Noi Giovani - n. 4 - aprile 1917

NOI GIOVANI MICHELE IL MINATORE NOVELLA Noiua traduz, dall'inakte di Mr1. Cra.ikautlicc dì I John Haliln • (Continuazio,ie). All'alba Michele si alzò e si diresse YHSO le miniere per finir presto le sue tre ore di lavoro e trovarsi così libero per mettere in esecuzione il suo proponimento. Suo padre stava assai meglio e i suoi figli e la moglie di Kosluth erano pieni di affetto e di gentilezze pe1:lui. Kaisa era tutta intenta a ·pu– lire e a rimetter~ a nuovo i vestiti della Domenica dei due fratelli, in s eguito a un loro desiderio. Quando Michele tornò, tutto -era già pronto. 1 due ragazzi si v~stirono e quando c))bero compiuta l'importante operazione, si 111iseroritti davanti a· Kaisa perchè vedesse se erano all'or– dine. Erano proprio belli tutti vestiti a festa ! Coi calzoni bianchi come la neve, le scaqX' alte e lucide, la caratteristica e gaia giacchetta ungherese attaccata alle spalle e un cappello dalla larga. tesa che ombreggiava loro tutto il volto. Cosi vestiti i figli di Deak partirono per l'ar– dua impresa. Durante la strada Michele dovette adopei-are tutte le sue risorse per incoraggiare il timido fi atello, e quando arrivarono alla porta del consiglio, Giorgio tremò tutto. Un omaccione in divisa iinpedl ·1oro il passaggio. « Siamo i due figli del minatore che ha avuta la casa distrutta dalla piena e vogliamo parlare davanti al Berg:amt )) disse coraggiosamente Mi– chele. « Sei un ragaz1.,o coraggioso ! >1 disse ridendo la guardia• ma non ti posso egualmente lasciar en– trare "· Dapprima Michele stava per adirarsi, ma poi più· prudentemente supplicò l'uomo di lasciarli entrare ; ma i'nvano. Giorgio muto e tremante si att~ccava al braccio del fratello. Mentre i ra– gazzi erano ancora al1a porta, arrivò un signore che, dopo. aver scambiata qualche parola al servo, si volse gentilmente a Michele e gli parlò. Il volto del ragazzo era I aggiante mentre ri– spondeva ail, domande del sign<>re. « E co~a vuoi chied,...re al Beigamt, ragazzo mio?» chiese di nuo"\,o questi. l\lli<:heleperò te– meva, se palesasse ,il c,uo audace desiderio, di non {'SSCTC ammesso al consiglio, cosicchf' s' inchinò 1 umilmente e rispose usando il solito titolo dato dagli u~ghC ·esi ai propr_i sU.pc··iori ; 1~ A v6stra cc- ,. ·llrnza ~piegherò tutto se mi lasccrC'tP parlare nel &rgamt i,. ' Lo sconosci11to rise di t.uvrc « Br.!JW,sei un ra– gazzo strano co1 hJO ardire e coi tuoi discor!-i solenni, ma ,·edo che 111i toccherà. ad ammet– t~rti. Apri la porta. St<'!ano ! » E prima che Giorgio si riHvenisse egli si tro,·ò insieme a i\lichele in pri:!scnz.a, delle temuta as5(,,m– blea. Era una piccola stanza piena di uomini di diverso grado sociale ; alcuni portavano la so– lita uniforme cnmune a ogni signorotto unghe– rese, altri' sc-intiHavano per galloni d'oro e gio– ielli. Tutti parlavano ad alta voce e Giorgio si spaventò vieppiù. li gentiluomo che aveva latti entrnre colla sua bontà i due ragazzi, attese che vi fosse una pausa nella discussione e poi portò innanzi i· suoi giovani frKotéf!,és. li capo dei presenti sem– brò ascoltarlo attentamente e poi, rivolgendosi a Michele, gli chiese il suo nome. ,,Deak Michele~> rispose questi ponendo se– condo l'uso il cogncme prima del nome. , u E perchè se.i venuto quì ? \) Michele a qutsta domanda· cercò di ricoTdarsi il lungo discorso preparato la sera prima, ma nella sua trepidazione ·tutto gli era sfuggito co– sicchè non seppe far altro che raccontare tutto emozionato la sua semplice sÌoria. e, Kobili signori » disse •< siam'> due poveri ra– gazzi, figli di un minatore; la piena ci ha rovi– nata la casa e ferito il padre che non ptiò più lavorare. Noi vorremmo lavorare in vece sua"· « Benissimo, ma non capisco in cosa ci s'ent1 i noi), rispose il signore. Michele, allora quasi senza· respiro fece la do{ manda che 11 lavoro suo e del fratello · potesse esser considerato pari a quello del padre e che potessexo ricevere la stessa paga -· un fio1 ino e mezzo la sctti'mana. E Gicrgio che per l'emo– zione del momento aveva acauistato un corag– gio insolito, cadde in ginocchio ·accanto al fratello supplicando anch'egli colla voce tremante e g11ar– dando in viso il loro buon protettore. 1 t< Oh eccellenza, lasciateci lavorare per la ·Pic– cola Kaisa e per il babbo che è cosi malato ! » I, w:,I t/2.L) /i_µ,, ' ( ;) e ,-- (<onlinna). Studenti! Abbonatevi a " NOI GIOVANI ". ---------.....:..--➔•-- Ger~nle resposa~ile: Pietro Gramigni. Firenze - Stab. Tipografico Attilio Vallecc~i•

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