Nuova Repubblica - anno I - n. 12 - 20 giugno 1953

L. 35 • Bpedildon• ID abbonamento po.tille (Gruppo tl) .A pag. 3: Appello di II Unità popolare·,, Anno I • N. 12 QUINDICINALE POLITICO Firenze • 20 Giugno 1953 P. 00111'71"1'1: ltlcordando Matteotti (p. 2) - fl. S.\f,\'EMINI: Non mollaro (I>. 3) P. CALEl-'FI: Blla,1<'iv o Pro.·w,ettlve (p. 3) - T re pimt i, percluli JJl'r l'umunild (p, 4) -- ~rnllCUiillO: Oluatlzla blfro11te (p. 4) - 1.. IJOI.IS: C'rcclo nell'Europa (P, 6) - E. SI PIONI•:: Neo-fS\SCiRmoe giovani del dopoguerra. (I >. 7). SOMMARIO IJ~A B11.r:t.'TAGLIA Vl~TA Riprendialllo i lavoro Il 7 Giugno è stata una vittoria dellademocrazia taliana.Ma, finora, il paese ba proceduto per negative, •sia pureconchiaro intuito.Ha respinto nel '46 la soluzione monarchico-fascista, nel '48 quella comunista, nel '53 quellaclericale. Il campo sembra oraessere sgombro percominciare a costruire lademocrazia it liana. L , 'ANALISI accurata del significato delle elezioni del 7 giugno e dei loro sviluppi ~ forse ancora prematura. Ma ci sia consentito intan– to un primo consuntivo, che riguarda particolarmente il nostro apporto a que• sta battaglia. Di una cosa crediamo avere il di– ritto di andare orgogliosi: della esat– tezza del nostro giudizio politico e del– le nostre previsioni. Iniziammo la nostra battaglia contro l'artificio della cosiddetta « solidarietà democratica » al congresso di Bologna del P.S.0.1., alla fine del ·,1, richia– mando per primi il paese ai pericoli che la legge maggioritaria avrebbe rap· presentato: indebolimento o distruzio– ne dell'alternativa democratica, clerica– lizzazione dell'apparato pubblico e quin– di probabile avviamento allo stato tO· talitario, rafforzamento delle estreme a svantaggio delle posizioni democratiche e socialiste. Questa linea politica ab– biamo appassionatamente difesa con coèrenza assoluta a Bologna prima, poi - nel primo semestre del ·,2 - al• l'interno della direzione del P.S.0.1. contro la progressiva deformazione del– la volontà del partito, infine al con– gresso di Genova dell'autunno; e an• cora, costretti ad abbandonare il parti– to dalla cecit:ì e dalla stoltezza dei suoi dirigenti, nella nuova formazio– ne di A1110110111ia Socialista con la qua– le abbiamo partecipato, con minima preparazione organizzativa e senza mez– zi, alla battaglia elettorale. Anche i più acidi fra i nostri ne– mici hanno dovuto riconoscere che DOMENICA GIUGNO avevamo ragione. La disfatta dei parti– ti minori è la riprova della incapaci– tà della loro politica ad interpretare la realtà del paese; d'altronde, essa è riuscita una fortuna per tutti, poiché lo scatto del premio, dati i rapporti di forza, avrebbe consegnato il paese a un esperimento dl magsioranza assoluta dei clericali. L'affermazione del P.S.I. e del P.N.M. è stata la naturale conse• guenza delle premesse poste dai . SO· cialdemocratici e dai liberali. Tutto si è s••olto secondo le previsioni che ogni spirito libero e non offuscato da una troppo lungJ abitudine J1 servicl1, po– teva fare. J nostri obiettivi, ripetutamente e apertamente dichiarati, erano due: dare il nostro contributo affinché il premio di maggioranza non venisse attribuito, creare un primo nucleo di autonomia socialista intorno a cui riproporre il tema centrale della democrazia italia– na, la. costituzione di una grande forza politica socialista, largamente differen– ziata nel suo interno,, ma fondata sulla piena autonomia nei confronti della de– mocrazia cristiana e dei comunisti. Il primo obiettiv9 è stato raggiunto nel modo più felice, quello proprio che ave– vamo auspicato: l<1O. C. non è più in grado d'imporre la sua volont:ì esclu– siva al paese, né d'altronde è costret• ta ad un accordo di destra; ha più vie davanti a sé. I partiti democratici, che avevano stolidamente gettato alle orti• che la chiave del potere, possono di nuovo avere un certo peso determinan– te (anche se grandemente ridotti di forze), e ciò grazie proprio alla nostra battaglia. Il P.S.1., infine, è posto bruta). mente, senza equivoci, davanti alle sue responsabilità, e dovrl spiegare al pae• se in che consista la sua alternativa: esso ha la possibilità di aprire una pro– spettiva nuova alJa vita politica ita– liana, o di contribuire a creare le pre– messe di una successiva soluzione di destra. Naturalmente, questa evoluzione non è dipesa soltanto da noi. Ma nessuno può contestarci il mento di averla thiar:un<:nh.: pre, .st ... , e u. J·, 1..· e co11- tribuito in maniera decisiva - e col nostro intervento nella battaglia elettorale e coi nostri voti - a deter– minarla. Quanto al secondo obiettivo, certa• mente la sua realizzazione poteva essere facilitata da più larghi suffragi, che ci consentissero un'adeguata rappresentan– za in Parlamento. Ma era ingenuità pen– sare che un movimento creato tre me– si prima delle elezioni, non aiutato da nessuno, privo di mezzi, soggetto alla diffamazione sistematica, potesse otte– nere un'affermazione di di,ersa entità. Ed è anche discutibile che la presenza di due o tre deputati in Parlamento fosse realmente utile: poteva esserci il pericolo ch'essa ci esaurisse in una politica parlamentare per la quale ci mancavano forze adeguate. La nostra azione ha un'altra natura: e per svol– gerla occorrono idee chiare, molto disin– teresse, grande pazienza e perseveranza, assai più di qualche seggio in Parla• mento. Per Domenica 28 giugno p. v. è con– vocato un convegno nazionale di « Auto– nomia socialista », al quale sono invitati a partecipare tutti i responsabili pro– vinciali. CONVEGNO NAZIONALE di AUTONOMIA SOCIALISTA Il convegno sarà aperto alle ore 9.30 presso la sede del Movimento in Firenze, Piazza Libertà 15 (tel. 50998). Il Comitato Direttivo è convocato nella stessa sede sabato 2 7 alle ore r8. RASSEGNE: 15 giorni nel mondo, <li Paow Vittore/li (p. 5) - Taccuino dcli' ccono• mista, di /lino Lw:zallo (p. o) -Hct1'0S1>cttivo (p. 5) - Punto contro punto (P i) Posta del direttore (p. 8) - Specchio della stampa, di .b'ranco Ra•à (P, 8). La nostra strada resta dunque chia– ramente tracciata: contribuire con Je nostre forze, numericamente piccole ma ben individuate e non prive di presti• gio nel paese, alla creazione dell'unica alternativa democratica capace di av• viare l'Italia verso la sua trasfor– mazione profonda, che è un'alternativa so,ialista: legata cioè al consenso di larghe masse proletarie. Non si tratta dunque di fare per ora un /JarliJo, ma di restare motimelllo: partilo saremo costretti a diventare solo se il P.S.0.1., non imparando nulla dalla lezione, si ridurrà sempre più ad una confedera• zione di piccole clientele, e se il P.S.I. non saprà affrontare il duro travaglio che gli sarà necessario per uscire dal lungo equivoco, che l'ha tenuto fuori per anni dalla vita politica del paese. Né si tratta, d'altronde, di limitarci ad un lavoro intellettualistico di piccolo gruppo: bisogna prepararsi seriamente, fin d'ora, a tutte le possibilità avveni– re (compresa quella, probabile, di una nuova prossima consultazione elettorale) rafforzando, dovunque si trovino, i no– stri nuclei, costituendone altri, dedi– candoci ad un severo sforzo organiz– zativo e insieme cercando di espri– mere una nuova cla!tse dingente soprat– tutto di giovani. Siamo coscienti della necessità di non chiuderci in formule anguste, di sètta fra altre sètte; di fare quindi uno sfo,. zo per allargare il terreno su cui ope• riaino, per rispondere all'esigenza tan– to diffusa nel paese, di una formazione politica nuova, di rinnovamento profon– do nella democrazia. Ma novit:ì non significa genericismo, terzaforzismo esangue, o vuoto radicalismo: l'unica terza forza possibile si fa in Italia sul terreno del socialismo, ed è su questo terreno concreto che le esigenze di classe del proletariato possono incon• trarsi con le ispirazioni liberali della borghesia più aperta e illuminata. li 7 giugno è stato una vittoria della democrazia italiana. Ma, finora, il pae– se ha proceduto per negative, sia pure con chiaro intuito. Ha respinto nel '46 la soluzione monarchico-fascista, nel '48 quella comunista, nel ·53 quella clericale. Il campo sembra ora essere più sgombro per cominciare a costrui– re la democrazia italiana. J peri'Coli SO· no ancora tanti, ma in certo senso re– ciprocamente bilanciati, e non più im– media,tamente minacciosi. Da ora, po– tremo pensare non più soltanto a di– fe11derci, ma anche a fare: a proporre una concreta politlCa nuova, e su di essa sforzarci di semplificare lo schiera– mento del paese. Quanto più riuscire– mo conseguenti, chiari, disinteressati nella delineazione di questa politica, tanto più saremo efficaci nel creare le condizioni necessarie per il nuovo schieramento. Senza risentimenti o settarismi contro nessuno, ma con la coscienza di un dovere compiuto, con la visio– ne chiara di una co- mune via da percor- K' rere, riprendiamo il 13\'0rO. L'ANELLO DISATURN di PAOLO VITTOEELLI S i dice che l'anello di Saturno sia costituito da milioni di pic– cole lune che una volta face– vano parte di un pianeta maggiore, il quale per essersi troppo accostato a Saturno finì per spaccarsi e costi– tuire un'aureola al pianeta più gran– de. Tale sembra essere stata la sorte dei tre partiti minori, i quali, con l'apparentamento, si sono sfracellati e rischiano ora, se non reagiscon0 all'urto cui sono stati sottoposti dal corpo elettorale, di costituire anch'es– si una specie di anello di Saturn<> attorno alla O.C. e cli essere con– dannati perpetuamente a fare i sa– telliti di quel maggior partito. Sarebbe troppo facile dire ai com• pagni rimasti nel P.S.D. I.: < ve lo avevamo detto, avevamo ragione noi>. La cosa è più seria e pili grave e perciò cercheremo anche noi di fare un esame di coscienza, di assumerci le nostre responsabilità, co– sì come di stabilire quelle della de– stra socialdemocratica. Quando, al Congresso di Bologn~ del febbraio 1952, la corrente di si– nistra presentò l'o.d.g. per la difesa della proporzionale in sede politica, essa era persuasa che a brc\'e sca– denza la O.C. si sarebbe sforzata di legare in quel modo al proprio carro i tre partiti minori e che la destra socialdemocratica, di ciò ancora in– consapevole, avrebbe finito per acce– dere alle sue richieste. All'o.d.g. sulla proporzionale, com– pilato in seno alla corrente n. 4, fu possibile ottenere le firme solo di alcuni compagni della corrente cli Romita e di quella di Mondolfo e Matteotti, poiché aderirono Andrco– ni, Mondolfo, Faravclli, Cossu, Pa– rescc e altri, ma non firmarono né Matteotti, né Zagari, né Romita. Anzi, non appena alcuni di questi esponenti della corrente n. 3 ebbero data la loro adesione alla mozione proporzionalista, Zagari e Matteotti convocarono d'urgenza i componenti la corrente per tentare di imporre il ritiro della firma dall'o.d.g., che poi conseguì il 70% dei suffragi e consenti a Romita di diventa– re segretario del partito due mesi dopo il Congresso, a Matteotti di diventare vice-segretario e a Zagari direttore del giornale, sulla base del– la politica indicata appunto nell'o.d.g. a cui non avevano dato la firma. Si illudeva forse la corrente n. 4, che in sede di votazionr per l'ele– zione dei membri della direzione ebbe solo il 10% circa dei suffragi, di poter da sola impedire alla destra di riavvicinarsi alla D.C. e a Ro– mita e a Matteotti di due final– mente l'avvio a quell'azione dclb riforma elettorale' politica? Eviden– temente no. Ma si era nel febbraio I 952 e le elezioni avrebbero dovuto avvenire al più tardi 14 o 15 mesi dopo: impegnare il partito a difen– dere ad oltranza la proporzionale e a presentarsi da solo alle elezioni, qualora fosse stata varata una rifor– ma maggioritaria, significava bloccare qualunque possibilità di intavolare trattative con. Dc Gas peri per molti mesi e quindi costringere lo stesso Dc Gasperi a ritardare parecchio, forse fino a dopo l'estate, la prepa• razione tecnica, politica e parlamen– tare della riforma elettorale. Questo ritardo, questo ostruzionismo in sede di partito avrebbe forse evitato al partito e al paese un ritorno a quelle

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