembra in– terpretabile, secondo il metro pro– posto da Libertini. « Nenni - af– ferma quest'ultimo - è pronto ad accogliere Greppi come una pe• corella smarrita che torni all'ovile, mentre respinge, in modo piutto- l sto sprezzante, Codignola ed i suoi \ amici verso una posizione piccolo- \ bol:ghese radicale». Ma Nenni, nel suo articolo, diceva testual– ~nente così: « A.S. ha spezzato 'il filo del ricongiungimento con la socialdemocrazia ecc., ha rinun– ciato alla spericolata polemica sul v<::rosocialismo nei confronti del P .S.I. con un riconoscimento lea– le della nostra funzione ed ha così facilitato le condizioni di una collaborazione feconda ecc. ». E ancora : « Naturale che il compa• gno Greppi, ed altri con lui, non abbiano aCC!!ttatole condizioni del convegno di Firenze ... Quando si postula come fa Greppi t',millt sostttnzitt!e del socialismo che con– sidera i !ttvortttori tt 1111 tempo come mezzo e fine delltt lolltt so: eia/e e quando si è pronti a divi– dere le responsabilità e le iniziative del P.S.I. e della classe lavora– trice, allora si è in pieno col Par– tito e non si tratta più di aiutare o di fare da ponte, si tratta di militare». Cosa dunque voleva dire Nen– ni? Se in A.S. vi sono dei com– pagni che riconoscono nel P.S.I. il proprio partito, che ne accet– tano la politica così quale essa è, essi non possono proporsi di fare un altro P.S.I. in miniatura, né evidentemente perseguono diver– si scopi politici : a loro non cesta che aderire al partito così com'è, binute, in Italia, non <·e n'è nes• sunu. Ci sorge il dubbio che lu cnltivu educazione c'eritri sino ad un certo punto e che si tratti di un pre• testo per n1ascherure obiettive dif– ficoltà econorniche che non con• sentono di n1antenere gl'ilnpegni ussunti per colossali comn1essc. In– tanto, tnenlre le conunesse a1neri• cune ci vengono ritirate con urgo• ,nentnzioni offensive, inapolitiche e ridicole, lù Francia e In Ger- 111unia stanno attuando l'Europa industriale a due sotto i compia• ciuti sorrisi del nostro Ministro degli Esteri, e le fabbriche ituliane non reggono ltt concorrenza s u i ,nercuti rnondinli. SOMMA'RIO Ml'11dès.F,a11c1• fra gli 1.eogli (pag. 4) - /.01·orn ,. rittdnrali (1,ag. 4) - 1:, tiorni md mo,idn: f:,:;~e6;Sl~OQ 1~;,~js::~~lf: r, , j~a11i; ;;1 ;,, Gf- "t ,~ ~r ,r V;~ ,~•;~ ~:=r~m~!a,~,i~rt'ifi ma \j ~~;; ,i11clacale in Italia, di L. Rt:1•oss1 (pag. 7) - J.ib ,i tJ Probfrmi: P,oct·,'io t· dtmoc1a:,ia, cli P. CAI.AMANDIU~l (L. LAGOR10) (1)ag. 8) - Pla,u i r. /J111t~, cli OcNu,-;o (pa,g. 8). Cosa chiedere al PSI? e militarvi. Gli altri hanno fatto cosa utile al Convegno di Firen• ze, per avere definitivamente chia– rito il proprio giudizio sul P.S.D.I. e per avere dato atto al P.S.I., ' senza le eterne disqui,izioni sulla purezza e. sulla verità del socia-. I ismo, con un riconoscimento lea– le, della sua funzione. A noi il discorso pare chiaro. E pare anche chiaro che non vi è in queste parole di Nenni, alme– no per il modo con mi sono espres– se, alcuna volontà· cl i rigettare su posizioni piccolo-borghesi un grup• po che non ha mai rinunciato, <.: non vi rinunlerebbe neanche per fare piacere a Nenni, alla sua qualificazione socialista. Sembra al contrario che Nenni abbia mostra· to di comprendere che 11011 111110 il socialismo stll 11elP.S.I. e che vi possono essere oggi in Italia grup- . pi di socialisti autollomi che han– no una propria i"clentificata fun– zione, quella cioè cli determinare un terreno politico d'incontro fra il P.S.I. ed altee forze della sini– stra italiana, per realizzare quella politica di autonomia e d'inizia– tiva che è nei comuni voti. Mi par dunque, francamente, che la polemica a tutti i costi im– postata da Libertini sia alquanto artificiosa: Je si dovesse stllre ttl!e b11011e intenzioni, non mi pa– re che vi sarebbe molto da obiet– tare alle parole di Nenni. E del resto, perché mai Nenni possede– rebbe il dono di qualificare a suo beneplacito un movimento poli– tico? Socialisti si è in base alla politica che si fa, alla volontà che la muove, agli interessi che vuol tutelare; non ci faremo certo di– stogliere dalle nostre. persuasi on i di sempre d_ai desideri che altri possano espnmere. Ma, lasciando da parte le in– terpretazioni più o meno autenti– che di un _articolo di giornale, che cosa c'è eia accogliere, che cosa da respingere nelle prospetti– ve di Libertini? Come spesso ac– cade per le posizioni di Risorgi– mento Socialisltt, esse peccano di un estremo semplicismo e di uno sconcertante schematismo. Esse non centrano, o forse non vogliono centrare, proprio il punto politico essenziale da cui ci siamo mossi col nostro schieramento di « Unità Popolare » : i) riconoscimento cioè della necessità di « allargare » il terreno d·azione del socialismo, la persuasione che <1uesto « allarga– mento » non possa essere operato dal P.S.I. (e tanto meno da posi– zioni faziose di chiesuole sociali– ste eretiche). Se questi due giudizi sono accettabili (e ci sembra che, in sostanza, Nenni le accetti) non resta che conformare la propria ~zione ad una politica che abbia di mica il superamento di queste due difficoltà, e proporzionare gli stru– menti a quella azione. Nenni, si dice (ed è in gran parte vero), ha perduto la capacità di penetra– zione verso altre grandi masse, pro– prio perché non è sl'ato capace di darsi una propria giustificazi0- ne teorica e politica rispetto ai rom unisti; ma, si aggiunge, Sara– gat ha definitivamente perduto ogni 1.ontatto con le forze operaie e lavoratrici, contatto che garantisce sensibilità socialista ad un partito politico. Il problema politico si pone dunque ogg: in questo mo– do: c'è mezzo di riproporre solu- di TRISTANO C DIGNOL! zioni di trasformazione socialista (o, to11t court, democratica, che è allo stato degli atti la medesima cosa in ,Italia) alle masse che non intendono seguire Nenni, e ce modo, sul terreno concreto di co– deste soluzioni, trovare un accor– do di lavoro comune anche col P.S.I.? Se questa rossibilità c'è, è intuitivo che chi si pone un tale obiettivo di lavoro deve anzitutto proporsi di seguire una politica, , di coprire un terreno, d'ispirare un tipo di fiducia cui il P.S.I. non è potuto arrivare; e deve, nel– lo stesso tempo, riuscire a mostra– re con mano al P.S.I. che questa, e nessun 'altra, è la via maestra per il rovesciamento della tendenza rea– zionaria nel nostro paese. In queste condizioni, una posi– zione di « c0ncorrenza » col P.S.I. è la cosa più inutile e sciocca che si possa fare: si tratta appunto di dimostra1e che una politica so– cialista diversa da quella del P.S.I. è c~pace cl: risult3ti politici che la sola politica c!cl P.S.I. non è in grado di conseguire. La posizio– ne concorrenziale, che sarebbe quella ciel P.S.U. (che fa conti– nu~•nente capolino tra le righe di R.S.), non l oggi 1ealizzabile nel– la situazione italiana, e creerebbe obiettivamente al P.S.I. un ostaco– lo a quello svolgimento più am– pio ed incisivo di autonomia po– litica che noi 'gli auguriamo. Non possiamo volere contemporanea– mente cose contraddittorie. O dia– mo una c1ualche ragione di fidu– cia al P.S.l. pur non ritenendolo sufficiente alla bisogna, ed allora dobbiamo intervenire noi laddove esso è carente, cercando con pa– zienza di creare le condizioni di una poi itica socialista unitaria, che possieda contorni definiti ed in– confondibili di fronte al paese; o riteniamo perduto il P.S.I. per la democrazia, ed in tal caso non facciamoci illusioni, per il momen– to e forse per "molto tempo, su altre riserve. In questo caso non ci resterebbe che attendere, a bre– vissima scadenza, una offensiva rea– zionaria sostenuta dalla maggioran– za del paese. Già ho scritto altra volta: è inutile fare le prediche al P.S.I. Operiamo concretamente· per costi– tuì te alla sua destra, se così vo– gliamo dire per intenderci,-una for– za che gli sia indispensabile, non, .evidentemente, una forza passiva di « utili idioti». Se il P.S.I. non è oggi in grado ( è inutile qui re• criminare sulle responsabilità) di fare una politica propria, cerchia– mo di consentirgli una scelta fra una politica di appoggio incondi– zionato ai comunisti, ed una di rinnovamento democratico. Non chiediamo nulla dunque al P.S.I.: attendiamo ch'esso prenda coscienza di se stesso, e lavoriamo dal di fuori per facilitare que,to processo. Che sarà assai lungo e difficile, perchè la crisi non sta in Nenni o nell'apparato o nelle frazioni, ma nell'inerzia della vo– lontà e del pensiero socialista, non da oggi ma da almeno trent'anni. Diamo il nostro contributo a ri– dare vita a quel pensiero, efficien– za a quella volontà, e con ciò stesso avremo oper~to perché il P.S.I. torni lentamente a fare una' politica propria. Certo; vi possono essere e vi saranno dei passaggi obbligati, che ci consentiranno di tirare via via delle conclusioni circa l'effettività e la rapidità di codesto processo di chiarimento. Due, per esempio sono già sotto i nostri occhi. li primo riguarda la nuova legge elet• torale: che cosa intende fare il P.S.I.? Non nascondiamo la cat– tiva impressione che ci ha prodotto il silenzio tenuto finora da esso sulla questione. Pei:isa, in questa occasione, Nenni che meriti bat– tersi perché una vera democrazia elettorale sia mantenuta? o si pro– pone meschini calcoli di partito? i dice poi che sia in elabora– zione un nuovo Statuto, che con– terrebbe alcune clausole preoccu– panti per la conservazione all'in– terno del partito della democrazia « formale ». Non sappiamo se questa informazione sia esatta. Aggiungiamo che, se fosse esatta, dovremmo considerarla grave. Ma non crediamo, francamente, i diri– genti del partito così stolidi da non rendersi conto delle disastrose con– seguenze che potrebbe avere.

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