Nuova Repubblica - anno II - n. 4 - 20 febbraio 1954

8 PLAUSI e botte I Un plauso sincero ai giovani re– dattori di Terza generazione, una rivista che ha preso ad uscire di recente a Torino e che, ad onta del titolo romanticheggiante, ha rappre– sentato per noi una gradita sorpresa. Terza generazione esprime il disagio dei giovani democristiani, e forse qualcosa di più: il loro fermento, fatto di sdegno e di ansia, di fronte alla politica empirica, dilatoria e so– stanzialmente trasformista, che ha ca– ratterizzato fino ad oggi l'attuale maggioranza parlamentare. Questi giovani si piegano perciò, pazienti e severi, ad affrontare una nuova me– ditazione, a tentare un'impostazione sistematica, e non più sentimentale, dei problemi concreti della vita poli– tica italiana. Sono giovani che final– mente hanno inteso la gravità della carenza attuale, in Italia, di una clas– se dirigente ed è per questo che noi - già da tempo sensibili a questa esigenza e profondamente convinti che solo dai giovani può venire il contributo decisivo per una rinno– vata coscienza dei problemi della so– cietà presente - auguriamo cordial– mente buon lavoro ai redattori di Terza generazione. Solo vorremmo pregarli di evitare di esprimersi in un linguaggio che non è fatto certa– mente per intendersi: un difficile linguaggio, mutuato da Heidegger e da ]aspers, da Lavelle e da Le Sen– ne, nel quale la natura allusiva e simbolica della parola giunge a ca– pricci veramente singolari, che vanno a tutto scapito de/l'apertura demo– cratica del dialogo che si vuole in– trecciare. Ben pochi, infatti, saranno i lettori, o gli aspiranti lettori, di Terza generazione, a conoscenza di un siffatto cifrario, e non crediamo che gli altri siano disposti, per im– padronirsene, ad intraprendere pre– ventivamente un corso accelerato di filosofia esistenzialistica. W Avete mai pensato ai bollettini parrocchiani e generi affini, a que– sta specie di fittissimo sottobosco cartaceo, che si estende, squallido e ininterrotto, dalle Alpi alla Sicilia e non ci dà neppure quel carnevaletto di colori che generosamente ci offrono i tanto strapazzati fumetti, quando - sciocchi e gioiosi - si sciorinano al vento, dall'alto di un'edicola? Forse voi non conoscete questo genere di stampa, ma, credetelo, amici, ne var– rebbe proprio la pena: non c'è geo– grafia morale d'Italia che possa stare a confronto con quella che geme, con implacabile regolariià dai torchi delle nostre parrocchie. Anche noi purtroppo non abbiamo né tempo né voglia per tener dietro a questo ri– corrente flusso di carta; e non vi parleremmo di bollettini parrocchiali se, scorrendone uno qualche tempo fa (La voce del Parroco, n. I dell'an– no XXVI, gennaio 1954), non ci fos– se capitata sott'occhio la seguente lettera: Segretc1 ia di Stato di Sua Santità Dal Vaticano, lì 20 novembre 1953 N. 311.283/S Eccellenza Reuere,idissima, J.,,'trnito s,,s– sidio di L. 75000 i slalo destinato a « La voce del Parroco •• rht da 25 anni si pub– blica a Barlelta, per cura del Sac. Sabino A-faria Cassate/la. L'Augusto Pontefice for– mula insieme voli affinché dello periodico possa continuare la sua opera di bene pe– netrando in seno a tulle le famiglie. Egli invia altresl, propi:ialrice delle divine gra– :ie, l'Apostolica Buiedi:ione. Profitto vo– le,itiui dell'occasione per co,i/essarmi ron sen.si di disti11lo osse11uio dcll'Ecrtllen:a Vostra Rei·erendissima dez·otissimo F.to Carlo G1a-no Sos1i1u10 Perbacco! ci siam detti. Questo è un bollettino e qualcosa. Questa è la Civiltà cattolica se, oltre a godere di ben venticinque anni di vita, sa smuovere addirittura la Segreteria di Stato di Sua Santità, e 11011 solo pla– tonicamente! E ci siamo subito preoc– cupati di conoscere qualche altro numero almeno del prezioso perio– dico. In verità, non ne siamo rima• sti delusi; tanto più che abbiamo potuto conoscere chiaramente eh e genere di opera di bene è quella a cui il bollettino si dedica, sì da rice– verne sussidi e benedizioni vaticane. Ecco qua, dal n. 8 dell'a11110 XXV, · agosto 1953: « Il 7 giugno, è stata una vittoria cristiana. E la vittoria cristiana e' è stata perché tanto s'è pregato e si ion fatte tante penitenze. Or le preghiere e le penitenze val– gono più e meglio dei soliti comizi. In tutta Italia da prima di Natale del l 952 si pregava nei Conventi, nei Monasteri e in ogni casa religiosa; durante la campagna elettorale i11 tante Chiese e in tante famiglie buo– ne si facevano gli esorcismi per al– lontanare i demoni che girano per rovinare le anime. Il 7 giugno, in quasi tutte le Parrocchie Gesù Sacra– mento rimase solennemente esposto e i fedeli, a turno, si prostrarono in adorazione per dirgli: Signore, illu– minate i votanti, Signore conservateci la Fede .... I cattolici responsabili han– no difeso la loro fede e il diritto di Cristo a regnare anche nel Senato e nel Parlamento .... Gli altri non va– luta11do il pericolo rosso da inco– scienti si sono divertiti a dividersi in tanti partiti e partitini .... metten– do la Religione e la Patria in altis– simo pericolo .... . Co11 poco più di qualche altro migliaio di voti, sa– remmo tutti rimasti rossi, soggetti a quel male terribile che è il... Ma– lenkof. Il Partito Co,itro Italia (P.C.I.) ... », ecc. ecc. A parte i giochetti di parole su Malenkof e sul P.C.I., che a dire il vero stonano un po' in così intelli– gente e serio • consuntivo post-eletto– rale (inevitabili residui di una certa « parrocchialità », che il nostro bol– lettino 11011ha potuto ancora scrol– larsi di dosso, nonostante i suoi ven– ticinque anni di vita), a parte queste piccole scorie, non vi sembra amici, che La voce del parroco svolga in maniera eccellente la sua opera di bene? Non 75000 lire di sussidio, ma 750000 se 1,e sarebbe meritate a no– stro parere. Peccato che l'opera di bene, la vittoria cristiana del 7 giu– gno, non sia stata così trionfale, come il 11ostro caro bollettino mostra di cre– dere. Colpa, certo, di quegli altri in– coscienti, che si sono divertiti, ecc. ecc. Ma colpa anche, un pochino, della Voce del parroco e confratelli cartacei, che non hanno pro pagan– dato abbastanza in seno a tutte le famiglie il dispregio per i soliti co– mizi e la necessità degli esorcismi. E forse è proprio per questo se i cor– doni della borsa della Segreteria di Stato di Sua Santità non si sono al– largati un po' più generosamente. ..- Però, « Risorgimento socialista> l'ha fatta' grossa. Nel numero del 7 u. s. ha pubb'licato una let– tera a firma Mario Folicaldi, Anco– na, ove si traccia un ingiurioso pro• filo di Parri, con in più alcu11e in– giuriose profezie sul futuro compor– tamento del medesimo. Perché il Fo– licaldi si è persuaso che Parri è un « buon impiegato del PCI>, ma pre– vede che finirà nel PSI alla maniera di un volgarissimo mercenario. Rife– riamo: « un bel giorno apparirà sul– l'Avanti! una sua lettera indirizzata (formalmente) a Nenni, chiedendo l'entrata nel PSI, 'con l'aggiu11ta: « Oh, il non essere entrato subito a far parte del partito dei lavoratori. Il mio passato... ecc. > (come Ca– /osso). Poi il consenso favorevole di Tollt,y (però a condizione che Parri faccia nei prossimi anni il suo do– veroso giro ad un qualche festival d'Oltrecortina), poi ci11que o sei arti– coli sull'Avanti! Su ciò che ha visto (vedi ] acometti) e cosi la barca con– tinuerà ad andare avanti.· Se in se– guito la barca dovesse prendere ac– qua, allora questi « pentiti > fuggireb– bero all'estero, nel paese del socia– lismo e, per noi lavoratori, giù le manganellate >. Nel numero successivo del 14 u. s., « Risorgime11to socialista > pubblica invece una lettera risentita di Mari o Giovano, Torino, il quale co11ferma la sua piena stima a Parri, nonostante la forte divergenza di opinioni politi– che. Allora R.S. si è preoccupato di sottoscrivere il secondo giudizio. Be– nissimo. Resta il fatto che lettere co– me quelle del Folicaldi trovano il lo– ro giusto luogo sulla canagliesca stam– pa dei monarca-fascisti, mentre R.S. non solo ha dato ospitalità, ma si è guardato dall'esprimere in calce il suo dissenso. Né vale qui il criterio che le lettere ad un giornale riguar– dano esclusivamente l'opinione perso– nalissima di chi scrive. Quando chi scrive taccia 4.'immorale e di diso– nesto un Ferruccio Parri, non ci si può permettere il lusso di reagire a sette giorni di distanza! OGNUNO NUOVA REPUBBLICA • OPINIONI E CONTRASTI CRISTIBNESIMO E LOTTB DICLB • • E assolutamente falso, che il cri- stianesimo politico si possa rea– lizzare solo con le formule soli– daristiche e interclassiste alla De Ga– speri. Più che mai oggi, dopo un decen– nio di esperienze e di delusioni, si può invece affermare tutto il contrario: che un cristianesimo politico, o accetta ed attua il principio della lotta di classe, o è un non senso. S1 ha un bel dire che Gesù Cristo predicò la pace e la concordia. Eg!i disse (Matteo 10, 34): « Non pensate ch"io sia venuto a metter pace sulla terra. Non sono venuto a portar la pace, ma la spada ». Egli fu certamen– te un sovversivo: non certo un ,quer– rafondaio (Luca 19, 42 sgg.) o comun– que un sanguinario (basti ricordare !"episodio di Malco ferito da Pietro riportato da tutti e quattro i Vangeli), ma un sovversivo, anche nel senso po– litico e sociale; e come tale fu consi– derato da tutti {Luc.a 23, 2 sgg.). Egli predicò !"amore e la concordia, ma si scagliò contro i tiranni e i capi ille– gittimi, e soprattutto contro i ricchi egoisti e affamatori; è evidente, dun– que, che il suo era un ideale di pa– ce, ma non pacificamente raggiun– gibile. Non era solo un ideale di carità, ma anche - e intimamente connesso - di giustizia. La natura umana, però, e specialmente quella di chi più pos– siede, è innegabilmente egoista : ne consegue che una carità la quale vo– glia anche essere giustizia è fuori del– le possibilità umane, se non si traduce in legge. Leggi sociali che tendano il più possibile all"uguaglianza e che siano promulgate con vero spirito di carità: questo è il senso d"un cristia– nesimo legiferante. E poiché la ca– rità non esiste (saliift poche eccezioni) ove esiste l'interesse economico, biso~ gna che essa sia impo1ta, sotto fbrma di leggi. Ma in che modo? Ecco, inevitabile, la lotta di classe. Molti obiettano che il Cristo voleva realizzare quella giustizia in cielo e non in terra: ma in tal <t.Jso si do– vrebbe ammettere che non può esi– stere alcun cristianesimo politico, per– ché contraddizione in termini: non quello di La Pira e Dossetti, ma nean– che quello di De Gasperi o Pella. Le cose stanno invece diversamente. li Cristo (o Giovanbattista, ch"è lo stes– so) disse: « chi · ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha» (Luca 3, 11), e ciò non nel senso nostro di elemosina (si veda bene Luca 12, 33), ma come dovere, in quanto altri– menti sarebbe usurpazione: così han– no inteso tutti i grandi cristiani anti– chi, e persino S. Agostino e S. Tom– maso. Per il cristianesimo il ricco è dunque un ladro, protetto da una leg– ge politica non cristiana: occorre evi– dentemente, se si vuole una società cristiana, un'altra legge politica, che' le si contrapponga. Programmi e realtà della Democrazia Cristiana Quando la D. C. soue e lanciò alla pubblica opinione i suoi programmi, negò espressamente (si tengano pre– senti alcuni opuscoli programmatici di quel periodo) di essere un partito di centro, e non esitò a definirsi « un partito di sinistra», criticando anzi il « grave inconveniente » del Partito Po– polare: « quello di raccogliere nelle sue file, uniti dall"ispirazione cattoli– ca, i rappresentanti delle più dispa– rate tendenze politico-sociali: i con– servatori dell"estrema destra accanto ai riformatori collettivisti dell"estrema si– nistra». E così un opuscolo continua– va, preoccupato e quasi presago: « ( la D. C.) raccoglie soltanto gli uomini affratellati da un comune grande idea– le, e può scartare gli ambiziosi e i fili– bustieri, che nell"ambiguità dei pro– grammi e nell"incertezza delle idee tro– vano più facile la via agli incarichi e agevole la scalata agli onori ». Quei programmi, effettivamente, non erano ambigui, e con le più radicali riforme di strutture esigevano « I" çle– vazione economica delle classi disere- date e !"eliminazione della plutocrazi;, affinché lo Stato sia costituito da un popolo concorde di fratelli, e, al po– sto della solidarietà umana, non ven– gano legalizzati, nei _confini di una medesima nazione, la guerra economica e !"egoismo sfrenato». Solidarietà da raggiungersi, quindi, attraverso !"eli– minazione della guerra economica e del– la plutocrazia: il concetto di lotta di classe è già qui implicito, risultando assurda qualsiasi pretesa di raggiun– gere questi fini senza la comprensione violenta - anche se legale - del- 1" « egoismo sfrenato ». Da che mondo è mondo (salvo pochi idealisti, che !"han voluto essi stessi}, nessuno si è mai fatto togliere le proprie ricchezze pacificamente: è stata sempre indispen– sabile - se non la rivoluzione arma– ta, - la legge rivoluzionaria. Non ci si poteva fare illusioni, al riguardo. Da ciò discende, o che quei pro– grammi implicassero la lotta di clas– se, o che fossero stilati con la riser– va mentale. Ed è interessante notare che di questa esigenza rivoluzionaria il partito d. c. si proclamò consapevo– le assertore anche nella « Dichi,.razio– ne programmatica » votata al primo Convegno (Napoli, 29 luglio 1944), per la quale - come dice la prefa– zione di un opuscolo che la riporta - « il maggior contributo di pensiero si deve ad Alcide De Gasperi, da tutti riconosciuto come il meglio preparato e il più autorevole interprete dell"idea democratica cristiana ». Dice un perio– do di questa Dichiarazione: « (No– stra} esigenza è che la rivoluzione politi– co-sociale che si va compiendo e che noi vogliamo ·per ragioni di giustizia e per portare tutto il popolo al go"erno d, se stesso nella politica, nell"econo– mia e nel lavoro, si debba attuare». E la Mozione generale votata dal pri– mo Consiglio nazionale del partito (Ro– ma, I I settembre 1944) diceva fra !"altro: « (la D. C.), mossa come è da uno spirito di rinnovamento, si tro– verà naturalmente tra quelle forze che tendono alle legittime conquiste delle classi lavoratrici. Jn tal modo il parti– to crede di venire incontro al deside– rio ripetutamente espresso dai partiti socialista e comunista per un lavoro preparatorio comune, anche al di fuo– ri di quella che è la immediata colla– borazione attuale di Governo». L"interclassismo e il solidarismo del– la D. C., quindi, non potevano avere il senso di una lotta di classe trasfe– rita in seno ad una stessa formazione politica (cosa teoricamente assurda}, bensì dell"accettazione - in nome di un superiore ideale religioso e mora– le - di un « unico » programma da parte di diverse classi sociali. Vice– versa, tutto s·è risolto in un accanto– namento di quel programma e in una vera marcia trionfale di quella pluto– crazia che si voleva eliminare. L'attuale situazione econo– mica Qual è infatti, dopo cinque anni di potere assoluto della D. C., la si– tuazione economica italiana? J I fasci– smo agrario e soprattutto industriale è rimasto intatto: anzi, s'è potenziato. Esiste ancora un'economia statizzata a esclusivo beneficio di un"oligarchia pri– \'ilegiata di tipo feudale: autentici ba– roni che, ben mimetizzati dietro il para– vento statale (basti ricordare l'l.R.I. - vera « vigna del Signore » - e i 400 enti parastatali}, detengono i cartelli monopolizzati dell"acciaio e del ferro, del cotone e del tabacco, del petrolio e dello zolfo, del riso e delle banane, dello zucchero e della cellulosa, della canapa e persino della penicillina (si pensi alla LE.O.), per tacere dei con– sorzi agrari o del commercio estero. Si tratta di gestioni sempre parassita– rie e spesso inutili, tutte ben masche– rate e praticamente incontrollate, ma protette con esenzioni fiscali, dazi, pre– stiti e sovvenzioni diiette, sì da in• troitare annualmente dallo Stato centi– naia di miliardi in pura perdita, e da gravare sempre più (per naturale ef– fetto della politica di esonero) sulla massa dei contribuenti non privilegiati (specie meridionali}, sempre più dif– fondendo la peste della disoccupazione e dei salari di fame (secondo statisti– che ufficiali, circa LO milioni di ita– liani dispongono al giorno, in media, di non più di 120 lire a testa). La pianificazione economica conser– va dunque una funzione puramente politica, come sotto il fascismo: !"in– teresse pubblico è più che prima mes– so da parte, e più che prima indu– striali, banchieri ed agrari (per questi ultimi mancava la Cassa del Mezzo– giorno!} dominano lo Stato controllan– do il Parlamento e i Ministeri coi politicanti di fiducia, ai quali (dimen– tichi d"ogni incompatibilità e morali– tà} affidano in cambio le amministra– zioni più remunerative di quelle te– nute e di quelle compagnie industrialr che essi in teoria, dovrebbero invece controllare. Così proprio ad opera del– la D. C. cariche e prebende, seggi e pacchetti azionari si rinS.,lùano in pu• gno a quella plutocrazia ingorda (e specializzata nell"evasione fiscale} che la D.C. aveva promesso d"eliminare e che •invano una frazione di essa cerca ancora di combattere, rimanendo sistematicamente battuta. Bisogna allora chiedersi : cjuesta cor– rente sindacalista d.c., che più volte (malgrado un certo ostruzionismo e un parziale crumiraggio de, massimi dirigenti) riesce con agitazioni e scio– peri a condurre una vera lotta di classe, ma solo sul piano sindacale, in quanto è praticamente impossibili– tata a farlo sul piano politico (che è quello essenziale} per trovarsi in schiacciante minoranza in seno al par– tito, a qual destino è volata? La ri– sposta, oggi, appare evidente: si giun– gerà al suo progressivo svigorimento ed assorbimento da parte del multifor– me centro, il quale si dithiarerà più che mai «sociale», ma resterà più che mai centro. Una logica conclusione Stando così le cose, qual"è la pro– spettiva per un cristiano, oggi, in Italia? Egli si trova dinanzi a un grossis– simo partito sedicente cristiano che s· è invece rivelato per tre quarti anti-cri– stiano: !"altro quarto (i deputati sin– dacalisti son circa 70) è cristiano ed attua sindacalmente (anche se saltua– riamente) la lotta di classe; ma in sede politica vota sempre - per ma– lintesa disciplina di partito - nel senso voluto dagli altri: e, come ha collaborato allo scherzetto ddla legge truffa, così domani collaboretebbe alla soppressione della libertà sindacale, cioè al proprio suicidio. Per un cri– stiano sincero, dunque, non 1esta che volgersi al socialismo. Se poi gli at– tuali partiti socialisti in Italia man– tengano posizioni difficilmeute accet– tabili, ciò non può che costituire un in– centivo alla lotta per la ricostruzione di un·autentica ed unitaria piattafor– ma di politica socialista: che è appun to la lotta e il compito di « Autonomia Socialista». llll.lNVllLE C.lSTORINA. NUOVA REPUBBLI jll111WDICJ,'WAJ.B POJ.JTICO Este il Se il20cli opi meseiaotto pii~ Comi,a,o Dlr,uivo: P. mm,- T. COOIGNOU - A. GRIPPI - P. IITTORILLI Segretario di r,da:rion,: G.fAYATI Redaaio,.t1 Ftremi._ Piasza della Ll.bertl 15 (50.998) Àmmi,.i,,rosio,.,: Firenae, Pima Indipendenu., 29 (22,058) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850, semestrale L. 450, trimestrale L. 250 (Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero Ol'dinario: L. 35 (Estero, 45) Un numero arretrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annata arretrata: L. IOCX) (Encro, 1200) •/• pootale 5/6261 (Lo Nuooo !1of;o) Fi_,.. Autorlu. d•I Trib. cli Flr,nze 11.878 dtll 80-12·1862 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 ·R:sponsabile: Trùtano Codignola

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