Nuova Repubblica - anno I - n. 13 - 5 luglio 1953

8 Strada nuova (continuazione della l • pagina) egli pensi poi di rifarsi' una ver– ginità verso l'elettorato di sinistra, ci sembra veramente troppo pre– tendere! Posizioni di fiduciosa attesa sem– brano tenere i partiti di destra; le poche dichiarazioni da parte mo– narchica lasciano intendere che Lau– ro non disdegnerebbe di appoggia– re la D. C., se questa avrà bi– sogno di lui. f; un richiamo a quel settore del partito che è di– sposto all"accordo anche coi mo– narchici pur di salvare, sotto ti facile pretesto anticomunista, i pro– pri affari. Quanto all'estrema s1111- stra, Togliatti può essere fiero del successo del suo partito, e può rin– graziare gli uomini politici di al– tre fornuzioni, che l'hanno amtato a conseguirlo. li rafforzamento del P.C.I. non può certamente essere guardat-0 senza preoccupazione cl~ qualsiasi uomo libero: tanto pnt che ad esso non corrisponde af · fatto un analogo rafforzamento del P.S.I. o dello schieramento socia– I ista nel suo complesso. L'unica lezione che dei democra– tici potrebbero trarne è che il co– munismo conserva ed accresce la suo potenza d'attrazione in una società incapace di rinnovarsi da se stessa nella democrazia, in una società sorda a capire le ragioni interiori delle sue contraddizioni: a parte la circostanza della legge maggioritaria, che ha giocato a fa– vore del P.C.I. proprio nella mi– sura in cui il fronte giocò a fa. vore della D.C. il 18 aprile. Ma purtroppo sono molti gli orecchi che non vogliono sentire. Nella fase immediatamente postelettorale, il P.C.I. ha seguito una tattica assai abile. alternando continue profferte di collaborazione e di distensione con una chiara pres– sione sul P.S.I. per tenerlo vinco– lato alla sua politica. Togliatti ~a infatti quanto noi che il punto de– cisivo per dare nuova vitalità alla democrazia italiana è proprio quef.. lo di una politica socialista auto– noma dal P.C.I., capace di seguire una via propria anche senza rom– pere per questo una pur necessa– ria solidarietà di classe (che non vuol dire affallo rnlidarietà con la politica comunista, ma potreblv.: esprimersi - per esempio - in una alleanza sindacale); ed è pro– prio contro questo punto che agi– sce, con una politica distensiva di– retta alla ricostruzione di uno schie– ramento C.L.N., il P.C.I. Togliat– ti propone, praticamente, due alter– native : o tutte le sinistre al po– tere ( non è proprio <letto al go– verno, ma insomma elementi di una maggioranza nuova), o tutte le sinistre a!l'opposizione (vale a dire in una posizione atta a determina– re l'accordo della D.C. coi monar chici). L'unica eventualità ch'egli non propone è precisamente l'unica che consentirebbe uno sbocco de– mocratico alla crisi italiana : un piano di politica socialista che il P.S.I. sia in grado di proporre alla D.C. indipendentemente dal P.C.I. (e, in qualche punto almeno, in contrasto con esso). Resta il problema centrale, quel– lo del P.S.I. :e il caso di ripeter~ che in questo partito risiedono og– gi le possibilità maggiori di sbloc- ot co della situazione italiana? Tutta– via, ci si permetta di essere cauti nel giudi'zio, e riservati nelle pre– visioni. Saragat, che ha rivestito improvvisamente il ruolo di con– sigliere aulico di Nenni, lo spin– ge al governo, dicendo che solo così si salva la democrazia italia– na: il che - astrattamente - /; pur vero. Ma Saragat non preGisa a quali ro11dizio11i questo esperi– mento sia possibile: e qui ha ra– gione Nenni. Al governo non ~i va (almeno un partito serio non dovrebbe andare) per acchiappate delle poltrone, ma per fare u11.1 politica; a · quali condizioni il P.S.I. potrebbe governare insieme con la D.C. ì a quali condizioni sarebbe utile che ciò avvenisse? Se fosse per fare· la medesima pc– litica del P.S.D.I., diciamo subito che sarebbe un pessimo affare: si– gnificherebbe distruggere anche il P.S.I., e portare ancora voti :ti P.C.I. e alla D.C. i" dunq,ue il piano politico che va preventiva– mente accertato. Di fronte al discostante silenzio della D.C., bisogna riconoscere che Nenni ha fatto degli sforzi, dei passi avanti, di cui dobbiamo dar– gli atto. Ma fra Nenni (che tenta una via nuova), e la base del suo partito ( che è democratica, non ha troppa simpatia per i comun i– sti e si rende conto della situazio– ne), c'è uno strato intermedio, quello dell'apparato organizzativo che - per ragioni ben intuibili - frena e blocca così Nenni co– me la base. Questa è la realtà dei fatti : ed è per questo che dobbia– mo moderare le nostre eventuali illusioni. Alcuni punti di carattere ge– nerale espressi da Nenni in recen– tissime manifestazioni ci trovano consenzienti : ma noi crediamo che non bastino a me/lere in 111ort1 la D.C. perché, nell'insieme, il suo programma resta generico ed equi– voco. La genericità risiede nella richiesta di alcune direttive fonda– mentalissime, che avrebbero biso– gno di essere calate nel concreto. In altre parole, per la politica in-– terna non basta richiedere la attua– zione costituzionale e la distensio– ne; bisogna proporre un program– ma preciso di provvedimenti di legge che il P.S.I. ritenga neces– sario adottare nei prossimi cinque anni per determinare una svolta nel paese; bisogna dare la garan– zia che - come contropartita di tali provvedimenti - si è disposti ad una specie di tregua sindacalc; e bisogna mettere l'accento su al– cuni problemr (più liberali che so– cialisti) che però i partiti demo– cratici di centro hanno dimostrato di non saper affrontare: a nostro giudizio, il P.S.I. non dovrebbe dare la sua collaborazione se non avesse garanzie, per esempio, cir– ea il governo della scuola e della assistenza pubblica, e circa la tu– tela delle minoranze religiose in Italia. Restano poi i due punti d'egui– voco: patto d'unità d'azione e po– litica internazionale. Sul primo, di. chiarare ch'esso è suscettibile di interpretazione elastica non dice nulla; bisogna che esso 11011 sia 1111a remora alla libertà politica del socialismo italiano. E guindi, o limitarlo al settore puramente sin– dacale; o dichiarare esplicitamente che esso non vincola il P.S.I. ad un'intesa preventiva coi comunisti su gualsiasi problema venga messo sul tappeto ( il che non significa che non vi possano essere intese di natura pu.ramente tattica e tran- o N uo V A n E p utrn (, I e A SPECCi-1)0 DELLA s~r AN\PA IU.ILOGO l<'H,I SOHltl Nuovo Repu!iblicn ha già esr.,rcsso la sua opinioni· sul «caso» Roscn– bcr.~ C' sulla rivolta nella Gcrrnania oricntalr; crediamo tuttavia oppor– tuno tornare sull'arizoml'nto, in quan– to ciò che su esso hanno scritto Il Po/Jo/o e L'U11ità rappresenta il mi– glior esempio che si pos~a deside– rare di una discussione fra due parti che non vogliono intendersi, animate cornc sono (•ntrarnb<" da quella visio– ne assoluta del mondo per cui tutto è bt·nc ciò che torna loro comodo cd è tutto rnalt~, invece, il rinrnncnte. Cominciamo dal quotidiano della D.C., il quale ha rl'lcgato in quinta pagina, su poche righe, nel numero ciel ~O giL1gno, la notizia dell'esecu– zione dei Roscnberg, . 11wntre ha de– dicato tutta la pri1na pagina agli :wvenimcnti berlinesi, scrivt;ndo fra l'altro: « ci sgome,ita e rt1ttrisla il futuro di tutti gli Ol'ft111iche le mi– trnglit1trici di un bieco e disumano regime hanno fatto quaudo hanno steso sui selciati dei/e strade della metropoli germanica i pretliletti del popolo e dell'umanità, coloro che 11011. per nascosta bassezzt1 o tentacolo di int.righi, ha,rno accresciuto la schiera dei martiri dissemint1ta da Mosct1, insaziata e feroce, lungo le strade del suo opprimente cammino ». Al chl' /...'Unità ha risposto inverten– do le proporzioni e relegando in ul– tima pagina le notizie rehtive alla rivolta berlinese, t:d asserendo che « gli operai lo st111110che chi spara su di loro non sono i comunisti, ma i padroni di Modena, di Lentella, di Montescaglioso e di ·rorrenwggio– re. quelli per i11t.endersi che nella Germania. Orrenlale non ci sono più, e vorrebbero tornarci preceduti da u11 manipolo di guastatori racct1ttati fra le S.S. ». Quanto agli avvenimen– ti tedeschi la tesi dell'organo comu– nista è che altro non si tratti se non di una manifcsta7ionc provocatoria organizzata d :ir.li amC'ricani e attua– ta eia « criminali » nazisti. Su qut•– sta linea si è sviluppata tutta la po– krnica; da parte democristiana ci si è preoccupati soltanto di notare come non possa parlarsi di provocazione quando pure lo stesso governo comu– nista tcdrsco ha dovuto ammettere gli errori compiuti f'. solo con l,in– tcrvcnto sovietico è stato possibile sitoria, su determinati problemi economici o tecnici relativi alb classe lavoratrice). Quanto alla po– litica internazionale, riesce ancora difficile "edere in che cosa propria– mente consista la diversità di po– sizione fra il P.S.I. e P.C.I.: di– stensione internazionale sta bene, ma in gualc forma? La dichiara– zione di Togliatti al Comitato Cen– trale del P.C.I. sembra addirittura disposta a maggiori concessioni (in corrispondenza, probabilmen– te, con la nuova politica sovietica) che non le affermazioni dello stes– so Nenni. Quest'ultimo sa benis– simo che non è possibile chiedere il rovesciamento né del Patto A– tlantico, né della politica di soli– daridà con l'Occidente: ci pare quindi ch'egli dovrebbe concentra– re il chiarimento su un solo punto, ma essenziale : che la sua politica distensiva vuol porre il problema dell' 11nità e11ropea su un nuovo pia– no: cioè, sotlr~endola al monopolio democristiano, ed anzi facendone um bandiera socialista, limitandola a scopi soltanto difensivi, ricostrut– tivi e pacifici, ma 11011 respingen– dola. Una politica federalista a lini socialisti, sia pure nel limita– to ambito territoriale in cui oggi è concretamente possibile, potreb- · b'essere un'effettiva piattaforma di attacco del socialismo italiano, su basi ben differenziate dai comuni– sti ma anche sufficientemente indi– pendenti dal conformismo europei– sta che ha avuto in questi giorni ristabilire !,ordine: non si compren– de infatti - ha osservato giustamen– te li Popolo - comP avrebbero po– tuto gli Stati Uniti provocare rivolte di tale portata in Germania quando non sono in grado di eliminare i comunisti dall'Europa Occidentale. Per parte comunista altro non si è fatto se non ripetere apoditticamente le accuse al mondo occidentale, re– sponsabile di tutto quanto avviene, nei paesi sovietici, di non conforrnc alla volontà cli quei governi. Nessuna delle due parti ha mostrato di po– ter lontanamente pensare od am– mettere che le stesse cause di mi– seria che hanno provocato movi– menti operai in .Italia (tragicamente finiti) possono aver determinato al– trettanti movimenti in Germania, o '-viceversa. Nessuna dellr due parti, soprattutto, ha mostrato di volere e saper rispettare allo stesso modo, in ogni circostanza, la vita umana, chiunque sia colui che muore, amico o nemico. E: questo il dramma più vivo della società moderna, è questa la concezione della vita contro cui il socialismo chiama a combattf'rc tutti gli uomini di buona volontà. ()Hl ~ Sll~Z.I Pls'()(),l'l'«. ••.. regolamenti delle feclPrazioni sportive italiane vietano a giocatori e dirignlti di ('SSC' cli collaborare a giornali : in base a tale nonna b Federazione Italiana Rugby ha squa– lificato pc:r sei mesi il «nazionale» Paolo Dari, per aver scritto, di ri– torno dalla Romania, alcuni articoli sull'Avanti!. Nel dare però notizi~ di tale provvedimento, ·il quotidiano ·del P.S. l. - e con ,·sso l' I/ nità hanno rnesso in rilievo come la so– pracitata norma non abbia in• effetti mai trovato applicazione prima d'ora: essi hanno citato un lungo elenco di sportivi che collaborano a \:ari gior– nali senza che nessuno rnai abbia pro– testato. Di conseg~cnza hanno asserito che il vero motivo della squalifica non può ritrovarsi se non nl'I fatto che in quegli articoli di Dari si elo– giava il rrgime comunista rumeno. Ebbene, per una volta anche Il Popolo si è trovato d'accordo. In- 1~ fatti l'organo della D.C. ha tenuto a sottolineare che gli articoli incrimi– nati non sono « di carattere spor– tivo, ma illustranti le delizie di quel- preoccupanti manifestazioni da noi. Come si vede, lo spazio da per– correre per arrivare a una politica socialista unitaria nelle grandi li– nee, anche se differenziata nella tattica, è esteso; ed è ancora assai dubbio che le organizzazioni so– cialiste in atto siano capaci di per– correrlo. Credere, come mostra di credere J'U.S.I., che 9uesto proces– so possa essere affrettato da uni– ficazioni improvvisate fra forze so– cialiste minori a ,noi sembra voler eludere il problema centrale, che è 9uello della politica socitt!ist,1: che non appartiene né a Saragat né a Nenni né a Magnani né a noi, m 1 a tutto il paese, e che davanti al paese dev'essere dibattuto. (Senzl parlare della disinvoltura con cui, ci si offre la « mano tesa » dopo averci insultati e calunniati per me– si, nel modo più sconcio : che è un'espressione della poca serietà della nostra classe dirigente, non dissimile dall'impudica « conver– sione a sinistra» dell'on. Saragat !). Il nostro compito non è comun– que quello di stare a.guardare: ma di operare concretamente, secondo le direttive del nostro recente Con– vegno e con iniziative che mettere– mo in atto nei prossimi mesi, per– ché un" politica socialista, nella disinteressata discussione comune, cominci a delinearsi di fronte al paese. :e guesta l'unica st.-adanuova che meriti la pena di essere per– corsa. TRISUXO 00D!GXOLA. /-'autentico part1diso terrestre che è la Romania». Ragion per cui « il provvedimento ci sembra legittimo e ragionevole: saremmo te11tati di di– re, anzi, troppo benevolo ... ». A sua volta Il Giornale d'Italia ha calcato la dose, asserendo che « un azzurro che scrive di cose sportive può esSere anche sopportato e pertlonato; ma un t1zzttrro che scrive di cose politiche per. dir bene del regime comunista e male del regime italit1110 si macchia di una colpa». Ora, noi non abbiamo alcuna par– ticolare simpatia per il regime co– munista romeno o di altro Paese; è evidente però che per denunciare i sistemi di quelli bisogna anzitutto non imitarli. Ed a tal proposito ci piace cogliere l'occasione per ricor– dare come molta stampa, governativa od « indiprndcnte », abbia a suo tem– po ironicarnente sottolineato il fatto the Zapotocky ha fallo carriera nel– l'esercito cecoslovacco unicamente per merito delle sue vittorie in Olim– piadi e campionati del mon,do; ma nessuno di quei giornali ha trovato da ridire suila nomina a Cavaliere– di Coppi e Bartali, avvenuta propri.o_ in tempo perché essi potessero ringra– ziare Dc Gasperi ed augurargli la \'Ìttoria nelle elezioni del 7 giugno. GIIJSTH'W.IZIO~I Il ()O~FllSSIO~I '"rutti sanno che La Giu.stizia, do– po aver dichiarato che se la legge· maggioritaria non fosse scattata sa– rebbe stato il caos, si è poi accorta invece che proprio nella situazione: odierna « determinanti sono i depu– tati del P.S.D.L », e quindi in grado di condizionare la politi1:adella mag– gioranza. 01:benl', la prima possibili– tà di tale condizionamento si è avuta in occasione dell'clczionr dei vict'– prcsidcnti della Camrra: si sapeva infatti che il P.S.D. l. desiderava per sé una delle due vicepresidenze. In– vccr sono stati eletti il libl·rale Mar– tino cd il democristiano .Ll'one. La Nazione ha spiegato così la cosa: « I socialdemocratici avevano mani– festato il desiderio di una uicepresi– denu, per l'on. Paolo Rossi, tutt'al– tro che immeritevole dell'onore; ma per no,z far torto· ai vicepresidenti uscetiti si è preferito compe,isare i socitddemocratici attribuendo loro rrna delle due cariche di questore spet- tanti alla maggioranza». " Francamente è una giustificazione che non ci convince: I) perché al– lora dovrebbe conseguirne un giu– dizio non certo benevolo per Tupini e Bertone, già vicepresidenti democri– stiani del Senato non rieletti a tale çarica; 2) perché la risoluzione di questioni politiche non può tenere ed effettivamente non tiene mai conto di 'torti personali'. Per cui purtrop– po si deve conc111dere che ancora una volta il gruppo parlamentare del P.S.D. l. ha ceduto, al momento buo– no, alle richieste dei democristiani. Quanto a La Nazione è da notare l'atteggiamento di questo giornale 'indipendente' che si atteggia a cen– sorf' di molti atti del governo, ma nei momenti decisivi è solo capace cli criticare il P.S.D.I. per i suoi at– teggiamenti di 'ribellione' alla D.C. e di trovare invece qualsiasi giusti– ficazione - anche la più meschina, come in questo caso - quando quel partito soggiace alla volontà di Go– nella. t', R. NUOVA REPUBBLIC QVINDICl11JAE.E POLITICO Esu il 5 e il 20 di ognimeseio ottopagine Comitato Direttivo: P.CALEFFI · 1. COOIGNOLA • A. GREPPI • P.YITTORELLI Red'al!ion•1 Firenze, Piana. della Libertà 15 (50.998) .Amm iniatraJJione: Firenze, Piazza lodipeodenza, 29 (22.058) clo po1tale 5/6261 (La Nuovo I1alio) Firem.e Abbooam. annuo L. 800; Semestrale L. 450; E1tero L. 1000; Sostenitore L. 5000; Sot• totcrittore quota men,ile di almeno L. 200 Una eoplo L. 36 - .Arretrala L. 60 Autorln,dalTrib. diFlrenza n, 678 d1180·12-1962 Stabilimenti tipolitograficiVallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tri!lano Codignola

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