Lo Stato - anno II - n. 23 - 20 settembre 1961

bi precipita in guerra di sterminio. Essi spazzeranno via l'imperia– lismo ». In margine a questa tesi sarà bene sin da ora notare che in essa viene ribadito il vecchio concetto kruscioviano. avversa– to a suo tempo da Malenkov ed oggi apertamente sostenuto dai cinesi, che in caso di conflitto termo-nucleare il campo socia– lista finirà per restare il solo vincitore, senza dover patire quelle conseguenze annientatri– ci delle armi atomiche che ave– vano fatto dire a Malenkov che da una guerra nucleare tutta la umanità sarebbe stata distrut– ta. A nostro giudizio è di estre– ma importanza tenere presente questo concetto, in quanto ci sembra che in esso vi sia la chiave essenziale per bene in– tendere il valore ed il significa– to della strategia e della tattica mondiale del comunismo. che è tutta racchiusa nella formula della " coesistenza pacifica ». A ben guardare, infatti, l'of– ferta di una « coesistenza paci– fica II che il comunismo avanza ai paesi capitalistici è fondata più sulla minaccia di distruzio– ne che la potenza del blocco socialista fa pesare su di essi, che non sulla volontà di dimo– strare in una cc competizione pacifica » la superiorità del si– stema socialista su quello capi– talista. come da anni ripete la propaganda sovietica. Perché se così non fosse, non avrebbe nes– sun senso, come fa il documen– to, l'affermare che « l'imperiali– smo è entrato nella fase del tra– monto e nella sua fine. Un pro– cesso irreversibile di decompo– sizione ha investito dalle fonda– menta il capitalismo ». Ed an– cora: ,, La reazione capitalisti– ca dei singoli paesi non è più in grado di opporsi alle forze crescenti della democrazia e del socialismo "· Che sarebbe poi come dire che esiste già la pro– va provata della superiorità del sistema socialista sul capitali– smo mondiale. A questo punto si deve rispon– dere alla domanda del perché j dirigenti sovietici, che, come ab– biamo visto, sono certi di una sopravvivenza del solo sistema socialista ad una eventuale guerra atomica scatenata dal 13 caginobianco capitalismo. non spingano le lo– ro direttive di marcia su una via che accorcerebbe di molto il trionfo del comunismo su tutto il pianeta. La coesistenza pacifica Due sono le risposte. intima– mente collegate. La prima. che il costo di una guerra atomica. anche se vittoriosa. sarebbe pur sempre gravissimo per il campo socialista. La seconda, che il capitalismo mondiale mostra u– na predisposizione sempre più marcata al cedimento di fronte alla pressione ed alle punte di marcia del campo socialista. Dal che si deve concludere che la « coesistenza pacifica ,, è considerata dai sovietici. da un lato, come l'alternativa che essi offrono ai paesi capitalistici ad una guerra nucleare che risulte– rebbe (per i paesi capitalistici) « catastrofica »; e dall'altro il veicolo più sicuro ed il più ra– pido - dopo quello della guer– ra totale - per giungere ad in– staurare nel mondo l'ordine co– munista, per di più con la col– laborazione attiva del capitali– smo al tramonto. Vediamo ora di chiarire il si– gnificato di quest'ultima affer– mazione. Accettare la « coesi– stenza pacifica» significa, infat– ti, per i paesi capitalistici ac– cettare la lotta ·sul terreno scel– to dall'avversario. Significa. da– re una verifica oggettiva a quanto affermato a suo tempo da Stalin secondo il quale il crollo definitivo degli stati ca– pitalistici avverrebe il giorno in cui essi volontariamente ri!'un– ciassero a difendere i principii che sono alla base dei lor0 isti-– t, 1 ti e del loro modo di vivere e . di operare nella storia. Ed ac– cettare la «<::oesistenzapacifica» significa, nè più nè meno, com– piere quell'atto che Stalin giu– dicava essenziale per il tramon– to definitivo del capitalismo nel mondo. Perché la « coesistenza pacifi– ca » significa per l'occidente la preventiva rinuncia a combat– tere il comunismo alla stregua di un nemico mortale dell'ordì- ne civile e sociale negli stati in cui esso è presente con forza or– ganizzata; dal momento che se così non fosse verrebbe a man– care in essi la componente es– senziale per la cc competizione pacifica ». (Tesi questa già ac– quisita in pieno da molte forze politiche (< democratiche » dei paesi dell'occidente e segnata– mente in Italia). Significa per l'occidente ri– nunciare preventivamente nel timore che si scateni l'alter– nativa atomica alla stessa - a portare l'offensiva politica orga– nizzata direttamente nel campo socialista, a differenza di quan– to fà il comunismo nel campo occidentale. Perché la « coesistenza paci– fica >> impone all'occidente - nel timore di non apparire ab– bastanza «pacifista» agli occhi dei paesi del cosiddetto « terzo mondo ». ipnotizzato, in buona o in malafede dal pacifismo so– vietico - di abbandonare senza combattere alla mercè degli a– genti del comunismo internazio– nale, mascherati dietro governi– fantoccio, posizioni strategiche e politiche di capitale impor– tanza quali la Corea, l'Indocina, l'Algeria, l'Angola, Cuba, Berli– no, ecc.; impone all'occidente, per non apparire «sfruttatore» dei popoli, di dissanguarsi, sen– za garanzie politiche, in aiuti a paesi quali Cuba (V. le decisio– ni dell'ultima conferenza del OSA a punta d'Este) e la Polo– nia, anche formalmente schie– rati con il blocco comunista; o a paesi quali l'Irak, l'India, la Indonesia, il Ghana, la Jugosla– via, ecc., di fatto se non forrnal– mente, schierati a fianco del comunismo internazionale. Perché la « coesistenza paci– fica » impone all'occidente di « allargare gli scambi commer– ciali >1 con l'URSS e con il cam– po socialista, che si serve di tali scambi per potenziare la sua e– conomia e rafforzare quindi la sua presa politica ed economica in ogni parte del mondo. Sono le conseguenze catastro– fiche per l'occidente, derivanti dall'aver accettato la « coesi– stenza pacifica n che fanno sì che aumenti ogni giorno « -il numero di paesi che si attengo– no ad una politica di neutrali– tà » cosa questa cne viene con-

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