Lo Stato - anno II - n. 19 - 10 luglio 1961

POLITICA ESTERA ST·RATEGIA l·N G LESE Tenteremo ,di rispondere a queste tre doonan:de: 1) Da quanto tempo la Gran Breta– gna preparava la crisi nel Kuwait? 2) Qual'è il fine strategico della mossa? 3) Come finirà? Secondo una vàlutazione temporale e politica insieme si può fissare la data delle prime progettazioni al Foreign O//ice, intorno ai primi di febbraio, quando la Lega Araba, accantonando, per sincretismo, ogni litigiosa rivalità, si ricomponeva nella sua unità sodale e faceva fronte a Israele. La deter– minante era esclusivamente atomica e missilistica (/'esperimento del 5 lu– glio nel deserto del Neghev è un'altra conferma) : lo Stato ebraico è la setti– ma potenza spaziale del mondo, cioé la prima del suo scacchiere politico-mi– litare; Il pericolo cqmune rese gli Ar~ bi particolarmente attivi : . il màre– sciallo Amer, comandante in capo delle forze siro-egiziane si recò a Mosca, ottenne assicurazione che il reattore del Cairo avrebbe intensificato le ri– cerche per tenersi al passo con quello israeliano, ma sopratutto riuscì a per– suadere, al suo ritorno, i capi di Stato Maggiore degli altri paesi membri della necessità di uni/ icare il comando degli eserciti arabi. A questi avveni– menti, corrispondeva, nel frattempo, un'intensa attività diplomatica .tra i capi arabi e gli Stati Uniti. In parti– colare, Kennedy sottoponeva un suo piano per la definizione della que– stione dei profughi palestinesi. Le cose erano a questo punto, quando in un giorno qu·alsiasi di giu– gno la Gran Bretagna sentì l'impel– lente bisogno di dare l'indipendenza ad. una turba di beduini della Costa dei Pirati che non solo non l'avevano mai chiesta ma non essendo nazionale non .sanno che farsene: questo è il Kuwait, un boccone di ·deserto impre– gnato di petrolio. Si trattava di un espediente gioéato ,< di sponda », come si dice al bi– gliardo. Reso libero il territorio la Gran Bretagna automaticamente pro 0 dnceva la reazione di Bagdad, in n- 1,endicazione di un territorio autenti– camente irakeno. Il resto è venuto per propagazione. Nasser, in un pri– mo momento, cade nel trappolone e si schiera contro Kassem, suo irridu– cibile rivale nella leadership araba; Re Saud fa altrettanto nel timore . di perdere la possibilità di banchettare sulle ricchezze del Kuwait. Insomma, d'un sol colpo veniva- creata artificio– samente nel Golfo Persico una crisi– diversivo che allentava la pressione intorno ad Israele e mandava in fran– tumi la Lega Araba. L'unico a non perdere la testa è stato il suo Segre– tario Generale, Hassouna. Non erano trascorse ventiquattr'ore, che faceva il primo « distinguo». Riusciva a di/– / erire la seduta della Lega in cui Re Saud avrebbe presentato il . Kuwait come nuovo membro, persuadeva Nas– ser a non sostenere l'ammissione del– l'Emirato all'ONU, suscitava qualche apprensione negli inglesi circa il tran– sito del loro materiale bellico attra– verso il Canale. Sino a quando si deli– neava chiara l'opposizione araba alla « operazione Kuwait». Era troppo tardi: con un pretesto qualsiasi, Lon– dra aveva creato alle spalle dello schieramento arabo una testa di ponte che molto di/ ficilmente potrà esseri: ignorata qualora a Gerusalemme do– vesse prpdursi una crisi. 2) I fini strategici della mossa, pe– rò, sono ben più grandi se rapportati ad altri scacchieri. Londra ha temuto che nel Medio Oriente Arabi e Israe– liani eludendo la vigilanza delle gran– di potenze impegnate a Berlino, se le dessero di santa ragione, creando, forse, l'irreparabile. Cioè avrebbero interrotto un processo bellico. Senon– ché questo intento è reversibile: crea– re nel Medio Oriente una grave crisi per allentare la pressione a Berlino; distogliere cioè, l'attenzione dell'opi– nione pubblica mondiale da Berlino, per consentire alle rispettive diploma– zie di « perdere la /accia » senza platea. Infatti, la virulenza della questione tedesca si è attenuata da qualche gior- no a questa parte. Si sa, nel contem– po, che gruppi di -lavoro sono impe– gnati nella ricerca di un'impossibile soluzione. Insomma, per la Gran Bre– tagna il Kuwait è un prendere tempo, occupare in qualche modo lo spazio che ci separa dalle elezioni tedesche (17 settembre) e dalla riunione del Comitato Cent~ale del Partito Comu– nista sovietico, fissata al 22 ottobre. Nel primo caso, sdrammatizzare /,a questione di Berlino significa· anche ridare speranza e possibilità ai social– democratici tedeschi ( neutralisti e quindi graditi a Londra) che altrimen– ti verrebbero travolti da una nuova maggioranza assoluta ad Adenauer; nel secondo caso non lasciare solo Krusciov, e senza controproposte, mentre fervono i preparativi del Co– mitato Centrale: altrimenti, giunge– rebbe in seduta inchiodato alle sue di– chiarazioni ultimative: o la spartizio– ne definitiva della Germania o la guerra. 3) Il piano è accurato. Si tratta di vedere se potrà riuscire, cioé se gli Arabi, come accadde per Suez la– sceranno che li usino come mignatte da salasso. Perché .da questo. gioco non sono i soli esclusi. Vi sono anche i Cinesi con ·il loro lungo stuolo di amici in Asia e in Africa. Infatti, mentre Mosca, sia pure blan– damente ( in attesa di capire il gioco) sostiene l'lrak, suo con/inante e « rut– tore » del Patto di Bagdad, Pekino si è schierata con il Kuwait, prima, poi con la Lega Araba, ma non in posi– zione coincidente con L'Unione So– vietica. Infatti, la posizione è questa·: il Kuwait ha diritto alla libertà, ma gli Inglesi sul posto sono una minac– cia per i popoli arabi. E per conclu– dere, va osservato che con la crisi nel . Golfo Persico è sopratutto differito sine die, !'idi/io arabo-americano. E' vero che Washington sta in disparte ( come Londra ali'epoca di Cuba) ma se si arrivasse ai ferri corti potranno non prendere posizione per Israele? Cioè potranno non ripetere l'errore di Dulles, quando negò i • mezzi per la Diga di Assuan? Lo STATO 7 b dinobianco

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