Nuova Repubblica - anno II - n. 5 - 5 marzo 1954

2 Pubblichiamo inteiralmenle una re– la:ione del compag,io A1a,tleRa.:::a per l'imposta:io,te d'u11 lavoro collettivo sul– la piena occupa:ione. Quuta rda:io11e era staia scrilla solo ad uso d,-1/a dire– :iou del Modmento: ma ci umbra utile renderla pubblira. N. R. U NA politica di pieno impiego in Italia dovrebbe essere im– postata in primo luogo in funzione della risoluzione di due fondamentali problemi dell'econo– mia italiana : valorizzazione del• l'agricoltura; sviluppo edilizio. A · piano divalorizzazione agricola Una politica economica di pie– no impiego presuppone innanzi– tutto la conoscenza nei suoi vari aspetti del fenomeno che vuol combattere: una prima distinzio– ne si può fare fra disocmpnzione agricola e disocc11pnzio11e i11d11- strinle, ln ngricolt11ra si può parlare di vera e propria disoccupazione so– lo nel caso del bracciante agricolo cd anche qui in modo limitato; ben più vasto è il caso della sotto– occupazione collegata a vari fe– nomeni: stagionalità delle coltu– re; monocoltura; sfrut1amento estensivo o intensivo; tipo di col– ture; infine vera e propria ecce– denza di braccia. Occorrerebbe quindi un esperto di ngricolt111·a che tracciasse un quadro sintetico (continuazione dalla JR •pagina) ne figlierebbe 700 chili in una sta– gione. 50 operai devono ancora essere sal– dati (da 10 a 15 mila lire) dal Cantie– re Scuola del mese di agosto. Anche quest'anno, ormai, l'acqua del fiume andrà sciupata a mare. To,uso, 6 febbraio Non incontrare per giorni e giorni carabinieri per le strade, che ti spiino ad ogni svolta: che consolazione. Si può morire di fame e si può anche morire di « sangue spaventato». Ripensandoci, nel nostro Comune lag– giù per 7.800 persone ci sono 9 o 10 guardie di finanza, un maresciallo di marina (gli voglio molto bene ma, stan– do le cose come stanno, non capisco proprio a che serva), 25 carabinieri cir– ca, 15 guardie armate campestri più tutti gli agenti di P,S, che agiscono venendo dal Commissariato di Parti– nico: in totale una cinquantina di « sbirri » (dicono così). Al minimo dunque 50 mila lire al giorno; di solo stipendio un milione e mezzo al mese. L'E,C.A. (Ente Comunale di Assi– stenza) mette a disposizione di tutta Trappeto lire 20.000 al mese. Talvolta qualcuno per potere emi– grare negli Stati Uniti fa venire da là una donna e se la sposa. V1Cl' ..N1..A, 11 febbraio Ieri sera mi hanno avvertito che a Trappeto il Commissario di Polizia è venuto a chiudere l'asilo. Trenta bambini che liberamente imparavano ad amare sono costretti di nuovo nel sudiciume brigantesco, alla fame mala– ta. Perché? TRAPPETO, 20 /rbbraio Carissima Gigliola, n proposito del giornalista che avrebbe dovuto fare un servizio speciale sulla zona: l'abbia– mo trovato in uno dei primi alberghi di Palermo. 8 stato tanto accorto nel fare la sua inchiesta sulla miseria di qui che è andato (e non poteva, dice lui, far diversamente, perché altrimen– ti nelle case non avrebbero parlato) dal Sindaco e dalla sua gente: i quali gli hanno raccontato, anche... candi– damente, molte menzogne. L'hanno ac– compagnato, dice, anche nelle case del Vallone, dicendogli che la paga me– dia di un uomo al mese qui è di 20.000 lire e egli candidamente - non è stupido né cattivo - ha bevuto tutto (ma dall'Albergo delle Palme non si può capire forse certe cose: in– segnamento a chi non vuol essere 11101'10). Il giornalista è stato talmente pre– venuto che non so lino ·a qual punto l'incontro con noi l'abbia poi per- suaso. DANILO DOUI NUOVA REPUBBLICA DIRETTIVE DI INDAGINE SOCIALE • Per una politica econon1Ica ,. • di pieno impiego del fenomeno; ammontare della disoccupazione totale e sua distri– buzione geografica; ammontare (approssimativo) della ~ottooccu– pazione; cause del fenomeno (di– namiche a lungo termine come quelle demografiche, statiche a breve e lungo termine come quelle qui sopra citate). Un'altra rela– zione da affidare ad un esperto in agricoltura dovrebbe riguardare I' efficenza dell'agricoltura italiana : meccanizzazione, in quali zone è possibile estenderla ulteriormente e in quale misura (fabbisogno conseguente di trattori e macchi– ne agricole), accoppiamento di più colture dove esiste monocoltura, passaggio da coltura estensiva a coltura intensiva, passaggio da coltura povera a coltura ricca e al– l'allevamento bestiame; rimboschi– mento, regolazione delle acque ecc. Una relazione di sintesi delle due precedenti dovrebbe indicare in modo approssimativo: 1° . l'entità dei lavori pubblici e degli investimenti pubblici e privati (patrimonio zootecnico, parco macchine, regolazione acque, ecc.) necessari per portare l'agri– coltura su un piano di più alta efficenza; ll 0 - l'entità della domanda aggiuntiva che ne verrebbe ai vari settori industriali (ingegneria ci– vile, edilizia, fertilizzanti, mecca– nica, ecc.); lJI 0 - l'entità della mano d'ope– ra agricola disoccupata o sotto– occupata che verrebbe assorbita dall'opera di trasformazione agra– ria durante la sua durata; JV 0 - se ed in quale misura la maggiore efficenza dell'agricoltu– ra aumenterebbe il numero dei disoccupati e dei sottooccupati in agricoltura (distribuzione geogra– fica); V 0 - quali industrie di trasfor– mazione dei prodotti agricoli e in quale misura potrebbero es– sere introdotte nelle varie re– gioni; VJ 0 - come risulterebbe tra- sformato il panorama dell'agricol– tura italiana in conseguenza di quest'opera di trasformazioni (di quali prodotti aumenterebbe la produzione ed in quale misura, di quali diminuirebbe ed in quale misura). La risultante finale dovrebbe in– dicare il deficit o l'eccedenza net– ta ( io credo· che si tratti di una eccedenza notevole) di mano d'o. pera cui dovrebbe essere trovata un'occupazione nelle altre industrie di trasformazione; il deficit e l'ec– cedenza netta, rispetto al fabbi– sogno dell'intera popolazione ita– liana, dei vari prodotti dell'agri– coltura. Su questo insieme di relazioni tecniche (tgricole si innesterebbe la relazione politica sulla riforma agraria ( intesa sia come ridistribu– zione delle terre sia come riforma del patti agrari); ma anche qui l'esproprio del latifondo dovreb– be trovare la giustificazione tec– nica nell'impossibilità per il pro– prietario di effettuare repidamen- te a sue spese gli investimen– ti per la trasformazione, ed an– cora dovrebbe essere scartata l'ap– plicazione uniforme ed indiscrimi– nata del principio ideologico-poli– tico della piccola proprietà conta– dina, in favore di una varietà di forme (se vuoi proprio anche Kolkhos e Sovkhos), a seconda del tipo di colture piu adatto alla zona. (lo credo che siano piuttosto re– strette le zone in cui la piccola proprietà sarebbe tecnicamente più efficente ed economicamente più redditizia). Nell' i11d11stria è certamente più vasto e grave il,Jenomeno della disoccupazione rispetto a quella della sottoccupazione (senza con– tare che quest'ultima p_uò avere nell'industria carattere temporaneo mentre in agricoltura ha quasi sempre carattere permanente). An– che qui si tratta di stabilire l'en– tità della disoccupazione nei suoi vari aspetti : distribuzione geogra– fica; qualificazione dei disoccupati. Alla disoccupazione industriale corrisponde poi in parte una sot– tooccupazione degli impianti; è questo un fenomeno sinora tra– scurato ma credo che sarebbe mol– to interessante stabilire per i vari settori industriali, una volta deter– minata la produzione effettiva at– ttiale, quella ,che si avrebbe nel caso in cui tutti gli impianti lavo– rassero a pieno ritmo. Ciò ci in– dicherebbe: a) - il grado di as– sorbimento di mano d'opera disoc– cupata dell'attuale industria; b) - la produzione teorica italiana nei vari settori industriali; c) - quali strozzature tecniche eventuali pos– sono esistere che ostacolino il pie– no sfruttamento delle capacità di produzione attuale (ad es. nel set– tore della produzione di energia). Giunti a 9uesto punto è necessa– ria una nuova relazione di sin– tesi in base ai seguenti elementi : 1° • domanda di prodotti in– dustriali per attuare gli investimen– ti del piano di valorizzazione agri: cola; assorbimento di mano d'ope– ra non qualificata per i lavori in loco di ingegneria civile ed edili– zia nell'attuazione del piano; II 0 - assorbimento di mano d'o– pera non qualificata e qualificata nell'industria nazionale per far fronte alla domanda di cui sub 1°; III 0 - domanda di prodotti agri– coli e di prodotti industriali di consumo conseguenti alla maggio– re occupazione derivanti da I e da Il ( è l'inizio dell'effetto Keyne– siano del moltiplicatore sul piano dei consumi); IV 0 - misura nella quale la domanda di cui sub 1° e sub IJI 0 può essere soddisfatta dalla capa– cità produttiva agricola e industria– le nazionale; V 0 - ammontare della residua disoccupazìone o ~ottooccupazione agricola e industriale; ammontare della residua sottooccupazione degli impianti industriali (per settori). Naturalmente occorre ottenere una visione dinamica del piano di valorizzazione agricola e dei suoi effetti. Tutto non si può fare in una volta: occorre stabilire. una scala di priorità degli investimen– ti. I criteri informatori della scelta possono essere di tre categorie: /emici (lavori di maggiore urgen– za, ad es. regolazione delle acque, rimboschimenti, ecc.) economici (lavori dai quali si ottiene con maggiore rapidità un maggiore reddito con una spesa minore) po– litici (lavori nelle zone ~ove la sottooccupazione o la disoccupazio– ne sono maggiori). Il contempera. mento dei criteri dovrebbe essere guidato dal principio fondamenta– le di ridurre il dislivello econo– mico esistente fra il Nord ed il Sud, c_he è anche sul piano poli– tico il fondamentale nostro pro– blema attuale. Stabilita la scala di priorità e il periodo di durata di un primo piano, occorre desumere le curve di diminuzione della di– soccupazione agricola e industria– le; di aumento della domanda di prodotti agricoli e industriali, di aumento (o più precisamente di variazione perché in alcuni setto– ri agricoli vi potrebbe essere di– minuzione) della produzione agri– cola e industriale; di disponibilità della capacità di produzione in– dustriale. A questo punto occorre una re– lazione sulle conseguenze che si avrebbero nel settore del com– mercio estero : 1° - variazione del fabbisogno di importazione dei vari prodotti agricoli e industriali; II 0 - variazione dell'offerta al– i' esportazione dei vari prodotti agricoli e industriali; III 0 • conseguente variazione nel saldo della nostra bilancia commerciale. In base al punto V 0 della relazio– ne di sintesi precedente, delle pos– sibilità di ottenere finanziamenti dall'estero e dei primi due punti di cui sopra (poiché ritengo che almeno per la durata del primo piano si avrà un aumento del di– savanzo, nella misura in cui non siano comprimibili i consumi in– terni e penso lo siano molto poco se non altro per la difficoltà tec– nica di reintrodurre con efficacia i razionamenti), dovrebbe essere stabilito in linea di massima con quali paesi sviluppare i nostri scambi. E qui arrivo a un altro punto che mi sembra dovrebbe di– ventare un nostro slogan popola– re: non 1111' economùi i111er11n i f11nzione de/In politica estera, 111n 1111a politica estera che tenga con– to in primo luogo della politica economica intemn. B - piano edmzio Vanno distinti due settori : 1° - l'edilizia pubblica (ospedali, scuole, orfanotrofi, gerontocomi, .e altri edifizi pubblici come prigioni, questure, edifizi postali ecc., stra– de, ponti, ecc.); 11°- l'edilizia di abitazione. Anche qui occorre tracciare an– zitutto l'inventario dei fabbisogni, anche qui bisogna dare la prece– denza alle zone economicamente arretrate, salvo tener conto per l'e- dilizia di abitazione di particolari indici di sovraffollamento in con– seguenza delle distruzioni belliche. Occorrono due relazioni di base u11aper il punto 1° e l'altra per il punto II 0 ( nella quale dovrebbe es– sere affrontato anche il problema del blocco degli affitti). Ognuna di esse dovrebbe stabi– lire il fabbisogno di prodotti in– dustriali e ore lavorative (quindi di mano d'opera, non qualificata e secondo le varie specializzazioni) occorrenti per eseguire in un certo numero di anni un. certo piano di opere edilizie. Da queste rei.azioni si desumerebbe una relazione di sintesi che indicherebbe: 1° - il fabbisogno di mano d'ope• ra comune e qualificata e di tec– nici; ll 0 - le disponibilità di questa mano d'opera; III 0 • il fabbisogno di prodotti e di cantieri; JV 0 - la capacità di produzione di prodotti e il potenziale dei can– tieri; V 0 - la domanda di prodotti agricoli e di beni di consumo deri– vanti dalla maggiore occupazione per il piano edilizio. Con procedimento analogo a quello adottato per A si al'rivereb– be a stabilire le curve di : 1° - assorbimento della disoc– cupazione (primario e secondario); IJ 0 - domanda dei prodotti agri. coli e industriali; ]]] 0 • importazione aggiunta di prodotti industriali ed ey_cntual– mente agricoli. E di nuovo sarebbero da calco– lare gli effetti sulla bilancia com– merciale e le correnti .di traffico. * Operate le sintesi dei due piani avremo come risultato: 1° - Ja disoccupazione residua; ll 0 - la capacità produttiva non ancora utilizzata; IJI 0 - la capacità produttiva· de– ficiente ai fini sia della domanda interna sia di quella dei paesi coi quali sviluppare gli scambi. Finora il problema è stato affron– tato su un piano tecnico produtti– vo, ignorando il lato finanziario. Sotto quest'aspetto occorrono re– lazioni di base sulla misura in cui sia possibile comprimere i consumi e quali; sulle disponibilità della nazione per investimenti; sulla pressione fiscale secondo la natu– ra dei redditi e le classi contribuen– ti; sugli effetti positivi o negativi che la congiuntura internazionale ( intendo dire una crisi economica del mondo occidentale) potrebbe avere sui piani. Sulla scorta di queste relazioni di base potrà essere delineata la po– litica economica da seguire per l'at– tuazione dei piani : ossia la loro dimensione in rapporto alle possi– bilità di · investimenti; i casi e la misura in cui ricorrere all'interven– to diretto dello Stato o ad una po– litica di incentivi e a quali; le mo– difiche da apportare al sistema tri– butario; la disciplina delle impor– tazioni e delle esportazioni : la di– sciplina del mercato dei capitali e deJ credito; la disciplina dei con- sumi. * * * Come si vede è un quadro tanto vasto da far tremare le vene e i polsi. Esso può venire ridotto o effettuato in più tappe; tuttavia so– lo affrontando il problema secondo un criterio di organicità si farà un lavoro serio che possa dare nel segno e lasciar segno di sé. PAOl,O MANT}'.GA!/.Z,\

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