Nuova Repubblica - anno II - n. 3 - 5 febbraio 1954

8 PLAUSI e botte iJ Negli ultimi giorni di gennaio, tre avvenimenti hanno 11111110 l'onore dei titoli più 11is101i111ino11ri giornali: governo Fanfani, confelenza di Berli– no, Feuival della canzone a S. Remo; ma è unza dubbio que11'11/timo che ha «polarizzalo» 111di 1é, come 1i 111a dire, l'alte11zio11e dell'opi11ione pub– blica italiana. Su ciò avrem1110molto da dire; ma 1 1 i rinunciamo in parten– za. Ai futuri Jlorici del coJ111meil piacere di mietere in un campo co1ì fertile di umana J111pidità!Noi ci con- 1enlia1110 di 1011olinearela notizia, ri– ferita da 1111/i i giornali, delle mi– gliaia di pe,1dne aaor1e a S. Remo da ogni parie d'Italia (na111,almen1e111 l1m1101emaahine fuori urie): di quei « groui e 1maglia111ino111idell'ariJlo– crazia e della fi11a11za, della rivista e del teatro e della politica», che ha11- no pagaio, 1enza balle, ciglio, ci11que, dieci, venti, ve111idnquemila lire un biglie/lo d'ingreJJo ( e 10110arrivati a offrirne perfino quarantamila), pur di auistere a 11110 1pe11acoloche della f11- 1ililà canora, quo1idianamen1e amman– nitaci dalla R.A.l., è il fior fiore, la q11i111tuenza,il non pl111 ultra. I11 verità, 11011 potrebbe eJJere più i111e– reua11te il 1101tropane: vario di cli– ma e di vegetazione, eJJo 110n è men vario e irre1pomabile 11ella111afauna 1ociale. A11cora 1111a volta, amici, pi– gliamone nota. Da Trappeto a S. Re– mo, è 1111a pi11oreJCavarietà che " aiuta a comprendel'e 111oltecose. avoleva far dello 1pirito 1'011.Ale1- 1i, pre1ide11tedella Regione 1uiliana, q11a11do i11 1111 mo diJCorJo -di wi ci ragguaglia la Sicilia del popolo del/' 11 gen11aioJCorJO - ha 1erio1ame11/eaf– fermalo che « la legge mli~ riforma agraria co11i111iue /'e1peri111e11to più ar– dito che 1ia1i viuo i11 Europa ( e ciò per rico11ouimen10di avver1ari politi– Cl) e ciò in qua1110la mede1ima è l'unica che, fi11'oggi, abbia fiJJalo un limite alla proprietà terriera »? Siamo prope,ui a credere di 1}, 11011010 per– ché le parole del/'011. Aleui 10110ua- 111riteda 1111 diJCor10fallo i11 1111 perio– di di ordi11ariaa111mi11i11razione e 11011 di i11foca/acampag11aelellorale, che– è arci110l0 - come la guerra parlori– JCe più bugie che /erra; ma 1opra11111- 10 perché il no11ro b11011 cuore, nel JJIOprimo 1lancio, preferiJCeumpre al– Jribuire al proprio prouimo la patente del/'umorisJa, anziché mellerne in dub– bio l'i111elligenza. Vorremmo Juttavia dar, un co,uiglio al/'011.AleJJi: pre– cisi, in un 1uo proJJimo discor10, que- 110 famoJo limite alla proprietà ter– riera. Per co,uen10 non solo 11011,0, ma dei 1uoi aJColJalori,la paiente di umo– rista gli verrà conferita al 'unanimità. • lA vita è bella perché è t•aria. Se /'on. Aleui ci allieta col 1110umori- 1mo, Vi/Iorio GaJJman e conJorle ci Jlraziano il wore con le loro querele coniugali. Lei, poverella, verJa I, rne ango1ce nel cuore dei gior11alis1i,pia11- ge amaramente J11Jlaloro 1palla: e i giornalisti, come ognun Ja, 1ono i confide111ipiù diJCreti, coloro ai quali 1111' anima in pena, che ha impelle111e ntuui1à di uno 1/ogo, ricorre 1oli1a– men11, con la 1icurezza che il proprio sfogo Jarà gelo1amen1t cuuodito da que11i ideali confeJJori laici. Lui, Gauman, è invece un altro caral/ere: per dirla con le 111eparole, « ha una maggiore di1po1izione al rinchiuderii it, sé e al ragiona,e » e, perciò, tantò per non 1men1ir1i, piglia i11 mano la penna e bulla giù u11 lungo articolo, in wi uiorina lulli i 111oifalli pri– vali. Non per appagare la curio1ità del pubblico, /intende; ma, 1empre per dirla con Gauman, « per chiarire a noi Jteui una situazione divenuta difficile contro la 1101/rabuona volon– tà». lii ve,ità, ci Jarebbe qui materia· infi11ita per diver1ir1i. Ma a che pro? Le perione dei coniugi Gau111a11 e le loro querele 11011 ci in1ereua110. Ci in– /ereua la 111e,11alità che eJJi riflellono: quella mentalità che riduce 111110 in /,rmini commerciali, come nel mondo dei de111ifricie dei lucidi da uarpe, e che pertanto, i11 cambio di 11n b11011 battage p11bblici1ario,può anch• met– tere i11 piazza 1u11iquei falli privali e untimenti per1onaliuimi, che, di 10- lito, la dig11ità e il b11011 gu110 im– pongo110 di ri1ervare a Je J/eui e, Jull'al più, a qualche intimo. '.t T111/idovrebbero 1apere ed eJJert co11vi11ti che il « Centro di doc11me11/a– zio11edella Pruidenza del Co111iglio » Ii propone l'obbiettiva, disi111ereua1a informazio11e 1111/eco11quiJ1edel regi– me. Per queJlo, durante la campagna elellorale, mandò in giro quei fiamman– ti furgo111a11rezza11JJim1, che faceva– no il anema gratis 1111/epiazze; per qun10 Jlampa i « Documenu d1 ,ii/a 11al1ana », giornale murale a edifica– z1011edel cmadino; per que110 111011- da 11az1011i, 11J/1C1 po11ali ed altri luo– ghi p11bbt1ci di 1magl1a,11itr1cro1111e, prez101a teJ111110111a11za degli 1forzi 1i- 1a111aco111p1u11 dal governo nella ri– co1Jruz1011e; per queslo 1111er11ce in og111 programma c111ema1ogra/1Co 1111 bel numero ae/Ja « ::,e111mana1n,om » o del « t'1lm Movie1011e », coJe 1eruu- 111eque11t, girate e 11ampa1e « co11li– cenza ae' 111per1orie co11pr1v1legio » come a, bei tempi, e r1allt1c(la11tiJi auaace111e111e alla gtorio1a 1rad1z1011e dell'JJl/11110Luce. Ma, guarda u11po', come e lll'VeCe ZOllfO e mal/ZIOJO e /1/la per1111e111e q11e110 popolo 11alla110/ Quei pocb1 c/Je JJ fermano a guardare , bei cariel/0111colorau ba11no umpre /"a1- 1egg1a111e1110 d111er/l/odi eh, cerca di ruo111ereun puzzle, 1111 g1uoco di pa– role 111croaa1e,quaii che quei cariel– lom foJJero la « ~e111111a11a e111g111i- 111ca » e ,I governo un volgare pre11i– g1a1ore.E 11011 d1Ciamo de, mol/1 ,:he aJJJJJ0110 a pro1ez1011idi « l11com • e « Mov1e1oni » e 11011 Ii per11a110 di 111tt- 1ere J/1 111011ra f ae - a 1eco11dadei 1e111pera111e111i - i11credule o diverti– te o dug1111a1e,ma, in1om111a,1e111• pre facce da Jthiajfi, perf1110quando 1111 cardmale d1J1r1b1111ce paahi-ao110 ai ragazzi dei « bai1i » 11apoleta11i od al– ir, be11ed1Ce cavalli e carrozzelle, aiini e carrelle, fra il 1rip11d10 e la compu11- z1011ed1 ve1111ri11i e ortolani. A euere sinceri, noi d1 quesJe ,01e 11011 ce ne intenatamo e non ce ne 11ogliamo1111• p,a,are; ma, dio bo11i110!, fa rabbia vedere gente che trova a ridire JU 111110 e blatera che il go11er110 1i difen– de con la 1olita i111bo1111ura dei crani e il non n1e11101110g1oche110di cam– biare le carte in 1a110/a 1 e, insomma, per dirla in una /raie 1ola, con me– Jodi da il11NGULJ:'OP. i 1apie111011il Loro, che coJa farebbero loro, Je /01- Jero al governo? Vi riipondo110 che 1111 go11er110 che Ji rispe11idovrebbe 111are quel denaro per moJ/rare la 1it11azio11e reale del pane, co11grafici Jlli rimi– /ali della rece111e inch1e11amila mise– ria o la disoaupazione, o per co111ba1- 1ere i pregiudizi più dif/111i veno i medicinali e le cure preventir-e, il par– lo i11dolore, i dispe111ariantitubercola– ri, il co111rollodelle naicite, ea. ea. A laiciarli parlare non finirebbero più. Ma via! Piantiamola con queste discor– se. A parte 111110, a noi umbra che miseria, disoaupazione e via dicendo 10110co1e di cui 1111 governo, che Jia 1crupolo1a111e111e d mocraiico, non de– ve parlare. Perché 1en11ò,uu1ate, l'op– po1izion• che ci Jtarebbe a fare? lf Un pla11101i11ceroal/'inte1ua alli– i,ilà che I' AJJociazio11e Italiana per l'Educazione Demografica (A.I.E.D.), di recente co11it11ita Mila110,come già informano i 11011rile/lori, va co11d11- undo. L'azione più importante è rap– preunlala dalla propo11a di legge di iniziaiiva parlamentare annunciata al– la Camera il 27 novembre 1953, di– rei/a a/l'abrogazione dell'ari. 553 del C. P. relativo alla propaganda a111i– procrea1iva. lA propo11a, preJelllaJa dall'on. Preti, porla le firme Ji tulli i deputali 1ocialdemocra1ici, dei libe– rali CorleJe e Viilabru11a,Bozzi, Capua e De Caro, dei repubblicani Macrelli e Cama11gi, dei com11ni11i Toglialli, Ame11dola, G111/o,Berlinguer, dei 10- cialiui Sa1uo11ee Targelli. Contro q11e- 11a propoua di legge Ji è uatenata la canea della 11a111pa reazionaria, « nazio– nale» e clericale, e 1'011.Spadazzi ha proposto interrogazione al ministro dell'intemo, i11vitandolo ad applicare um!altro co111ro i re1pon1abili il Jlll– loJato ari. 553. L'A.l.E.D. intanto ha i11111uifica10 la Jlla allività, organiz– zando 1111111ero1e co11ferenze e dibattiti pubblici, e dando vita ad 1111 urvizio Jtampa be11orga11izza10.Fra tante bot– te d1111q11e, 1111 plauso 1i1uero. OQSONO NUOVA REPUBBLICA LIBRI E PROBLEMI A Mosca al tempo di Lenin I 1 libro di Alfred Rosmer è una testimonianza importante per– ché Rosmer fu membro del Comitato Esecutivo dell'Internazio– nale Comunista e soggiornò a lungo nella Russia Sovietica dal 1920 al 1924. L'obbiettività di Rosmer po– trebbe essere messa in dubbio per– ché nel 1924 egli fu espulso dal Par– tito Comunista, ma Rosmer non rin– nega il suo passato, non disconosce il valore e il significato della rivo– luzione d'ottobre e, quindi, non mo– difica, in una alterata visione retro– spettiva, i suoi documentati ricordi e le sue genuine impressioni di allo– ra. Se mai più giustificato potrebbe essere il sospetto sulla serenità del suo giudizio riguardo ad uomini cui fu legato nell'azione, e, ad avveni– menti che lo ebbero partecipe e consenzicn te. Occorre però riconosce– re che, nonostante una tenue nota di nostalgia e di rimpianto che si scorge nella sua contenuta cronaca, la esposizione dei fatti appare cstrè– mamente veridica. La narrazione di Rosmer è par– ticolareggiata e minuta, quasi arida; sembra che l'autore non alzi mai lo sguardo dai fatti per una visione pi,, ampia e per una valutazione di insieme. Consigliamo la lettura ciel libro a quanti desiderano una in– formazione rigorosa su eventi non sufficientemente conosciuti, e, resi difficilmente conoscibili dalle p,u settarie deformazioni. Come le vi– cende della Russia dal 1920 al 19211- il lettore ricostruirà quelle della III internazionale e dei vari gruppi e partiti che vi aderirono. Noi rinun– ciamo alla fatica ingrata cli riferire, in sintesi, quelle vicende ed alla fati– ca allettante di soffernfarci su alcune di esse, particolarmente meritevoli di attento esame; si vedano, ad esempio, le posizioni dei partiti So– cialista e Comunista Italiani nei con– fronti della III Internazionale. Dal capitolo conclusivo del libro di Rosmer emerge un problema cen– trale cd a questo vogliamo dedicare la nostra attenzione. t lo Stalinismo < lo sviluppo logico e quasi inevita– bile elci Leninismo>? e, quindi, < Stalinismo e Bolscevismo sono del– la stessa natura? >. Rosmer lo con– testa risolutamente; sccoodo lui Sta– lin ha rinnegato totalmente il sno maestro, instaurando una dittatura personale, negazione assoluta della rivoluzione di ottobre. La centraliz– zazione di tutte le forze rivoluziona– rie, necessaria difesa nei primi anni della rivoluzione e salutare come provvedimento contingente, diventa con Stalin un comodo mezzo di Go– verno, e finisce col soffocare quelle stesse forze. « Il processo dei socia– listi rivoluzionari che ebbe luogo nel 1921 è un processo come si suol ve– derne durante tutte le rivoluzioni. Gli imputati sono nemici dichiarati del regime. Li difendono i capi socia– listi del "Belgio della Francia e della Germania. Questo processo non è pa- ragonabile al processo di Mosca ce– lebrato nel I936-37 in cui Stalin spinge vecchi rivoluzionari ad accu– sarsi di crimini che essi non hanno commesso: scene cosl nauseanti ed umilianti per la ragione umana non hanno avuto precedenti in nessuna rivoluzione >. E Rosmcr così con– clude: < identificare lo Stato tota– litario Stalinista con la rivoluzione di ottobre significa essere servitori dellQ Stalinismo, significa portar acqua al mulino della sua propa– ganda; perché il suo impero non crollerà fino a che la maschera so– cialista della quale si copre non gli sarà strappata, e, fino al giorno in ALFBED BOS1t1EB l Mosea l tempo di Lenin La Nuowa ltalla, 1053 cui i lavoratori scorgendolo senza veli, nel suo nudo totalitalismo, ces– seranno di dargli il loro appoggio >. La recisa impostazione di Rosmcr e la sua conclusione pongono molti interrogativi e fanno sorgere nuovi problemi, angosciosi soprattutto per dei socialisti che debbono agire nel– la situazione attuale. oi ci dob– biamo chiedere: la Russia attua– le costituisce veramente la negazione del socialismo e ostacola il suo av– vento fino a réndcrc necessaria una nuova rivoluzione per istaurarlo? t legittimo sospingere le masse alla rivoluzione quando sussiste il peri– colo - l'esempio della Russia sareb– be probante - che essa abbia in sé i germi della sua dissoluzione? Se i partiti Comunisti dcll'Ew·opa occi– dentale conquistassero il potere non instaurerebbero regimi analoghi a quello Staliniano di cui avrebbero avuto fatalmente, l'appoggio? Questi dubbi non sfiorano Rosmcr e ciò meraviglia, specialmente perché egli respinge ogni forma di socialismo che accetti il metodo democratico - anzi assume nei confronti di questo l'atteggiamento intransigente, tipico della ortodossia comunista - e non si vede, quindi, quali ~ccondo lui, possono essere mai le prospettive del socialismo. Quando Rosmer smette di narrare le cose che conosce direttamente per averle viste e vissute, quando passa alla interpretazione dei fatti la sua impostazione appare senza rigore e coerenza. < La rivoluzione, egli af– ferma, si deve difendere, deve creare una forza armata cd un organismo per reprimere le attività controrivo– luzionarie, deve ricorrere alla ditta– tura, battersi all'interno e all'este– ro>. < Una rivoluzione non può contentarsi di parole, essa non ha mai lo sviluppo desiderato. La guer– ra civile prolunga e aggrava la fase transitoria; gli interventi esterni fa- Un lontanodiscorso di Bukbarin voriscono lo sviluppo di metodi e di abitudini dannose per la rivolu– zione >. Diamo per valide queste pro– messe, ma quando la rivoluzione deve considerarsi conclusa? A quale mo– mento cessa la giustificazione di un sistema repressivo e dittatoriale? Era proprio alla morte di Lenin, nelle difficoltà della sua successione, men– tre formidabili problemi strutturali cd economici assillavano ancora la Russia, che si sarebbero potuti al– lentare i freni della dittatura? La politica di Lenin, ci dice Ro– smer, conservava la libertà di di– scussione all'interno del partito, ma Lenin non era ancora spirato che ad alcuni questa politica non appare più possibile per i troppi rischi che comporta. « Ormai non si può pii, governare che con l'appoggio del– l'apparato repressivo e poliziesco ». Se si pensa alla situazione della Russia nel I924, se si considera cosa debba avere significato, in quel mo– mento, la morte di un uomo del prestigio e dell'autorità di Lenin, i contrasti, le lotte di tendenza e di aspirazioni che deve avere determi– nato, non meraviglia l'irrigidimento rivoluzionario che ne è seguito. < Lo Stalinismo trionfante, dichiari' Ro– smer, si erge sui cadaveri dei fedeli compagni di Lenin >. Ma chi erano questi compagni? Non erano Zino– viev, Kamenev, Bukharin? Non fu– rono proprio loro ad assecondare Stalin? Lo conferma lo stesso Ro– smcr: « Stalin si serve di Zinoviev e di Kamcncv per eliminare Trotsky, poi di Bukarin per sbarazzarsi dei suoi due partner >. La realtà è che le fatali necessità della rivoluzione continuano. Rosmer le ha fatte ces– sare nel 1924 con un apprezzamento soggettivo ed arbitrario. Egli era stanco di attendere quel mondo mi– gliore cui aspirava e per il quale aveva lottato, e, voleva fermare la storia. Ma le rivoluzioni non hanno scadenze fisse. Alberi Camus, nella sua bella pre– fazione, cita Rosmer ad esempio per avere saputo < assistere alla degene– razione di una rivoluzione senza perdere la propria fede nella neces– sità di essa >. Noi gli riconosciamo il merito di avere resistito agli allet– tamenti di una sconfessione, ma avremmo desiderato che il vecchio rivoluzionario, sospinto dal « crollo della sua speranza » avesse rivisto, criticamente, le sue convinzioni pas– sate. Questo riesame obbiettivo al– lieverebbe forse la sua amarezza. Nella Russia degli Zar furono ne– cessari < dieci giorni che scossero il mondo >. Quel mondo deve riasse– starsi. Rosmer sapeva che « le ri– voluzioni non hanno mai lo sviluppo che si desidera > eppure egli avreb– be voluto la conquista rivoluzionaria del potere anche nei paesi a regime democratico; oggi, dopo la sua dram– matica esperienza, dovrebbe ricono– scere il suo errore, dovrebbe essere a fian~o di quei socialisti che vogliono realizzare le loro conquiste senza il s~crificio dcJla libertà, pe;ché ogni dittatura si sa quando comincia si ignora quando e come potrà ~ai finire. PIERO ZERBOGLIO ~uov, llEPUBBUC flJINDICINAl,B POl,ITICO Esce il 5 • il20di opi mese ia ottoo pm pqi■e Comitalo Di,11Jip0: P.CllEFfl • T. COOIGNOLA , A. GREPPI • P.,moRELII Segrelario di redaaione: G. fAYATI R«fa,Mt"" Fl~e, Pi .... dello Lib«ll 15 (S0.998) Almmini9'rasìon.t! FiN!nze, Pluu ladipeodeou, 29 (22.058) Abb. annuo (Italia e Francia): L. 850, semestrale L. 450, trimestrale L. 250 {Estero, rispettivamente, 1100, 600, 300). Abb. sostenitore: L. 5000. Sottoscrizione mensile: L. 200. Un numero 01dinario: L. 35 (ESlero, 45) Un numero arretrato: L. 40 (Estero, 55) Un'annata arretrata: L. 1000 (Estero, 1200) o/o poatale S/6261 (Lo Nuon l1alia) Firen.u Aulorlu. Ml 1,111. lii fl,.,u, lt. 878 dli 8~12·1962 Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei MiJle, 90 R :sponsabile: TriJlano Codignola

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