Nuova Repubblica - anno I - n. 4 - 20 febbraio 1953

L. 35 Spedizione In abbonamento poetalo (Gruppo II) A pag. 2: APERTURA ELETTORALE 01" AUTONOMIA SOCIALISTA " Anno I • N. 4 Q U INDI C_IN AL E POLITICO Firenze, 20 Febbraio 1953 JULES.UU ~IBEllT DROZ: Pacifiemo vero e fal~o (p. 2) - .Apertura elettorale fii" A11l011,m1it1, 1ociali1ta_" (p. 2) - A. B.: I proletari ltali~ni non hanno più speranza (p. 3) - t,'lt,\XCISCO i~~~~u~~:r~.·~ c~nlWM,:~~pl1ft~·~11~ 1 ~\~t ~.d~l~lc!~~?.z1in~ 1 1/~f ~:;'U"J'~i"nt"ò FERRETTI: Emancipazione del cinema europeo (p. 7). Superala la /me del primo asse– J/amenlo, riprendiamo ora la 110- J/rt1azione JII 1111 piano co1lml/Ì1'0 e ronrrelo. E poi;hé, piàccia o di– Jpiaccia,le elezioni Jono alle porle, abbiamo il dor•ere immedialo di proporci il q11eJilodel 1/0J/ro al– leggiamento anche ml pia110e/e/– forale. Le conc/11Jionidelle 110Jlre rifleJJioni Ji possono rù1JJ111nere in pochiJJimi p11nli, che. Jono i Jeg11enli: 1) C0Jlri17ge11do lt1Jil7iJ/1·ad 11Jcire dal P.S.D.l., Saragat ha 11011 Jo/tanto defi11ilivamenteprec/11Jo al JtlOPartito la possibililà di parlare ai celi prole/ari e popolari, 111,1. - Jopratt11t10 - ha predmo t1Je JleJ– Jo ogni liberl,ì di manovra e di t1zio11epolilica. I voli che Jareb– hero indubbiamente affl11i1j al P.S.D.I. in ragione?proprio della lolla che la Jinislra vi andava Jl'Ol– gendo, JOIIOperd111 i. Anche /;11/1 i– mo tentalivo, propoJ/o da Mondol– f o ed allri compttgni, di riproporre la q11eJ/io11e del/'1111ilà del Partilo al ConJiglio Nazionale, è fai/ilo, poiché la Segreteria ha deciJo di 11011 metlere neanche all'ordil7e del giomo ltt q11eJlione. /emica cogli schiera111e111i massic– ci, 1111,1 1 iadi11erJa,che può por– lare proprio ad elimi11t1re le ct111- se che fanno f orli q11eglischiera- 111e111i. Ciò si può dire con 11(1 pro– grammt1 moùo ele111elllflre,mollo semplice, di alc1111e riforme, di al– mni pro1•1•edi111enti sociali che con– sideriamo il7dilt1zionabili, e che ci i111peg11a1110 a difendere né/la prossima Legisla111ra.Q11es/opro– grt11m11a viene ora elaboralo, e SII di esso chiederemo il consemo de/I'e/e/loralo. 5) L'iniziai iva è socialisia e 11011 può che essere socialisla, per– ché JocialiJla è 1111 program111t1 di rimode1·11amen/o della Jlml/1tr,1so– ciale, ecol7omica, f 1111zio11ale d llo Sl,1/0. Ma il programma dev'essere !aie da consenlire l',1pporlo di ,ti– /re forze che - p11r17011 dichiar,111- dosi ideologicamente 1ocialis1e - lo sono di fatto, cioè gi11dict1110 co– me noi /,1 si111azio11e politica del pae1e, e come noi i11le11dono porvi l'imedio per la slrada de/1,1de1110- crt1zifl,s111/abaJe di prospellive e di ballaglie concre/e. Q11a11/o /1ÌIÌ noi socialiJli Sttremo capaci d'inle• l'essare a q11e11a impostazione t1l– lre fol'ze, tf/11topitì e meglio e1e– g11iremo il noJ/ro dovere di so– cialisli. r11110 ciò Jaràfallo COI/ chiarezza, senza eq11ivoci,con leal!à. De1ide– rù11110 che il p,1e1e wppi,1con esal/ezza ~ chi 1ia1110, coJa vo- gliamo. il paeJe gi11dicherà. SOMMARIO flA~"EGNE: Italia, oggi - I.a quindicina 1 >arlomcnta.rc - Porolo minuto, di (:iu,eppt' lr'u– vati (p. 4) - 15 giorni m·I 111Cl11do, di Paolo rittorelli - ~•nrrulno dell'Eronoml~Ul. di Ginu l,1,zzatlo - Punto contro punto, di C:t1etu110 Salvemiui (11,5) - Lavoro e SiudaCD.U(p. O) - Una mostra di RuOolo (p. 7) - Posta del Din•ttore - Specchio de11a stampa, di Franco Ravà • La colpa pegalorc (p. 8) • DISt;ONI E FUMETTI di RuOolo. LABUONA SCELTA Dove i· democratici esistono davvero il comunismo non fa paura a nessuno & 'l" on dobhiiuno dran,mntizza– .l._. re la situazione, d'accordo. Però abbiamo il dovere di essere severi, inflessihihncnte se– veri. Lo richiedono le ciccostanze eccezionali di quest'ora non n1eno degli scrupoli della nostra coscien– za politica e n1orale. D'altro canto la severità verso gli altri ci nbitun nd• essere molto esigenti con noi stessi: e anche di questo abbia,no so1nmnmente bisogno. Cosa dicono i nostri con1pagni di ieri e i )oro compiacenti adu– latori? Che sian10 dei secessio– nisti per vocazione, che chiudiu1110 gli occhi alle minncee sospese sul– la sorte della Den1ocraziu, che i.11- seguian10 chi su quali ambiziosi n1iruggi. Eppure non c'è 1Ue-nle di più umoristicun1entc paradossale di <1uesta piccola, velenosa, ritorsio• ne polemicu, E se ne rendèrebbe– ro conto loro per i prinl.Ì se non avessero pe rduto il senso e la poesia del.la coerenza e se non si fossero dime nticnti di queUa tra• sparente verità che del disinteres• se fa In pietra di pnrugone di ogni ntto, Di tutto, infatti, è lecilo dubi– tare meno che del nostro disinte• resse, così personale con1e politi• co. E la riprova ce ]a offrono, ir• refutabile anche se non deside– rata, quelli trn i corresponsabili della nostra presa di posizione che si sono lasciati vincere dulia pau• ra del loro coraggio. Non pochi di essi, infutti, han• no un posticino al sole du difen– dere e quulcuno si era troppo cullato nel sogno di con<ruistnrlo. € umano, djretc . Sì, è unuu10; mu il Sociulisn10 rupp1·esèntu, do1>0 il Cristianesi• mo, il solo grunde lenlativo dei::li uo•nini di supcrure se stessi. 'on lo diccvu proprio Fil!J_>J>O Turati, con que1 suo irresistibile uscendcnte di maestro e di UJ>O· sto lo ni proseliti di n1oltj anni fn ·t ! « Si trulla di creare sopra tutto l'uomo: l'uon10 superiore. Nulla di duruturo si edifica senza l[UC· stil base. t l'u1nanità che cun1nti• na; che esce daJla sua prcistoriu. I tl ciò il Socialisn10 è una rei i• gione, senza Dei e senza simboli, um più nobile e più vasta di tutte le rcligioui positive ed hu un:.1 JJrofonda parentela con lu fede dei cristiani delle origini>>- Conte potre1nn10. dunque, ,uh1t• h1rci seuza 1uni1iazione ullu nti• suru degli nitri, di tutti, e furc del loro cattivo ese1npio l'ulibi delle nostre debolezze? Noi sian10 lu personificazione di un'antitesi storica radicale e irriducibile: o vivere di essa e per essa o scon1parire. Co1ne per tutto ciò che è sacro, non si possono 111nn1e1tere le vie di 1nczzo e i giuochi di equilibrio. Noi ubbia1no scelto, con1e doveva• mo. Da socialisti fedeli e du uorni• ni di onore. Abbiamo scelto lu strada relli• linea e solitnrin della cocrenzn con tutte le sue incognite. e tutti i suoi rischi, rifiutando le com• pugnic interessate e i cornodi ri• puri dei nturgini di sicurezza. Abbiamo scelto ln dura disci– plinn della povertà e del sacrificio, respingendo le larghe rendite, fut• te del prezzo di una resa incon• dizionnta. Abbiamo scelto la fiducia de– gli untili e l'oscura pazienza del proselitisrno tra i delusi e gli scet• tici, rinunciando aUa cornpiacente pubblicità della stampa reazionaria e alla palese simpatia dei « hen• pensanti >>. Abbinino posto, in una paroJa, la dignità delle nostre idee e lu sorte dcUu nostra causa al diso• pru di ogni calcolo elellorale e di ogni fortuna personale. on è questo che dovcvarno fare'? Ci siu1no comportati da scioc• chi o da visionnri? Abbiamo di– menticato che bisogna carnminare coi piedi sulla terra? Ma <1uale terra? Quella che raccogliç il sudore dei contadini e tlcgii operai e- la stuncl1c"t."Za de• gli in1picJ!nli e i disinganni degli artisti e il sangue dei cornbattenti o l'altru shundierata dai conser,·u• tori, che lu posseggono con subli- 1.ne indiscrezione, per scoraggiare i so gni e ritardare le iniziative dei sacrificati? Lu prima è la stessa realtà in cui la lotta di classe sin costruendo le basi ben profonde della nuo– va Società; la seconda non è che una figura smaccnta1nente retorica e interessata. E assai spesso più che terra è fango. Un putrido fan• go dal quale è prudente tenersi lontani per non esserne insudicia• ti o addirittura inghiottiti. Oppure abbiamo scelto male 1>erché il nostro orgoglio e il no• stro isolan1ento fanno il giuoco del Comunismo? 2) Lo Jp0Jlame1110elellorale de!erminalo da q11eJli fa/li può t11,ered11eJbocchi: la sched,1bii111- ct1,o lo schiera111e1110 comi11for111i– Jl,1.Allo J/ato dei falli, 11011 r•i è in atto ,tloma formazione demo– aalica che possa Jperare di rdc– cogliere per mo conio l'eredi!à del– la Jinislra del P.S.D.l. La sche– da bianca è /,1 rù11111cù1 ad eJpri- 111ere con coJcienza la proprù1 vo– lontà politica; /' a/Ira Joluzione p11ò ri11Jcireanche peggiore, /,1 rimm– cia addirittura alle proprie idee fondamen!ali. Tullttvia, I' 11n,1 o l'altra rinuncia poJJono divenlare inevitabili Je '" sil11azio11e r sta im– mobile. CARNEVALE.OGNI SCHERZO VALE on (' che una stupida punzanu anche <ruesht e certo penseranno i nostri atti a sfatarla. Ma è giu• sto ricordare ancora unu ,·olta, u costo di essere n1onoton i, che il Comunisn10 non è che la ritorsio• ne falale e, appunto perciò giu• stificatu, dell'avarizia, dell'inerzia e dell'incon1prensionc dei sedicen• ti democrutici. Là dove i democra– tici esistono davvero, co1ne forze effettive e operanti, il Co111unismo non fa paura a nessuno. 3) Sit11110 perm,tsi che sù1 110- slro comfJilo di consentire a molti italittni di non essere obbligali a fare tali ri111111cie. L obiezioni che ci si poJJ0110conirapporre·sono in– finife; 1/ltt sta dalla 11os11·,1 p,rrte 1111a r gione indistmttibile, che 17011 si può dare 1111a ballaglia ml ler– reno dell'a11/ono,mia socialisla e della rinascila democr,1/ica, e poi lasciare alla deriva le forze che hanno partecipato con persuasione e con coraggio alla ba/faglia. 4) Non intendiamo operare sul lerreno s.issionistico, ma su quello della ricostruzioneconcretadi una alternativa nuova. Vogliamo dire al paese che niste, fuori e in po- e ~ "I E ci si dica ora se fu il suo giuoco chi si mette la nu,scherH della Dernocruzia o chi tenta di darle un'aninta e di furlu ,•ivere, finalrnente. No, nessuno ne dubiti: la scel• la è buona e n1erita d'essere condivisa. I ,,ecchi superstiti ten• dono fratcrnu1nente la mano ni ragazzi delle nuove generazioni. E sognano di riprendere con loro il can1mino a passo s·pedito; per ricuperare il te.n1po perduto. C'è troppu gente che non può più uspetture.- Quanti sono? Unu moltitudine in1.menso: ntilioni e milioni di creature abbandonate alla miseria e alla disperazione. Anche ieri, in una sola città di Italia, due si sono impiccate e un'altra è morta di fame, Un disoccupato e due pensionati, Loro sì che hanno diritto a un margine di" sicurezza I Nient'altro che il minimo per vivere, Mo chi ci aveva pensato? ANTONIO GBEPPI

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