Nuova Repubblica - anno I - n. 12 - 20 giugno 1953

8 POSTA DELDIRETTORE ltlAHXISTI Il {)RISTIAl\ll Signor direttore, le scrivo per esporle alcune ri– Aessioni che ho fatte leggendo il suo giornale e leggendo « La Via ». lo penso che il mondo d'oggi non vada e che sia necessario far nascere un mondo nuovo nel quale si cerchi <l'impedire che un uomo sfrutti un altro uomo e dal quale scompaiano, se possibile, l'odio, la paura, la mi– seria; un mondo, insomma, di liber– tà, di fratellanza. e di giustizia so– ciale. Ci SOJ)O, secondo il mio parere, due idee che possono fare ciò, il cristia– nesimo e il socialismo. Quando ven– ne alla luce, l'idea socialista sembrò inconciliabile con la cristiana, pur es– sendo, per un altro verso, molto simi– le a questa; ma ne è passato del tem– po e ora, invece, molti s'accorgono che la distanza che separa le strade da esse percorse non è poi tanta. Facciamo allora che s'incontrino! t certo che nella presente condi– zione µotitica l'incontro non ci può essere tra tutte le forze che si chia– mano socialiste e tutte quelle che si chiamano cristiane; né sarebbe. utile. In poche parolu; bisogna escludere il socialismo del P.C.I. e del P.S.I. e il cristianesimo dei partiti e delle correnti di partito di destra. E chi resta? Restano i socialisti democra– tici, pur se divisi, e i democratici cristiani di sinistra. A me pare che queste due forze possano e debbano collaborare per far nascere quel mon– di di cui ho detto in pri.ncipio del discorso; o almeno, se non vogliamo spingere troppo lontano lo sguardo (dove pur lo spinge la speranza), per dare un tozzo di pane e due tegoli di tetto a coloro che non li hanno. Perché questa collaborazione sia possibile sono necessarie: volontà e rinunce. La volontà devono averla in ugual misura. In quanto alle ri– nunce, i socialisti democratici dovreb– bero rinunciare all'anticattoliccsimo preconcetto e al marxismo assoluto. Non mi fraintenda: non chiedo che ogni socialista diventi un fedele della Chiesa; della religione ognuno può pensare e dire quello che vuole. Al marxismo assoluto, poi, hanno già rinunciato tanti socialisti che mi pare •inutile parlarne. I democratici cri-. stiani di sinistra dovrebbero più riso– lutamente combattere la corrente di destra e anche quella di centro del loro partito, pur mantenendone l'u– nità; dovrebbero condurre un'azione più efficace in favore dei miseri e per una riforma dello stato e della so– cietà; dovrebbero, naturalmente, ri– nunciare al clericalismo. Hanno 1 an– cora una grave macchia che ormai non si può cancellare: il consenso a quella riforma della legge eletto– rale che ha scavato un solco profon– dissimo fra i partiti di centro e tutti gli altri. lo credo che tale collaborazione darebbe frutti buoni e non scarsi, so– prattutto ora; resta a vedernç il mo– do. Non certo formando un nuovo partito, per carità! Non lo voglio, non lo penso nemmeno. Dovrebbe es– sere più che altro una collaborazione d'idee. Insomma, socialisti democra– tici e democratici cristiani di sini– stra dovrebbero fare amicizia. Forse ho detto cose sbagliate o inutili; ma da tanto tempo me le rigiravo nel cervello, che dovevo sfogarmi con qualcuno: è. toccata a lei. n:IIDli\'ANDO BANtUINI Via Calatafimi, IO Roma Questa leUera pone un problema molto serio, e ci auguriamo che ne possa uscire una discussione appro– fondita. E precisamente compito del nostro movimento quello di contri– buire ad identificare un terreno d'in– contro comune fra tutti coloro che vogliono, di fatto, le medesime cose: « un tozzo di pane e due tegoli di tetto » per ognuno, dice Banchini. Creare la ... coscienza della sostanziale identità dei fini voluti da tanti uomi– ni che oggi si trovano divisi in case diverse significa creare il presupposto b o no di un'unica grande forza socialista italiana: che non si comporrà mai, se quella coscienza non si sia .prima largamente diffusa. Marxismo e cristianesimo fanno parte della nostra formazione storica di uomini moderni. Non se ne può fare a meno; ma non possono coinci– dere con formazioni politiche deter– minate. Marxisti e cristiani possono, perché no?, convivere in una gran– de formazione socialista che si pro– ponga obiettivi concreti, di trasfor– mazione democratica della struttura statale, sociale, economica. Non si vede perché dovremmo escludere a priori da questa forma– zione avvenire i militanti del P.S.I. Si tratta di determinare anche in essi la coscienza della sostanziale identi– tà dei fini voluti da loro con quelli voluti da molti di noi. L'errore più grave, in un'azione a lunga scadenza di questo tipo, sarebbe proprio quello di tracciare già dei cçnfini, non lungo le coscienze degli uomini, ma secon– do le tessere dei partiti. T. C. lll\l VOTO ()Otw RISERVA Egregio direttore, per onestà politica debbo dirle i mo– tivi che mi hanno indotto a dare il voto al Suo schieramento, affinché sulla consistenza del mio voto (e di qualche amico mio) non basi alcuna s,peranza o programma futuro. Con tale voto ho voluto ,oltan– to frenare ed oppormi a quel crescente clericalismo ottomista de– terminatosi nella base dell'eletto– rato democristiano (ed in parte an– che nell'elettorato in genere) a se– guito della politica finora seguita dal Governo e considerata (troppo con leggerezza) liberale, a motivo forse della compressione ventennale. L'ot– timistica acquiescenza è il più grave pericolo che noi italiani possiamo correre. Ho voluto anche oppormi alla con– cezione che con tale legge elettorale si possa consolidare il centro demo– cratico, laico e clericale. La base del– l'elettorato italiano è forse clericale, certamente socialista. (Si sommi in– discriminatamente - e cioè senza disti11guere tra partiti di estrema si– nistra o· di sinistra democratica, poi– ché il colore di questi partiti viene dato non dagli elettori, ma dai diri– genti - si sommino perciò indiscrimi– natamente i voti di tutti i partiti so– cialisti e si confrontino i risultati ot– tenuti nelle due elezioni passate: si vedrà che le sinistre guadagnano ra– pidamente terreno). Con tale base dell'elettorato ritengo possibile fare la democrazia in Italia anche senza l'aiuto dei clericali, o meglio, anche senza abdicare di fronte a loro. La campagna elettorale dei quattro partiti si è basata essenzialmente so– pra uno slogan senza consistenza, quasi come quello lanciato da Nenni. Ritengo poi che la classe dirigen– te la D. C. non sia l'espressione del– l'elettorato democristiano, ma appro– fitti della situazione politica italiana ed internazionale per costituire sen– za pietà privilegi anche classisti, e monopoli. Finora il centro di De Ca– speri ha potuto frenare la situazione e moderarla, ma sarà in grado di ripeterlo con una nuova clamorosa vittoria della D. C.? Spezzare la tracotanza di questa classe dirigente (e la frettolosa impo- 1 sizione della legge elettorale dovreb– be mettere in guardia tutti!) può si– gnificare salvare la democrazia, an– che se per ora la si espone a gravi pericoli. Per questi motivi sommariamente esposti ed altri che tacerò per bre– vità, ho votato una lista di « prote– stanti » senza avallarne però la con– dotta futura. E ·vero che altri partiti potevano servire allo scopo, ma tutti erano con un programma definito e qualche volta addirittura rivoltante. Nella speranza che il mio voto sia servito ad impedire lo scatto della legge elettorale, e nella speranza che possa condurre i partiti laici ad al– learsi tra loro - superando le inu– tili posizioni di intransigenza nel– l'ampio spaz{o politici! che li com– prende - per governare alla pari della D. C. portando un vero con– tributo alla democrazia, le ·porgo i miei saluti ed auguri per le fortune del Suo movimento. a Doti. UGOREITANO Via Griziotti, 3 Pavia NUOVA REPUBBLICA SPECCl-110 DEllA STA~ilPA GIRANDOLA DI RllAZIOl\ll À NALIZZANDO i risultati delle ele– zioni si nota subito che « i pa,.- 1i1i "111i11ori" (liberali, socialde– mocratici, repubblica11i)so110in regres– so su tutta la linea, e delle le rose come S1a11no, appaiono i grandi sc011- f i11i della situazione» (La Stampa del IO corr.). Del resto, essi stessi lo han– no riconosciuto attraverso le dichiara– zioni di La Malfa ( « nel p,-ouimo Pfll'· lamento fal'emo da spettatori»}, di Ferrara e Storoni a La Nazione. («i partili minori sono del tullo scompani come e,11ità politica efficiente»), de , La Voce Repubblicana ( « 11errem1110 me– no alla nostra Jradizione di serietà po– litica se negaSJimo l'insuccesso attua– le»), e infine de La Gi11s1izia. Quest'ul– tima dichiarazione, a firma di Saragat, merita di essere sottolineata per la sua prosa piet0sa e demagogica ( « i compa.gni che da sei a1111i lottano co11- lro venti e maree... ») e soprattutto per il fatto che essa affida solo al destino e non alle capacità di ripresa del par– tito ed alla sua politica, la sorte fu. tura del partito medesimo (è detto in– fatti in essa: « Oggi Jocchiamo il fondo del/'ama,-ezza e del disinga11no,ma se il de11i110non è un cinico ba,.o, avre- 1110 presto la nostra rivincila»). Di fron– te ad un tale unanime riconoscimento della loro disfatta, sarebbe stato natu• raie che i piccoli partiti avessero pro– ceduto ad un riesame della propria po– litica al fine di stabilire le cause del– l'accaduto. Invece, dopo un solo gior– no, ecco repubblicani e socialdemocra– tici rialzare la testa e prendersela ... con noi, accusati di aver fatto cadere la legge maggioritaria. Infatti La Voce Repubblicana del ·12 corr., dopo aver af– fermato che « tulle le ipolesi che noi avevamo previste si sono ve,.ifica– Je » ( !), torna ancora a difendere la legge maggioritaria, da essa definita molto più democratica di quella del '48 come lo dimostra il fatto che « !; il premio di maggiora11'Zafosse scaltato le liste di Corb;no e Parri a11rebberoavulo t,e- ele11i alla Came– ra, mentre così non ne.ha~ moness~no ». Le stesse argomentaz1001 sono nprese lo stesso giorno da La Gi11s1izia, la qua– le arriva perfino a prospettare con piacere l'ipotesi che lo spoglio dei vo– ti contestati « permetta un riaggiusta- 111e1110 della maggioranza e lo scallo della legge eleJtorale che la ;11discipli– na fram111en/aris1icadelle formazioni liberal; alla Corbino e ex repubblicane socialiste alla Parri-Calama11drei-G,·eppi, ha impedito di far funzionare»\ Ep– pure, sempre il 12 corr., La. PaJria pubblicava uno specchietto indicante la ripartizione dei seggi alla Camera che si sarebbe avuta nel caso che la legge maggioritaria fosse scattata: la D.C. avrebbe avuto da sola 305 deputati, cioè una larga maggioranza assoluta. Dopo di che c'è da domandare a Saragat e a Pacciardi cosa avrebbero servito i loro 50 deputati in luogo dei 24 at– tuali, e cosa anche avrebbero servito i nostri due. Per la verità, I.A Gi111Jizia non· se la prende soltanto con noi, ma anche con De Gasperi, dichiarando di non met– tere in dubbio che il Presidente del Consiglio « proponendo la legge-premio i111e11desse offrire l'occasione alle forze socialdemocraliche, liberali e ,-,pubbli– cane di riorganizzarJi e di irrobustirsi; il guaio è che /'on. De Gasperi pro– babilme111e si è dime11licalo di dare islruzioni conformi al suo pa,·1i10e agli 'organi del Govemo che hanno impo– stalo e condo/la la campagna e/eJtorale come se /' obiet1i110fosse un a/1,.0, e cioè la ronquisla dej/a maggioranza as- 10/uta da parte della D.C. ». Ma guar– da che scoperta! Ciò che La Giuitizia denuncia è la classica politica della D. C. che opera attrav!rso il partito in modo diverso da quanto il Governo dichiara; solo che quando tanie volte qualcuno ha tentato di aprire gli occhi a Saragat·,e soci essi hanno 110/1110 te– nerli tenacemente chiusi .. Ed ora pian– gono e rimproverano agli altri di aver fatto ciò che era naturale facessero, in– vece di rimproverare a se stessi di aver volutamente fatto l'interesse altrui. Saragat, però, ha cominciato a farsi banditore della tesi di un nuovo gover– no che comprenda anche il P.'S.I. e ciò allo scopo di « ,aggiare la consi– stenza della ,, famosa al1er11a1i11a" >>. Così è venuta la dichiarazione del– la Direzione del P.S.D.I., nella qua- le è detto fra l'altro : « La ,-iduzione della maggioranza democratica qua.ri al di sollo dei limiti di sicm·ezza, ha dimostr(1to come la politica del centro 11011 sia riuscita a creare le co11dizio11i di una npm1Sio11e. democratica e come la perpe111azio11e di tale politica 11011 possa che acce11t111,re il regresso.., Una parte del corJ,o elello.-ale ha dimo,tra- 10 di ravvisare nella lattica del noSlfO pa,·tito 1111allenuazio11edella s11acon– cezio11elaica e classista e 1111a corre- 1po11sabi/i1àcon 1111 governo che ·11011 è Jtato in grado di dare una soluzione ~efficaceai problemi economici e sociali che assillano la classe lavoralrice... La direzione considera u11chù,rime1110 ne– ceHario per il paese la ricerca di un terreno di intesa per un governo a larga base che vada dalla D.C. al P.S.I., rhe sia veramente democratico, im– mune quindi da ogni interferenza tota– litaria e 'tale da assic11ra,·e 1111 mig/io– rame11todella sil11azio11economica del– la c/as,e la11oral1'icee la 1111eladella aulo11omiadella nazione». Dove vi è anzitutto da rilevare che solo dopo CO· nosciuti i risultati delle elezioni, il P.S.D.I. si è accorto della inefficienza del Governo nel campo sociale, tanto che giustamente Il Popolo si è chie– sto « se 11011 sa,-ebbe baslalo lo spo11a– me1110di qualche dieci11a di migliaia di voti pe,-ché il P.S.D.I. fo,mulasse un giudizio opposto sul 'opera del go– ven10 e sulla vera 11at11n1 del P.S.l. ». Considerando tali diversi atteggia– menti assunti dal P.S.D.I. dopo le elezioni, qualcuno penserà che siano vi– ve tuttora, in esso, le correnti di destra e di sinistra. Invece no, perché anche Simonini ha approvato la ricordata de– libera della Direzione. E allora? Come si spiega la faccenda' In nessun altro modo se non pensando ad una tattica di Saragat diretta ad evitare, attraverso le fantomatiche aperture a Nenni, lo sfaldamento della base di sinistra del partito. D'altra parte, l'ipotesi che quella di Saragat sia soltanto una manovra tale 'da giustificare, domani, il proseguimen– to della politica degli anni trascorsi, è formulata da quotidiani insospettabili: La Nazione, Il Mat1i110 e li Messag– gero. L'organo dell'Azione Cattolica, Il Q1101idia110, ha subito scritto: « Inutile dire che un'apertura a sinistra appare impossibile per il pa,-1i10 di maggio– ra11za, anche se si considera 1111 Jolo lato della sit1"1zio11e, cioè che la D.C. ha il suo tessuto co1111e11ivo nel/'elellorato callolico, il quale ce,-to 11011 potrebbe mai ammettere un'alleanza col P.S.l. le– gato al comu11is1110 ... Qualora i pa,.titi mi110,-iinsistessero nelle loro incertez– ze, non rimar·rebbe altra 1oluzio11ese 11011un governo ,, 111011ocolore 11 , os– sia di sola D.C., go11e,-,,oche sia fo11- dato su 1111 /Jrogram11ut tale da potere, a volta a volta, costituirsi una mag– gioranza » ( cioè alternativafTlente con socialisti democratici o monarchici). Successivamente gli ambienti cattolici sono andati ancor oltre, tanto che Il Co~·,·iei·edella Se,-a del 16 corr. notava che « co111me11ta11do dalla radio vatica- 1Ul i ris11/1a1i elettorali, pad,·e Lombardi è tornato alla ca,.ica,1ot10/inea11do ... che una maua enorme di italiani si Jla accodando ai senza Dio e che le ele– zioni sono siate un salulafe invilo a ve– gliare sul pericolo comu11is1a.Padre Lombm·di ha lanciato pe,-ciò il mollo "Gesù e patria ,miti 11 1 riaffermando che oggi bisogna unirsi tulli di f,-on– te al pericolo com1111ista. Si tralla. di 1111 chiaro rilor110alla formula di unio– ne di tulle le forze a11Jico1111111iste - dal M.S.I. al centro - che fu già lan– ciata durante le elezioni a111111i11istra- 1ive romane... ». Quanto alla D.C., come al solito, segue due strade. Mentre per la pen– na di Tupini, su Il Popolo, respinge qualsiasi soluzione che non sia quella di centro, sui giornali di provincia, come Il Mattino, ammonisce chiara– mente i « minori » a « por fine alle tendenze Jlravaga111i e alle bizzarrie ri– velatesi troppo spesso in passalo f,-a essi. In caso diverso la D.C. po1rà o assume,·si da sola la ,-esponsabilità del gove,.no, 1ia pure co11ta11do sul vo– lo dei minori e di occasiona/i sosle– nitori, o negoziare intese diverse... ». Di fronte a tali reazioni, ecco Sa– ragat far subito, del resto, marci;,. indietro, con una intervista che. per– mette immediatamente, a La Nazione del 16 corr., di affermare che essa « la- scia sperare in quel rinsavimento» che il giornale stesso aveva sperato dopo conosciuta la dichiarazione del P.S.D.I. In ogni modo è certo che un proble– ma P.S.I. esiste. Basterebbe a dimo– strarlo il fatto che anche un giornale come Il Messaggero è giunto ad am– mettere, nel numero del 13 giugno, che in seno al P.S.I. « due te,i sareb– bero emerse: quella di Nenni per tma politica e/aJlica e possibilista, che 11011 esclude una partecipazione al Go– vemo su basi acce/labili per la D.C. e cioè un'accentuazione della politica Jocialeall'interno, una attenuazione del– le posizioni rigoro1a111e11te anticomuniste e in materia di politica eJtera la fe– deltà al patio atlantico con la specifi– cazione che 1i tratta di uno stru111e1110 puramente difensivo. Ques/e vedute sa– rebbero co111rastatedal/' on. Morandi il quale vorrebbe condizionare / 1 eventua– le collaborazione al governo a 1111 pro– fondo deciso cambiamenlo di indiriz– zo poli1ico. Quesla Je,i riecheggerebbe le preoccupazioni comuniste, secondo le quali Nenni, una volta a·vviato alla via della collabol'azione, po1,-ebbe esse– t·e i11do110 a staccarsi dal palla di uniJ(Ì di azione col P.C./. ». Che un proble– ma P.S.J. esista, lo dimostra dall'altro lato appunto la decisione con la qua– le i comunisti, attraverso /'Unità ed i giornali locali, come il Nuovo Corriere, si sono scagliati contro la nota propo– sta del P.S.I. « Pretesa assurda » è sta– to definito qualsiasi invito al P.S.I. rivolto a chiarire l'effettiva consisten– za della proclamata « alternativa ». E Nenni che cosa ha detto al riguar– do? Ha parlato per la prima volta sull'Avanti! dell'll core.: « Quanto al– la D.C. essa è oggi praticamente ùo– la1a in un 111ome1110 in çui soli non si può reslare con le responsabilità del po– tere. Ma nel contempo essa è restituita alla dialettica interna dei naturali co11- lrasli e delle inelu11abili scelte, che coslituiscono /' essenza steSJa del siste– ma democratico e parlame111a,.e.Da questo punto di vista le elezioni hanno da/o il segno di 11ialibera alla forma– zione di una 1111ova maggiora11za ... Per parie nostra rimarremo fedeli al no– stro dovere democratico e all'i111peg110 che abbiamo assunto dura11tela campa– gna elellorale di favorire il meglio e impedire il peggio ». Successivamente, in un comunicato della Direzione del P.S.I. si è letto: « Il partito si 11arrà del/' accresciula forza nel Parla111e11to e nel pae!e per sospingere alla forma• zione di una nuova maggioranza inler~ prete delle esigenze di pace e di di– Jtensionei11ter11azio11ale, di sviluppo de~ mocralico e di progre,so sociale del/" maggioranza del popolo ». E Nenni ha chiarito tale asserzione, indicando ciò che il nuovo governo non dovrà fare, e parlando a tale riguardo di « oltra11- zis1110 atlantico », « a111iro1111111is1110 for– se1111ato », provvedimenti sociali << a spizzico » e limitazione della libertà di stampa e sindacale. Non consideriamo certo le pre• dette dichiarazioni di Nenni sufficien– te indicazione di una nuova politica, cosl come non consideriamo la strada intrapresa da Saragat (proprio da lui!) quale quella valida a chiarire le effet– tive intenzioni di Nenni. Ecco perché continuiamo Ilella nostra strada, convin– ti che solo chi è stato sempre libero da ogni compromesso può legittima• mente - e con possibilità di successo - operare per un"eventuale definitiva chiarificazione della sorte del sociali- smo italiano. f. R. NUOVA REPUBBLI §1/INDICINJILB POLITICÒ Esceil5eil20 di opi ■ese i■ ottopaaiae Comitato DinUi110: P.CAL!ffl • T.CODIGKOU - A. GREPPI •P.IITTORELLI Redodon•t FINI,.., Piuu della Libertà 15 (50,998) À.mmini,troaion1: Firenze, Plana Indipeudeosa, 29 (22.058) a/e po,tale 5/6261 (La Nuor,o ItaJio) Firense Abbonam. annuo L. 800; Semestrale L. 4S0;' E•tero L, 1000; S01teniton~L 5000; Sot• totcrittore quota mentile dJ almeno L. 200 U11• ,opia L, Il • "4rr.,,0141 L. 60 Autorlu. delTrib. di Firenzen. 978 del 80-12-1915! Stabilimenti tipolitografici Vallecchi Firenze, Viale dei Mille, 90 Responsabile: Tristano Codignola

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