Lo Stato - anno II - n. 15 - 30 maggio 1961

STORIA DEL RISORGIMENTO UNA SCONFITTA DI CRISPI --------------------------------- Le celebrazioni per il Centienario dell'Unitd d'Italia hanno favorito il rifiorire di -studi sul Risorgimemto; anche la nostra rivista intende dare il suo ,contributo - con un'organica serie di articoli - a. questa fondamenta~e indagine suU'origine dello Stato unitario, inci,agine oggi purtroppo viziata da tante tnrerpretazioni par– ticolari ed addirittura antinazionali, che minacciano di /alsare le prospettive sto– riche, per cui è necessmrio ricondurre fatti ed idee alle loro vere dimensioni? alia loro fedeltà originaria, alia loro intrinseca capacità di proiezione in un futuro non condizionato da spinte eversive. Iniziamo in questo numero con la pubbl~cazione di un articolo del prof. GAE– TANO FALZONE, ordinario ,d,i Storia à;el Risorgimento wella F<J;coltàdi Magistero dell'Università di Palermo, su un interessantie e pooo noto aspetto del Riisorgi– mento in Sicilia. Nel 1860 Francesco Crispi si trovò ad operare accanto a Ga– ribaldi in un momento di delica– tezza estrema. Non si doveva so– lo fare la r,ivoluzione; occorreva che la rivoluzione avesse in sé, nel suo modo di compiersi, la ragione stessa dello Stato che era nella potenza dei suoi pro– grammi. Codesto travaglio, di per sé stesso difficilissimo per le circo– stanze obi,ettive della ,guerra al Borbone e dei contrasti con To– rino, si appesantiva, e poteva smarrirsi nella coscienza del Crispi per la sua .posizione di siciliano, per le sue sofferte esperienze per la Sicilia, e so– pria.tuUo perché i term,ini dia– lettici del problema venivano posti, e dovevano obbligatoria– mente risolversi, proprio in Si– cilia, nell'ambiente cioè che era viziato, anche se 'nobilmente viziato, in partenza da condi– zioni di fatto che avevano radi– ci lontane, ragioni prof onde, e proiezioni legittime nell'avveni– re che non coincidevano -con le Lo STATO bib11otecaginobianco aspettazioni di molti fra 1gU1ita– liani che con Garibaldi e Crispi erano venuti n~ll'Isola, in ca– micia rossa, a cercarvi l'Italia, come doveva poi scrivere Giu– seppe Cesare Abba. Nella coscienza di Francesco Crispi i nodi che sembrava.no ,insolubili trovarono invece una soluzione fel'ioe: quella ·dettata dalla italianità del suo sentire, ,g.ià .cer.ca ta lungamente nello esilio nella immagine dello Stato che doveva sorgere dalla Rivo- 1 uzione ineluttabile. La "Nazione· siciliana ,, E' da tener presente che in– dubbiamente la rivoluzione si– ciliana aveva avuto uno svolgi– mento storico differentissimo da quello della rivoluzione ita– liana. I sicilfani si consideriava- .no sì un popolo italiano, ma anche e sopraitutto una Nazione Siciliana. . La affermaz,ione e la rivendi- cazione della qualità di Nazione comportava la difesa e la con– servazione di istituti di non dubbia rilevanza, come U ·Parla– mento e la Deputazione del Re– gno, l'Apostolica Legazia e il Tribuna,1,edella Monarchia. Era comprensibile che i ceti più di– rettamente interessati ai bene– fici e privilegi che ne derivava– no· si sentissero impegnati al mantenimento e all'esaltazione della Nazione la quale, peraltro, aveva avuto una origine tutt'al– tro che indegna perchè aveva sa– puto vittoriosamente affermarsi tale negli anni intorno al Ve– spro Siciliano, e conservarsi ,ge- . losamente per lunghi secoli, im– ponendosi al ,rispetto di re e di imperatori che non avevano mai osato manomettere la Co– rona finché tale ar.bitrio era stato compiuto, nel 1816, dai Borboni. La Nazione però dopo il 1820, l'anno che aveva visto esplode– re runa rivoluzione separatista, si era avviata a un lento, .ine– sorabile tramonto. Quanto a 23

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