Nuova Repubblica - anno II - n. 4 - 20 febbraio 1954

L. 35 .. Spedizione in abbonamento poetale (Gruppo II) A pag. 3 : La polizia chiude " Borgo di Dio ,, NR/31-12-54 s f '?. PIER! ANNA Via Campane 4 - S I E N 'Il ==-a.:=-•=•=.=··- Anno II • N. 4 (28) QUINDICINALE POLITIL _ , 1954 PAOLO VITTORELLI: t possibile un dialogo con il parlito comunista? (pagg. I e 2) - Giu11ta Nazionale di LJ,iità Popolare: dichiarazione sulla crisi di governo (pag. 2) - ARDUINO AGNELLI: UGI, compili nuovi (pagg. 2 e 3) • LELIO BARBIERA: Contro il giova-nilismo (pag. 3) • CARLOS GONZALEZ RIVERA: Delizie liberali in Columbia (pag. 4) • EMANUELE CASTORINA: Cristianesimo e lotta di classe (pag. 8). RASSEGNE: Italia, oggi: Una vocazione 1>rofonda (pag. 4) - Cose di Fra11cia: Tutto in cri~i, ma .... APPILLO A SARACAT Il problema politico del PSDI, dopo la « svolta » conseguente al– le elezioni del 7 giugno, poteva riassumersi nei seguenti tern1ini: n1antenere costantemente aperto il dialogo colla sinistra (e quindi anche col PCI, poiché è una pura astrazione presu1nere di raggiun– gere un accordo col PSI che pre– supponga la rottura integrale coi comunisti), senza per questo faci– litare lo slittamento a destra della situazione italiana. Questo difficile compito poteva essere assolto, co– me già si è detto, in un modo solo: condizionando un governo democristiano, con l'eventuale par– tecipazione dei liberali, dal di fuo– ri; non rompere quindi il collo– quio aperto con le sinistre, non assumere le responsabilità di go– verno, n1a tuttavia appoggiare il governo, esserne l'elemento deter– n1inante, alla condizione che esso facèsse determjnate cose, e non altre. Tale era l'occasione presen– tatasi al PSDI con l'esperimento Fanfani; ed è inutile dire che lo stesso discorso poteva valere per Scelba, ove analoga occasione si fosse presentata con lui. Coloro i quali mostrano di scandalizzar– sene, asserendo il carattere pater– nalistico e demagogico della c.d. ' sinistra den1ocristiana ', non ci hanno mai detto in verità quale altro tipo di soluzione avrebbero proposto. Questo è appunto il difetto della posizione tenuta in tutta questa vicenda dalla sinistra socialdemo– cratica. Essa ha avversato quahm– que soluzione che non fosse quel– la, 'manifestamente impossibile, di un governo PSI - PSDI, sostenuto dal voto della sinistra cattolica e magari dei comunisti. Ora, in po– litica, chi persegue disegni astrat– ti è senz'altro un cattivo politico. La sinistra socialdemocratica avreb– be dovuto avere il coraggio di dare battaglia non per partecipare al governo Fanfani, ma per so– stenerlo dall'esterno: nel qual caso certamente anche l'orientamento programmatico di tale governo sa– rebbe stato diverso. Ma, perduta l'occasione, non si vede quale altra soluzione essa proponeva a Sara– gat, se non di facilitare il matri– monio Piccioni-Covelli e rigettare ai comunisti i voti del centro-si– nistra. In verità, nella reazione della sinistra socialdemocratica un fondamento c'è, ma non è di na– tura politica: è lo sdegno morale di chi si accorge, una volta anco– ra, che Saragat non rispettà né maggioranze né minoranze, non rispetta neanche se stesso, e che è quindi impossibile delineare con lui una linea politica sicura. Tut– tavia, anche su questo terreno, In sinistra socialdemocratica non ha che da piangere su se stessa: al– l'indomani del 7 giugno, •essa e non Saragat, che era lo sconfitto, avrebbe dovuto assumersi la re– sponsabilità del partito. Quanto a Nenni, crediamo che tutti si siano resi conto della na– tura reale dell'alternativa ch'egli e tutto il suo partito propongono. Se quell'alternativa significa pun– tare ad un governo socialista, e basta, quella alternativa non esi– ste, perché non esiste in Nenni una chiara distinzione fra socia- lismo e con1unismo, e perché co– munC(ue esiste tuttora in lui un insuperabile complesso di debolez• za di fronte al maggiore partito fratello. E' probabile che Nenni mirasse ad un governo Gronchi, che avrebbe potuto contare sulla partecipazione della DC, del PSDI e del PSI, con l'appoggio esterno dei con1u11isti. E' tuttavia 111oho spiacevole che queste cose !'on. Nenni non abbia il coraggio di dirle a chiare note; affinché il paese sappia con esattezza di che panni veste e sappia regolarsi in conseguenza. Comunque, orn1ai, quel che è fatto è fatto e non si torna indie– tro. Factum i11/ectum fieri nequit. Ma a questo punto ci permetta l'on. Saragat di fare alcune con– siderazioni che lo riguardano in modo particolare. Siamo lieti che un compagno come Tremelloni sia al governo: lo consideriamo un uomo serio, onesto e preparato, le tre qualità generalmente man– canti agli uomini politici italiani. Ci auguriamo che anche gli altri ministri socialdemocratici e libe– rali sappiano e vogliano svolgere la loro funzione con dignità e con fermezza. Diamo atto a questo governo di essere il migliore e il più antifascista di quelli succedu– tisi negli ultimi tempi. Ma quali garanzie si è preso l'on. Saragat perché questo governo governi, e governi nell'unico modo possibile, mettendo mano alle grandi rifor– me? Se questo governo dovesse ridursi alla normale amministra– zione, esso segnerebbe inevitabil– mente la definitiva morte del PSDI, l'allargamento pericoloso della frattura nel paese. Da chi potranno venire i voti necessari, a questo governo, per le riforme ch'esso intende di fare? dalla de– stra d.c.? Ma essa, lo sappiamo bene, non marcerà certamente su questo terreno e rovescerà il go– verno sen1plicemente ~con l'assenza dall'aula di pochi uomini. E al– lora? si rende conto l'on. Saragat che l'azione riformatrice del go– verno, se ci sarà, se snrà seria, dovrà necessariamente richiedere i voti, per lo meno, del PSI? Su questo punto, che ci sembra essen– ziale, nu1nca un qualsiasi apprez– zabile chiarin1ento: né ci sembra un chiarimento la violenta ripresa polemica verso il PSI. Molto me– glio sarebbe mettere il PSI alla prova su concreti disegni di legge di portata sociale non indubbia: è a questo banco di prova che al• tendiamo l'on. Nenni, ma anche, in verità, l'on. Saragat. Ma a parte questo, non possiamo non rilevare che il « battesimo » di un gabinetto, che si propone un'azione antifascista e di riforma sociale, è stato curiosamente in– felice. Ci permettiamo elencare all'on. Saragat, a titolo di pro– memoria, alcuni dati di fatto che hanno allàrmato il paese e la cui coincidenza con l'insediamento del nuovo governo è certamente im– pressionante: 1) la polizia, che da alcuni mesi aveva smesso l'abitudine di far violenza e di sparare, sembra ringalluzzita dal riton10 del « suo » on. Scelba all'interno. A Milano, durante una manifestazione sinda– cale di protesta assolutamente le– gittima, la polizia è intervenuta brutalmente: un morto. In Sicilia, durante una manifestazione popo– lare di protesta contro un sindaco, la polizia carica: quattro morti. Erano molti mesi che cose simili non accadevano. O c'è la mano di Scelba (la cui miopia poliziesca è nota ad ogni cittadino italiano) ; o la polizia, sentendo odor di Scelba, SOMMARIO (pag. 4) - 15 giorni nel mondo: Il piano Molotov, di PAOLOV1TTORELLI(pag. 5) - Vita di fabbrica (pa-g. 5) • Il Muro, di Pie (pag. 5) • Gruppi al lauoro (pa~. 6) - La parola ai compagni: Figure del passato, di ARTURO FERRAR1s; Posizioni « ufficiah n, di fRANCX> RAvA' (pag. 6) - Patine di cultura contemporanea: Verso una filosofia del socialismo, di R. H. S. CROSSMAN (pag. 7) • Plausi e botte, di OGNUNO (pag. 8). PRQSPETTIVE D AZIONE POLITICA È POSSIBILE UNDI ALO con il partito comunista U N articolo di Maurice Duverger, dal titolo « Une majorité de rechange? », pubblicato su Le Monde, ha provocato un grande scan– dalo, sia in Francia che in Italia, per– ché lo scrittore francese sosteneva che l'esperienza di questi anni ha dimostra– to che « la terza via non è che un'il– lusione o una mascheratura», che i « cosidetti governi di centro sono solo dei governi di destra che non osano confessarlo», che « nessuna politica di sinistra è possibile se si fonda solo su metà della sinist•·, ». che, « se i comunisti sono per~tua'l'ente mante– nuti all'opposizione, la Francia subirà perpetuamente una politica conserva– trice» e che « l'alternarsi [di vari gruppi al potere] che si usava sotto la Terza Repubblica sarà sostituito da un"immobilità mal dissimulata dai mu– tamenti di uomini ». Il Daverger giun– ge alla conciusione che, avendo la stes– sa S.F.1.O. fatto fallimento nel tenta– tivo di raggruppare la sinistra demo– cratica sotto il nome di « Fronte demo– cratico e sociale », perché tale fron– te non avrebbe avuto una maggioranza parlamentare per sostenerlo, non rima– ne altro che « l'appoggio senza parte– cipazione » dei comunisti a formazioni governative di sinistra, un appoggio del tipo di quelli che i socialisti dettero ai vari governi radicali dell'epoca, fra il 1905 e il 1936. La stampa socialcomunista non ha mancato naturalmente di cogliere la palla al balzo e di citare ampiamente, con commenti assai favorevoli, J'artiéo- ha voluto per suo conto farsi onore; • 2) nelle carceri di Palermo è deceduto, in modo alquanto miste– rioso, il bandito Pisciona. Che egli fosse un, testimone pericoloso sul modo con cui fu condotta la re– pressione del banditismo in Sici– lia, è arcinoto. Ed è assai strano che, sotto la sorveglianza carcera• ria, si possa far arrivare a un detenuto del cianuro di potassio dall'esterno. Comunque, è una si– tuazione che deve essere chiarita al più presto; 3) si è ripresa l'offensiva con– tro i culti, acattolici. Contro la « Chiesa di Cristo » si sono presi gravissimi provvedimenti di na• tura palesemente anticostituziona– le, a Roma e a Livorno (è curioso che, nello stesso tempo, il gover– no s'impegni davanti alle Camere alla revisione della legge di P .S.). Anche di questi episodi, sotto il governo del « destro » Pella, non si era più sentito parlare. Perché riaffiorano ora? chi dà questi or– dini? 4) la polizia è intervenuta in lo del Duverger, che corrisponde del resto a uno stato d'animo molto dif– fuso in Francia come in Italia. E in sostanza esso indica chiara1,0ente la li– nea politica che, con espressioni più consone al linguaggio socialista tra– dizionale, l'on. Nenni ·si sforza di at– tuare in I,talia, quando cerca di far maturare una situazione che consenta la formazione di un governo a parte– cipazione socialista (P.S.1.) e ad ap– poggio comunista apertamente dato e deliberatamente accettato dai partiti di governo. la « benevola attesa » che Nenni prometteva al governo « bico– lore » del!' on. Piccioni, nelr agosto scor– so, partiva proprio dal presupposto che nel frattempo la situazione internazio– nale avrebbe fatto maturare la possi– bilità di un governo a partecipazione socialista e ad appoggio comunista, ma– gari andando incontro airostilità aper– ta o larvata di una parte della D.C., che, nel Congresso democristiano auspi– cato dalron. Nenni, si sarebbe trovata, nei confronti di un governo di sini– stra, un po' nella situazione in cui Don Sturzo si era trovato nei confronti di un governo fascista oltre trent'anni fa. Si tratta di sapere se una prospetti– va di questo genere sia oggi possibile in Italia (o anche in Francia), se i numerosi individui (o gruppi), che la pensano nello stesso mf?do sulla C.E.D., siano mossi dagli stessi moventi o mi– rino agli stessi obbiettivi finali, o se, pur partendo da posizioni politiche di– verse e mirando a scopi ultimi diver– si, ritengano che nel!' immediato Ìa lot- questi giorni a Trappeto, intimon• do la cessazione immediata di ogni attività assistenziale (consistente nel dar da mangiare ad alcuni bambini affamati) da parte di Da– nilo Dolci e dei suoi. I documenti di questo sopruso veramente inau– dito sono pubblicati in altra pagi– na di questo giornale. Con gli stes– si metodi già usati nei riguardi delle colonie marine di organizza– zione comunista, si cerca ora di mettere fuori legge Danilo Dolci: a cui guardano con simpatia per– sonalità di ogni partito e di ogni ceto, dentro e fuori d'Italia. Ora, preliminarmente, n,oi chie– diamo all'on. Saragat una cosa: che dimostri subito e inequivoca– bilmente al paese che la sua pre– senza al governo, in posto di altis– sima responsabilità, farà cessare immediatamente abusi di tale gra– vità. S'egli non lo farà, non sol– tanto se ne assu- merà direttamente ~ la paternità, ma si sarà qualificato una volta per sem- pre. ta contro la C.E.D. sia sufficiente a far dimenticare il passato e J'avvenlre. In VC!fità, se per i difensori senza ri– serve della politica estera sovietica ( e fra questi, purtroppo, non è possibile non annoverare anche l'on. Nenni e i suoi amici, anche se in politica in– terna essi hanno dato qualche segno di voler seguire una tattica più che una politica diversa dai comunisti), la lotta contro la C.E.D. sovrasta ogni divergenza passata o futura, giustifi– cando quindi ogni alleanza (anche con i gollisti), per gli altri avversari della C.E.D. tale lotta ha un carattere poco più che contingente. Vi è chi l'avver– sa perché contrario in genere ai pat– ti militari, dal Patto di Bruxelles al Patio Atlantico e alla C.E.D.; o per– ché contrario a ogni rinuncia alla so– vranità nazionale (tale è il caso della destra nazionalista in Francia e in Ita– lia, dove è disposta ad accettare la C.E.D. purché ci sia prima restituita 1'.rieste); vi è chi, infine, come noi, non è affatto coi;itrario all'unità europea, anzi la propugna, e non ha quifl'di nessuna intenzione di portare l'Italia nel campo orientale, ma ritiene che per raggiungere l'unità europea si debba puntare direttamente sull'unità politica, senza passare per la « scorciatoia » o la « via obbligata » della C.E.D. o di al– tre diavolerie del genere, perché e" è rischio di fermarsi a metà strada e di trovarsi con una nuova coalizione mili• tare e senza nessuna federazione po– litica. Finché l'interesse dei comunisti e dei loro alleati a trovare un punto d'in– contro con le altre forze politiche di sinistra sarà un interesse di politica estera - per lo meno in questa situa– zione politica - vi sarà il sospetto che il loro tentativo di allargare il cerchio delle loro alleanze o d'inserirsi in quello delle altrui alleanze tenda esclu– sivamente ad allargare la sfera d"influen– za della politica estera sovietica. In un articolo recente, per risponde– re a Guy Molle!, Nenni rievocava !"in– contro dei due cortei sindacalisti, a Parigi, il 12 febbraio 1934, quello co– munista e 0 quello socialista, nella ma– nifestazione di protesta contro il ten– tativo di colpo di Stato fascista del 6 febbraio 1934, e diceva che in quel– l'epoca si era cementata l'alleanza fra i due partiti, nel vivo della lotta con– tro il fascismo. Ma oggi non si tratta di lottare in– sieme contro il fascismo: il neofasci– smo italiano fa ridere e i conati di

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