Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

su Claudia Cardinale? Arbasino, quindi, procede sicuro, forte di esempi così convincenti. Pe~ciò, appena giunto in un iuogo, si affretta a chiedere un colloquio con l'attore, l'artista o .fi poeta che va per la maggiore in quel momento, che interessa i croni– sti dei settimanali a ,grande dif– fusione e che attira la curiosità della locale gente-bene (espres– sione idiota che, pur essendo stata coniata di recente, è dive– nuta subito di uso comune). Ma A. A. nelle sue corrispon– denze non si limita agli incon– tri, ai colloqui, aHe interviste; egli affronta tutte le questioni che eccellono in futilità, ma che servono a far passare i po– meriggi, le serate e le nottate degli oziosi ed annoiati membri della café-society. Con quel 1 suo stile che nasce da un cerebrale innesto tra la sontuosa quanto vana prosa dannunziana e la ir– regolare e sciatta scrittura neo– verista (innesto privo di scopo se si esclude quello di «épater le bour.geois »), Arbasino si oc– cupa degli ultimi modelli ideati dai grandi sarti parigini; delle « prime» teatrali e cinemato– grafiche; dei vernissages dei pit– tori :rdchiesti ed • ama ti dalla gente senza ,gusto, ma piena di soldi; dei divertimenti «origi– nali » della jeunesse dorée e dei teddy~boys dei vari paesi euro– pei, sia dell'est che dell'ovest· ' delle ,monotone e grigie dome- niche inglesi e del rattristante e livellatore benessere scandina– vo; degli uomini d'affari e delle tante Rosemarie della repubbli– ca federale di Adenauer come degli amici di Brecht del% Ger– mania orienta1e: di tutto scrive e su tutto si dilunga ,senza mai fare un'osservazione sensata che denoti un impegno civHe, un intento morale, una preoc– oupaz~one dettata da motivi cul– turali. Tutti per lui si trovano sullo istesso piano e tutti crede di poter u tiliz21are per i suoi pas– satempi e per queHi degli amici che lo leg,gono. Lo STATO bibliotecaginobianco B~ogna dire, a questo propo– sito, che i lettori non mancano ad Arbasino; anzi ne ha molti. Ci sono a Roma ed a Milano, a Torino ed a Napoli, a Genova ed a Bari, ammiratori di A. A. che si riuniscono nei circoH per commentare gli articoli del loro . amato-invidiato giramondo. Ier:i - ci si permetta !'.inciso - avevamo d'Annunzio con i suoi levrieri, i suoi cavalli, le sue corazze di latta, i suoi amori tra– volgenti. Oggi abbiamo Arbasi– no, patito dello « strip-tease » e deile commedie dei giovani ar– rabbiati inglesi, entusia'Sta del « festival di Spoleto » e dei suoi organizzatori, ammiratore di Bertrand Russel e paroliere di Laura Betti: ahimé, la J;ettera– tura 1tali!ana in sessanta anni non sembra, almeno per quan– to riguarda gli antesignani, aver compiuto molta strada! La preoccupazione costante di A. A., insomma, è quella di dimostrare che egli sa e vuole prendersi gioco di tutti. Ci rie– sce alla fine, facilmente. I perso– naggi ufficiali del mondo di oggi sono fatti per essere sbeffeggia– ti: anche da un clow;n,con giac– ca a quadri e bottoni d'oro, co– me Alberto A,rbasino. FAUSTO BELFIORI LE DELUSIONI DELLA LIBERTÀ SOGIET À EIDEOLOG Il diplomatico Paolo Vita– Finzi ha raccolto in volume(l) uno studio dedicato a scrittori e politici che, tra la fine del di– ciannovesimo secolo e i ,primi del ventes~o, esaminando la crisi della società del loro tempo, si fecero critici spietati della de– mocrazia parlamentare e diven– nero « inconsci precursori » di soluzioni antidemocratiche ed autoritarie, pur essendo partiti da posizioni « democratiche, li– berali» o addirittura «d'estre– ma sinistra ». Il Vita-Finzi, uomo d'eviden– te indirizzo radicale (buona parte, infatti, d'i questo libro fu anticipatamente ospitata sul– le eolonne de Il Mondo), confessa d'aver avuto l'idea di questo saggio mentre rNeggeva, dopo parecchi anni, l'Histoire de qua– tre ans di Daniel Ralévy. Sor– preso che un « sincero difensore della libertà e della •giustizia» quale l'Halévy, fosse stato in– dotto dalla polemica avversione per la corruzione della politica demoparlamentare ad auspkare l'avvento di un ordinamento autoritario garantito da una élite, il Vita-Finzi è stato solle– citato ad indagare il pensiero di altri scrittori itali'ani e francesi che avevano assunto atteggia– mento severamente critico sulla « bella époque » deJrla demo– crazia. L'indagine è risultata densa di sorprendenti rivelazioni. Così il Vita-Finzi ha scoper,to che il poeta cattolko Péguy, il quale aveva considerato la battaglia a favore di Dreyf,us come una grande tragedia clas,sica, disgu– stato dall'inconcludente parila– mentarismo della Repubblica francese allineava la partitocra– zia a mali sociali quali « la pro– stituzione, l'ubbriachezza, la si– filide e [a scommessa alle cor- 27

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