Nuova Repubblica - anno I - n. 4 - 20 febbraio 1953

8 POSTA DELDIRETTORE RINNOVARE Al compagno onorf'vole Calamandrci - e per conoscenza. a N. R. - è giunta la ~e• guente lettera: Onorevo/1•, con la nuora J,osi:.ionc /JOiitil'a da Lri prest11lata col J110 discorso alla Camera ;,, opposizione ...,.alla lt!gge eleUorale, imma– gino e mi auguro Le siano giunte molte l'Oci di plauso e di co,ue,uo: mi J1ermet111 di aggiungerr:i la mia. Sembrami che questa stessa posizione dr– lin,ala dal suo discorso e precisata sollo allri aspdti dall'On. Codignola nei suoi articoli su « Nuova Repubblica » sia sen– :'altro la migliore dalla fine della gu~rra. A mio tiudi:io ciò ;he Voi a~le reo– li:zato di buo110 sta ;,, ciò: avete O liberalo e sfrondato la vostra odierna posizione dalle molte scorie che la intorbidauano, scorie di uomini, discordan:e di idu, rompromessi ,. conseguente disordinata linra dj:io,te pra– tica; ancora Vi siete liberali (sp:ro di non 1boglianni) del termine J,iiì uiuivoco J,.i nostri tempi, «socialismo». "Mi a11tori::a a questa i11terpreta:io11e clu mi è cara, il titolo del vostro giornale « Nuova Repubblica », la bandiera che i,tnal=ate « si11istra democratica». Penso che 110,i a caso abbiate estromesso il termirie cc socialismo»; non ci mancherà comun– <11u occasione di particolareggiare su que– sto punto. Ed ora, sgombralo il campo, si presenta più chiara che mai l'esigenza /011dame,t– tal11: dar11 a questa posizio11e, diciamo pure di Sinistra Democratica, tm contenuto po– sitivo contingente deg110 delle sue pre– messe: Lei lia cert~me11te presente questa esigenza, ta1do ve..o eh• non dimenticava: sempre nel Suo citalo disrorso, di rimpro– tltrare alla Coalizio11e dei partili democra• lici di non avere appu11to un qualunque e pur minimo programma positivo~ Mi soffermo a quella S11a cità.:ione, per m, preziosissimà, p,rchl, a mio parere, ri dà proprio essa lo indica:ione per il pro– gramma positivo necessario alla Sinistra Democratica. cc ... magari una sola riforma, magari u110 sforzo conc•ntrato su un problema ... rifor– ma lribr,ta,ia 1,iù audace... riforma agra– ,.,·a piiì vasta... 11a:io11aliz:a:ione delle in– duslrie elettriche ... disoccr,pa:.i011e!!! » Onorevole, mi permella, 110,t « maga– ri », proprio questo è (mi pare) il pro– grnmma deg110 della s;,,;st,-a Democratica: Riforme decise, una alla volta. Ci valga afo,e,ìo a ,jualrosa l'uempio dii Laburisti i111lesi. Su <1uesto /Jiano, io ed i miei am,c,, r 11orrei proprio uedere parercl,i e parecchi altri, siamo pro,,ti n darfli la 11ostra col– laborazione. floglia gradire roi sensi drllu mia slimt1 i miei mitliori saluti. V 1m MosDJNI Via Schizzati, 8 Parma SULLA CORDA DEL NO Egregio Dirctlorc, in una « Lettera ai con;pagni del Sud ». in data 30 dicembre 1952, pubblicata sul numero 2 dj Nuova Repubblica, il Prof. Giacomo Noventa Afferma che la sinistra del PSDI, recentemente uscita dal partito, deve « rifiutare anche la solidarietà dei compagni. del MLJ, e di quelli fra loro pur vicinissimi a noi, finché in essi non si sia spento del tutto quel rancore anti– comunista, quell'anticomunismo di cx co– munisti, in cui il loro movimento rischiava di degenerare 1 e per cui era destinato, fin <lalPorigiue, e dalla volontà dei suoi fon– datori, a dissolversi in un movimento più ampio ». Poiché il prof. Noventa-- invita poi con giusta insistenza alla chiarezza nel– le discussioni fra socialisti, gli saremo grati se volesse spendere qualche parola di più a chiarire quel suo concetto di « antico– munismo di cx comunisti » 1 con cui, sic et simpliciler, liquida ogni attuale possi– bilità di accordo con il MLI. Gliene sa– \·emmo tanto più grati in quanto, nei rrc– quenti incontri che, anche dopo il 30 di– cembre, abbiamo avuto con lui e con i compagni della Sezione Autonoma torine• se, tale accusa non ci è mai stat& mossa. Essere bollati come « ex comunisti fa). liti », come « anticomunisti esasperat.i »· o « anticomunisti alla Candido », non è nuo• vo per noi, sopratutto in quegli ambienti di comunùti o di simpatizzanti comunisti che non 11rrrivano fin a far proprio un ,i .. item& d1 pià ,ravi calunnie e di volgari diffamazioni. C'à tutta una pmma cli tfu- JUt1ture 1 nel tipo deH'e~ rnmunistn, qual~ \'ÌC'U presont.al< ' al pubblico: d:dl'agcntr della quc.5tum o dell'America o del Va– ticano, ;\I poco dj buono cspul'lo pr,• n•ati comuni, all'individuo, oncsln sì, nm rovi- 11ato dal propiio ranco1c! Qucsle va~ie dt·· finizioui iiono di solito diffm,c n dal mili– lante acclcato, o d.:11politico che usa la calunnia- come arma, o dall'individuo eh~ dissimula con uu facile slogan la propria perplessità di froute alle nostre posizioni ideali e 1>0litichc. Allora ogni polemica di– venta inutiJe. Ma la cosa è ben più sra.\'C, quando l'accusa di « rancore anticomuni– sta » viene raccolta da quelli che pur ci dichiarano « vicinissimi a loro » e, come il prof. Novenla cd i suoi amici torinesi, ne– gli incontri avuti con noi hanno ~<'lllprr ' rifiutato di sollevare obbiezioni rs:wnziali al programma, alla politica del ì\fovimento. A questi compagni abbiamo il dfri1to di chie– dere: cosa intendete per « anticomunismo di. ex comunisfi »? Non. ceno, il rifiuto della politica russa t· della consegl:ente po– litica comunista, 1,oiché la rifiutate anch<' voi. Scivolamrnti a dr-stra, clellati ch:::Ili– vore e daJl'odio contro l'antico partito? E quali? Forse la nostra intransigenza anti~ atlantica, che talvoha ci è rinfacciata pro– prio da chi rifiuta il nostro cc anticomuni– smo»? O· forse (ce Io sentiamo dite così spesso!) è questione di tono? Diffamiamo, calunniamo i comunisti? Facciam~ nostro il linguaggio dell'Unità? Sostituiamo l'in– giuria o la demagogia alle argomentazioni politiche, alla denuncia dei fatti? O non sarebbe, per caso, il nostro « an– ticomunismo », quella che è la ragione più vera, più J>rofonda della nostra esistem,a come movimento politico, della nostra lotta di singoli indi\ 1 idui? Sarebbe, per caso, il vigore di quegli ideali umani che non ab– biamo voluto rinnegare e che rinfacciamo talvolta con asprc21.a e con sdegno al par– lito comunista? Con asprezza e con sde– gno, appunto perché siamo legati alla cfasse operaia, ai lavoratori, a quelle mi– gliaia e migliaia di comunisti e di socia– listi ai cui danni si intesse un gigante– sco inganno, suggerito da un machiavelli– smo truffatore. Perché quegli ideali ci hanno spinto, pri– ma a militare nel P.C., a uscirne poi, a ingaggiare la lotta che conduciamo oggi. Quegli stessi ideali, per strade diverse, han– no condotto al nostro fianco compagni del PSI, del PSU, del P. D'A., del PSDI. E il Movimento Lavoratori Italiani potrà dissolversi in un movimento più ampio, non perchl i suoi fondatori abbiano mai pensato, come afferma il Prof. Novcnta, di arginarne ]a presunta degenerazione an– ticomunista, ma perché alla lotta che con– duciamo da circa due anni dovranno infine partecipare quanti vogliano restituire fode e vigore al socialismo italiano. Ringraziandola per la cortese os11italità sul suo foglio, mi creda cordialmente sua CLARA BovP..RO Torino « Sullll cord<1 del 110 » è il titolo di rrn • mio scritlarello clte sarà pubblicato nel prossimo ,wmero di N. R. ;,, cui spero di aver già risposto prima di aver Lello la sua lellera, ai t,·epidi dubbi e alle i11tl'e• pide rerlez:e della giova,ie rompag,w ,Bo– vero, e di qua11ti « a,iti », giovani o vec– rlti, vogliano appr,nto co11li11uare a suonare <( mila rorda del ,w ». GuooMO Novl!.NTA Ci rifiutiamo di limitare l'« affa. re Rosenberg » nella cronaca della guerra fredda fra America e Rus– sia; né vogliamo rinunciare a pren– dere su di esso la nostra posizione, per la stolida paura di essere con• fusi nel deplorevole baccano propa• gandistico inscenato su di esso dalla stampa cominformista. L' « affare Ro– senberg » tocca dei sentimenti di giustizia e di umanità che sono co– muni a tutti gli uomini: come uomini abbiamo il diritto e il do– vere di intervenire. Le prove raccolte sulla colpevo– lezza dei Rosenberg sono, a giu– d i zio unanime, assolutamente insuf– ficienti; i due imputati continuano a protestare la loro totale innocen– za; comunque, la gravità della pena sembra sproporzionata al fat\o. Un ·antico aforisma della coscienza giu– ridica latina dice: in dubio pro reo: nei casi dubbi, la sentenza sia favorevole all'imputato. t il caso dei Rosenberg: non si può uài-' -NUOVA REPUBBLICA SoelaHtilmo eattoHee e Hberale S ull'ultimo numero della rivista- idea un interessante articolo di Arturo Manci– ni, tl'atta del problema « del socialismo cat– tolico e liberale ». Di cs.w pnò, non potendo ovviamente riportarlo per est~•so, ci limi– h·1·emo a considcran: c1ui la conclusione, alla luce non di ipotesi tcorich~, quali qudh· prospettare dalra-utore, ma della realtà d– f<'ttiva della situazione poli1ica italiana. Snive infatti Mancini: « Riguardo, it,fine al problema del ' li– beral-socialismo •, ess9 11ecessilerebbe 11110 snia revisio11e, 110n ta11lo dal pu11to di vi– sta della validilà teoretica, ma soprattullo dal punto di vista, />recisamente, di u,1a minore intransigenza sul terreno politico– pratico e su quello, diremo, laicistico .... La comune roncezione della liberlà della persona llmana rappresenta il pu11to di su– tura dei due umanesimi, di q1u:llo cristia- 110e di quello liberale; di quei due aspetti, mrglio, del gra11de uma,iesimo di Occidente, i quali dovrebbero, logicamente e storica– me11le, ritrovare' la strada maestra dell'uni• là, nella visio_ne s-uprema detti eterni va– lori clie essi han saputo esprimere e di quella del comune, indissociabile progresso politico e sociale. Questo solo potrebbe e dovrebbe essere ancora il sitnificato di un sempre valido catlolicesimo liberale,· e quin– di aricora di un altrettanto valido sociali– smo, al tempo stesso, cattolico , liberale ». A tale proposito noi vorremmo infatti ri– cordare al Mancini che qualche mese fa il tribunale di Padova ha condannato a quat• tro mesi di carcere un Parroco, ricono– sciuto colpevole del reato di cui all'art. 79 T.U. 5 aprile 1951 1 relativo alla libertà di voto. Orbcòe 1 l'Osservator, Romano del 16 gennaio, ha commentato quella sentenza in un articolo intitolato « un'inutile enor– mità. », e nel quale è detto rra l'altro: « Aut aut, o tutti o nessuno. Di qui non si .1cappa. Poiché qualcuno si è augr,rato che la senten:a contro il Parroco ..• sia ri– formala in appello pere/il il sacerdote in– dividualmente è fuori causa, allora è la ,Chiesa catlolica che siede sul banco degli accusati, e ciò non i11 uno di quei disgra– :iati Paesi che gemono sollo il torchio del bolscevismo,· ma in Italia, in uno Stato che s'onora di qualificarsi callolico secondo la bimilluaria sua tradizione e eh~ ha con• eluso co11 la Chiesa un concordato anche per assicurare l'esercizio del potere spiri• tuale ..• Ma se questa sente11ra passerà in giudicalo allora ne risulterà che non i cat• tolici, ma i comunisti sarebbero cittadini pienissimo jure della Repubblica Italiana. Non ai comin/ormisti dovrebbe porsi il di– lemma o Russia o Italia, ma ai cattoliri nuovamente l'altro: o Chiesa o Stato. Il giudice Ì,alavi,w> infalli, rim1ega semplice– mente la Co11cilia:ione ». t questo evidentemente un bel modo di concepire la Conciliazione! Perch~ proprio il fatto che in uno Stato concordatario - nel quate cioè a-Ila Chiesa sono riconosciute dere per una colpevolezza presun– ta : tanto più quando il reato abbia natura così spiccatamente politica. Si dice: i comunisti, che nello stato sovietico hanno collezionato Lo colpo peggiore innumerevoli omicidi legali e han– no testé iniziato una nuova perse• cuzione antiebraica, sono i meno autorizzati a parlare di umanità e di giustizia. Ma si dimentica che la peggiore colpa di cui la demo– crazia possa macchiarsi è proprio quella di consentire ai totalitari di difendere una giusta causa di uma– nità e di giustizia. La ragione per cui milioni di uomini sono disposti a morire per l'ordine democratico consiste proprio in questo: che !'or• 1101evolj prerogative c<l assicurata la pic11a libertà - sia stata ciò nonostante emessa ·na condanna dalla magistn'rtura, contro n parroco che avrebbe violato la libertà di volo, deve far ammettere che la con– danna stessa non sarà iita-10 certo dete1·– minata da prevenzioni o dalla volo 0 ntà cÌi porre la Chiesa cattolica sotto « il torchio ». l tilllen:d di De Gat!lperl A Ila vigilia del viaggio a Lo11dra dei Mi- nistri Mayer e Bidauh, un diffuso gior– i1ale parigino, L' Aurol'e, ha ribadito clic compito comune della- Francia e della Gran Bretagna è di ricordare agli Stati Uniti il loro dovere di salvare il mondo dalla guer– ra e non di coinvolgervelo, seguendo i con– sigli di Talt o di Mac Ar1hur, e così ha concluso: « Francia e lllghilterra, in q1usla svolta rischiosa della polilica americana, no,i si decideranno a radunare in/orno a sé la potenza dell'Europa, che è una poten:a ca– pace di affermarsi nelle q11cstio11i vilali? ». Leggendo queste parole non si può fare a meno di ricordare che fino a qualche tempo addietro, nei progetti francesi di federazione o di blocco europeo, l'Italia aveva sempre rappreSentato un elemento fondamentale, era sla-ta essa stessa posta al centro dello schieramento, sullo stesso pia– no, ed anche in J>Q.'ìizionepiù avanzata, del– l'Inghilterra. Ora ciò non è piùj perché? La ragione è evidente: mentre infatti tutti i più responsabili governi del mondo occidentale hanno manifestato le loro legit– time e doverose preoccupazioni per certi possibili sviluppi della politica estera ame• ricana, il govemo italiano ha invece ta– ciuto. Tutto ciò che De Gasperi ha saputo dire al riguardo, è stato, secondo quanlo tutta Ja stampa ha riportato: « Non mi chiedete un giudi:.io su quello che avvie,ie in Asia e in Estremo Orientr, in quanto la politica italiana non è diret– tamente investita dall'esame di quesli pro• blemi. Posso comunque assicurarvi che i propositi di Eise11hower so,io propositi di pace, e posso far-ne fede... 11011 dubito pertanto clie · la deci.sione di Eisenhower n·a ispirai~ ad un fotento parifico ». Ciò è veramente pochino {anche perché di buone intenzioni, con quel che segue), e potrebbe soltanto spiegarsi ove fo5.$e in– tendimento della Politica- italiana tentare di costituire una leadership con g]i Stati Uniti, schierandosi completamente sulle posizioni di quest'ultimi. Ma, a parte il fatto che un piano del genere è sempre stato criticato quando la Gran Bl'etagna pareva intenzio• nata a realizzarlo ed è comunc1ue fuori delle pOS-$ibilità concrete italiane l'espe– rienza passata ha dimostrato che solo cfan– do prova- di autonomia nell'esercizio della propria- politica - anche se mantenuta nell'ambito di certi principi generali - si può sperare di ottenere qualche successo. Altrimenti non si realizzerà mai nu11a: (' la questione di Trieste insegni. ·Jine democratico garantisce che certe cose, abituali sotto le dittature, non possono verificarsi nella democrazia. Se per difendersi polemicamente dai totalitari si scende sul loro terreno, si cessa di essere democratici e ci si avvia a nostra volta àlla dittatura. La iatlura più grande per un paese, per un capo democratico è quella di scambiare un gesto di autorità e di violenza per un gesto di forza. Se _i Rosenberg saranno uccisi, questo fatto peserà a lungo sulla coscienza di ogni uomo ci– vile; esso costituirà una temibile arma di propaganda nelle mani dei totalitari. Un atto di clemenza non sarà un atto di debolezza, ma la prova della sostanziale diversità di concepire l'uomo e la sua libertà, nella democrazia e sotto la dittatu– ra. Noi - che non abbiamo mai dubitato del nostro posto di lotta nei riguardi dei comunisti - ci auguriamo che questo atto sarà com• piuto. Ed è pc,· quei.lo che invitiamo t1ui11di il governo italiano a meditare sul rcsocondo che La Stamf,o del 6 febbraio ha dato di un dibattito svolto alla Camera dei., Co– muni. Jn esso Ricca1·do Aragno, dopo a,•er premesso che « governo e opposizione for– mavano, nella discussione, un lutto unico•». ha, riportato la S('gu<'nlt" dichiaraziont' di Morrison: « Q11alora si douesse :rerifirnre 1rn'este11• sio11e del co11/Jit10 in Estremo Orienle e gli Stati U11iti si trouassero implicali -dirella– me11te in guerra con la Ci11a comunista, l'opposi::io11e di S.M. è dBl f,arne che la Grnn JJrelag,rn dovrebbe restare estran,a nl co11/li1to ». 11 quale Morrison ha anche aggiunto: « la politi,;a formulata da Eise11• /iower presenta due pericoli fondamentali: getta sempre pill la Cina 11elle braccia della R11ssia e del Cominform, e nello stesso lempo te,ide a isolare gli alleali occide11- tali dagli Stati Unili». lndlpenden:r:a dell' " A1'antl : " P rima- di finire, vogliamo fare do– verosa ammenda di un errore clw abbiamo commesso: quello di credere che, dopo il congresso di Milano del P.S.I., oramai questo partito fosse irrimediabil– mente e completamente vincolato al Par– tito Comunista. Dobbiamo riconoscere che non è vero, e che un ampio margine di autonomia lo conserva sempre. Su l'Unità dell'8 febbraio abbiamo infatti letto il se– guente titolo: « L'Olanda impegnata in una nuova battaglia contro il tempo - Si at– tende -col fiato sospeso l'alta marea del 17 febbraio ». Orbene, lo stesso giorno l' Ava,i– ti invece preannunciava: « L'Olanda teme la mart>...achf riprt-nderà il 16 febbraio ». F. R. UNA LETTERA A El N A u-o I Un gruppo di professori di Aosta ha inviato al Presidente della Repub– blica la seguente lettera: A S. E. il Presidente della Repub– blica I sottoscritti insegnanti delle scuo– le Medie della Valle di Aosta inten– dono esprime all'E.V. la loro vi~a· preoccupazione per l'acuta situazione determinata nel paese e nel Parla– mento con la discussione del proget– to di legge elettorale presentato dal Governo alla Camera dei Deputati. Essi non possono fare a meno di rilevare che tale situazione è stata determinata e dalla natura del pro– getto e dalla procedura con cui 'esso è stato discusso alla Camera dei DP– putati. Essi non possono esimersi di far notare all'E.V. che la natura di tale progetto, col premio di maggioranza che esso comporta, ha destato le più forti perplessità negli ambienti più diversi, poiché esso appare il meno adatto ad assicurare quell'equilibrio tra le varie parti del Parlamento, che sta alla base del regime parlamen– tare medesimo e assicura la vita de– mocratica del paese da ogni sopraf– fazione di parte. Con osservanza. (seguono circa 25 firme) NUOVA REPUBBLIC fll71lVDICINAJ',E POJ',ITICO Esce il 5 • il 20 di opi m.,. in olio plgÌDe Comilalo DireUivo: P.CAL!ffl • T.COOIGNOLI • I.· GREPPI • P.YITTORELLI Rediuione: Firenze. Piazza della Libertà 15 (50.998) Ammini•lra~ione: Firenze. Piana Indipendenza, 29 (22.058) e/e postale 5/6261 (La Nuova llalia) Firenze Abbonam. annuo L. 800; Estero L. 1000; S01tenitore L. 5000; Sotto1crhtore qllota mensile di almeno L. 200. Una eopia L. 35 • Àrrtlrata L. 60 Autoriu. delTrib. di Firenzen. 878 del Sò-12.1962 Stab~~~~:. ~:~~!~·:i~h!·~.••hl, Reapomablle: !Wff,mo Oocl(qno!a

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