Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

b1 vorremmo ricordare; il governo si costituì co– me governo di emergenza esattamente come quello che lo precedeva guidato dall'on. Tam– broni. Il governo Tambroni cadde prima del termine fissato quando dalla pura attività amministrativa fu impegnato dalla situazÌ07 ne in un preciso e deciso intervento politico: il governo Fanfani è destinato a cadere nel momento in cui dall'emergenza tenta il pas– saggio alla stabilità. La fine del governo Tam– broni incontrò il favore deUa direzione de– mocristiana perché nato al di fuori della par– titocrazia; il governo Fanfani rischia di chiu– dere il suo ciclo perché giungono a matura– zione le contraddizioni che, nel luglio scorso, erano appena visibili al momento della attesa e sospirata convergenza. Qual'è, in definitiva. la contraddizione di fondo che ha logorato il governo Fanfani e ne sta annullando le am– biziose prospettive? I termini della contrad– dizione si chiamano lVIalagodi e Nenni. La loro azione si è spiegata ad un livello diverso ma le due linee d'azione, questa volta non corrono parallele; esse si incontrano in un punto, in un punto che sarà fatale al governo Fanfani. Riportiamoci per un attimo •alla si– tuazione di luglio. L'occasione per un nuovo colloquio, per una rinnovata collaborazione tra le forze democratiche, era stata, già du– rante il governo Tambroni, accur•atamente preparata dalle segreterie dei partiti conver– genti. Ma al momento della votazione del go– verno l'astensione del partito socialista sotto– lineò il fatto nuovo che fu diverso dal cen– trismo, il monocolore democristiano sostenu– to dai tre partiti dell'area democratica. Lo appoggio socialista era dato ad avallo dello stato di em~rgenza del governo ed a garanzia che la successiva evoluzione sarebbe stata a « sinistra » con la definitiva chiusura verso le forze di destra. Ma a livello di governo, l'on. Nenni perse immediatamente la partita; tanto è vero che al primo bilancio il suo partito votò contro il governo. L'on. Malagodi aveva iniziato la sua opera, aveva chi,aramente parlato di ritorno al centrismo anche se questa volta si trattava di « centrismo dinamico ». Gli atteggiamenti politici, gli interventi sul piano sociale del governo non rivelavano, in verità alcuna no– vità che non fosse già conosciuta, inadatta e consunta. Ritornava quel tipo di collabora– zione tra i quattro partiti che affonda salda– mente le sue radici nel sottogoverno ma che non h~ qiai avuto un contenuto politico che 4 tecaginobianco fosse di guida alla stessa azione di governo. All'insegna del più puro empirismo e dei su– perficiali rimedi si continua a credere di fare dell' anti-comunismo e di marciare sulla via di quel progresso che ormai nessuno pensa più senza avventure. E' il trionfo della poli– tica malagodiana, gretta e senza idee. La sua linea d'azione è volta a far sì che il governo Fanfani tenga il più a lungo possibile; ma per raggiungere questo obiettivo l'ineffabile on. Malagodi ha approvato e consentito al sorgere di tutte quelle condizioni che preparano la successione del governo Fanfani. Se l' on. Ma– la godi, novello Pirro, ha vinto, per ora, poi– ché intatta è la situazione di vertice, l'on. Nenni si è mosso ottenendo risultati più co– spicui con l'essersi assicurata la presenza del suo partito nel governo delle più importanti città e con l'avere steso una fitta rete di po– sizioni di potere nell'ambito delle ammini– strazioni comunali. Ora, fino a quando sarà possibile tenere in vita un governo che non governa, un governo, ormai, completamente staccato dalla realtà .del Paese, un governo che si regge su di una combinazione politica che non trova l'eguale nel reggimento di nes– suna comunità locale di un certo rilievo? Nella lunga catena di diaframmi, che ha ri– dotto in scomparti separati realtà interdi– pendenti, spetta all'on. Moro riproporre i termini di un disegno mai abbandonato. In realtà, se un duello a distanza c'è stato tra l'on. Malagodi e l'on. Nenni il ruolo di giudice non certo imparziale è stato tenuto dal segretario della Democrazia Cristiana. Dando il beneplacito alla soluzione Fanfani, l'on. Moro compì il suo piccolo c,apolavoro di strategia politica. L'on. Nenni e l'on. Ma– lagodi furono usati come elementi di logora– mento l'uno agendo all'esterno, l'altro, secon– do una tattica ormai sperimentata, all'interno. Le direttrici di marcia dei leader liberale e soci-alista si incontrano, dunque, effettiva– mente nell'impegno diretto a porre la parola fine al governo dell'on. Fanfani. La figura dell' on. Moro, di conseguenza, riassume tutte le responsabilità del momento e rileva la sua posizione primaria di fronte all'intrecciarsi di un gioco politico di bassa lega. Il neo-centrismo dell'on. Fanfani si sta avvicinando alla conclusione. Nessun gover– no, oggi, in I tali,a è più in grado di passare dalla fase critica, quella del suo sorgere, alla fase organica, quella del suo agire. Qualun-

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